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Autore: TimeLady    08/05/2012    3 recensioni
«- Io direi di darcela a gambe... - cominciò Travis prima di cominciare a correre.
Lo seguii, visto che anche il mega scorpione aveva cominciato a inseguirci. Una volta raggiunto lo presi per un polso e ci nascondemmo dietro un pino.
- Ma cosa ti è saltato in mente?! - sibilai.
- Quella roba ci mangia a colazione! - mi sussurrò lui.
- Hai visto cosa ha al collo? -
- Veramente ero più preoccupato per le tenaglie, il pungiglione, gli occhi rossi... -
Gli tirai uno scapellotto per farlo smettere con la sua stupida lista di cose terrificanti.
»
(...)
«All'improvviso un mano si posò sulla mia spalla.
In una frazione di secondo, i riflessi presero il comando e gli tirai una gomitata nello stomaco. Lo sentii gemere dal dolore e dopo averlo buttato a terra con un calcio, gli puntai la spada alla gola.
Lui alzò il volto e mi fece un sorrisino di scherno.
- Ehi, vacci piano con quella. Potresti tagliare la testa a qualcuno! - disse spostando con un dito la spada.
- Travis, che cacchio ci fai qui? - sbuffai abbassando l'arma.
- Veramente io sono Connor - spolverandosi l'armatura.
Lo fissai un attimo e poi giunsi a una conclusione.
- Certo e io sono Michelle Obama -»
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo due



Avrei passato la mia estate in un campo.
Che schifezza.
Odiavo i campi, pieni di persone che correvano in giro, con una sola doccia e le stanze in comune.
- Su, andiamo! - mi incitò Soter cominciando a camminare verso l'arco bianco. Lo seguii, dopotutto non avevo la più pallida idea di dove mi trovavo e anche volendo non sarei potuta scappare.
Quando finalmente raggiungemmo il centro di quell'obrobrio, spalancai la bocca per lo stupore.
Mi sarei aspettata di trovare secchioni con enormi lenti d'ingrandimento che osservavano gli insetti, bulli che tiravano gavettoni ai più piccoli e animatori che rincorrevano i ragazzini più pestiferi.
Oh no. Non era così.
C'erano ragazzi che duellavano con le spade in un arena, che facevano tiro con l'arco, che combattevano a mani nude, invece altri ancora... Beh, non facevano niente, ma avevano le gambe da capra e per una ragazza di Manhattan era davvero strano uno spettacolo del genere.
- Vieni, ti faccio vedere la tua cabina -
Soter mi trascinò per tutto il campo mentre dei ragazzi con l'armatura mi guardavano squadrandomi, come se fossi io quella vestita in modo strano.
- Soter, perchè mi guardano male? - chiese distogliendo lo sguardo da un gruppo di ragazze che continuava a fissarmi.
- Non ti guardano male. Sono solo impauriti - disse Soter mentre salutava una ragazza tutta verde e vestita di... alberi?
- Impauriti da me? Stai scherzando?! -
- No, affatto! Tu, solo con un gesto della mano, potresti incenerirli tutti quanti -
- Sì certo. Come se io adesso alzassi la mano e quel fiorellino si disintegras... -
Un fulmine colpì in pieno il fiorellino bianco stante davanti a me che si disintegró all'istante.
Spalancai gli occhi e fissai il mucchietto di polvere sull'erba e poi Soter, che mi guardava con aria compiaciuta.
- Come cavolo ho fatto a... a... a fare quello?! -
- Ogni figlio di Zeus può farlo! -
- Fi-Figlia di Zeus? Il padre degli Dei? Io? -
- Sì, sì e sì - disse contando le domande con le dita - Oh, eccoci arrivati. Tua sorella purtroppo non è in casa -
- Mia sorella? -
- Sì, Talia Grace. Ora è una Cacciatrice -
Vedendo che stavo già per chiedere qualcosa mi zittì rispondendo prima lui.
- Le spiegazioni a dopo. Adesso sistema la tua roba -
Entrai nella struttura bianca, con un grosso numero 1 attaccato alla parete sul portico. Aveva alcune rifiniture color argento sui bordi delle scale e sul tetto erano dipinte tante piccole nuvole con dei lampi qua e là.
Aprii la porta e un intenso profumo di temporale mi investì.
Appoggiai la borsa all'entrata e avanzai verso il centro della stanza.
Due letti azzurri e grigi si trovavano vicino alla finestra che dava sul retro della casa; una lunga scrivania era addossata alla parete e ricoperta di libri principalmente su Zeus ma anche sugli altri Dei greci; alzando lo sguardo al soffitto notai che era tutto dipinto di blu scuro e punteggiato di stelle argento che sembrava brillassero sul serio; invece vicino all'entrata era posizionato un grosso armadio argento che splendeva ai raggi del sole. Le tende grigio chiaro svolazzavano al leggero venticello estivo che le gonfiava fino a farle sembrare una grossa nube temporalesca.
Mi avvicinai a uno dei due letti, quello verso la finestra, e notai che vi era appoggiata una lunga scatola rettangolare con attaccato un bigliettino giallognolo. Afferrai il bigliettino e mi preparai al supplizzio della lettura. Stranamente era facilmente decifrabile.

Cara Elle,
credo che questa ti servirà per il tuo allenamento al campo.
Fanne buon uso.

Non c'era nessuna firma, solo una piccola saetta al bordo della carta. Capii subito che il mittente del regalo era mio padre Zeus.
- Grazie papà - mormorai sperando che mi sentisse.
Un rombo di tuoni si sentì in lontananza. A quel tempo non capivo ancora che quello era il "Prego" di mio padre.
- Sta arrivando un temporale, meglio che mi sbrighi -
Lanciai il borsone all'interno dell'armadio dall'altra parte della stanza e mi precipitai ad aprire il pacchetto.
Una bellissima spada d'argento quasi mi accecò all'apertuta della scatola.
Estasiata, allungai la mano per prenderla. Mi aspettavo che pesasse tantissimo, invece era molto leggera, fatta apposta per una come me.
La rimirai tra le mani, attenta a non tagliarmi.
Notai che sull'elsa c'era inciso il mio nome intero con l'argento e sulla lama c'era una scritta: "L'istinto è la migliore arma che possiedi. Usala per ristabilire l'ordine nel mondo".
Che filosofo mio padre, pensai.
Sarei stata ore e ore a guardarla, se non mi fossi ricordata che Soter mi stava aspettando e io desideravo spiegazioni su quello strano campo.
Presi la fodera e me la allacciai alla vita, infilando accuratamente la bellissima spada.
Gettando un altra occhiata alla mia nuova stanza, chiusi la porta e saltai gli scalini del portico, atterrando sul vialetti acciottolato.
Soter stava parlando con la tipa verde che prima aveva salutato.
Quando mi vide, la salutò e mi raggiunse.
pSolo dopo qualche secondo mi accorsi che non aveva le stampelle, era a petto nudo e soprattutto, aveva le gambe da capra.
- Ma cos... -
- Sono un satiro. Ho il compito di proteggerti -
Notando che stavo ancora fissando le sue gambe, con un gesto della mano mi fece riprendere dallo stato di shock e cominciò a spiegare.
- Bene Elle. Ora ti spiego come funziona qui -
Cominciammo a camminare seguendo la stradina di ciottoli.
- Prima di tutto devi sapere che qui si allenano i semidei per sopravvivere. Ogni settimana ti allenerai al tiro con l'arco, scherma, corpo a corpo, autodifesa, caccia alla bandiera, volo sui pegasi, corsa delle bighe e allenamenti di gruppo. A proposito di allenamenti di gruppo... Se ne terrà uno domani pomeriggio e credo che tutte le case stiano pregando di finire in squadra con te... - mi confidò facendomi l'occhiolino, per poi abbassare lo sguardo alla mia spada.
Automaticamente portai la mano all'elsa.
- E quella dove l'hai presa?! -
- Un regalo di papà - dissi superandolo.
- Posso vederla? -
Mi fermai in mezzo alla stradina a pensare se dargliela o meno. Mi girai verso di lui estraendo la spada e puntandogliela contro.
- Abbastanza vicino? - chiesi facendo un sorrisetto malizioso. Era divertente vedere la sua faccia terrorizzata con gli occhi fissi sulla punta.
Vedendo che non rispondeva abbassai la spada e gliela porsi.
- Guarda che stavo scherzando... -
Soter tirò un sospiro di sollievo. Prese la spada con molta delicatezza e se la rigirò tra le mani.
Dopo qualche minuto me la ridiede.
- Davvero magnifica... Come si chiama? - chiese mentre la rimettevo nella fodera.
- Le spade hanno un nome? -
Ero davvero imbarazzata. Ero certa che mi avrebbe riso in faccia per quella sciocca domanda.
Invece stranamente mi rispose con calma.
- Certamente! Scegli un nome -
Rimasi un po' a pensare.
Doveva essere bello, d'impatto e che rispecchiasse sia la spada che la mia personalità.
- "Portatrice di Luce" - gli dissi infine.
Perfetto come nome: bello, elegante, pacifico, e rispecchiava sia la spada splendente che la mia voglia di ristabilire l'ordine.
- Davvero un bel nome... Comunque, ti stavo dicendo che qui al campo alleniamo gli eroi. Ogni tanto vi viene affidata un impresa, che dovrete portare a termine anche a costo della vita. Un ultima cosa e poi andiamo a conoscere i ragazzi del campo - disse dirigendosi verso una radura piena di ragazzi con un grande falò spento circondato da tavolate - Qui al campo troverai molti amici, ma devi sempre fidarti del tuo istinto. Capito? -
Tutti con questa storia dell'istinto. Prima mio padre e adesso lui. Ci mancava solo che un farfallina gialla che mi stava passando davanti in quel momento si possasse sulla mia spalla per dirmi "Segui il tuo istinto".
Alzai i pollici verso di lui per fargli vedere che avevo capito.
- Bene. Ora, il tuo tavolo è quello lì, il cibo è là e non spaventarti se tutti ti guardano male -
Detto questo mi diede una piccola spinta d'incoraggiamento. Quando mi girai per guardalo, non c'era già più.
Mi feci coraggio e avanzai verso il falò.
Appena entrata nella radura tutti, e sottolineo tutti, gli occhi erano puntati su di me e mettevano un certo disagio.
Senza guardare nessuno e camminando con fare deciso, con una mano sull'elsa della spada, avanzai verso il tipo che dava da mangiare. Preso il vassoio, andai al mio tavolo e mi sedetti.
O perlomeno cercai.
Infatti beccai la panca con lo stinco e caddi in avanti sul tavolo, riuscendo però ad appoggiare il vassoio.
Potete immaginare le risate generali.
Primo giorno e già ero la più ridicola del campo.
Rialzandomi, mi sedetti per bene dal tavolo cercando di non fare altre cavolate del genere.
Cominciai a mangiare tranquillamente anche se di tanto in tanto sentivo dei commenti poco carini sulla mia caduta, che mi facevano stare male. Avevo ragione a odiare ancora più di prima quel campo.
Quando ormai il pranzo era quasi finito una ragazza mora e in carne, vestita con un'armatura dorata, si mise vicino al falò spento, con le mani sui fianchi.
- Ora ascoltatemi bene, pivelli! - urlò ai mezzosangue con una voce davvero possente.
Mi andò di traverso un chicco d'uva per colpa sua.
- Domani si terrà l'allenamento di gruppo, e voglio che ognuno di voi si alleni al meglio. Ora andate ad allenarvi, o vi spezzo le ossa una per una! Chiaro?! -
Wow. Beh, faceva veramente paura quella ragazza ma perlomeno si faceva ascoltare.
Infatti le persone si avviarono in fretta verso le varie arene. Io decisi di apettare che la folla si fosse allontanata per andare a vedere le attività in tutta calma, quindi restai felicemente seduta nel mio tavolo a mangiare l'uva.
Quando pensavo di essere rimasta sola, sentii dei passi dietro di me.
Una ragazza magra, occhi verdi smeraldo e con dei fiori tra i capelli mori, si avvicinò al mio tavolo e si sedette di fianco a me. Aveva un buonissimo profumo di erba appena tagliata.
- Sei Electra Robinson, giusto? -
Alzai lo sguardo dal piatto e la guardai per bene.
- Chiamami Elle -
- Io sono Melissa Tumper, figlia di Demetra -
Mi porse la mano e mi sorrise. Le sorrisi anche io e le strinsi la mano.
- Appena arrivata e già ti tocca subire le urla di Clarisse. Ti devi essere fatta una brutta impressione del campo... -
Un sorrisino mi apparse un volto, ricordando tutti i miei pensieri appena avevo messo piede in quello strano campo.
Vedendo che non davo segni di vita si mise davanti a me e mi passò una mano davanti al volto.
- Terra chiama Marte. Sei ancora con noi? - chiese ridendo.
Risi anche io e risposi.
- Marte chiama Terra. Qui tutto okei, passo. Attendo nuovi ordini, passo -
Scoppiammo entrambe a ridere come matte.
Quando ci fummo riprese, ci asciugammo le lacrime e lei continuò.
- Sei davvero simpatica. Comunque ci convine andare o Clarisse ci spezza davvero le ossa... -
Si alzò in piedi e mi fece cenno di seguirla. Dopo essere uscite dalla radura, percorremmo il solito vialetto ed entrammo in una grande casa piena di ragazzi. Appesa a una parete di fronte alla porta, c'era una grossa bacheca piena di volantini e fogli. 
Melissa si mise a leggere la una lista appesa proprio al centro di tutto quel casino.
- Allora gli allenamenti di oggi sono: scherma, tiro con l'arco e corpo a corpo -
- Fantastico. Non so fare niente di tutte queste cose - le dissi uscendo sotto lo sguardo di tutti dalla Casa Grande.
- Sei qui per imparare giusto? -
- Sono un imbranata comunque... -
- Da quanto ho sentito hai disintegrato un telchino. Direi che te la cavi egregiamente -
Già i fulmini. Ma non avevo nessuna intenzione di disintegrare l'avversario.
- Non sono comunque allenata per tutto questo -
- Infatti stiamo andando all'arena di scherma. Così potrai imparare a duellare -
In effetti ci stavamo avvicinando a una specie di grosso capannone da dove si sentiva il clangore delle spade. Ero elettrizzata al pensiero di combattere con la mia nuova spada.
Una volta entrata mi guardai in giro: aveva un soffitto altissimo, il pavimento era di sabbia e lungo tutto il perimetro dell'arena erano piantati dei manichini piuttosto malconci.
- Lui è Quintus - disse Melissa indicandomi un signore che si aggirava tra i duellanti - E quella è la Signora O'Leary - proseguì indicando un grosso, enorme cane nero che saltava da una parte all'altra dell'arena - E lui - concluse indicandomi un ragazzo che faceva giocare l'enorme cane - È Percy Jackson, figlio di Poseidone -
- E dovrebbe interessarmi? -
- È tuo cugino -
- Wow. Beh, grazie Melissa -
- Niente Elle. Vado dalle mie sorelle che avranno bisogno di me per curare le foreste. Ci vediamo dopo! -
Melissa corse via dall'arena salutandomi e io mi avvicinai al mio nuovo cugino.
Quando il cane gigante mi vide arrivare, cominciò a ringhiare.
Indietreggiai. Non avevo nessuna intenzione di venire sbranata.
Il ragazzo moro palcò il cane e si girò. Subito notai i suoi occhi blu mare, davvero particolari.
- Ehm... Ciao -
- Ciao. Sono Percy -
- Lo so... -
Mi guardò con una faccia sorpresa. Non ci badai e mi presentai.
- Sono Elle, figlia di Zeus. Sono appena arrivata al campo -
- Oh sì, quella che a pranzo è caduta -
Abbassai lo sguardo. Bella cosa che mi conoscesse per una figuraccia.
- Scusa - disse vedendo la mia faccia offesa - Hai bisogno di una mano con l'allenamento? -
- Veramente ho bisogno di cominciare l'allenamento. Mi daresti una mano tu? -
- Certo! Prendi una spada tra quelle lì - mi disse mentre tirava fuori una penna.
Aveva intenzione di combattere con una penna.
Avevo capito che il campo era strano, che le persone erano strane, ma quello era assurdo.
- Ho la mia -
Tirai fuori la mia magnifica nuova spada splendente. Percy fece un "Wow" in labbiale e fece scattare la penna.
Si materiallizzò una spada nella sua mano al posto della penna.
Il "Wow" toccò a me.
Credo che Percy non avesse ben capito che non avevo mai lottato con una spada, perchè partì all'attacco.
Senza pensarci due volte parai il suo affondo e lo respinsi. Mi meravigliai da sola di aver fatto una tale mossa senza neanche pensarci prima o addirittura senza averla mai provata.
- Percy ma sei impazito?! Così mi uccidi! -
- No invece -
Scattò il avanti alzando la spada sopra la testa per poi abbatterla contro di me. Alzai la guardia e le nostre spade di incontarono amezz'aria, provocando un forte rumore metallico.
Stufa di quella situazione da sottomessa, attaccai anche io.
Girai su me stessa e, tracciando un arco con la mia spada, andai a ferirlo su un braccio, nonostante avessi mirato alla pancia.
Meravigliata della mia stessa mossa, fissai il rivolo di sangue che scendeva dalla spalla di Percy, sentendomi in colpa come non ero mai stata.
- Oh miei Dei... - esclamai mentre rifoderavo la spada e mi poravo una mano alla bocca - Scusami, non era mia intenzione... Non volevo ferirti... Non so cosa mi è preso... -
Strappai un pezzo della mia camicia (che detestavo) con la spada e feci per avvolgerglielo intorno alla spalla, ma mi bloccò.
- Tranquilla, non è niente di grave -
No, non ero affatto tranquilla. Insomma, chi mai sarebbe tranquillo al pensiero di aver ferito il cugino conosciuto pochi minuti prima durante un combattimento con delle spade come nell'antica Grecia?
Io no.
Tuttavia lasciai stare la sua spalla e gli porsi semplicemente il pezzo di stoffa. Lui lo prese e ci tamponò la ferita, come se niente fosse.
- Comunque sei davvero brava. Sicura di non aver mai maneggiato una spada? -
- Beh... Ho semplicemente provato a fare quello che fanno nei film -
- Bah, comunque sia credo di non poterti allenare. Sono il terzo miglior spadaccino del campo, ma tu mi hai battuto alla grande -
Sorrisi imbarazzata, tirandomi i capelli dietro un orecchio.
- E chi sono i primi due? -
Lui ci pensò un attimo.
- Al secondo posto di sicuro Quintus, mentre al primo... -
- Si...? - chiesi per incoraggiarlo a darmi una risposta.
- E' un traditore -
Lo guardai negli occhi blu mare.
- Nessuno tradisce mai veramente qualcuno -
Lui si girò dall'altra parte e tornò a giocare con il cane enorme, che intanto stava sonnecchiando sopra un manichino con l'armatura.
- Non mi hai ancora dato una risposta - dissi raggiungendolo e posizionandomi tra lui e il mega-cane, con le braccia incrociate.
- Si chiama Luke. E' al comando di Crono ora -
- Crono? Il signore del Tempo? -
Abbassò lo sguardo e comiciò a giocare con la sua penna.
- Sì, lui. Stiamo cercando di distruggerlo, ma diventa sempre più potente e presto muoverà guerra conro l'Olimpo -
Poi alzò lo sguardo e fece una faccia currucciate
- Ma non ti ha avvisato nessuno quando sei arrivata? -
- Ho fatto in tempo a vedere la mia camera, a fare una figuraccia e a venire qui. No, non mi hanno detto niente -
Si scompigliò i capelli ridendo. Se non fosse stato mio cugino ce l'avrei messa tutta pur di piacergli.
- Beh, Elle, direi che sei a posto per domani -
- Direi di sì. Grazie per l'aiuto -
- Ma se non ho fatto niente - disse alzando le spalle e dirigendosi verso l'uscita.
Io lo seguii e assaporai la brezza della sera, che intanto aveva avvolto il Campo Mezzosangue.
Percy si avviò verso il padiglione, quello della mensa, poi notando che non lo stavo seguendo, mi raggiunse di nuovo.
- Perchè non vieni? -
Scrollai le spalle e indietreggiai di qualche passo.
- Non ho fame e tutte queste emozioni mi hanno fatto venire sonno. Io vado a letto -
Per la verità era una scusante. Avevo paura di ritornare là dopo la figura che avevo fatto a pranzo. Mi avrebbero riso in faccia e non avevo nessuna intenzione di sembrare ancora più ridicola prima di aver dimostrato quanto valevo.
Meglio riposare e essere nella miglior forma possibile per l'allenamento del giorno dopo.
- Okei. A domani allora - disse salendo la collinetta e facendomi un segno di saluto con la mano.
- A domani - replicai avviandomi per la stradina che conduceva alle cabine.
Un leggero venticello mi scomigliò i capelli mori, donandomi un senso di libertà.
Raggiunta la mia cabina, aprii la porta e, dopo aver appoggiato la spada sulla scrivania, mi buttai sul letto e mi addormentandomi subito, ancora tutta vestita.
Quella fu la notte più movimentata della mia vita, o così credevo.

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Eccomi qui, tornata con il secondo capitolo!
La casa di Zeus non sapevo come fosse, quindi l'ho descritta come me la sono sempre immaginata :)
Melissa, invece, è un nuovo personaggio che ci riserverà tante sorprese...
Credo che ritarderò un po' nello scrivere il prossimo capitolo, ma cercherò di fare il possibile per farvelo avere entro venerdì prossimo.
E ringrazio tutti queli che mi hanno recensito e dato consigli che ho cercato di mettere in pratica :D

Hope you like it!
  
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