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Autore: Cheshire_Blue_Cat    08/05/2012    1 recensioni
... bene, questa è la prima fic che pubblico e, anche se sono cosciente che fa veramente schifo, spero che piaccia a qualche buon anima ^.^ parla di una ragazza che non è umana, si chiama(casualmente -.-) Lirin e sul suo passato è gettato un velo di mistero su cui lei intende far luce, ovviamente possiede un'Ombra(di mia invenzione)... bhe, spero vivamente che qualcuno legga questa schifezza... P.s. ho preferito scrivere che i personaggi fossero un po' più grandi che nell'anime... spero non dispiaccia a nessuno. ^.^
P.p.s. ho apportato alcune modifiche al capitolo 8 per chi fosse interessato... -.-" mi ero dimenticata che per inserire i dialoghi bisogna usare i trattini e non le virgolette... pardon! ^.^
//Incompiuta... già... mi duole il cuore, ma alla fine ogni storia è già finita appena si scrive la prima parola per chi la scrive quindi anche questa storia prima o poi avrà una fine//
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Blood Demon

 
- Avanti micetta, che ti succede? Non tiri più fuori le unghie come facevi prima? - la prese in giro Schneider prendendola per il collo della maglietta con una facilità sorprendente e sollevandola da terra.
Lirin cercava di tenergli i polsi per impedire che stringesse di più la presa, non se lo ricordava così forte e poi con quegli anelli che portava ai pollici faceva ancora più male quando stringeva. Era tutta colpa di quel medaglione.
Non aveva in mente esattamente quello quando aveva pensato di tenerli impegnati finché Shu e gli altri non fossero riusciti a raggiungerla.
Fu scaraventata a terra per l’ennesima volta e l’impatto col terreno le mozzò il respiro in gola e tossì parecchie volte prima di riuscire a mettersi almeno in ginocchio. Ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo che Schneider le afferrò il viso bloccandole qualunque movimento, la presa era di ferro e faceva male, tanto da farle uscire un paio di lacrime involontarie.
- Ti sto facendo male? - le chiese il ragazzo con cattiveria. Da umana divenne un Demone e ringhiò senza ottenere però grandi risultati. Provò a dibattersi, ma Schneider non si muoveva e continuava a stringerla così che provò a mordergli il polso con i canini a punta, ma per quanto tirasse e strappasse rimase lì fermo come una statua anche quando il polso cominciò a grondare sangue.
- Lasciami… - piagnucolò Lirin sentendosi mancare l’aria. Strano, ma la sua supplica fu ascoltata e finalmente fu libera di respirare la sua aria che subito le fu tolta con un calcio nello stomaco.
Si piegò in due e guardò il Manipolatore con odio, lui intanto se la rideva: - Direi che ora siamo pari. - ridacchiò sfiorandosi la guancia in quello che doveva essere un gesto involontario.
Lanciò uno sguardo fugace ad Andropov chiedendo aiuto, ma lui rimase immobile a guardarla. Freddo e rigido come un pezzo di ghiaccio e quello stramaledetto medaglione arpionato sulla maglia in corrispondenza del cuore.
Quindi è così che Loghi ha deciso di reagire, barattando l’anima dei suoi soldati con la potenza… pensò triste, la cosa peggiore che poteva aspettarsi da An era che lui la guardasse in quelle condizioni senza fare una piega: Deve essere davvero terrorizzato se è arrivato fino a questo punto…
Riusciva a sentire i ruggiti di dolore delle Ombre e gli evocatori provenienti dal colosseo di ghiaccio e quello non faceva che riempirla di angoscia ancora di più, poteva solo immaginare come se la stessero passando Zola e Marumaro in uno scontro tre contro due con avversari di quella portata.
- Credo ti faccia piacere sapere che Loghi ha scoperto cosa sei veramente. - parlò ancora Schneider sibillino avvicinandosi: - Sei bastarda, e non sei un Demone come dicevi di essere. - un sorriso di scherno gli incurvò la bocca in una smorfia.
Si sentì legata, con le spalle al muro e avrebbe preferito la morte piuttosto delle catene. Aveva già sentito la terra crollarle sotto i piedi parecchie volte, quella volta però si sarebbe spostata e avrebbe lasciato che la rabbia finalmente la controllasse.
Sbatté un pugno per terra ferendosi le nocche: No, non finirà così. Prima devo sapere la verità, su tutto, e strappare ad An quell’affare dal petto… si rialzò con estrema scioltezza per una che era stata buttata a terra una decina di volte e la sua aura azzurra divampò come un inferno attorno a lei. Un inferno azzurro e terribilmente feroce.
Fremette, di una furia cieca.
Da lì tutto quello al d fuori di lei e i due Manipolatori che si trovava davanti non aveva importanza.
- Nessuno e dico NESSUNO può sperare di chiamarmi bastarda e rimanere vivo! - urlò furente mentre Kirillion spuntava dalle Tenebre, molto più possente e enorme di quanto fosse di solito. Gli occhi rossi erano senza pupilla e brillavano di una voglia malsana e violenta.
Forse da lì il tempo rallentò o divenne più veloce, non sapeva dirlo con certezza, ma all’infuori di loro vorticava tutto come se fossero nell’occhio di un ciclone.
La dragonessa ruggì e si lanciò addosso all’Ombra di Schneider con tale violenza da scaraventare tutti e tre lontano una ventina di metri dal colosseo di ghiaccio.
Anche gli occhi di Lirin erano diventati vuoti, ma erano totalmente viola, i canini erano più lunghi e sporgevano dal labbro inferiore insieme ad una goccia di sangue. I muscoli erano tesi, le orecchie feline spostate all’indietro e la coda frustava nervosamente l’aria.
Erano due contro una, non avrebbero dovuto temere per la loro sorte, ma la furia che aveva cominciato a consumare Lirin li aveva fatti indietreggiare e un violento tremore li aveva scossi dalla testa ai piedi. Però non si tirarono indietro e provarono ad attaccarla.
Nessuno dei cristalli di Andropov o delle frecce di Schneider riuscì a scalfire le squame dell’Ombra, ma solo quel tentativo fece inferocire Kirillion come un toro alla vista di un mantello rosso.
- Troppo lento. - sghignazzò Lirin con voce ruvida, sembrava che ogni sillaba le graffiasse la gola da come parlava e si avvicinò, quasi non fu possibile vederla mentre copriva i cinque metri che la separavano dagli avversari.
Sguainò la spada in un sinistro stridore e caricò il fendente con forza sovrumana, Schneider incespicò cercando di schivare, ma fu colpito lo stesso, sulla coscia, così che crollò a terra subito tenendosi la gamba con una smorfia e cercando di ignorare i pantaloni che si macchiavano e il sangue che gli serpeggiava giù dallo stivale.
Senza alzarsi tentò di far ricorso a tutte le energie residue più quelle del medaglione per scagliare un nugolo di frecce addosso a Kirillion, l’Ombra fu presa alla sprovvista e un dardo biforcuto le si impiantò sul muso.
Il drago ruggì rabbioso spalancando le fauci e vomitando un torrente di fiamme verso l’Ombra-arciere e le si scagliò addosso intrappolandola tra la sua mole e il terreno.
Schneider boccheggiò sentendosi sull’Ombra quel peso immane e fissò spaventato Lirin che gli si avvicinava calma, composta, ma terribile. La serenità che ostentava l’evocatrice si scontrava con la pazzia violenta con cui la sua Ombra soffocava di pugni la creatura avversaria, fino a costringerla a rientrare nell’manipolatore per non farsi ammazzare.
Mai avrebbe creduto che quella ragazza potesse essere tanto potente, ma lei era lì, bella e inesorabile, la sua Morte fatta persona. Lo pensò davvero, lei era la Morte e nessun dispositivo avrebbe mai potuto fermare la sua falce, la guardò stralunato mentre cercava ancora di indietreggiare.
Per un attimo gli sembrò persino che lei lo guardasse con tenerezza, ma fu solo un attimo, poi tornò alla sua maschera di crudeltà: - Mi aspettavo di più. - ringhiò a denti stretti avvicinando il volto al suo puntandogli addosso quelle due pozze di veleno che ora aveva al posto degli occhi.
Levò la spada e, ad occhi chiusi, gli mozzò di netto la testa.
Quando riaprì le palpebre, assaporando già l’odore metallico del sangue, vide solo Schneider guardarla con occhi vacui, terrorizzati e portarsi piano la mano al collo candido.
Lirin rimase un attimo sospesa, a bocca aperta, e spostò gli occhi su ciò che aveva incontrato la sua spada e si era miseramente diviso in due. Il cristallo ceruleo scurì e poi divenne polvere.
Quando cessò il tintinnio udì un respiro affannato, si voltò e poco distante da loro c’era Andropov, con il palmo illuminato proteso in avanti, l’Ombra che si agitava minacciosa e uno sguardo truce sul viso.
La Demoneaprì la bocca come a dire qualcosa, ma poi la richiuse subito e strinse l’elsa fino a farsi sbiancare le nocche, anche il ragazzo non parlò.
Rimasero a fissarsi per lunghi secondi prima che una scarica di cristalli taglienti come lame investì in pieno Lirin che incrociò i polsi sul viso per coprirsi. Il bagliore sprigionato fece tornare i suoi occhi alla normalità e, dopo aver ruggito un’ultima volta il suo grande furore al cielo, anche Kirillion si placò di poco.
Quando la luce scemò si ritrovò coperta di graffi e con i vestiti strappati in più punti. Sulle ginocchia, nelle cosce, nelle braccia e sul corpetto.
Tagli neri da cui scivolavano giù gocce di sangue demoniaco.
Non se ne curò: - An? - sussurrò muovendo un passo, ma lui non batté nemmeno le palpebre: - Mi hai mentito. - si limitò a dire.
E il terreno sotto i suoi piedi cominciò a creparsi: - Non è vero. - bisbigliò. Un altro cristallo le andò incontro aprendole un altro squarcio di buio. Sussultò e le ginocchia le cedettero appena prima che riuscisse a rimettersi in piedi.
Non ci fu momento che ricordasse più atroce di quello, quando vide Shu, Jiro, Kluke, Bouquet, Zola e Marumaro arrivarle dalle spalle facendole capire che almeno due dei Manipolatori erano morti. Il terreno sotto i suoi piedi s’incrinò ancora, sorreggendola a malapena.
- Come ci si sente ad essere dei bugiardi? - le chiese sarcastico non badando al pubblico, Lirin non rispose: - Avanti rispondi. - la incalzò.
Lirin fu scossa per una spalla da una presa familiare: - Lirin, ma che succede? - le chiese Jiro.
Lei scosse la testa con espressione angosciata.
- Mi ero fidato di te, ma ora capisco che non ti importa niente di nessuno. Hai mentito, a me e a loro, a tutti noi. Dove pensavi di arrivare? - ogni sua parola era una scheggia di ghiaccio che la trafiggeva. Quel discorso aveva lasciato parecchio stupiti Zola e gli evocatori che, a quel punto, non osavano più intromettersi.
- Sto cominciando a chiedermi da quale parte stai e se anche… questo… - si indicò: - … fosse tutta una finta… -
Lirin tremò: - No, non era una finta. - disse quasi sottovoce e si guardò indietro di sottecchi. Ora c’erano solo Marumaro e Jiro.
Fu quasi un sollievo e dalle parole decise di passare ai fatti.
Evocò una fiammata e da lì iniziò un combattimento che pareva all’ultimo sangue, a cui presero parte anche i due evocatori rimasti e nuovamente anche Schneider, ripresosi dalla ferita.
Combatteva, combatteva e basta, contro quel ragazzo con cui si era sfogata quella notte, che le aveva curato le ferite quando era caduta e che aveva baciato nella foresta.
E quel giorno scoprì anche che i cristalli di An potevano cambiare forma ad un suo comando e che combatteva impugnando un’alabarda cristallina, fu sicura di non aver mai provato dolore più atroce e gelido di quando riuscì a ferirla.
Non si parlavano, era una sorta di scambio di sguardi, colpi e sangue. Non si curavano minimamente degli altri tre, che sembravano impegnatissimi in uno scontro del tutto diverso.
Dopo poco però erano entrambi esausti, ma nonostante quello Andropov seppe approfittarne e, colto un attimo di debolezza dell’avversaria, la afferrò per le spalle e la inchiodò ad uno dei tanti massi che coronavano il loro campo di battaglia.
- Non mi hai mentito, dimmelo per favore. - ansimò stremato e ferito gettando via l’alabarda per tenerla ferma con entrambe le mani.
Lirin sgranò gli occhi per la sorpresa, ma si ricompose subito: - Non ti ho mentito. -
- E allora dimmi… - strinse di più la presa, finché non la vide sofferente: - … cosa sei. -
Silenzio e la voragine riprese ad aprirsi con inesorabile lentezza, pietra dopo pietra.
- Non lo so… - sussurrò con un groppo in gola, e si sentì solo la sua voce nel più completo vuoto. Le due Ombre svanirono.
- Bugiarda. Non mi sarei dovuto fidare. -
Talmente sembrava un’accusa che a Lirin tremolò il labbro: - Sono una bastarda e mia madre è una puttana! - gridò finalmente con le lacrime agli occhi e il nodo che aveva in gola si sciolse facendola parlare senza freno: - Quella sera, quando pioveva, non ti ho raccontato tutto. Non sono un Demone. Mia madre è una lupa, mio padre era una giaguaro, Mezzodemone per di più. - singhiozzò per prendere una attimo di fiato: - Sono un Mezzodemone, come papà… per questo posso diventare anche umana. -
- E allora? - le chiese An sempre con un volume di voce altissimo.
- I Demoni odiano gli umani! Io non potevo stare lì, quando ho ucciso quel bambino è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. -
A quel punto il suo appiglio franò, ma con gran sorpresa non cadde, rimase sospesa.
La voce di lui si addolcì appena: - Te lo richiedo. E allora? - Lirin smise appena di piangere e An continuò: - Hai solo paura che succeda di nuovo vero? -
Dopo quelle parole Lirin rimase letteralmente svuotata e ogni forza l’abbandonò, Andropov dovette sorreggerla per non farla cadere: - Ti prego, fidati. - lo supplicò con la voce rotta dai singhiozzi.
Lui però abbassò lo sguardo e scosse piano la testa. Il cuore di Lirin perse un battito e si squarciò con un sonoro “crack”.
An le tolse le mani dalle spalle, girò i tacchi e si stava allontanando. La ragazza, perso il suo sostegno che la reggeva in piedi, scivolò in ginocchio, si stava spegnando.
Però non l’avvolse il vuoto, qualcosa sotto lo sterno cominciò a graffiarla con insistenza facendole piagare in due con le lacrime agli occhi, la bocca spalancata in un muto grido e da cui fuoriusciva pigramente una goccia di sangue nero, come le Tenebre. Scivolò sul mento e nell’ansa della gola finché non si fermò e cadde sul terreno.
Seppur piccola, il suono del sangue che s’infrangeva sulla terra fu assordante e Schneider, Jiro e Marumaro si fermarono a guardarla, An si voltò, gli ultimi a cessare furono gli echi di due battaglie poco più in là, sicuramente dove c’erano Shu, Zola, Kluke e Bouquet e finalmente fu silenzio, spezzato solo dall’ansimare di Lirin, che cercava invano dell’aria. Qualcosa si era rotto dentro di lei e non solo a causa delle parole di Andropov, era un potere molto più potente e molto più distruttivo.
Poi la terra fu scossa dalle fondamenta e sembrò spezzarsi in due con un rombo assordante.
Lirin era immersa in un fuoco nero, ad occhi chiusi e con le mani sulle spalle. Il suo profilo divenne pressoché indefinito, assorbito dalle Tenebre e sostituito con il corpo immenso e serpiforme di un drago azzurro con un anello al collo. Non aveva sguardo, ma osservava un punto indefinito nel cielo.
Un attimo dopo, esattamente in quel punto, sorse la figura gigantesca di un altro drago, molto più grande dell’altro con un anello su ogni corno.
Un esplosione di luce inondò tutto il territorio accecando chiunque osasse guardare verso le due bestie.
An fu scaraventato per terra dall’onda d’urto e appena si fu ripreso chiamò subito Schneider con la ricetrasmittente: - Uno dei due draghi è proprio dove si trova il Generale! - gli urlò per sovrastare il boato creato dall’esplosione di luce. I due si ritirarono per correre dal loro comandante lasciando Jiro, Marumaro e Zola, sopraggiunta dopo aver sconfitto Lameire.
Il drago più grosso guardava in basso, ruggiva e strepitava spalancando le ali con sinistri rumori di strappo.
- Hanno perso il controllo. - immaginò subito Jiro, sperando di trovare una conferma in Zola, non sapendo cosa potesse esserci di peggio.
La donna però guardava le due colossali Ombre preoccupata, se non angosciata: - No, si sono fusi, Le due Ombre hanno inghiottito gli evocatori. -
- Quindi ora esistono solo i due draghi… - disse nervoso: - O solo Lirin e Shu? -
Zola non rispose.
Intanto le due Ombre si erano avvicinate pericolosamente e diventavano sempre più irrequiete man mano che la distanza diminuiva
***
Avanti! Fammi avvicinare ancora a Blue Dragon, così che il Drago possa finalmente risorgere!
Non capiva granché, ma riconobbe subito quella voce anche se più cavernosa e gutturale del solito: Kirillion… cosa stà succedendo? chiese con la voce (in quel caso era un pensiero…) impastata. Teneva gli occhi semichiusi anche se navigava in mezzo alle Tenebre, non sapeva qual’era il basso e qual’era l’alto, per questo ci mise un po’ a realizzare che il suo corpo fosse in posizione supina.
Da quella coltre di buio sentiva trapelare solo una grande rabbia, una rabbia bruciante, che la spaventò e riuscì a farle recuperare un poco di lucidità. Si mise a sedere, o almeno così le sembrò di fare, e si guardò intorno.
Lascia che le Tenebre ti mostrino la strada… continuò la voce: Non avere paura e dammi il tuo sangue… due occhi rossi e delle fauci nere irte di zanne emersero dal nero pastoso che la ospitava: Dammi il tuo sangue figlia della Morte! quella voce graffiante le ferì le orecchie e fu costretta a tapparsele. Urlò strizzando gli occhi fino a farsi male.
Non capiva, non aveva alcun senso chiamarla in quel modo, perché poi…
Si spiaccicò le orecchie feline sulla testa fin quasi a strapparsele pur di non sentire altro.
***
Kirillion sollevò una zampa e menò un’artigliata verso la corazzata di Loghi, appena decollata, mancandola però di un soffio. Ruggì di frustrazione e cercò gli occhi di Blue Dragon come conforto.
L’altro drago incrociò il suo sguardo, ruggì e con le fauci aperte caricò una fiammata azzurra verso la navicella.
Una luce rosata brillò flebile ai piedi dei due colossi e Kluke riprese i sensi. Guardò spaventata Blue Dragon che la sovrastava: Dov’è Shu? si chiese disperata e vide la sfera azzurra che vorticava tra le fauci del drago pronta ad essere scagliata.
Si rialzò in piedi: - Shu non farlo! -
Nell’esatto momento le fiamme guizzarono voraci verso la navicella in volo mancandola però di un soffio, ma facendola sbalzare di una ventina di metri buoni.
- Shu ti devi fermare! - urlò ancora Kluke.
***
Lirin ebbe il coraggio di riaprire gli occhi appena udì di sfuggita la voce di Kluke: Fermati Kirillion… ordinò all’Ombra con la voce più ferma che le riuscisse.
Tu allora mi darai il tuo sangue? chiese allora quel mostro vomitato dal buio, con voce persuasiva.
Lirin scosse la testa con energia: No, fermati e te ne darò una goccia…
L’essere mugugnò e poi scomparve, pian piano la luce cominciò a filtrare oltre la coltre di buio finché Lirin non svenne.
***
Riaprì gli occhi su un panorama desolato e udì le voci di Zola e gli altri, questo la tranquillizzò e, essendo esausta, si addormentò.
Shu al contrario si riprese immediatamente e la prima cosa che fece  fu correre affianco alla Demone riversa a terra. La fissò, con uno sguardo diverso, con più rispetto e timore. Zola gli si avvicinò lenta: - Credo che a questo punto la ragazza ci debba delle spiegazioni. - disse mesta.
Il ragazzo però era così assorto a guardare il corpo addormentato e ferito di Lirin da ascoltarla solo distrattamente. Stava riflettendo.
Ad interrompere il sottile filo dei suoi pensieri fu Bouquet che si precipitò giù dal cielo insieme ad Ippo trasformata in un airone dalle piume rosate.
Appena sbatté per terra dopo un volo a quanto pare vertiginoso riprese le sue sembianze normali e affianco a lei apparve la sagoma paffuta e violacea della sua Ombra, che aveva un’aria a dir poco affranta. Bouquet invece scoppiò in lacrime.
- Avevamo preso le Extra Sette… - piagnucolò cercando disperatamente di coprirsi gli occhi con le mani.
- Siamo tornati al punto di partenza… - fu il secco commento di Jiro, Ippo però si affrettò a peggiorare la situazione: - No, siamo messi peggio di prima. Per poco non ci catturavano e adesso l’astronave se n’è andata. Temo che non si presenterà più un’occasione come questa… - mugugnò afflitto.
Marumaro guardò pensoso Bouquet che piangeva: - Voi che le avete viste, potete dirci com’erano? - azzardò a chiedere.
La ragazza smise di piangere e sollevò appena gli occhi ancora umidi sui compagni.
- Dai, avanti! Dicci com’erano. - la incoraggiò Shu.
- Ok… va bene… - sospirò la ragazza pronunciando con voce smorta la formula che le permetteva di trasformarsi.
Subito al suo posto apparvero le sette pagine mancanti.
Shu sgranò gli occhi: - Siete sicuri che fossero proprio così? -
Ippo assentì: - Noi possiamo trasformarci in qualunque cosa vediamo con grande precisione, anche se per pochi minuti. - spiegò.
Bouquet riprese le sue abituali forme e continuò a guardare in basso: - Purtroppo non avremo mai le pagine originali… -
- Ce l’hai fatta Bouquet! - le dissero quasi simultaneamente.
 
- Come si sente Generale? -
- L’amplificatore di potenza è stato un disastro… -  disse Loghi a denti stretti,  ignorando la domanda e il dolore al braccio rotto che cercò di nascondere il più possibile contro lo schienale della sedia.
- Ma… - provò a dire Andropov, Loghi lo interruppe con un gesto di stizza: - Oggi ho perso quattro dei miei più validi Manipolatori, quasi ci rimettevate la vita tutti quanti me compreso. - rivolse un occhiata torva a Gilliam, seduto in un angolo della stanza con lo sguardo basso e tormentato a fasciarsi un polso.
- Eravate due contro una, lei era debole! E guardate come vi ha conciati! - sbraitò contro Schneider e Andropov osservando le loro numerose ferite per poi rivolgersi solo al più piccolo: - Avevi l’ordine di ucciderla. - gli ricordò.
Il ragazzo non obbiettò, si limitò ad abbassare il capo e, come gli altri, si congedò lasciando soli nella stanza Loghi e Delphinium.
- Posso sapere cosa la preoccupa tanto? Infondo, è solo una bambina. - chiese subito la donna.
Il Generale si alzò senza rispondere e si diresse verso una libreria sulla parete, dov’erano ammassati parecchi volumi antichi. Ne pescò uno con la rilegatura ramata e lo appoggiò di malagrazia sul tavolo sollevando un nugolo di polvere.
- Che stà facendo? - chiese Delphinium
Sempre senza parlare Loghi sollevò la copertina, vi erano dei fogli ingialliti e fittamente scritti con eleganti rune, il primo aveva un’immagine nel mezzo.
- Nella grande guerra tra Luce e Tenebre in molti presero parte al buio perché in esso risiedeva anche la Morte che, a chiunque si alleasse contro la Luce, aveva promesso vita eterna. Per questo, anche con l’arrivo dei Sette Soldati, la Luce stentò a rimanere in piedi di fronte all’esercito nemico. - Loghi lesse le prime righe poi guardò Delphinium, lei non disse niente quindi continuò.
- Uno dei Soldati non riusciva a controllare la propria Ombra, perché troppo potente e perché essa era attratta dalle Tenebre. Non riusciva a combattere senza ferire almeno uno dei suoi compagni.
La Morte, consapevole della debolezza dell’evocatore, lo attaccò quando era solo e riuscì a scindere il potere dell’Ombra in due entità. -
- Quindi gli evocatori erano otto. - lo interruppe Delphinium.
Loghi annuì e indicò l’immagine sul foglio: - Questo disegno rappresenta la Morte che combatte contro l’evocatore. -
- Non capisco cosa centri… - si arrese la donna fissando il disegno.
- Osserva bene il viso della Morte, i suoi occhi. - la incitò picchiettando sul foglio.
Delphinium si avvicinò per sorgere i particolari: - Viola? - chiese alla fine titubante.
- Questo disegno quindici anni fa era diverso. C’era un altro volto. - disse ancora Loghi osservando l’espressione stranita della donna.
- Vuoi che uccida io la ragazza? - chiese all’improvviso.
Loghi annuì.

ANGOLINO VANEGGIO XD
Buonsalve a tutti! :D *il caro, vecchio cespuglio che rotola*
Ero parecchio indecisa se questo capitolo dovesse andare così, ma alla fine l'ho pubblicato (povera me T.T) 
Spero piaccia anche se parecchio macabro O.O

Che devo dire... in questo periodo ho la divina illuminazione quindi metto a fine storia un altro disegno :D
... quello scarabocchio dovrebbe essere Andropov, con dietro l'immancabile Ombra, com'era ridotto quando combatteva con Lirin...
Spero piaccia ^.^ ciaociao
P.S. ringrazio ancora Julia per le splendide recensioni Image and video hosting by TinyPic
  
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