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Autore: REAwhereverIgo    08/05/2012    3 recensioni
"Anche i demoni hanno un cuore" dal punto di vista di Rea!Che cosa le succedeva mentre Laura era occupata con Mephisto?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rea accompagnò l’amica a chiedere una nuova uniforme, ma senza risultati: le dissero che sarebbe dovuta andare dal preside, Mephisto Pheles, e che lui avrebbe potuto provvedere.

Al preside? A quel clown vestito male, intendi?

Non è un clown vestito male. È un uomo con gusti particolari, ecco

Quelli non sono gusti particolari, quella è cecità unita a idiozia e ad un po’ di sano masochismo, ecco cos’è” commentò Rea. Laura sbuffò.

Smettila! Se gli piace vestirsi in quel modo perché devi giudicarlo?” chiese.

Nei corridoi non c’era nessuno, anche perché l’orario di inizio lezione era passato da un pezzo. Rea si bloccò in mezzo alla strada e fermò Laura, costringendola a guardarla negli occhi.

Lui ti piace!” esclamò.

L’amica arrossì violentemente e abbassò lo sguardo.

No di certo! Ma ti pare? E poi è il preside, chissà quanti anni avrà!

Fase uno: negazione!

Ma smettila! Invece di vaneggiare corri, che siamo in ritardo anche oggi ed è solo il secondo giorno!” le disse cambiando discorso.

Tu non mi piaci, biondina!

Non chiamarmi così! Lo sai che non lo sopporto proprio” si lamentò Laura mentre Rea rideva.

Non vi sembra inappropriato andare in giro per la scuola quando dovreste essere in classe, giovani studentesse? Non si addice a fanciulle come voi gridare così per i corridoi” disse una voce alle loro spalle.

Le ragazze si voltarono lentamente.

Ehm…” balbettò Rea. Il preside le stava guardando sorridendo.

C’era qualcosa di sinistro nel suo sorriso, come se ci fosse un mistero dietro a quella faccia.

Signor Pheles, ci scusi, noi…

No, no, no, niente scusa. Andate in classe, su!” ordinò spingendole verso l’aula.

Aspetti, io le devo chiedere una cosa!” protestò Laura.

Vieni nel mio ufficio più tardi, cara, adesso c’è la lezione. Nel pomeriggio sarò nel mio studio a sbrigare delle noiose faccende burocratiche, non farti scrupoli a venire. A dopo!” le salutò scomparendo dietro l’angolo.

Rea fissò il punto in cui era un attimo prima.

Ma quello è tutto matto!” esclamò qualche secondo dopo.

Non riusciva a piacerle, era come se un campanellino d’allarme le suonasse in testa. Quell’uomo portava solo problemi, se lo sentiva.

 

 

Passò il pomeriggio a studiare, di nuovo sola perché Laura era in presidenza. Si chiese se non stesse diventando un’abitudine, la sua. Dopo aver finito i compiti guardò l’orologio. Era ancora presto, forse riusciva ad andare sulla torre. Uscì dalla stanza e guardò in giro: dell’amica nessuna traccia. Si mise a cercare la porta in fondo al corridoio e andò a sbattere per sbaglio contro un alunno, cadendo in terra.

Scusa, non ti avevo visto” disse. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti un ragazzo alto e slanciato, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Le tese una mano.

Vieni, alzati” la aiutò. Lei afferrò il suo braccio e si tirò su.

Tutto a posto?” le chiese. La ragazza annuì.

Sì, grazie. Adesso scusami, devo andare” si congedò. Riprese a camminare, ma non ricordava assolutamente dove fosse la porta per la torre. Sconsolata, si appoggiò ad una finestra.

Ma che sto facendo? Sarei dovuta rimanere in camera, con l’orientamento che mi ritrovo rischio di perdermi ancora, e invece sto girando intorno da un’ora a cercare una porta trovata per sbaglio ieri sera al buio. Sono un’idiota” si riprese.

Decise di tornare in stanza, tanto lì non ci faceva niente.

Sospirando si voltò, e finalmente lo vide: il corridoio che aveva percorso la sera prima.

Esultò.

Corse verso la porta e la spalancò, precipitandosi verso la cima.

Stavolta voleva vedere per bene cosa c’era lassù, senza fuggire. Ci impiegò meno della volta precedente, sapeva la strada e non aveva paura di ciò che poteva essere lì. Arrivò all’anello e aprì la botola.

Respira e vai, l’altezza non deve spaventarti” si disse. Uscì e sentì il vento sulla pelle. Con la luce del tramonto quella vista era più bella del giorno precedente: i raggi del sole brillavano sull’acqua e mandavano riflessi arancioni ovunque.

Cavolo” esclamò. Avrebbe voluto avere la bravura di Laura nel disegnare, così avrebbe potuto fermare quel momento.

Si mise a sedere lontana dal bordo in modo da non vedere direttamente sotto di sé e chiuse gli occhi. Il vento le accarezzava la faccia, facendola rabbrividire impercettibilmente. Quel posto era magnifico, non c’era altro da dire.

Ammirò il tramonto fin quando le stelle non comparvero in cielo. “Forse dovrei tornare a casa adesso” si disse.

Scese le scale lentamente e sorrise.

 

Buonasera! Com’è andata? Ti daranno la nuova uniforme?” disse Rea a Laura quando la vide entrare in camera. Si era stesa sul letto un minuto prima che lei arrivasse. La fissò incuriosita: aveva un’aria spettrale.

Sì, non ci sono stati problemi” disse l’altra.

Sembrava che stesse per cadere da un secondo all’altro, aveva la faccia bianca e gli occhi vacui.

Ehi, stai bene?” le domandò preoccupata.

Sì, credo di sì… io mi sento solo un po’… stanca” le rispose.

Fu l’ultima cosa che riuscì a dire prima che la ragazza la vedesse cadere a terra, svenuta.

Laura! Laura!” gridò Rea, in preda al panico. Che cosa doveva fare? Come doveva comportarsi? La scosse, cercando di farla svegliare, ma era tutto inutile: non reagiva. Spalancò la porta in cerca di aiuto, ma non c’era nessuno in giro.

Vi prego, qualcuno venga a darmi una mano! La mia amica è a terra svenuta!” gridò. Apparve qualcuno da dietro un angolo e lei si precipitò verso di lui, col fiatone.

Ti prego, per favore devi aiutarmi! La mia amica è svenuta quando è tornata in stanza, non so che fare” lo implorò. Si rese conto solo qualche minuto dopo che si trattava del ragazzo contro cui aveva sbattuto nel pomeriggio.

Tu?” chiese stupita, dimenticandosi per un momento il motivo per cui era così disperata.

Che succede? Ci sono problemi?” chiese lui, vedendola preoccupata.

Lei, ricordandosi il motivo della sua agitazione, gli spiegò velocemente cos’era successo e il ragazzo la tranquillizzò.

In che stanza dormite?

Siamo nella 121, nel corridoio dietro l’angolo” rispose lei.

Allora vado a chiamare l’infermiera. Tu vedi se riesci a mettere la tua amica sul letto, io torno subito” le promise. Rea lo guardò con gli occhi pieni di gratitudine.

Grazie, grazie, grazie!” disse. Tornò in camera e cercò di alzare Laura da terra. Doveva aver preso una bella botta in testa, aveva un bernoccolo gigante sulla fronte.

Non essendo molto forte le ci volle un po’ per sdraiarla sulle coperte, ma infine ci riuscì. In quel momento qualcuno bussò.

Arrivo!” gridò. Spalancò la porta e si trovò davanti un’infermiera con il viso simpatico e due uomini dietro di sé.

E’ qui la ragazza svenuta?” chiese.

Sì, è lì, sul letto. Non so che cosa sia successo, è tornata in camera e ha perso i sensi. È grave?” domandò in preda al panico. “Fa’ che non sia nulla, fa’ che non sia nulla…”.

La dottoressa toccò il polso di Laura, poi le sentì la fronte e le ascoltò il battito. Sorrise e si voltò verso Rea.

Sta bene, forse è stata solo un  po’ di stanchezza. Che ne dici se la portiamo in infermeria?” le propose. Sollevata, la ragazza annuì.

La terrò in osservazione fino a domattina, tu puoi rimanere qui se vuoi. Tanto là non ci faresti niente” disse. Rea era un po’ titubante nel lasciare sola Laura.

L’infermiera vide che esitava e le mise una mano sulla spalla per farla ragionare.

Ascoltami, stanotte non ci faresti niente là, perderesti solo ore di sonno preziose, invece se rimani qui e ti riposi domattina sarai più utile alla tua amica. D’accordo?

Va bene, non vedo molte alternative” concesse la ragazza.

Si guardò intorno, notando solo in quel momento la mancanza di qualcosa.

Dov’è il ragazzo che è venuto a cercarvi?” domandò. La donna ci pensò su un attimo.

Stai parlando di Rin Okumura? Suo fratello è venuto a cercarlo e sono andati via insieme” le rispose per poi uscire dalla stanza chiudendosi dietro la porta.

Peccato, avrei voluto ringraziarlo” pensò Rea.

 

  
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