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Autore: shadowofthemoon    07/05/2012    2 recensioni
E' la mia personale continuazione del primo episodio della seconda stagione di Sherlock. Ho voluto immaginare ciò che non c'era stato fatto vedere nell'episodio. Ovviamente da leggere solo se si è visto l'episodio. Direi che è di genere avventuroso-romantico. Ho cercato di non tradire troppo il carattere dei personaggi ( anche se Irene forse è un po' out of character, per me giustificato dalle situazioni che la coinvolgono), ma temo di non esserci sempre riuscita.
E' sulla coppia Irene- Sherlock.
Anche i disegni presenti nei capitoli sono fatti da me.
Ovviamente questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC e di Sir Arthur Conan Doyle. La mia storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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VIII

 

Era stato calmo e deciso fino a quel momento. Tutto filava come previsto. A bordo era tutto tranquillo e il Capitano aveva tutto sotto controllo.
Aveva il tempo di dedicarsi a Lei. Sapeva che era ferita, lo sapeva da quando l’aveva vista camminare al campo, ben prima della fuga. Aveva dovuto ignorare tutti gli indizi che vedeva, altrimenti l’avrebbero condizionato. Ma ora era il caso di curare quelle ferite.
La Donna sembrava stranamente timida, come se improvvisamente mostrargli la propria nudità la rendesse vulnerabile. Strano, pensò. La prima volta non si era fatta tanti scrupoli.
Poi improvvisamente capì. Capì che questa era per Lei la prima volta in cui si mostrava realmente nuda ai suoi occhi. Non aveva più la maschera della dominatrice indosso, non era forte e senza paure. Era sola, violata nel corpo. Si sentiva debole ma non voleva mostrarlo a lui.
Sentì una stretta al cuore, che divenne una fitta non appena vide la sua candida schiena nuda,  totalmente ricoperta di ferite, più o meno profonde. Frustate. Era ricoperta di ferite e lividi anche sulla gamba sinistra e su entrambi gli avambracci. Ferite da difesa. Si sentì invadere da una sensazione fortissima e repentina.
Rabbia. Si, era la stessa sensazione che si era impossessato di lui quando aveva visto le ferite per le percosse sul volto di Mrs. Hudson, ma questa volta era molto più violenta. Una rabbia violenta, ma del tutto fuori luogo, pensò. Aveva già vendicato quelle ferite, gli uomini che avevano causato tutto questo erano stati puniti ore fa.
Cercò di sopprimere quella sensazione così forte che lo faceva sentire furioso, chiuse gli occhi per un istante e respirò profondamente. Riaprì gli occhi e con calma aprì la borsa che aveva portato con sé e iniziò a disinfettarle le ferite. Non era un medico, ma dalle sue conoscenze della materia, non sembravano ferite gravi, ma non da trascurare.
Iniziò a fasciarle le ferite, all’improvviso vide il suo corpo tremare percorso da un brivido. Distolse per un attimo l’attenzione dalle ferite, che avevano focalizzato la sua attenzione e posò il suo sguardo su di Lei. La pelle bianca si era increspata, in quella che volgarmente viene definita pelle d’oca.
Osservò  il fenomeno quasi affascinato. Immediatamente si rese conto che non avrebbe dovuto posare la sua attenzione sul suo corpo nudo. Come durante il loro primo incontro, nonostante si sforzasse di rimanere impassibile, la visione lo turbava. Non sapeva neppure spiegarsi come, ma si sentiva distratto, disorientato non appena lo sguardo si posava su di Lei. Si sentì improvvisamente agitato, sentì il battito accelerare nuovamente, temeva di essere tradito da qualche gesto involontario del suo corpo. Strinse la fasciatura in fretta, raccolse la vestaglia e gliela appoggiò sulle spalle. Si voltò immediatamente. Sperava che non avesse capito nulla, né notato il suo repentino cambiamento.
La sentì voltarsi ma si diresse velocemente verso il tavolo, prese un pezzo di pane e iniziò a mangiarlo. Si sentiva già molto meglio. Quando si voltò di nuovo era di nuovo avvolta nella vestaglia, seduta sul letto intenta a medicarsi alcuni tagli su gambe e piedi. Le sembrava piena di dignità e fascino anche in questo momento.
La Donna era indubbiamente superiore a tutte le donne che avesse mai conosciuto. Era superiore per carattere, ingegno e furbizia. E anche in quella circostanza, doveva ammetterlo, una parte di lui se ne sentiva affascinato.
“ Sarà meglio che lei mangi qualcosa Miss Adler. Avrà bisogno di tutte le sue forze per il viaggio.”
Alzò lo sguardo, sembrava battagliera .” Non ha ancora intenzione di dirmi la destinazione Mr. Holmes?”
“ Anche se ho curato tutto nei minimi particolari , non dovrebbe essere difficile per lei scoprire qualcosa. Pensi.” Le rispose fissandola. Sapeva che se c’era una persona in grado di prevenire le sue mosse, quella era Lei.
Lo guardò dritto negli occhi e sorrise.“ Beh, di certo, visto le sue dimensioni, ci serviremo di questa nave solo per giungere alla prossima tappa, non troppo distante da qui. Viste le Nazioni poco raccomandabili che ci circondano, la destinazione più plausibile e facilmente raggiungibile è l’India. Probabilmente una piccola città sulla costa dell’India.”
Sorrise. In pochi attimi aveva già capito la prossima mossa.
“Visto Miss Adler, non ha nulla di cui preoccuparsi. Mangiamo e riposiamoci un po’ per adesso.” Mentre finiva la frase la vide alzarsi dal letto andandogli incontro. Per un attimo fu preso alla sprovvista. “ Ovviamente lei prenderà il letto, e io la poltrona…non …” Si affrettò ad aggiungere velocemente, cercando di prevenire le sue avances.
Ma Lei non disse nulla. Si era avvicinata, così vicina da permettergli di sentire chiaramente il profumo della sua pelle.
Lo stava ancora guardando, ma stavolta il suo sguardo sembrava diverso dal solito. Cercò di leggerla, non sempre era facile, a volte impossibile.
Successe tutto in una frazione di secondo, tanto da lasciarlo spiazzato. Sentì il peso del corpo di Lei appoggiarsi improvvisamente al suo, e ne sentì il calore. Non se l’aspettava.
Il  volto affondato nel suo petto. La mano che stringeva la sua maglia. Non capiva cosa stesse succedendo, era totalmente frastornato. Era un altro trucco? Un’altra mossa nel loro personale  Gioco? Restò immobile, pietrificato. Sperò che non facesse caso al suo battito totalmente fuori controllo. Maledette reazioni chimiche incontrollate!
Ascoltò il respiro di Lei, che restava immobile, con il viso sul suo petto. Stava piangendo? Possibile? Gli stava realmente mostrando la propria fragilità, deliberatamente? Sentì la sua voce mormorare piano “ Grazie.”
Sentì una stretta al cuore. Un’altra dannata reazione chimica. Maledizione.
Respirò profondamente, era indeciso se alzare una mano per posarla sulla sua spalla. Forse in questi casi si fa così, pensò. Ma non fece in tempo a decidersi, scattò lontana da lui, voltandogli le spalle, e si infilò nel letto senza guardarlo più.
Evidentemente questo era troppo anche per Lei. Pensò e si lasciò cadere sulla poltrona con un sospiro.
Si immerse nei propri pensieri, ascoltò il respiro de La Donna cambiare in quello del sonno profondo. Continuò a arrovellarsi sulle loro prossime mosse, su come continuare a passare inosservato ai controlli di Mycroft, su come riuscire a controllare le proprie reazioni in sua presenza.
Pensò che il giorno dopo avrebbe dovuto mandare qualche messaggio a John, visto che avevano avuto pochi contatti dalla partenza e non aveva idea dei suoi programmi.
All’improvviso fu distratto dai suoi pensieri da un cambiamento nel respiro di Lei. Era agitato, sconvolto. Un incubo. E visto il modo in cui cominciava ad agitarsi e il posto dal quale l’aveva tirata fuori doveva essere uno dei peggiori. Si alzò e la raggiunse vicino al letto, anche se non sapeva bene cosa avrebbe fatto. Non era bravo in queste cose. Rapporti umani.
Sentiva il bisogno di far cessare il suo disagio che lo rendeva nervoso, sempre più nervoso, ma non sapeva bene come. Cosa si fa in questi casi? E’ necessario il contatto fisico? Il pensiero gli faceva quasi paura.
Sedette sul letto accanto a Lei, che oramai si agitava in modo evidente, le pose una mano sul braccio, cercando di non essere troppo rude. Era sempre rude in queste cose, a quanto pare, o almeno a detta di John. Cercò di scuoterla con decisione ma in modo gentile. Mentre al suo tocco sembrava agitarsi maggiormente, anche se stava aprendo gli occhi, mormorò piano“ Miss Adler…”
Al suono della suo voce, la vide calmarsi, aprire gli occhi, anche se era evidentemente ancora scossa, tanto da afferrare la sua mano all’altezza del polso. “ E’ solo un incubo. E’ al sicuro ora.”  Il respiro rallentò, il corpo sembrò rilassarsi e tornò a sdraiarsi, ma non lasciò la presa sulla sua mano.
Restò seduto al suo fianco, gli sembrava più sensato così. Le rimase accanto finché non la vide di nuovo sprofondare nel sonno profondo, con espressione distesa e tranquilla. Solo allora si liberò dalla presa e si alzò.
Decise che non avrebbe dormito, in fondo dormire era noioso, e aveva troppe cose a cui pensare. Prese un altro cerotto alla nicotina dalla valigia, lo applicò sul braccio, vicino a quello messo poche ore prima, e tornò in poltrona, mani giunte sotto il mento, a pensare.

  
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