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Autore: REAwhereverIgo    07/05/2012    4 recensioni
"Anche i demoni hanno un cuore" dal punto di vista di Rea!Che cosa le succedeva mentre Laura era occupata con Mephisto?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL BACIO DELLE FIAMME

L’ACCADEMIA

Rea aveva deciso di seguire Laura alla True Cross Academy solo perché non voleva rimanere da sola. Sapeva che, se non fosse andata con lei, se ne sarebbe pentita, così, quando erano salite sul treno, si era sentita tranquilla e rilassata: stava facendo la cosa giusta.

Allora ci siamo, eh Rea?” le chiese l’amica. Lei annuì.

Già. Siamo proprio sicure di voler stare in un’accademia? Insomma, non sarà come una specie di convento dove non possiamo fare niente?

Speriamo di no!

Magari è un castello enorme dove ci sono i demoni e i fantasmi!” sperò lei. Sapeva benissimo che Laura ne era terrorizzata, però a lei piaceva l’idea che esistessero nel mondo delle cose sovrannaturali. Ne era affascinata.

Vide una luce in fondo al tunnel.

Ehi, credo che ci siamo!” esclamò avvicinandosi al finestrino.

Un altro mondo si spalancò davanti ai suoi occhi, lasciandola a bocca aperta.

Oddio!” pensò: non era una semplice scuola, era un vero e proprio paese! Le ragazze rimasero a bocca aperta, incapaci di parlare. La montagna sulla quale si ergeva la scuola aveva alla base una città che si estendeva per qualche chilometro, circondata da una baia.

Non… non mi sembra proprio un convento, sai Rea?” disse Laura.

L’altra annuì, ancora troppo stupita per rispondere.

 

 

L’interno della True Cross era enorme, talmente grande che ci si poteva perdere da un momento all’altro. Spaventate e insicure, le due ragazze rimasero vicine fin quando il preside tenne il discorso.

Le lezioni inizieranno la prossima settimana, così potrete ambientarvi e sistemarvi per bene. Benvenuti alla True Cross Academy, ragazzi!” disse.

Era un tipo strano: vestito di bianco con buffe calze a righe rosse, portava una tuba dello stesso colore del vestito e un foulard rosa a pois. Rea voleva scoppiare a ridere per quella tenuta così assurda e si voltò verso Laura per vedere come stava reagendo. Con sua sorpresa, l’amica sembrava rapita da quell’uomo.

Che stai guardando?” le chiese. Quando lo comprese, rabbrividì.

No! Non ci pensare!” le disse scuotendola.

A cosa? Chi stava pensando? Ti sembro il tipo che pensa?

Laura, non dirmi che ti piace il preside, ti prego non dirmelo!” implorò disperata Rea. Si stavano dirigendo verso le loro stanze. Sarebbero state in camera insieme.

Possiamo parlarne una volta da sole?

Sei un’idiota, ricordatelo, ma va bene” le disse.

Sapeva per esperienza diretta che quando Laura si innamorava non esisteva nient’altro che il soggetto del suo interesse.

Era stato così già due volte e in entrambi i casi loro avevano litigato.

Stavano cercando la stanza a caso, seguendo la massa, e ci impiegarono venti minuti per trovare l’alloggio. Quando, finalmente, aprirono la porta, Rea volò letteralmente sul letto.

Questo posto è gigantesco! Sei sicura di non perderti?” insinuò Laura, sogghignando. Il senso dell’orientamento dell’amica era paragonabile a quello di un cieco in un labirinto.

Cosa vorresti dire? Guarda che potrei dirti la stessa cosa!” rispose lei arrabbiata.

No, non puoi. Io so orientarmi molto meglio di te e lo sai benissimo” ribatté Laura sedendosi sull’altro letto.

Ah sì? Ora la paghi!” le disse Rea, catapultandosi dall’altra parte della stanza e stendendola sul letto. Iniziò a farle il solletico sui fianchi, dove sapeva che l’amica soffriva moltissimo.

No! No, ferma, no! Ahahahahah, smettila, ti prego!

Chiedimi scusa! Chiedimi subito scusa!

Ok, ok, mi arrendo. Scusa!” disse l’altra tra le lacrime.

Mmh… forse posso perdonarti… ma ad una sola condizione!” concesse Rea rimanendo a bloccare Laura.

Cioè?

Cosa stavi guardando prima?” domandò minacciosa puntandole un dito contro. La ragazza sbiancò.

Niente! Te l’ho già detto!” disse.

Rea sospirò, già rassegnata alla catena di eventi che sapeva stavano per avvenire. Non importava quanto si nascondesse dietro a stupidi “niente”, Laura era già innamorata e questo significava solo una cosa: guai, grossi, grossissimi guai.

 

 

Rea non si era mai considerata una persona attraente: piccola, abbastanza in carne, con la pelle piena di lentiggini anche in faccia e i capelli rossi, si riteneva una ragazza mediocre. Non aveva mai attirato l’attenzione dei ragazzi, né ci aveva mai provato. In realtà, a causa del suo carattere irriverente e sarcastico, di solito tendeva a far scappare la gente. Aveva imparato a convivere con questa cosa, ormai non se ne faceva nemmeno più un problema, però ogni tanto era frustrante vedere come le altre ragazze erano capaci di fare amicizia velocemente e lei no.

La sera prima della prima lezione scolastica era nervosissima. Si era stesa sul letto a fissare il soffitto per non pensare all’ansia che la stava tormentando, ma era inutile.

Come credi che sarà il primo giorno di scuola?” chiese Laura.

Sinceramente, non lo so. Non pensavo neanche che avrei mai dovuto tornare a fare la studentessa dato che avevamo finito il liceo, però devo dire che questo posto ha qualcosa di magico. Mi attira molto l’idea di passare i prossimi tre anni qui” disse pensandoci. Era vero, aveva l’impressione che dietro all’apparenza ci fosse un segreto enorme.

Mi fa quasi paura questa nuova avventura, sai?” disse Laura.

Perché?” le chiese Rea, incredula.

Pensaci un secondo: dobbiamo ricominciare da capo, farci nuove amicizie, creare un nuovo giro per uscire, non possiamo tornare a casa quando vogliamo, siamo lontane dai nostri genitori…

Laura, forse questo è un bene, no? Insomma, dobbiamo riuscire a conquistare un po’ di sicurezza in noi stesse, di indipendenza” le rispose Rea.

E se non ce la faccio?

Perché non dovresti, scusa?” ribatté.

Sapeva che l’amica era forte se ce la metteva tutta e sapeva che poteva fare ciò che voleva. La costanza non era ciò che le mancava.

Quando spensero la luce, i dubbi assalirono Rea. Se non fosse piaciuta ai suoi compagni? Se per qualche motivo si fosse ritrovata sola? Non voleva tornare ad avere paura del buio. Ogni volta che stava male emotivamente non riusciva a spegnere la luce prima di dormire, temeva che sarebbe stata assalita da qualche mostro creato dalla sua mente.

Sorridendo nel pensare a quanto era infantile, chiuse gli occhi.

 

 

Quando entrarono in classe il mattino seguente rimasero a bocca aperta: era un’enorme stanza, lunghissima, molto più della loro vecchia aula. C’erano grandi finestre da un lato, e una lavagna in fondo. I banchi erano disposti in file orizzontali, in ognuno dei quali potevano sedersi due persone.

Ma questa è una classe o sono due?” esclamò Rea mettendosi a sedere. Laura prese posto vicino a lei.

Credo sia una. Credo” rispose l’altra. Entrò un insegnante dall’aspetto austero e intransigente, che iniziò subito la lezione, senza troppi preamboli.

Facendo finta di prendere appunti, la ragazza si mise a scrivere a caso, come solito. Non capitava quasi mai che riuscisse a stare dietro ai professori quando spiegavano, così aveva trovato il modo per non farsi riprendere quando non ascoltava: si metteva a scrivere su un quaderno le prime cose che le passavano per la testa e i pensieri se ne andavano da soli. Laura le dette una botta sul braccio.

Sì?

Rea, l’hai visto anche tu?

Che cosa?

C’era un cagnolino che correva in cortile!

Può darsi. In fondo, non hai visto tutte le case che sono qua intorno? Magari si era perso” la rassicurò.

Perdersi dietro ad un animale era l’ultima cosa che aveva voglia di fare.

La campanella suonò poco dopo e, a causa della grandezza della scuola, dovettero correre per arrivare in tempo alla lezione successiva, e così via fino all’ora di pranzo. Rea si accasciò su una sedia e sbuffò.

Mi sembra di fare la maratona invece di seguire dei corsi scolastici” osservò.

Questo posto è enorme, e non è semplice riuscire ad arrivare da una parte all’altra dell’edificio in soli cinque minuti!” si lamentò Laura.

Cosa vuoi farci? C’est la vie” rispose.

Erano sfinite, ma nel pomeriggio avevano ancora due corsi da dover seguire.

Voglio tornare in camera e dormire fino a domani!

Mi basterebbe un’ora per riposarmi come si deve

No, troppo poco” la pausa pranzo durava un’ora e loro ebbero il tempo di rifocillarsi e riposarsi. C’era una vista mozzafiato dal cortile, che si apriva sulla baia. L’odore dell’acqua le raggiungeva fino a lì e Rea si chiese quando avrebbe potuto andare di nuovo al mare.

Sentì la campanella suonare in lontananza e si girò.

Andiamo, non voglio fare tardi il primo giorno” disse a Laura. Si incamminò verso l’aula successiva, tenendo in mano il foglietto che i professori le avevano dato. Si rese conto di aver preso per sbaglio anche quello dell’amica e si girò per restituirglielo.

Devo averlo da stamani, è tu… Laura?” chiamò, rendendosi conto di essere sola. In mezzo a tutta quella gente non riusciva a vedere bene e dato che l’amica era più bassa di lei il compito le era anche più difficile. Perse mezz’ora a camminare in cerchio, tentando di vederla spuntare tra gli studenti, ma invano. Dovette correre come una forsennata per arrivare in classe.

Professore… mi dispiace di aver fatto tardi… scusi…” disse entrando come una furia. Stava cercando di riprendere fiato, rossa come un peperone perché tutta la classe la stava guardando.

Tu sei Arikushi o Shintuki?” le chiese l’insegnante.

Shintuki… Shintuki Rea” rispose la ragazza.

Siediti, dato che è il primo giorno ci passerò sopra, ma non rifarlo più o sarò costretto a prendere provvedimenti” la avvertì.

Sì, mi dispiace” si scusò di nuovo. Si sedette in fondo all’aula, attenta a tenere la testa bassa e a non fare rumore. Questa volta Laura doveva avere una buona scusa.

 

 

Rientrò in camera da sola. Non era riuscita a trovare l’amica, né a parlare con qualcuno. Con la cartella in mano e lo sguardo basso, si avviò per il corridoio. Non c’era niente da fare, in qualsiasi situazione si trovasse finiva sempre da sola: a musica; a scuola; a casa. Non era capace di stare con le persone senza rendersi ridicola in qualche modo. Il fatto di essere anche una testa calda non l’aiutava: appena le si diceva qualcosa di vagamente offensivo scattava e rispondeva a tono. Doveva commentare qualsiasi cosa succedesse e non era in grado di stare zitta.

Quando arrivò davanti alla porta della stanza si fermò. Non aveva compiti da svolgere né appunti da studiare per il momento, perché non esplorare un po’ la scuola? Entrò a posare la cartella e poi uscì per vedere com’era fatto l’edificio.

Il suo senso dell’orientamento non era in grado di farle capire dove si trovava, così improvvisò: prima seguì un gruppo di ragazze che dicevano di dover andare in cortile, poi le lasciò per andare dietro ad un professore. In un paio d’ore riuscì a trovare la palestra, l’infermeria e l’aula insegnanti. Contenta di come era riuscita a non perdersi, Rea non pensava che adesso doveva rientrare in stanza.

Oddio, e adesso?” si chiese. Da dove era venuta? Dov’erano i dormitori femminili? In preda al panico, si mise a camminare senza una meta.

Calma, stai calma, non ti preoccupare, vedrai che adesso riesci a trovare la camera” si disse. Vagò senza sapere dove stava andando e vide dalle finestre che fuori si faceva buio. “Laura sarà già rientrata, se non torno verrà a cercarmi” pensò.

Finalmente riuscì a vedere una porta in fondo al corridoio.

Io sono passata da una porta simile, magari è quella!” esultò.

Quando la aprì si rese conto che non aveva percorso quel corridoio quando era andata lì: c’era una specie di scalinata senza fine che saliva sparendo nel buio.

Non dovrei andare lassù, probabilmente ci sono i mostri o i vampiri, e poi non c’è luce” consigliò a sé stessa. La cosa che caratterizzava Rea era che i consigli che si dava erano saggi e giusti, ma lei non ne seguiva nemmeno uno. Decise di salire.

Via, via che lasciava dietro di sé la sicurezza della porta ed entrava in quel buio fitto in cui spariva la scala, sentiva che non avrebbe dovuto essere lì. Appoggiandosi con una mano alla parete per evitare di sbattere contro il muro, continuò imperterrita a salire, nonostante la fifa. “Se sono arrivata qui, ormai, posso arrivare in cima, giusto?” passò qualche minuto prima che la sua testa toccasse qualcosa. Spaventata si abbassò, temendo che ci fosse un mostro sopra di lei, poi allungò una mano.

Questo è legno” disse. Seguendo il contorno con le dita trovò una specie di anello che pendeva. Lo tirò verso di sé e una botola si aprì davanti ai suoi occhi.

Uscì fuori all’aria aperta e si ritrovò in cima ad una torre, da cui poteva osservare la baia e parte della True Cross dall’alto.

Oddio!” gridò. Soffriva di vertigini e quell’altezza le dava la nausea. Camminando a ritroso con molta calma cercò di rientrare, poi il suo sguardo fu attratto da qualcosa. Ci fu una specie di lampo blu, seguito dal buio più completo, vicino al cancello d’ingresso.

Ma che diavolo…?” si chiese.

Vide qualcosa muoversi vicino a dove era esplosa la fiamma e poi scomparire. Impaurita, tornò di corsa dentro.

 

 

Riuscì a ritrovare la camera dopo poco; rispetto a dove aveva trovato la porta non era molto lontana.

Poco dopo tornò anche Laura e lei l’aggredì subito.

Dove sei stata?” le chiese.

Mi sono persa!” si scusò Laura riprendendo fiato.

Sei completamente idiota? Mi hai lasciata sola!

Mi dispiace ma dopo il pranzo ti ho persa di vista e poi ho seguito il cane…

Quale cane?

Quello bianco di stamani!” spiegò lei, angelicamente. Rea rimase basita.

Tu… hai passato la giornata a inseguire un cane?” chiese incredula.

Più o meno” annuì Laura

Non ho parole” esclamò lanciando le braccia in aria. Poi la osservò meglio.

Cosa hai fatto alla gonna? Sembra bruciata” le fece notare. In effetti, il retro della gonna era nero in fondo. Laura lo guardò stupita.

Non lo so proprio” rispose.

Sei un caso perso” sospirò sconsolata.

Dai, andiamo a dormire, sono stanca” le disse.

Non riuscendo ad addormentarsi, Rea si chiese come mai aveva visto del fuoco blu. Che lei sapesse non esisteva in natura una cosa simile.

Si ripromise di parlarne con Laura la mattina dopo.

 

  
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