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Autore: Faust_Lee_Gahan    07/05/2012    8 recensioni
"Harry prese l'abito dall'armadio e lo fissò per qualche istante. Sapeva che avrebbe dovuto essere già dalla sposa in qualità di damigella. Era in ritardo, mostruoso ritardo."
[Sherlock/John]
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Harriet Watson, John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Di ritardi e vestiti da damigella

Summary: Harry prese l'abito dall'armadio e lo fissò per qualche istante. Sapeva che avrebbe dovuto essere già dalla sposa in qualità di damigella. Era in ritardo, mostruoso ritardo.

Pairing: Sherlock/John implied; Harry.

Words: 2012 (XD figo!)

Rating: PG

Desclaimers: Not mine, gnè.

Notes: Per la Sherlothon dello SFI sul prompt #2 (“Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento”) TEAM CANON!




Di ritardi e vestiti da damigella




Whatever you do, dearie, don't get married.”

(Broken Blossoms)





Harry prese l'abito dall'armadio e lo fissò per qualche istante. Sapeva che avrebbe dovuto essere già dalla sposa in qualità di damigella. Era in ritardo, mostruoso ritardo.

Non le piaceva il colore. Non le piaceva il taglio. Non le piaceva il bouquet. Non le piaceva la chiesa.

Non le piaceva neanche la sposa.

Non era colpa sua: la chiesa era stata un'idea di lei, e John aveva, suo malgrado, accettato. Anche il matrimonio, del resto, era stata un'idea di Mary. Forse John aveva accettato anche quello suo malgrado.

Quando suo fratello l'aveva avvisata, lei aveva avuto il suo ben da ridire! Non che avesse funzionato, attenzione. Suo fratello era di un testardo... Del resto ne avevano parlato abbondantemente dell'impossibilità di ragionare con un John Watson che aveva preso un'irrevocabile decisione.

Harrieth sospirò, chiedendosi perché non aveva ancora buttato la tazza di caffè su quell'orrendo vestito. Era tutto sbagliato. Perché quello stupido, stupido, di suo fratello non lo capiva? Perché nessuno su quella dannata Terra riusciva a capirlo, se persino un'alcolizzata dall'intelligenza media come lei ci era arrivata?

Si guardò nello specchio lungo e poi osservò di nuovo l'abito. Lo tirò giù dalla gruccia con uno sbuffo. Aveva sempre detestato il rosa pesca.


«COME SAREBBE A DIRE CHE NON SEI A CASA?!»

Harry tossicchiò, lanciando occhiate imbarazzate in giro e uscì dalla chiesa.

«Cosa vuol dire che sei a Scotland Yard?» disse a voce più bassa al telefono «John, dovevi essere qui un'ora e mezza fa!»

«E infatti c'ero, Harry.» ribatté dall'altra parte quell'impunito «Solo che a me e Sherlock è venuta in mente un'idea per quel caso... Sai, quello del killer-»

«Non mi interessa, John!» lo interruppe lei «Qualsiasi cosa stiate facendo tu e Sherlock vi conviene finirla ora e precipitarvi qui!»

Riattaccò il telefono senza aspettare la risposta. Sì, era arrabbiata con John perché lui, lo sposo, era in ritardo e aveva raccomandato a lei di essere puntuale. Era infuriata perché, in quanto sorella dello sposo, toccava a lei spiegare il motivo del ritardo del suddetto sposo ad amici, parenti e soprattutto a sua madre.

Era incazzata per il rosa pesca. Quello era davvero troppo.


«John, ascolta, il matrimonio non è una stronzata. Ci devi pensare bene.»

«Ci ho pensato bene, e mi sembra la soluzione più giusta.»

«O più facile?»

«Harry, non essere ingiusta. Con Mary potrò avere tutto quello che desideravo: un po' di tranquillità, un lavoro stabile, dei figli-»

«L'Afghanistan è lontano. Hai smesso di volere quelle cose anni fa!»

«E se non fosse vero?»

«E se piuttosto fossi un coniglio spaventato?»

«Harry, non potresti essere semplicemente felice per me e basta?»

«John, sei un testardo della peggior specie. Stai facendo un errore madornale che finirà per ferire le persone a cui vuoi bene, e non ne sarai convinto finché non ci sbatterai contro con la testa tu stesso. La verità è che quello che vuoi ti terrorizza e in questo modo ti stai buttando sul male minore.»

«Vuoi forse insinuare che c'è il pericolo di mandare a monte tutto?»

«Qui non si tratta di pericolo, ma di inevitabile annientamento! Sarai infelice su tutta la linea, e anche Mary!»

«Basta, Harry. Questa è la mia decisione.»

«Allora d'accordo. Ricordatelo quando una notte ti sveglierai e ti accorgerai di essere nel letto sbagliato. Però se vuoi il mio appoggio, lo avrai.»

«Certo che lo voglio!»

«Non l'avrai!» (1)


«Harrieth, tuo fratello è in ritardo mostruoso.»

Lei sospirò. «Lo so, mamma. L'ho notato.»

«L'hai chiamato?»

«Mi ha detto che stava indagando su qualcosa con Sherlock, a Scotland Yard. Sarà qui prima della sposa, vedrai.»

Sembrava più rassicurata anche lei.

«E se ci avesse ripensato?» chiese sua madre in tono lugubre.

Harry si voltò di scatto a guardarla. «Non dirlo neanche per scherzo!» esclamò «Non gli perdonerei mai l'avermi fatta vestire in questo modo per niente!»

Sua madre le sorrise, improvvisamente commossa. «Oh, Harrieth.» mormorò scuotendo la testa «Mi ricordo il giorno del tuo matrimonio.»

«Lei guardò altrove alzando un sopracciglio, nervosa. Sapeva che sarebbe successo. «Mamma. Ti prego.»

«Ero così felice!»

«Io me lo ricordo a malapena. Dovevo essere ubriaca.»

«Lo eri, tesoro. Al ristorante, poi, hai dato il meglio di te.»

«Immagino. Ti sarai divertita alle mie spalle.»

«Mi sarei divertita di più se fosse venuta anche la madre di Clara.»

Harry chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. «Possiamo non parlarne? Almeno oggi.»

Sua madre annuì alzando le mani. «D'accordo, d'accordo. Scusa.»

La guardò amorevolmente e le tolse dalla fronte un ciuffo ribelle. «Vado a intrattenere le zie, così tu puoi tenere d'occhio il portone indisturbata.»

Sorrise anche lei. «Grazie, mamma.»

«Figurati. Quando si tratta di alleviarti le pene...»

Harry guardò sua madre che di malavoglia si dirigeva verso le sue tre, insopportabili, vecchie, acide zie. Camminò a passo svelto per la navata e scese i gradini fino al portone. Aspettò solo qualche minuto prima di vedere finalmente suo fratello e il suo testimone scendere dal taxi.

«Dove diavolo eravate finiti?» li accolse. John aprì la bocca per parlare, ma lei alzò la mano per fermarlo. «Zitto! Non voglio sentire scuse! Tu! Testimone!» aggiunse indicando Sherlock. «Al tuo posto, sbrigati. E se ti fanno qualche domanda puoi anche mandarli a fanculo. Fila!»

Sherlock ghignò annuendo e dopo aver scambiato un'occhiata con John, entrò nella chiesa.

«Lo raggiungo.» disse John provando a fare qualche passo, ma lei lo bloccò fisicamente.

«Non provarci, fratellino. Tu non me la conti giusta. Qui è successo qualcosa, quindi adesso troviamo un posto tranquillo e mi dici cosa ti passa per la testa.»

«Harry, non devo dirti assolutamente niente! Non ho niente!»

«Le tue proteste serviranno a poco, Johnald Duck. Vieni con me.»

Non usava quel nomignolo da quando suo fratello portava l'apparecchio mobile e parlava in modo buffissimo. Non riusciva a replicare in nessun modo quando lo chiamava così.

Lo trascinò nel lato più nascosto dell'ingresso, sulle scale opposte a quelle dove sarebbe passata la sposa.

«Avanti, che succede?»

John si guardò insistentemente i piedi, poi sospirò. «Io non ce la faccio, Harry.»

«Cosa hai detto?»

«Non posso. Non posso farlo.»

Rimase bloccata a fissarlo per un minuto intero. Il karma. Doveva essere il karma.

«Brutto stupido idiota pezzo di cretino!» sibilò, per non urlare al mondo la sua furia omicida. Perché era toccato a lei un fratello così stupido?

«Lo sapevo! Lo sapevo! Te l'avevo detto dall'inizio, John. Ma tu non hai voluto ascoltarmi! Sei uno stupido idiota!»

«Lo so.» disse solo.

«Cos'è successo che ti ha fatto cambiare idea?»

John scosse la testa con forza. «Non lo vuoi sapere.»

No... No. Harry chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. Di nuovo. «Allora è anche peggio di quello che temessi.»

«Non è quello che pensi!» farfugliò lui subito, gesticolando «Eravamo in taxi, e io avevo paura, ero nervoso e... E l'ho baciato. Non lo so perché. E' successo e basta. Io- io non l'avevo programmato, non pensavo potesse accadere, e invece...»

Si fermò un attimo. Sospirò.

«Non voglio farlo soffrire.»

«Solo che così hai incasinato più le cose!»

«Adesso smettila di rinfacciarmi tutto e aiutami a risolvere questa situazione!»

«Come faccio?» sbottò Harry, al limite della pazienza «Dimmi cosa posso fare!»

«Non lo so! Non lo so!»

Harry alzò le mani per calmarlo. «D'accordo, d'accordo. Niente panico.» disse «Andiamo per ordine. Eri nervoso per questo matrimonio, giusto?»

John annuì. «Esatto.»

«E' un buon punto di partenza. Tutti siamo un po' nervosi, all'inizio, è un buon segno.»

«La cosa non mi calma.»

«Allora, continuiamo. Eri in ansia per questo quando l'hai baciato, giusto?»

«Non lo so. Suppongo di sì.»

«Quindi tu tieni a questo matrimonio.»

«Certo.»

«Allora... Perché hai baciato Sherlock?»

John si mosse nervoso. «Non lo so! Non voglio farlo soffrire, forse volevo che capisse che per me è importante, nonostante il fatto che mi stia per sposare.»

Era tornato a gesticolare. Cattivo, cattivo segno.

«Ma per te è importante tanto da mandare a monte il matrimonio, o-»

«Non lo so!» la interruppe «Sono terrorizzato!»

«Non so cosa dirti, John! Se sapessi come, ti aiuterei!»

Rischiò davvero di alzare la voce, ma, nonostante la pazienza fosse finita da un pezzo, riuscì a ricomporsi leggermente, mentre suo fratello la guardava smarrito.

«Facciamo così.» sussurrò lui, con l'aria di chi si aggrappava all'ultima speranza «Dimmi quello che ti direi io se tu fossi me.»

Harry alzò un sopracciglio, incredula. «Cosa? E' da pazzi!»

«Ti prego, Harry!»

Lei alzò le mani, arrendendosi. «Ok, ok! Ehm...» Chiuse gli occhi per riflettere. Cosa poteva dire a un matto come suo fratello che non sapeva quello che voleva? E soprattutto, dove doveva indirizzarlo? Era davvero la cosa giusta?

«Harry! Abbiamo i minuti contati!»

«Ci sono!»

Lo prese per le spalle e lo guardò attentamente negli occhi.

«Ascoltami bene, John Hamish Watson. Quell'uomo è innamorato di te, sarebbe da stupidi non ammetterlo, e non oso neanche immaginare quello che ha dovuto sopportare per starti accanto in qualità di testimone durante questi ultimi mesi, e specialmente oggi. Nostra madre sta intrattenendo le zie di Norfolk – no, non ho la minima idea di chi l'abbia invitate! - e io mi sono dovuta mettere questo orrendo vestito per essere presente a questo matrimonio che io disapprovavo fin dall'inizio. Ma adesso hai bisogno del mio appoggio, John, e io ho intenzione di dartelo. Hai fatto questa scelta, fratellino, e la porterai fino in fondo. Adesso tu percorrerai quella navata, e ti sposerai, anche se per costringerti a farlo dovessi spedirtici a calci in culo.»

John la guardò sconvolto per qualche secondo, poi raddrizzò le spalle, come se si stesse mettendo sull'attenti.

«Ok. Sono pronto.» disse.

Harry annuì e non ebbe il minimo dubbio.

Si voltarono verso la cima delle scale, ma si fermarono. La sposa bloccava loro il passaggio.

Harry non poté fare a meno di pensare che, nonostante il vestito pacchiano e i capelli raccolti in modo troppo stretto, Mary era molto bella il giorno del suo matrimonio, a dispetto soprattutto del suo sorriso triste.

Non trovò la voce per chiederle da quanto tempo era lì.

Suo fratello tirò le labbra in un sorriso di panico. «Mary. Sei arrivata. Ti stavamo aspettando.» disse con un filo di voce.

Lei scese un paio di gradini, guardandolo. «Tu non mi vuoi sposare, John.»

Harry chiuse gli occhi, per non osservare oltre il preludio al disastro, mormorando: «Merda.» tra sé.

«Ma no! Non è vero! Sono pronto.» protestò suo fratello «Mi ero fatto prendere dal panico, lo ammetto, ma ora sono pronto. Sono qui.»

Mary scosse la testa. «No, John. Non sono io la persona giusta per te.»

John le prese le mani. «Ma che dici?»

Harry volle essere disperatamente da qualche altra parte.

«Tu non mi ami. Forse credi di sì, ma io lo so che non è vero. E non posso costringerti a fare qualcosa che desidero solo io.»

Sembrava una puntata di qualche soap opera spagnola. A Harry sarebbe venuto da ridere, se non fosse stato così tragico.

John balbettò qualcosa, poi sospirò. «Mi dispiace.» concluse.

Mary gli prese il viso tra le mani, e riuscì a mormorare appena: «Per favore, sii felice.» prima di andarsene senza voltarsi.

Harry e John si guardarono, e lei seppe precisamente cosa fare. Suo fratello aveva bisogno del suo appoggio, e, per stavolta, l'avrebbe avuto.

Salì i pochi gradini e si ritrovò diverse paia di occhi che la fissavano. Si fece forza e attraversò il corridoio fino all'altare. Lanciò un'occhiata a Sherlock, che probabilmente aveva già capito tutto solo guardandola. Si voltò verso il resto degli invitati, seduti eleganti e ordinati nelle panche della chiesa. Prese un bel respiro e parlò.

«E' finita. Potete andare tutti a casa. E' finita.» disse. (2)

Vide soltanto Sherlock correre verso i gradini. Verso il suo fratellino.

A mano a mano tutti gli altri, mormorando in coro il loro disappunto, prime fra tutti le zie di Norfolk, uscirono.

Si sedette sulla panca accanto a sua madre, la più bella e la più elegante di tutte. Non indossava il rosa pesca, almeno. Lei la guardò.

«Riuscirete mai tu e tuo fratello a essere felici?»

Harry alzò le spalle. «Non lo so.»

Lei annuì, comprensiva. Poi si alzò. «Ti chiamo domani per le novità.» disse «Fatti trovare sobria.»

«Ci proverò. Ma dopo una giornata come questa non te lo garantisco.»

Le diede un fugace bacio sulla fronte e se ne andò.

Harrieth restò sola nella chiesa. Alzò la testa verso le vetrate colorate dietro l'altare, godendosi il silenzio di quella enorme sala, prima così gremita di gente annoiata e rumorosa.

Sospirò, poi con calma si alzò anche lei e di nuovo percorse la navata centrale verso l'uscita, col rumore dei suoi tacchi come compagnia.

Si segnò mentalmente di togliere il vestito come prima cosa da fare appena tornata a casa. Forse avrebbe potuto ricavarne qualcosa di buono, cucendolo diversamente e buttandoci sopra del caffè.





Notes, again:

So, here we are again. Il secondo turno è appena cominciato. Bring it on.

Citazioni: (1) Will & Grace XDD; (2) Grey's Anatomy, tutta la questione del matrimonio non concluso, in realtà.

Broken Blossoms è invece un film del 1919 di Griffith. (Esame di cinema, vieni a me!)

Grazie perenne a Sonia.


  
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