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Autore: Supel_Chalon    07/05/2012    0 recensioni
Il mondo è ancora una volta in pericolo. Samuel vuole appropriarsi dei poteri di una ragazza sovraevoluta creata dall'impresa. Riusciranno i nostri Heroes a salvare il mondo??
Genere: Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mohinder Suresh, Mr. Bennet, Nuovo personaggio, Peter Petrelli, Sylar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzi tutto ringrazio molto MikiruH, mia cara amica che ha corretto questo capitolo della mia storia e l'ha recensita, grazie mille di cuore :D.
Chiedo gentilmente a tutti i lettori se potrebbero recensirmi questo capitolo grazie mille a tutti e buona lettura.

Capitolo 2

 BZZZ BZZZ BZZZ BZZZ ero ancora in dormiveglia, aprii un occhio e vidi l’ora sul display della mia sveglia erano le 6.15 presto, troppo presto… Mi sedetti sul letto tra la veglia e la fase rem, ero stanca morta quasi non riuscivo ad aprire gli occhi, ma non era la mia sveglia che urlava in quel modo, io la mia l’avevo programmata per le 8.00 dato che le lezioni iniziavano alle 9.00 è la notte passata ero andata a dormire alle 4, e per giunta dato che quel giorno avrei avuto Storia medievale e il nostro grassoccio professore arrivava sempre in ritardo, per cui me la prendevo con più calma invece no Nessie la mia compagna di stanza secchiona nerd repressa aveva avuto la brillante idea di alzarsi presto e andare a fare una corsetta, mi girai la vidi spegnere la sveglia già pronta, vestita preparata per uscire si giro e continuo a bagnare le tre piantine sul minuscolo balconcino, della sua finestra con il vaporizzatore. Aveva una pianta di margherite multicolore, una rosa bianca e un acero del Giappone formato bonsai, si giro vide che ero seduta sul letto con la faccia tipo zombie e disse con la sua vocina stridula… disse - buon giorno visto che sei sveglia andiamo a fare un po’ di jogging e colazione al bar??- era entusiasta io di risposta alzai un sopracciglio con la tipica espressione del “che cazzo sta a dire questa?!?!?”, si avvicinò e mi nebulizzò dell’acqua fredda in faccia… io e Nessie andavamo abbastanza d’accordo, ma sanno tutti che non a una persona appena sveglia, e a me in specifico non si spruzza dell’acqua gelida in faccia e sperare di uscire illesi, ancora nella fase zombie-noncapiscouncazzo afferrai la prima cosa che avevo sotto mano e gliela tirai… peccato avevo sbagliato mira e lei urlando disse – ma che cosa fai?!?!? Sei pazza?!?! Avresti potuto colpirmi!!- io pensai “era quella l’intenzione…” ma non proferii parola al mattino e così presto il mio cervello era ancora atrofizzato dal sonno, perciò non avevo l’uso del linguaggio continuò – mi avresti potuto fare male sei matta tu… e stasera ne parliamo- uscii sbattendo la porta io sussurrai con voce roca e impastata “ma fottiti” mi ributtai a letto e ripresi la mia dormita.

 Alle 8 in punto BZZZ BZZZ BZZZ BZZZ questa volta era la mia sveglia, avrei potuto fermare il tempo e dormire finche non fossi stata riposata del tutto, ma ci pensai una seconda volta e non ne ebbi voglia la spensi, _ avevo un sacco di capacità volare, leggere nel pensiero quest’ultima mi è stata molto utile negli ultimi anni con i ragazzi, con le mie amiche e i miei professori, avevo anche scoperto che al professore di Storia economica gli piacevo, e anche tanto e io odiavo la sua materia, per cui quando avevo un esame con lui mi vestivo più provocante del solito, mi truccavo anche più pesante non da chienne* ma quanto bastava per fargli perdere la testa e darmi qualche voto in più l’ultimo esame avevo preso 30 e indossavo dei pantacollant neri attillati con degli short e una maglia slabbrata dei metallica di uno dei miei tanti ex fidanzati che avevo adattato al mio esile corpicino. Mi sedetti sul letto per riprendermi, cosciente e lucida mi alzai andai verso il bagno, mi feci una bella doccia rilassante nei bagni collettivi mi vestii mi truccai e ritornai in camera a bere un buon caffè dalla macchinetta in camera mia, la mia amica Britney me la compro per il mio ventesimo compleanno, entrai in camera sovrappensiero guardai l’orologio, erano le 8.30 mi sarei crogiolata nel mio mondo ovattato ancora per un quarto d’ora, al che sarei andata a lavarmi i denti e dritta in classe a sentire la noiosissima lezione del professor Monroe soprannominato da tutti “Marilyn” il nomignolo gli era stato dato da un ragazzo del primo anno, era lo storpiamento di Martin, dato che l’attrice portava il suo stesso cognome era stato battezzato da tutti così, e gli studenti in privato gli appioppavano sempre quel nomignolo, lui si infuriava sempre se sentiva gli studenti chiamarlo in quel modo, si vantava sempre di quanti omonimi avesse, della storia del suo cognome eccetera eccetera, io e la mia amica Jessica un giorno alla fine della sua lezione mentre straparlava come al solito sul suo cognome ci guardammo fisse negli occhi, telepaticamente _ anche se lei non aveva i poteri e io non usai i miei_ iniziando a ridere pensando a “Martin Monroe dei Simpson” e ci assomigliava parecchio, a ridemmo crepapelle e il professore abbastanza stizzito ci lascio andare, risi così tanto da piangere e piegarmi in due dalle fitte alla pancia. La mia quiete ovattata si ruppe con la solita maniera di bussare di Adrian – Andy- toc toc toc- – Andy- toc toc toc- – Andy- toc toc toc- mi alzai, andai verso la porta mentre lui continuava a insistere, un giorno di questi gli avrei spaccato quella testolina che si ritrovava sul collo sbattendocela contro la porta, finalmente aprii facendo cessare le “martellate” di Adrian esordendo – te guardi troppo big bang theory caro… non sei Sheldon- mi guardo dall’alto in basso, nel vero senso della parola dato che lui era alto 1.85 e io 1.55, mi prese per un braccio quasi trascinandomi via dicendo –faremo tardi andiamo andiamo!!- puntai i piedi e quasi urlando – acciderboli Adrian devo prendere le mie cose e fare una capatina in bagno a lavarmi i denti- lui guardandomi con aria a dir poco adirata disse con la sua vocetta da checca isterica – sbrigati!! Non voglio fare tardi- presi le mie cose velocemente mi versai in un bicchiere di carta dell’caffè, andai in bagno mi lavai i denti e misi lo spazzolino e il dentifricio nella borsa _ dato che io non credevo alle pubblicità dei chewingum che ti promettono la pulizia dei denti dopo aver mangiato_ uscii dal bagno Adrian mi prese per un braccio e mi trascino, coma un sacco di patate verso la strada per andare a lezione.

***********

“DRIIIIN DRIIIN DRIIN” Aprii gli occhi, ci misi un po’ a capire dove fossi. Ero in albergo a Miami, ripresi lucidità e mi alzai e mi diressi verso il telefono attaccato al muro, risposi e una voce femminile dall’altro capo del telefono disse con voce squillante: – Buon giorno signor Petrelli, come da lei richiesto, ieri sera le abbiamo offerto il servizio sveglia.. buona giornata- e riattaccò. Mi girai e Peter era ancora sul letto che russava, guardai l’orologio al polso e erano le 7.30. Lui non aveva neanche sentito, avrei dovuto farlo squillare di più, mi avvicinai e lo scrollai ma non rispose, lo scrollai di nuovo e lo chiamai e dato che la mia pazienza era già finita lo spinsi giù dal letto creando un bel tonfo, si svegliò di soprassalto dicendo: – Sei scemo?!?! Potevi svegliarmi più dolcemente!- Non risposi alla sua domanda e dissi: – Vestiti dobbiamo andare giù a fare colazione e andare al college a vedere i dossier delle ragazze sperando che siano digitalizzati- Peter non mi rispose, si mise la maglietta e i jeans del giorno prima, io li avevo ancora a dosso, non mi piaceva dormire in boxer come faceva lui; scendemmo a fare colazione e davanti al buffet iniziammo a chiacchierare.

 - Secondo te la troveremo subito?- mi chiese – non so, ci sono tante ragazze- risposi in maniera vaga – e anche molto carine- concluse. Lo guardai e risposi – siamo qui per indagare, non per guardare le ragazze e..- non mi fece finire, che cominciò a dire- su dai.. siamo qui a Miami: bel sole, belle ragazze, perché non prenderla come una mezza vacanza? Non dobbiamo mica stare giorno e notte davanti a un monitor a fonderci il cervello, poi bisogna vedere di persona le ragazze, conoscerle, capire quale sia.. non possiamo rapirne una a caso e chiedergli “Ehi tu, hai mica qualche potere nascosto??”-. Mi guardò e ci riflettei un po’ e affermai: - hai ragione! Non abbiamo il potere dell’Haitiano, sarebbe stato molto più semplice, ma non farti incantare da qualche ragazzina, capito?? Se fosse una di quelle che conosceremo, come faremo a spiegargli tutto se ti..- m’interruppe e insistette – ma neanche tu eh?!?!?-

 Lo guardai con faccia come per dire “io?? Innamorarmi??”. Mangiammo velocemente e uscimmo dall’albergo. Erano le 8.40, ci materializzammo in un luogo abbastanza nascosto del college, iniziammo a camminare cercando indicazione della segreteria, quando ad un tratto vidi con la coda dell’occhio una coppia che stava correndo, cioè lui correva e lei veniva trascinata; non riuscii a spostarmi, e se avessi usato la supervelocità qualcuno mi avrebbe visto e saremmo stati scoperti, da quando Claire Bennet si era buttata dalla ruota panoramica in diretta nazionale e il mondo era venuto a sapere della nostra esistenza, molti iniziarono a provare odio nei nostri confronti. Mi scontro facendo rovesciare tutto il caffè sulla mia maglietta, i miei jeans e sulle mie e sulle sue scarpe, il suo amico lascio la presa e lei si fermò davanti a me e lui dietro. Alzò lo sguardo e micolpirono i suoi meravigliosi occhi, uno azzurro l’altro verde, il suo amico con tono ansioso le puntualizzò: – Siamo in ritardo, andiamo!!- lei con un cenno della testa le fece capire di andare, il ragazzo scappò via. Lei era molto carina, capelli neri con le punte tinte di rosso, bassina; con aria imbarazzata iniziò a parlare molto veloce dicendo: – scusa, mi dispiace, pagherò io il conto della tintoria!! Scusa, scusa, scusa!-

 Prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca e cercò di tamponare il caffè dalla mia maglietta, io le poggiai una mano sulla sua liscissima e diafana pelle, le sue gote diventarono paonazze e mi guardò negli occhi: mi persi per qualche istante nel suo meraviglioso sguardo. Peter ruppe questa bellissima sensazione dicendo sorridendo – tranquilla l’hai anticipato di qualche ora, sicuramente se lo sarebbe versato a dosso da solo al bar-. Gli sorrise e di scatto iniziò a frugare in borsa, prese un blocchetto di post-it e una penna, scrisse un numero di telefono e un nome, prese la mia mano ancora appoggiata sulla sua spalla e ci attaccò sopra il bigliettino; guardò l’orologio al mio polso ed esclamò – Accidenti sono in ritardassimo, scusa ancora, vado di fretta perchè ho lezione-

 Mi lasciò in mano il suo fazzoletto con le sue iniziali ricamate sopra, A.P. e esordì allontanandosi -Quando hai il conto chiamami e risolveremo, ok??- mi sorrise e mi sentii sciogliere. Non avevo mai provato quella meravigliosa sensazione, le ricambiai il sorriso ma evidentemente sembravo un po’ un’idiota, lo capii girandomi dallo sguardo di Peter, così ritornai serio e mi guardò con un sopracciglio alzato e esordì – Menomale che eri tu quello che non doveva innamorarsi-. Lo fissai un istante e abbassai lo sguardo, nella mia mano sinistra il suo fazzoletto, sulla mano destra il bigliettino che mi aveva appiccicato, c’era scritto il suo numero di cellulare e Andy con un cuoricino vicino; sorrisi di nuovo e Peter mi sbeffeggiò: – e poi dicono che non esiste l’amore a prima vista-. Alzai lo sguardo, piegai il piccolo pezzo di stoffa ricamato, me lo misi in tasca e risposi secco – andiamo, devo cercare un negozio che compri oro e un negozio di vestiti-.

 Uscimmo dal college e mentre passavamo per la strada alberata vidi delle pietroline per terra, ne raccolsi quattro o cinque e, assicurandomi che non ci fosse nessuno, le tramutai in oro e Peter: – Ecco perché il “Compro Oro” ma..- avvicinandosi e sussurrando – non è bello Gabriel -.

 Lo fissai e iniziai ad allontanarmi, lui mi seguii e dissi: – Ci ho campato finora, che male possono fare due pietruzze? Poi non posso girare così.. Sembra che mi sia pisciato addosso, poi potremmo comprare qualcosa anche per te- e sogghignando conclusi -sembri un pezzente-. Lui abbastanza offeso disse: – in effetti è vero-. Fortunatamente, dopo mezz’ora di cammino, trovammo quello che stavamo cercando, entrai e feci vedere al commesso i miei sassolini d’oro massiccio, li scrutò e disse – Non siete i primi oggi che mi portano oggetti strani d’oro-. Peter mi guardò stranito dall’affermazione del negoziante e chiesi – Perché viene qualcun altro a vendere cose simili alle nostre?- mi guardò e concluse – Non delle pietruzze, ma ogni mese viene un ragazzo alto, biondo, occhi azzurri e porta dei porta chiavi d’oro, sapete quelli che vanno di moda ora-. Peter lo guardò con aria interrogativa e lui continuò – Si, portachiavi fatti con degli spaghi e corde, scooby qualcosa-. Voleva dire solo una cosa: che la ragazza era passata da lì. Si rimise a guardarli con uno strano monocolo, li pesò: erano 10 grammi, andò nel retrobottega, prese una cassetta provvista di chiave e la aprii, prendendo 4 banconote da 100 $. Le accettai senza tanti problemi, e mentre ce ne andavamo il negoziante ricontrollo i sassolini e li mise dentro una bustina. Fortunatamente a pochi passi c’era un negozio di vestiti, io comprai un paio di blue jeans simili a quelli sporchi e una t-shirt bianca, Peter anche lui dei jeans un po’ scoloriti sulle ginocchia come andava di moda, una maglia a maniche lunghe di un tessuto molto leggero dato che eravamo a maggio era piuttosto caldo, uscimmo e si tirò su le maniche e ci avviammo verso il college. Entrammo nella segreteria, l’orologio attaccato al muro segnava le 10.30, c’era una signorina tutta impettita dietro il monitor che scriveva velocissima sulla tastiera e pensai:- meno male quindi avranno i dossier degli studenti sulla memoria del PC -. Alzò lo sguardo con gli occhiali sulla punta del naso e ci domandò – I signori desiderano?- guardai Peter, mi girai verso la signorina e dissi – Vorremmo avere gli schedari riguardanti i vostri studenti – si alzò e mi disse – Non posso farveli visionare- continuando in tono ironico – Sa, esiste la privacy-. Mi girai di nuovo verso Peter e senza dire una parola, lui annuii riguardai la signorina e telepaticamente ordinai di mettermi sulla mia penna USB tutte le schede delle ragazze presenti al college, gliela porsi e lei come in trance disse – Ci vorranno alcuni minuti, intanto accomodatevi-, si sedette e inserì la pennetta nel computer e iniziò a scrivere e cliccare, ci sedemmo nelle poltroncine li accanto e dopo un quarto d’ora la signorina ci chiamò, noi ci alzammo e andammo verso di lei. Ci ridiede la chiavetta che le avevo dato prima e disse – Vi auguro una buona giornata- e riprese a fare il suo lavoro. Uscimmo da quel posto. Andammo nel piazzale del college, lo stomaco di Peter inizio a brontolare, dato che nessuno dei due aveva fatto colazione. Lui mi guardo ed esordì- Gabe ..Brunch??- ci pensai un attimo e gli risposi – No, facciamo un giro ed iniziamo ad indagare, potremmo ascoltare i pensieri delle ragazze.- e lui sbuffando – Okay-<

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