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Autore: MouMollelingua    07/05/2012    4 recensioni
Il titolo può sembrare banale, ma mi è venuto così naturale che non l'ho voluto cambiare!
La storia è ambientata verso il 1997, quando Harry Potter ha diciassette anni.
Ma qui, Harry Potter e il trio dei miracoli non saranno i protagonisti.
Theodore Nott e Sophie Jackson (un nuovo personaggio) saranno i soggetti principali.
I due ragazzi hanno più o meno lo stesso passato, i genitori quasi completamente assenti, i loro padri rinchiusi ad Azkaban e i giovani sono due persone taciturne e con pochi amici.
I fanciulli piano piano scopriranno di avere molte cose in comune e col passare del tempo impareranno a conoscersi.
-
Dalla storia:
«Non dovresti essere in camera tua a fare i compiti?» gli chiese, facendo finta di rimproverarlo.
Lui in risposta emise una leggera risata.
«Dovevo cercare una cosa per compito. Una ricerca molto difficile» disse, guardandola per la prima volta negli occhi.
«Oh, e su cosa, di grazia?» domandò con finto entusiasmo.
Silenzio.
«Te»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Serpeverde, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Slytherin's love.

Chapter four: Escape.

Il primo mese dell'anno scolastico non era andato poi così male.
Si sentiva veramente bene in quel momento.
Ma qualcosa la turbava, forse era, la mancanza con cui condividere quella piccola felicità che le si era formata stando in quel posto così magico?
Una minuscola parte del suo animo era priva di questa contentezza che le si era generata in ogni cellula del corpo, e pur essendo piccina, nascondeva un dolore grande.
"Puoi avere tutta la felicità del mondo, ma se non sai con chi condividerla allora non servirà a nulla" le ripeteva suo padre e in quel momento, lei si sentiva così.
Ma come rimediare?
Decise di uscire dalla Sala Comune e si rifugiò in una delle torri dove tenevano i gufi della scuola, così avrebbe potuto mandare una lettera a suo padre e, a malincuore, anche a sua madre.
A quest'ultima le scrisse due parole in croce, mentre al papà le raccontò di tutta la sua vita ad Hogwarts, dei compiti, degli insegnanti, dei compagni...
Annodò le pergamene a un volatile e gli disse i destinatari.
Si pulì le scarpe che si sporcarono di cacche di gufo con un semplice "Gratta e Netta" e fece per abbandonare la guferia.
«A chi stai mandando quelle lettere?» il tono era freddo e deciso.
Sophie sgranò gli occhi.
Chi la stava pedinando?
Si girò, molto lentamente e vide Thodore Nott di fronte a lei, in piedi vicino all'ingresso della guferia.
«Stavo semplicemente dando da mangiare a questi poveri animaletti abbandonati: nessuno gli porta cibo» una sua abilità era quella di mentire nelle situazioni meno favorevoli - dono di Serpeverde - e questa era una di quelle.
«Ti osservo da qualche settimana: stai sempre attaccata a delle dannate lettere, mangi, vai a lezione, fai i compiti in Sala Comune, vieni qui e spedisci lettere e torni al tuo dormitorio. Sei sempre da sola» dichiarò.
Osservatore.
«Non vedo perchè questo dovrebbe interessarti» rispose prontamente Sophie, distaccata.
Theodore sorrise, probabilmente quella era la risposta che avrebbe immaginato.
«E chi te l'ha detto? Ho vari motivi per cui la faccenda delle lettere mi interessi» disse, avvicinandosi alla Serpeverde, accarezzandole il collo diafano.
Calcolatore.
«Ah, interessante. Ora, se vuoi scusarmi, devo andare a...»
Codarda.
Affrettò il passo e cercò di uscire dal posto, ma Nott la bloccò prendendola per il polso.
«No. Tu non vai da nessuna parte» accennò, un ghigno dipinto sul viso «Piuttosto, dimmi come fai a tenerti in contatto con i prigionieri di Azkaban» lui la spinse contro il muro freddo di pietra, i loro visi troppo vicini per essere due semplici compagni di Casa, le mani di Theodore intrecciate ai polsi di Sophie.
La ragazza impallidì.
Il suo cervello andò in pappa.
«Non so di che cosa tu stia parlando» fece finta di nulla, la voce spezzata.
Il Serpeverde fece aderire ancora di più i loro corpi, un sorriso maligno stampato in faccia.
«Davvero? E perchè il signor Jackson non ti risponde da tre settimane?» chiese beffardo.
Dalla tasca tirò fuori una lettera accartocciata, con su scritto la destinataria.
Sophie ormai aveva perso la speranza: aveva mandato sei lettere, con quella era la settima che erano destinate al padre, ma lui non rispose più.
Cominciò a pensare che fosse morto a causa dei Dissennatori.
Ma lui aveva promesso.
"Tornerò prima che tu te lo possa immaginare. Lo giuro" aveva detto.
Era ancora una bambina, piangeva disperatamente.
Le aveva detto che sarebbe partito per lavoro, invece, era solo un biglietto di sola andata per la prigione dei maghi.
Gli si era gettata fra le braccia, ma la madre la prese e il papà gli scivolò via.
Se quello era il loro ultimo abbraccio, Sophie l'avrebbe stretto più forte.
«Come..?» rimase allibita.
«L'ho trovata sul tavolo della Sala Comune quando ti sei alzata per andare al bagno. L'aveva appena portata un gufo selvatico, non l'hai mai letta» spiegò.
Predatore.
«Bene. Ora che conosci il mio segreto spero che tu non lo vada a spifferare in giro. Ah già, sei da solo come me, a chi lo dovresti dire?» disse frettolosamente, acida.
«Devi solo farmi una cosa» la ricattò, allontanandosi.
Sophie alzò gli occhi al cielo.
«Spiegami come fai a mandare segnali a tuo padre»
«E' perchè mai?»
«C'è anche mio padre lì»

-

«Allora, prima di tutto, devi scrivere lettere brevi...» iniziò a dare istruzioni al suo nuovo compagno, da soli nella Stanza delle Necessità.
«... E le tue sarebbero lettere brevi?» ironizzò lui.
«Non lo vedo da quando avevo dieci anni, non posso scrivergli due righe in croce» obbiettò Sophie, velenosa.
«Dicevo... Il nome del destinatario, non devi scriverlo per esteso, magari devi dargli dei soprannomi, del tipo... che so... Cacchetta di Troll? O magari... Biscotto? Insomma, hai capito» disse lei, gesticolando calorosamente.
Il ragazzo annuì.
«Per il resto, farò tutto tuo padre» aggiunse.
I due rimasero in silenzio, poi fu di nuovo Sophie a parlare.
«Perchè è finito ad Azkaban?»
Theodore abbassò lo sguardo, forse Sophie aveva toccato un nervo scoperto.
«Oh, scusa. Non volevo...» farfugliò.
«No, niente; non è colpa tua» rispose, sempre a testa bassa.
La ragazza sospirò, prese la borsa dei compiti e si alzò dal divanetto su cui erano seduti.
«Be' io vado» annunciò «Ci vediamo in Sala Comune»
Mise la mano sulla maniglia quando Nott disse a bassissima voce:
«Un furto»
Silenzio.
«Cosa?» Sophie parve disorientata.
«Un furto. Mio padre» quelle due frasi scollegate in quel momento parvero andare così bene assieme.
«Ah, capisco. Anche il mio, per furto»
Gli occhi della Serpe s'illuminarono.
«In effetti, non un vero e proprio furto. E' stato incastrato, lui non lo avrebbe mai fatto, era un Grifondoro» raccontò.
Theodore strabuzzò gli occhi.
«Non è possibile. Un Grifone? Non è deluso?» il tono era ovvio.
«A quanto pare no» rispose Sophie.
«Perchè mi ha detto questo? Nessuno lo sa a parte te»
«Sei l'unica persona che conosco qui ad Hogwarts»
«E se io stessi fingendo con te?»
«Non lo faresti»
«Che ne sai!»
«Lo so e basta. E' stato un piacere stare con te» detto questo, gli sorrise, aprì la porta e abbandonò definitivamente la stanza.

Ecco qui il quarto capitolo! Come si può ben notare, i due protagonisti hanno iniziato a conoscersi :)
Ringrazio quelle due splendide lettrici che sopravvivono alle mie storie (non so come fate), cOstanza ed Hermy97!
Qui sotto, la foto che si avvicina di più all'immagine di Sophie (c'è anche Leo xD):

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