Libri > Black Friars
Ricorda la storia  |      
Autore: _Lady Cassiopeia_    08/05/2012    2 recensioni
Sophia Blackmore era una ragazza forte e decisa, Ashton non poteva far altro che ammirarla per la schiettezza con cui gli aveva confessato il suo amore.
Ashton invece, non faceva altro che nascondersi sulle labbra delle mille e più donne della notte, per dimenticare.
Perchè sapeva perfettamente che sarebbe stata lei, quella ad uscirne più ferita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Finchè morte ci unisca.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scacco matto, Ashton.
 
Quella mattina il sole splendeva alto nel cielo settembrino e un leggero venticello soffiava tra le fronde degli alberi, regalando un ultimo assaggio di quell’estate che ormai era giunta al termine.
Estate che, ovviamente, Sophia Blackmore aveva odiato con tutto il cuore visto il caldo torrido che l’aveva tormentata per tutto il periodo del tirocinio effettuato in ospedale.
Era quindi, vista la strana incompatibilità con l’estate, diventata lo zimbello di casa e dei suoi due migliori amici.
Julian e Jordan non facevano altro che deriderla, facendo spesso e volentieri, ridere anche lei mentre Cain non aveva mai detto nulla, regalandole solo un’infinità di abbracci per farla stare meglio, vista la sua temperatura corporea gelida.
Adrian invece, la guardava costantemente come fosse una figlia, una strana e mentalmente instabile creatura, ma sempre con l’affetto che si nutre solo per chi solitamente si mette al mondo.
C’era solo un soggetto, in quel paradiso di pace e amore, che disturbava il suo quieto vivere.
Ashton Blackmore, il maledetto incantatore di cuori.
O meglio, l’incantatore del suo cuore.
Non c’era stato verso per lei di scappare al richiamo di quelle sue iridi ametista così evidentemente innaturali ma così spudoratamente attraenti perché  Ashton era stupendo,  lo era sempre stato.
Anche durante quella breve vita umana, che non aveva mai concluso.
Non ce l’hai mai fatta contro di lui, Sophia, e probabilmente non gli resisterai mai.
Odiava essere così soggiogata da quella creatura magnifica che era il suo antenato, ma proprio non riusciva a trattenere il proprio cuore dal battere come le ali di un colibrì.
Il fatto poi che lui sminuisse quel suo sentimento, la mandava su tutte le furie e da quando il bel redivivo aveva cominciato a tornare al palazzo cittadino, tutte le mattine, con addosso l’odore di chissà quale prostituta, le cose tra lei e Ashton si erano inevitabilmente spezzate.
Non che ci fosse stato chissà cosa prima, ma aveva amato passare le serate a chiacchierare con lui.
Sospirò.
Ricordava ancora, quando qualche mese prima, Ashton l’aveva portata con sé alla cappella di famiglia, ricordava ancora ogni singola cosa di quella notte.
Ashton glieli aveva presentati tutti, i suoi antenati, soffermandosi in modo particolare su sua madre e suo padre.
Clarisse e Brian.
Tutti le dicevano che ricordava in un modo impressionante sua madre, la bellissima Clarisse Granville in grado di poter comandare a proprio piacimento le creature del Presidio, tuttavia il suo portamento era decisamente Blackmore.
Il suo sacrificarsi per gli amori della sua vita, il suo vivere appieno ogni singolo istante, la sua voglia di conoscenza e la completa mancanza del rispetto delle regole facevano di lei la degna figlia di Brian Blackmore.
In pochi conoscevano il suo secondo nome, e lei era piuttosto restia nel dichiararlo al mondo intero.
Non che se ne vergognasse, anzi le piaceva, ma non le sembrava che fosse adatto ad una ragazza come lei.
Al massimo, avrebbe accettato di essere chiamata Spina, non si aspettava che nel registro dell’anagrafe fosse stata registrata come Sophia Roseline Blackmore.
Si girò nuovamente nel grande letto a baldacchino, ricordare il tempo passato con Ashton non faceva che acuire il suo dolore già lancinante.
Vedere Ashton faceva nascere in lei pensieri talmente peccaminosi, che se solo qualcuno avesse immaginato cosa il redivivo le ispirasse, sarebbe finita in un monastero.
Non aveva più passato del tempo con il suo amato, troppo offesa da come lui sminuisse i suoi sentimenti.
Non aveva più cercato il dialogo, al massimo lo rimproverava per qualche suo atteggiamento non adatto al suo grado di gentiluomo facendolo sorridere con quell’aria tanto da schiaffi quanto seducente.
Qualcuno improvvisamente entrò e se non fosse stato per il rumore che il soggetto aveva fatto di proposito, non l’avrebbe neppure percepito.
Nascose velocemente la testa sotto il cuscino mentre Cain accendeva un paio di candele giusto per permettere ai suoi occhi umani di vederlo.
“Prima o poi ti ritroverò morta, ne sono certo. Come fai a sopravvivere a quell’ammasso arrotolato di lenzuola? Finirai per strozzarti da te, una di queste notti, sorellina.”
“Certo, ricordati che quando sarò morta, ti morderò personalmente alla giugulare.”
Cain Blackmore rise incantandola con quel trillo di campanelli che aveva per voce.
Lo vide uscire lasciando entrare la servitù che si adoperò per vestirla prima di spalancare le finestra e far entrare il caldo e la luce.
Si guardò allo specchio, truccandosi appena mentre le venivano raccolti i capelli in uno chignon elaborato.
Quando uscì dalle sue stanze, Cain era letteralmente sparito e si ritrovò a scendere sola.
Non che ciò le pesasse.
Il palazzo cittadino dei Blackmore era molto più Casa di qualsiasi altro luogo, lei lo adorava letteralmente e chiunque, viste le recenti ristrutturazioni dovute alla scoperta dell’ultima erede, non avrebbe potuto far altro che amare quel luogo.
Perché la felicità era tornata sovrana, nel casato di reggenza.
Scese le bellissime scale di marmo bianco con calma, già infastidita dal caldo.
Un lieve venticello fresco cominciò a soffiare accompagnandola per tutto il tragitto per la sala della colazione.
Entrò sorridendo, incrociando le iridi verdi di Adrian.
Il bel redivivo smise di parlare con Ashton facendole segno di accomodarsi.
“Buongiorno Adrian. Oggi sembra che non sia necessario che io apra la finestra per eliminare la puzza di bordello che solitamente v’accompagna, lord Ashton. Vi ringrazio per avermi concesso l’onore di non dover rischiare di farvi ardere tra atroci sofferenze.”
“Buongiorno a te, cara Sophia. Non essere troppo dura questa mattina con il nostro amabile parente, pare non sia stato in grado di nutrirsi a sufficienza.”
Guardò Adrian con un sorrisetto vittorioso.
La gelosia le attanagliò lo stomaco, aveva forse passato la notte con qualcuna che meritasse di non essere solo un pasto?
Non si mosse, pietrificata com’era dalla notizia.
“Chi quello donna che riesce a sopportarvi senza morirne, Ashton?”
Le iridi viola del bellissimo ragazzo la guardarono per un solo istante e mentre Adrian uscì dalla stanza, Sophia si ritrovò davanti al suo più grande fardello.
La sua condanna per l’inferno.
Accettò la mano che il bel redivivo le porse e si accomodò sulla sedia che lui stesso le sistemò.
La consapevolezza di averlo ancora alle proprie spalle le fece battere il cuore con una violenza tale, che probabilmente qualsiasi redivivo della città stava, in quel preciso istante, ridendo di lei.
Della sua debolezza.
Ma non importava, non in quel momento in cui lui era ancora dietro di lei.
Lo sentì poggiare le sua gelide labbra sul suo collo e depositarvi un bacio.
Non sentì nulla mai, ardere più di quel bacio, in tutta la sua vita.
“La presenza costante dei vostri occhi blu, nei miei pensieri, mi ha fatto perdere l’appetito questo notte, piccola Sophia. Vi auguro una buona giornata, milady.”
Quando Cain entrò nella stanza invitandola a seguirlo nel salone per giocare a scacchi, Sophia aveva lo sguardo puntato nel vuoto e un sorriso amaro sulle labbra.
Ashton era riuscito a fare breccia nel suo cuore, evitando accuratamente tutte le sue difese.
 
***
Se ne stavano seduti su due poltroncine davanti ad una scacchiera e Cain, come al solito, si era ritrovato a dover usare le pedine bianche, cosa che lo mandava letteralmente in bestia e Sophia lo sapeva benissimo.
Far spazientire Cain prima dell’inizio della partita, era la sua unica possibilità per provare a vincere.
“E vedi di non imbrogliare, capito Cain?”
Il giovane vampiro si ritrovò scosso dal tremore dell’ira, impossibile da trattenere vista la sua giovane età.
“Cain, calmati.”
Bastò quel lieve rimprovero da parte di Adrian e il giovane parve quasi calmarsi da sé.
Perché Adrian aveva potere su Cain ma non quanto Cain riusciva ad averne su di lui.
“Avanti, sei riuscita a farmi maledire il momento in cui ti ho chiesto di giocare con me. A te la prima mossa, milady.”
Sophia rise divertita mentre le prime note, di una delle magnifiche melodie che Adrian suonava per tenere compagnia ai due giovani, si libravano nell’aria.
In quel luogo era tornata la pace e Sophia non sapeva di averne quasi tutto il merito.
I suoi modi di amare il prossimo, l’entusiasmo nel parlare della loro esistenza di vampiri e quella consapevolezza che un giorno si sarebbe unita a loro, l’avevano portata a farsi amare subito da Adrian, Ashton e Cain.
Quando però il primo pedone di Sophia fu eliminato da Cain la moretta cominciò a sbuffare infastidita.
“Hai imbrogliato.”
“Cosa? Ma non è vero, Soph, sei tu che sei incapace nel grande gioco degli scacchi.”
“Non è vero, insomma, hai imbrogliato dai!”
Adrian scoppiò a ridere mentre i due si guardavano negli occhi con non buone intenzioni.
“Soph, mia cara, Cain questa volta non ha imbrogliato, stranamente.”
L’umana allora guardo il bel moro dalle iridi verdi.
“Adrian, hai appena infranto il nostro patto.”
il soggetto in questione sorrise appena mentre una voce fuoricampo attirò l’attenzione di tutti.
La risata di Eloise Weiss era una delle più belle che Sophia avesse mai sentito uscire da labbra umane.
La futura principessa Vandemberg la guardò con calore.
“Che piano avevi architettato, Sophia?”
Ashton comparve accanto alla giovane dama di Aldenor poggiandole una mano sulla schiena.
“Adrian appoggia Sophia nelle partite di scacchi, quindi Cain finirà sempre con il perdere perché Adrian finge di vederlo imbrogliare.”
Cain sarà il primo a scoppiare a ridere.
“Il piano  è cambiato, Sophia. Visto che finirei con il batterti sempre, ho chiesto io ad Adrian di fingere di vedermi imbrogliare.”
La giovane spalancò la bocca oltraggiata.
“Ecco perché non ti lamentavi mai, me l’avete fatta. Adrian mi hai spezzato il cuore.”
Il moro in questione rise.
“Non credo ne morirai.”
“Ne dubito anch’io.”
Eloise si avvicinerà.
“Ho sentito che studierai medicina, è così?”
Sophia annuì.
“Certo, Domina Heraclis sostiene che sia la migliore valvola di sfogo che io possa trovare; rischio altrimenti di diventare un’assassina seriale.”
L’ospite rise.
“Julian e Jordan, invece, si iscriveranno alla facoltà di Legge.”
“Esatto, ma non fa per me seguirli.”
Eloise tentennò e Ashton parve capire appieno la domanda che la ragazza voleva porgere all’ultima Blackmore.
Il redivivo rispose per lei.
“Tranquilla, ragazzina umana. Sophia saprà gestire la reggenza lo stesso.”
La diciannovenne sorrise annuendo.
“Certo, infondo Ashton e Cain saranno i miei servitori mentre Adrian sarà il mio braccio destro.”
Cain sbuffò mentre Ashton guardò la ragazza con uno sguardo quasi deliziato.
Forse, essere schiavo di quella ragazzina non era poi un’idea così orribile.
Ma c’era ancora un problema nell’aria, una domanda che nessuno decise di voler sentire.
Chi sarà il tuo promesso, giovane Sophia?
A chi darai la reggenza del tuo regno, chi sarà il padre dei tuoi figli?
 
***
“Sophia è diventata bellissima. Credo abbiate ricevuto non poche richieste per un contratto matrimoniale.”
Il redivivo annuì sospirando appena.
Sembrava stremato.
“In effetti pare che tutti la desiderino ma crediamo ci sia molto da lavorarci su e l’opinione della ragazzina avrà sicuramente un’importanza fondamentale. L’importante è che non si fidanzi con l’erede idiota del casato degli Stuart.”
Eloise annuì.
“Quindi state solo aspettando che lei scelga da sé?”
Ashton sorrise.
“Non proprio.”
“Oh.. non mi dirai che lei si è innamorata di voi!”
La sentì ridere sommessamente.
Si, la giovane Sophia gli aveva dichiarato il proprio amore con una determinazione e una passione tale che lui, impaurito, l’aveva rifiutata spezzandole il cuore.
Ora, il peso del rimorso, era fin troppo forte.
“Non c’è nulla di divertente, sto cercando di fargliela passare in tutti i modi, quella sua infantile cotta.”
La ragazza di Aldenor indurì i lineamenti.
“Non sminuire così i suoi sentimenti, Ashton.”
Lui trasalì, poi guardò l’ospite duramente.
“Le passerà.”
Lei non disse nulla, sospirando rassegnata.
 “Immagino la tua non sia una semplice visita di cortesia.”
La ragazza annuì porgendogli poi una busta.
“Volevo tu fossi il primo a saperlo, Ashton.”
 
Il Princeps Axel Fridrich Vandemberg e Lady Eloise Larissa Weiss
Sono lieti di invitarvi al loro matrimonio.
 
Il redivivo sorrise guardando la giovane donna che aveva dinnanzi a sé.
Com’era passato velocemente il tempo.
Eloise Weiss ormai era una bellissima donna ormai pronta per la vita coniugale assieme a quello scapestrato del principe Vandemberg.
“Ne sei proprio sicura?”
Lei rise.
“Non mi sto mica chiudendo in gabbia, lo sai che farò comunque quello voglio anche da sposata.”
Lui rise.
“Non smetterete mai di stupirmi, voi umani.”
“Sarai tu che non smetterai mai di stupirmi, innamorarsi così e non dirmelo neppure. Non è carino, Ashton.”
Lui ghignò appena.
Scacco matto, Ashton.
Ormai era chiaro come la luce del sole che prima o poi lui avrebbe ceduto, quella mattina infondo era solo stato l’inizio.
Si, aveva deciso, Sophia prima o poi avrebbe capito cosa realmente lui provasse per lei.
 
 
 
Questa storia l’ho scritta parecchio tempo fa, ma non l’ho mai pubblicata prima e non so il perché.
E’ il capitolo iniziale, la prima storia della mia serie.
Sophia x Ashton ovviamente.
Spero di cuore qualcuno spenda un po' di tempo semplicement
e per scrivermi cosa ne pensa, ci terrei molto.

 
_Lady Cassiopeia_ 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Black Friars / Vai alla pagina dell'autore: _Lady Cassiopeia_