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Autore: TwinStar    29/11/2006    5 recensioni
C’è un’intera realtà
scandita di ricordi
che aspetta solo d’essere vista con occhi nuovi.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMARCORD

 

 Bgm: Mariah Carey – All I want for Christmas is you

 

There is just one thing I need
I don't care about the presents
Underneath the Christmas tree
I just want you for my own

More than you could ever know[1]

(no, non sono impazzita

E continuo a detestare le canzoni di Natale! XD)

 

***

Qualcosa gli fa spalancare gli occhi.

Il fruscio di foglie verdi che infrangono il vento.

Ci sono dei fiori sul basso tavolinetto che ha accanto.

L’uomo li fissa con lo sguardo incredulo poi sbatte le palpebre, stringe e strizza le ciglia velate di sonno: una, due, tre, quattro volte. Tante quanti i fiori. All’inizio è solo verde cupo imbevuto dell’argento lattiginoso della notte e una macchia indistinta d’indaco chiaro, ma poi si strofina pian piano gli occhi con le dita, a cancellarne via il torpore come il sudiciume da una finestra, e i contorni si fanno più netti, le forme reali.

E’ la sua casa, quella.

Ma nel dormiveglia gli è estranea.

Scorre con gli occhi l’ambiente che lo circonda, soppesando ogni ombra, scorrendo ogni contorno.

Quattro muri vecchi e un tetto.

C’è una stufa nell’angolo: è in ombra, spenta, triste e inutile senza la sua bocca di fuoco ardente a far capolino dallo sportello. E’ appena lambita dalle tende di un tenue turchese baciato da frangibili raggi di luna. Lì accanto c’è un tavolo con una bottiglia di vino quasi vuota e un solo bicchiere, due sedie di pioppo grezzo e nodoso con la corteggia sfregiata in tre punti dalle unghiate rabbiose del tempo. Ci sono quattro mobili da rigattiere a riempire uno spazio asettico: oltre al tavolo la credenza e l’armadio.

Il divano fa anche da letto se ci si poggia sopra un materasso.

L’uomo artiglia le coperte tra le dita.

E poi i fiori.

Sono sempre lì.

Continuativamente quattro.

Irremovibili e ostinati a ondeggiare pigri su steli carnosi alla mercè di un rivolo fresco di brezza che entra dalla finestra lasciata aperta, nel loro vaso sottile e arricciolato di vetro che infrange bagliori contro la parete danneggiata in un liquore oltremare.

Perchè di notte tutto è blu.

Le foglie, i gambi, i bei petali gonfi.

Persino il cuore bianco è intinto di turchese.

Conosce quei fiori, li ricorda anche troppo bene.

L’uomo si volta e sorride, ma di un’affettuosità un poco recitata, in direzione di quegli occhi di un grigio metallico innaturalmente caldo che lo fissano beffardamente ridenti da dietro quei capelli scuri, serici e ridicolmente lunghi come quelli delle donne.

Trova in qualche maniera ironico che i fiori vengano regalati a lui.

“Lupini Ornamentali, Sirius?”, mormora carezzevole, strappando all’altro un ghigno sornione. E’ un modo di ridere strano, segreto, che tira le labbra piene lasciando appena scoperti i canini bianchi.

Atipico per lui, sempre chiassoso.

“Davvero appropriato.”, aggiunge ridendo mentre dà le spalle all’uomo che gli sta accanto, e torna a rimirare i fiori, con le sopracciglia sottili contratte in una smorfia di acuta concentrazione.

Sirius, dongiovanni impenitente, ha sempre creduto di poter sistemare ogni cosa spiacevole con un mazzo di fiori, come in un litigio tra innamorati. La chiamava la sua “deformazione professionale”.

Ognuno aveva il suo personale “mi dispiace”.

Dopo uno dei suoi ordinari scontri con Lily, ad esempio, si presentava a casa sua a chiedere perdono con enormi mazzi di innocenti gigli bianchi e turgidi fiori di cedro belli e capricciosi avvolti nel raso forato dei bouquet da sposa.

Per James Corbezzoli e Glicini rossi tra le saggine della scopa.

Una Bocca di leone per Peter.

A lui invece il perdono è sempre stato domandato sotto forma di Lupini Ornamentali: splendidi fiori nel pieno della fioritura in una prigione di vetro fredda e lucente, del colore del cielo che va ad imbrunirsi e dal cuore pallido come la luna, con le foglie a forma di mano tesa.

Li ha veduti tante volte.

La prima al quinto anno di scuola.

Erano stati la prima cosa che aveva scorto una volta risvegliatosi in dormitorio, la mattina dopo la sua luna piena più agghiacciante. Gli erano stati sistemati accanto con ossequiosa tenerezza, sulla federa del cuscino. Uno dei petali era stato chiazzato di sangue.

Il suo.

Aveva sorriso anche allora.

Finché lo squarcio sulle labbra non si era riaperto e il sangue non si era impastato con le lacrime secche; finché non aveva visto la squallida realtà vermiglio cupo che lo circondava liquefarsi dietro occhi inumiditi di pianto nuovo; finché la sostanza letale dell’ultimo di quei fiori non era schizzata via dai petali annientati dalla furia cieca delle sue dita tremanti e violente.

Ecco quanto valeva la sua vita messa in gioco per noia.

E’ un sussurro roco contro l’orecchio a riportarlo alla placida realtà di una notte insonne ed irreale, a sciacquargli via gli ultimi lordumi di una rabbia antica.

“Mi piacciono.”, soffia languido, e l’uomo avverte la tensione agghiacciante di un corpo nudo a sovrastare il suo, senza toccarlo. Basta la presenza a farlo fremere d’attesa. C’è solo una ciocca di capelli a ciondolargli a pochi centimetri dagli occhi e dalle guance lattescenti.

A solleticarlo da lontano.

Sirius e i suoi capelli da femmina.

“Sono fiori che ho sempre visto adatti a te.”

“Davvero?”, chiede distratto, in un vano tentativo di nascondere l’irritazione che gli storce le labbra in un sogghigno amaro e gli elettrizza la sottile peluria alla base del collo. Sindacare sull’ovvio non gli è mai piaciuto.

C’è dell’ironia in quel fiore che reca il suo nome.

Come lui nasconde dietro un’apparenza placida un veleno mortale.

Annoiato, segue con gli occhi quella mano scarna dalle lunghe dita nocchiute e i dorsi cosparsi di cicatrici più o meno evidenti che si allunga in direzione dei boccioli, prendendone uno nel palmo, soppesandolo come una cosa rara, in quel modo gentile e attento che si riserva alle cose belle.

L’uomo resta in serena attesa.

Tanto non ha fretta.

Si lascia cullare dal sorriso segreto che spezza l’incanto di un viso disteso, lasciando ondeggiare i pensieri al ritmo di una ciocca d’inchiostro mossa dal vento e dall’indaco incerto e sbiadito dei fiori.

Tutto è silenzio e immobilità senza fine, ma non riesce a fare a meno di pensare al tempo che passa comunque incessante. Lo sguardo si posa su un petalo nascosto e affranto il cui bianco già comincia a ingiallirsi.

Sente una tenerezza nuova invaderlo piano.

“Stanno morendo.”, sussurra affettuoso allungando le dita verso le corolle piene e la mano protesa dell’altro, la quale viene scostata con stizza brusca e violenta dal suo tocco amorevolmente incerto.

Solleva appena lo sguardo verso quella maschera nera e infantilmente imbronciata per individuare finalmente quel folle lucore così familiare che lo rassicura, e le labbra tese si scoperchiano nel ghigno pauroso e infelice di giornate passate nel silenzio teso di un’ignavia aberrante tra i quattro corridoi di Grimmauld Place.

“Sei deprimente come tuo solito.”

E’ un brontolio basso e cupo come un tuono lontano, un insulto infantile e sciocco nella sua giustezza, che rassicura.

Ecco il vero Sirius.

Permaloso e irritabile.

Quell’instabile, evanescente tenerezza cominciava ad inquietarlo.

“E’ una tua impressione o stai cercando di adularmi?”, domanda compiaciuto.

Sirius getta la testa all’indietro in una sguaiata, chiassosa risata canina, mostrando il collo e il pomo d’Adamo prominente in un involontario gesto di sottomissione, mentre l’altro non riesce a fare a meno di chiedersi quanto deve essere caldo il sangue che gli scorre sotto la pelle ispida.

Ingolla a fatica il pensiero.

Appartiene a una bestia che non è.

“Non ho bisogno di sviolinare, ho già scopato.”, ghigna Sirius piegandosi su di lui a nereggiargli cupamente addosso: adesso c’è solo l’argento mortale degli occhi a brillare in un’ombra liquida che tutto ammanta, persino i fiori e la morte che ha sconsacrato quell’istante d’attesa immutabile, ed è così reale ora che ha timore di toccarlo per scoprire null’altro che un inganno caliginoso e inconsistente.

Avvolto languidamente nel buio da quelle parole scortesi piega le labbra in un sorriso stanco, sentendosi avviluppare dal folto intorpidimento della reminiscenza.

Non importa più quanto forte vi si ribelli.

Ecco di nuovo i ricordi voraci.

Avidi più del lupo lo agguantano nell’ombra a rudi zannate scandite al ritmo di un tremulo ondeggiare di ombre: danzano lente e fini, abbracciate su tessuti spessi e pareti al suono di una luce velata, ingoiate dall’inchiostro di palpebre serrate strette.

Chiude il suo corpo al mondo come le cortine del letto.

Non la logica.

Stringe le labbra tra i denti, gli occhi tra le palpebre e rifugge i pensieri mentre la mente, indocile e incauta, si sporge verso quei respiri seducenti e i bisbigli segreti donati al buio impenetrabile come volesse caderci dentro.

Quasi lo anela.

Ma il baratro dentro la testa è colmo oltre misura: di ansimi strozzati e carezze acute, impregnato di sudore e sesso che ad ogni respiro gli invade dispotico le narici.

La notte è un paio di cosce stretto viscidamente ai fianchi.

Sono affondi frenetici e profondi.

Braccia ad artigliare il collo.

Dita seppellite in lunghi capelli.

Lingue intrecciate e morse tra labbra gonfie.

Odora di Lupini Ornamentali morti e di sogni stantii.

Ma non c’è modo di cadere nella dolce incoscienza liquida della follia.

Si resta sempre a galla. Persino l’orgasmo che trascina via con sé ha il retrogusto amaro del seme rappreso sullo stomaco, dopo un piacere manchevole che ci si è donati. Sa di una frase indelicata e rozza ripetuta all’infinito.

Di una risata levata nel buio.

Leggera e sordida.

Sgradevole.

Ansante.

Quattro parole.

“Non ne hai bisogno.”

Un vibrato armonico accolto in un seno sodo.

Si pianta a fondo nella carne, riempie le vene di lava bollente.

E poi è un tintinnio di campanelli quando fuori scroscia piano la pioggia, un sommesso cinguettio di allodole ai primi albori. Il fruscio di una foglia che cade, il silenzio infranto di un fiocco di neve. Tutto scortato da promesse di amore eterno pronunciate da una bocca colma di bugie.

Ancora e ancora.

E supinamente subisce.

Perché è lui a sentirne il bisogno.

La notte è un singulto spezzato di pianto lungo quattro anni.

 

 

 

Note floreali di Fine Fantiction: E’ necessario che dia qualche coordinata per quanto riguardo l’uso che faccio dei fiori in questo capitolo. Per cui farò un piccolo prontuario dei fiori che utilizza Sirius per chiedere scusa a tutti i suoi amici. E dei Lupini Ornamentali che danno il titolo a questo capitolo, naturalmente. Metto un link su ogni nome, cosicché possiate anche vedere la forma di questi fiori. Che sono molto belli. ^_^

 

Bocca di Leone: La tradizione lo considera da sempre il fiore del capriccio; nel medioevo, infatti, le ragazze erano solite ornarsi i capelli con questi fiori per rifiutare i corteggiatori non desiderati. Per questo la valenza generalmente riconosciuta alla Bocca di leone è l'indifferenza ed il disinteresse.

 

Cedro: E’ il simbolo della bellezza capricciosa.

 

Corbezzolo: Anche chiamato ceraso marino o albatro. Il nome botanico, Arbutus unedo (= ne mangio uno solo), gli fu assegnato da Plinio il Vecchio, facendo una chiara allusione alla scarsa gustosità dei suoi frutti. In Algeria e in Corsica dai frutti si ricava il vino detto “di corbezzolo”. I romani gli attribuivano poteri magici. Virgilio, nell’Eneide, dice che sulle tombe i parenti del defunto erano soliti depositare rami di corbezzolo. Il significato di questa pianta è la stima.

 

Giglio: La tradizione vuole che il giglio, in origine, fosse un fiore bianco e candido, proprio per questo per i cristiani il Giglio è simbolo della purezza e della castità.

 

Glicine: Per i cinesi ed i giapponesi il Glicine rappresenta l'amicizia, tenera e reciproca; si narra, infatti, che gli Imperatori giapponesi, durante i lunghi viaggi di rappresentanza, portassero con sé bonsai di glicine; quando giungevano in luoghi stranieri si facevano precedere dagli uomini del seguito, che sostenevano alberelli di Glicine fiorito, al fine di rendere note le proprie intenzioni, amichevoli e di riguardo, per gli abitanti di quelle terre. Il significato che il dono del Glicine ha conservato è quello di segno di disponibilità ed anche prova di amicizia.

 

Lupino Ornamentale: Questa pianta, come spiego anche nella fic, è tossica: i suoi fiori infatti contengono alcaloidi velenosi, e i suoi semi devono essere bolliti a lungo prima di poter essere utilizzati per infusi medicinali. Ha avuto molti significati nel corso degli anni. Indica l’immaginazione, la voracità bestiale, ma anche abbattimento, depressione e avvilimento.

 

Passiamo ai commenti individuali! ^_^

 

Sibil: Ti ringrazio molto, sono contenta di ricevere una recensione così carina da una persona che a quanto ho capito non ama molte Sirius/Remus (solita accozzaglia di banalità mi fa pensare che tu la maggior parte delle volte sia sfortunata con questo tipo di storie! XD Capita, io ho sfortuna con le James/Lily, ahimè! XD)! Devi essere un’odiatrice di puccio! XD Mi imbarazzo un po’ perché sta storia era nata per essere puccia (devo riuscirci, prima o poi ce la farò! XD). Che dire? Arrossisco per i complimenti, ti ringrazio anche a nome di tutti gli altri miei lavori letti e spero che continuerai a seguirmi! ^_^

 

Chii: Non ti preoccupare, Chii, sta fic manderebbe ai pazzi pure me se dovessi recensirla (no, lo ammetto, sto dicendo cavolate ma solo perché io la fic la sto scrivendo quindi per me è tutto chiaro e cristallino! XD). Che devo dire? Che ti ringrazio da morire per i complimenti, e per averti emozionato tanto da non riuscire a darti modo di fare una recensione eccessivamente lunga (ma è molto sentita e lo apprezzo comunque, davvero, e tanto! ^_^). Ti ha fatta emozionare, e questo è abbastanza per me (forse però è un po’ troppo poetica, mi sa che non la leggeranno in tanti! XD)

Una cosa però te la devo dire. Questa sarebbe una oneshot suddivisa in capitoli, la graforrea non l’ho abbandonata affatto! XD

Andava detto, sia mai che qualcuno pensi l’inverso! XDDD

Un bacione pure a te! ^_-

 

Sara: Ti ringrazio molto per i complimenti sulla poesia. Non amando molto il genere mi fa sempre un po’ strano quando mi apprezzano per qualcosa di poetico, però mi fa anche piacere da morire! XD E son contenta anche che sia uscito romantico (alèèèèèè! Volevo provarci almeno un po’ ma per il resto credo di essere partita male da subito! XD).

 

Ale: Mamma mia che coraggio che hai avuto, ma io ti devo erigere statue tutti i giorni. Guarda, anche se non ci avessi preso per niente, posterei solo una versione alternativa che si confaccia ai tuoi gusti e alle tue teorie per farti felice (poi ovviamente nel segreto del mio pc posterò e ghignerò tipo Gollum, hu hu hu! XDD

 

 

Capitolo 1 – Udito: Lo so, lo so che ti butti sempre in imprese difficilissime, mica la sto affrontando io la bestiality (non ti erigerò mai statue abbastanza! E’ troppo, sei troppo carina!!! E sei pure troppo brava quella fic verrà una vera figata! *ç*). Certo, un harem sarebbe meglio, ma ci accontentiamo delle reccy. E le mie rispy sono piede d’amore per te! XD

E per nulla divaganti. XD

(Immaginare a questo punto la stading ovation di riconoscenza tipo in Robin Hood di Mel Brooks! XD)

In effetti la citazione è leggermente deprimente, non le mando a dire. Morte, morte, morte… XDDD Senza dubbio un significato vuole anche rimandare qlla morte (idiota. Ammettiamolo! XD) di Sirius dietro al velo. Inciampato, maledizione, inciampato come un idiota! XDDD Non mi va giù. Potrebbe poi riferirsi ad un ipotetico Sirius che dietro il velo pensa al nulla che lo avviluppa. Potrebbe essere la morte del buongusto e della coerenza di questa fic! XD

Potrebbe essere qualunque cosa! XD

Senza dubbio mi ha sconvolta. Senza dubbio io metto l’opprimente velo in tutto, anche nelle fic ambientate a scuola. Per cui non mi stupirei di un rimando a questo avvenimento anche se non fosse una fic post velo. Insomma, non diamo per scontato! ^_-

Oppure sì, chi lo sa? Mary danza con leggiadria! XD

Le SM… Giuro che avevo dimenticato che erano e pensavo fosse SadoMaso! XDDDDDDD

Aiuto, trovate mi un uomo! XD

Accidenti, che dire? Mi fai sempre troppi complimenti, io arrossisco. Poi detto da te che fai delle parole/immagini un po’ il tuo cavallo di battaglia… Aaaah, arrossisco davvero! XDDD Mi chiedi quando Remus si sia arreso alla bestia (se si è arreso! XD), quando abbia smesso di essere nemico della luna (diciamo così). Ecco, quando. Una buona domanda. Non ti do la risposta, si capirà poi! XD

Spero si capisca.

E spero che piangerai perché devo piangere solo io per le storie tue? XDDDDDDD

 

Capitolo 2 – Lavanda: Io amo le tue insistenti fissazioni, ti darei ragione su tutta la linea solo per il coraggio grifondoresco che c’hai di buttarti così a capofitto in una storia dai toni parecchio criptici tentando di dare un senso agli elementi che solo io ho chiari nella testa.

Sei un mito, ti plaudo. ^_^

In effetti no, ho il brutto vizio di soppesare ogni parola e ogni elemento inserito (e pure se non è così, ci pensano le recensioni a darvi un senso e io annuisco e dico “sì sì, intendevo proprio quello che brava, ci hai preso”! XDDDDDD): per cui alla fine, spero che tutti questi piccoli elementi che non ti tornano acquistino un senso.

Sarebbe fantastico che lo acquisissero.

Perché io in testa c’ho tutto chiaro e cristallino ma mi rendo conto che questa sarà la storia dei non detti e che quindi molti si spaventeranno (ma non tu, te sei una roccia! XDDD)! XD Questo Sirius evanescente in parte penso (pochetto pochetto) sia dovuto anche al fatto che affronto pochi sensi alla volte. Viene cioè percepito ogni volta parzialmente. Per esempio non l’ha mai toccato. Ma non penso sia quello, non solo. Ci ho un po’ marciato su questa cosa (la voce nel cuscino, l’atmosfera un po’ vaga in generale… Tutte le cose che saggiamente hai notato), hu hu hu, lieta di vedere che fa effetto in qualche modo strano e anche un po’ spaventoso! XDDD

C’è una frase che hai detto che mi è piaciuta un sacco! ^_^ “E' come se attraverso i sensi Remus imprigioni il ricordo di Sirius ripercorrendo e rivivendo momenti eterni, presenti in questa casa vuota, polverosa, eccheggiante.” M’è troppo piaciuta, è così evocativa, veramente te l’ho fatta venire in mente io con sto pezzettino piccino picciò?

Sono lusingatissima!!!!!! O che allegrien, o che allegrien! XD

Remus, dico la verità, a me fa una pena infinita. A prescindere da quello che sarà la storia, leggendo in queste righe e basta, c’è veramente un uomo molto solo e molto diffidente, se percepisce l’uomo che ama come un qualcosa di evanescente, di cui non si fida. Certo potrebbe essre come dici tu e Sirius è morto davvero. Ma un Remus che non si abbandona nemmeno per un istante alla speranza… Ecco, è triste. E perduto, irrimediabilmente.

E non credo che la licantropia c’entri qualcosa, stavolta, è tutto frutto dell’umanissimo Remus J Lupin. Sperando che questa storia ti soddisfi sempre glisso qui questo commento e ti ringrazio da morire per le tue attenzioni.

I complimenti fatti da te sono sempre una gioia! ^_^

 

Capitolo 3 – Olfatto e Vista: Non so veramente se gongolare della tua confusione o gemere affranta gridando “mio dio cos’ho fatto ho creato un mostro pippomane mentale”! XDDDD Giuro, veramente non so che fare a sto punto! XD Diciamo che gongolo e alla fine si tireranno le somme, anche se con la chiacchierata che abbiamo fatto un po’ di Background ce l’hai e FORSE (ma dico forse) qualcosa è stato compreso! Su luna, colori e licantropia (pare il titolo di una commedia all’italiana? XD) ^_- Il corsivo più che altro è Remus uomo che conversa con Remus lupo, e c’è, diciamo, un conflitto di interessi sul modo di vedere le cose (colori, in bianco e nero). E’ una cosa che dovrebbe apparire più chiara nel prossimo capitolo (speriamo! ^_-). Dove tra l’altro mi sa che dovrò spiegare una cosa legata a una leggenda sui licantropi che credo di conoscere solo io e forse chi se l’è inventata! XDDDDD

E se non capisci credo che mi accascerò al suolo e piangerò! XD

Ma poi resusciterò per vedere il nuovo commento a questo capitolo! XDDDD


 

[1] Traduzione becera per chi non ha imparato l’inglese sulle yaoi come la sottoscritta (che è il modo migliore per prendere trenta all’esame, notoriamente! XD): “C’è solo una cosa di cui ho bisogno. / Non m’importa dei regali / sotto l’albero di Natale. / Voglio solo che tu mi appartenga, / più di quanto potresti immaginare.”

  
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