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Autore: Savio    30/11/2006    4 recensioni
Questo è un'ipotetica storia del settimo libro di HP scritta da me ovviamente. Tutti i personaggi citati sono stati creati da J.K.Rowling e altri inventati da me con l'unico scopo di divertirmi e far divertire
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 6

Ricordi celati

Harry era sveglio già da un paio d’ore e osserva l’alba nascente dalla finestra della camera di Ron.

Edvige appollaiata sulla sua spalla tubò mordendogli delicatamente l’orecchio.

<< Ti ho trascurata troppo in questi ultimi tempi>> le disse il ragazzo guardandola negli occhi color dell’ambra.<< Oggi farai qualcosa di diverso dalla solita consegna delle lettere>>.

Ron sussultò nel suo letto come in preda ad un sogno movimentato, ma tornò prontamente a russare con la faccia immersa nel cuscino.

Quella sarebbe stata una giornata importante per Harry, avrebbe finalmente visto la casa dove aveva vissuto per un anno, la casa dove i suoi genitori avevano trovato la morte per mano di Voldemort.

Aveva quell’idea in testa dalla fine del suo sesto anno ad Hogwarts ma non sapeva di preciso il perché. C’era qualcosa che gli diceva che se sarebbe andato a Godric’s Hollow avrebbe visto e trovato ricordi di un passato che non riusciva a ricordare.

Harry si alzò posando Edvige sul trespolo di Leotordo che al momento era a caccia e aprì il suo baule ai piedi del letto.

Dentro, resa molto piccola da un incantesimo trasfigurante che lui stesso aveva applicato c’era la sua Firebolt. << È arrivato il momento di usarla >> mormorò puntando la bacchetta sul lucido legno del manico di scopa che subito tornò della sua lunghezza originale.

Afferrò uno dei mantelli neri usati come divisa scolastica e se lo allacciò sulle spalle, poi venne l’impresa più ardua: svegliare Ron.

<< Mmmhhh…ancora qualche minuto….>> si lamentò rigirandosi nelle coperte quando Harry provò a chiamarlo.

<< Ron, io sto andando, se vuoi venire con me devi svegliarti subito>> continuò ma senza ricevere alcuna risposta se non un grugnito sommesso.

“ Infondo è meglio così” pensò Harry. Non voleva mettere a repentaglio la vita di nessuno durante i suoi spostamenti in cerca degli Horcrux o di qualsiasi altra cosa.

Senza far rumore uscì dalla stanza trasportando con una mano la Firebolt e con l’altro braccio una fiera Edvige che squadrava ogni angolo della casa allungando il collo incuriosita.

Arrivato in cucina, Harry fu sorpreso di trovare la signora Weasley seduta a tavola ad aspettarlo << Sapevo che sareste partiti, vi ho sentito mentre ne parlavate>> disse lanciando uno sguardo preoccupato al manico di scopa che il ragazzo reggeva in mano.<< Vi chiedo solo di stare attenti Harry e di non mettervi nei guai>>.

<< No signora Weasley, sarò soltanto io questa volta>> disse Harry << senza Ron ed Hermione>>.

Molly si stupì, ma tuttavia riuscì a capire immediatamente. << Hai deciso di non svegliarli>>.

<< Ho provato a svegliare Ron ma non ho insistito perchè questa è una faccenda che riguarda solo me>>ammise Harry.

<< Capisco>> disse annuendo la signora Weasley. << Non starò qui a chiederti e supplicarti di tornare ad Hogwarts per il tuo settimo anno Harry ,perché ora che sei maggiorenne le decisioni della tua vita spettano a te soltanto, ma ho parlato anche con Ron e lui non intende continuare gli studi proprio come te>>.

<< Io non ho chiesto a Ron di abbandonare la scuola>> disse Harry in tono sincero. << È stata una sua scelta>>.

<< Lo so Harry e so anche che questa faccenda riguarda il professor Silente e Colui Che Non Deve Essere Nominato>> disse la donna.

La scopa di Harry cadde a terra. << Come fa a saperlo?>>.

<< Non tutto quello che ci circonda è visto con gli occhi Harry>> rispose Molly avvicinandosi. << Alcune cose le senti da dentro e so che provi un dolore indescrivibile per la morte di Albus, ma non è stata colpa tua e prima o poi combatteremo tutti in un modo o nell’altro>>.

<< Eccoti!>> .

Ron saltò con un balzo dalle scale e piombò in cucina facendo tremare il pavimento.<< Credevi di fare il furbo?>> chiese guardando Harry imbronciato.

<< Io…io>> balbettò l’altro.

<< Ti avevo già detto che sarei venuto con te!>> esclamò Ron esasperato.

Harry non aggiunse altro, limitandosi ad annuire. << A presto signora Weasley>>.

<< Arrivederci Harry e mi raccomando, non metterti nei guai >> disse stringendolo in un caloroso abbraccio.

<< Ciao mamma>> disse Ron baciandola sulla guancia.

<< Anche tu comportati come si deve>> disse Molly scuotendolo per le spalle.

I due uscirono di casa e si diressero verso il capanno degli attrezzi per prendere la Tornado di Ron e rimasero di stucco nel trovare Hermione seduta su una vecchia e logora lavatrice babbana appena fuori dalla porta.

<< Sapevo che avresti evitato in tutti i modi di avvertirmi dell’ora della tua partenza e sarei stata tutto il giorno, fin dall’alba, qui ad aspettarti>> disse la ragazza con determinazione.

<< Allora è deciso>> disse Harry serio. <>.

I due annuirono, poi Ron prese la sua scopa e ne procurò una anche per Hermione.

<< Fred mi ammazzerà se scopre che ho preso la sua Tornado>> disse consegnando il manico di scopa alla ragazza.

Harry tornò a guardare Edvige appollaiata sul suo braccio. << Guidaci>> disse scandendo le parole << Godric’s Hollow>>.

La civetta, con una poderosa spinta delle zampe, spiccò il volo diretta verso sud.

<< Il cielo è sereno, Harry>> disse Hermione guardando verso l’alto. << Non ti pare opportuno Disilluderci?>>.

Harry ci riflettè sopra qualche secondo prima di prendere una decisione. Con il fatto che era giorno qualsiasi babbano avrebbe potuto vederli e le rade nuvole non li avrebbero nascosti a dovere.

<< Si>> disse alla fine estraendo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.

Colpì con la punta sulla sua testa e così fece per Ron ed Hermione che diventarono un tutt’uno con il paesaggio circostante. << Ottimo>>.

I tre si staccarono da terra tenendosi saldi alle scope che ondeggiavano salendo di quota.

Il vento scompigliava i capelli di Harry che si godeva la fresca aria mattutina pur restando all’erta ad eventuali cambiamenti di rotta della civetta che sfrecciava veloce utilizzando le correnti ascensionali.

Ben presto arrivarono in prossimità dei primi, villaggi e piccole cittadine, ma ogni volta passarono oltre sorvolando le cime di alberi di boschi e colline erbose.

Harry non riusciva a vedere Ron ed Hermione ma sapeva che i due lo seguivano a breve distanza perché poteva sentire i guizzi d’aria prodotti dalle loro scope.

Stavano volando da circa mezz’ora quando Edvige virò improvvisamente verso quello che sembrava un piccolo agglomerato di case circondato da nient’altro che verde campagna e boschi.

Harry atterrò ai margini di quello che un tempo doveva essere stato un orto e che ora era interamente coperto da piante infestanti.

<< Ron? Hermione?>> chiamò guardandosi intorno in cerca dei suoi amici e tornando finalmente visibile.

Hermione comparve ai piedi di un albero tenendo la Tornado in una mano e nell’altra impugnava la bacchetta con cui aveva annullato l’incantesimo di Disillusione.

Di Ron ancora nessuna traccia.

<< Dov’è Ron?>> chiese Harry avvicinandosi alla ragazza marciando sulle piante infestanti.

<< Non lo so>> rispose lei voltando la testa a destra e a sinistra.<< È partito prima di me, quindi dovrebbe essere atterrato nel momento in cui tu toccavi terra>>.

Harry sbuffò preoccupato. << Ron!Ron!>> chiamò urlando a squarciagola.

<< Sssttttt! Calmati Harry!>> gli disse Hrmione a bassa voce afferrandogli una spalla. << Così ti sentiranno tutti! Non c’è motivo di allarmarsi, sarà atterrato da qualche altra parte qui intorno>>.

<< Lo sapevo che non avreste dovuto venire con me!>> scattò Harry avanzando verso una strada appena visibile tra il groviglio intricato di piante.<< Potrei essere seguito e attaccato in qualsiasi momento e…>>.

<< E non saresti solo>> lo rimbeccò Hermione alzando gli occhi al cielo.

La stradina dell’orto conduceva a quella che sembrava essere la via principale di Godric’s Hollow sulla quale si affacciavano una decina di case dalle facciate squadrate con finestre lunghe e strette e tetti spioventi che toccavano quasi il terreno.

Nessuno si aggirava sul marciapiede di pietra e tutto sembrava tranquillo e ordinato, persino il cane da guardia che videro passando davanti al cancello della seconda abitazione restò in silenzio, seduto sulle zampe posteriori e con occhi attenti ad ogni movimento dei ragazzi.

<< Siamo sicuri che questo è il paese che stiamo cercando?>> chiese Hermione guardandosi intorno sorpresa. << Questo è Godric’s Hollow?>>.

Edvige volò sopra le loro teste tubando e svoltò dietro l’ultima casa dove scomparve alla loro vista.

<< Non sbaglia mai>> disse Harry indicandola.

Avanzarono ancora diretti nella direzione suggerita dalla civetta e alla fine della strada si fermarono.

A destra, nascosta dalle piante e dall’edera che la ricopriva quasi interamente, c’era una casa abbandonata e distrutta per metà.

Harry restò immobile a fissarla come incantato nonostante assomigliasse ad una delle tante abitazioni che aveva visto a Privet Drive prima d’allora.

Il prato davanti alla casa era disseminato di mattoni e legno e altri piccoli oggetti che dovevano appartenere al lato sinistro della casa che ora non esisteva più e

il cancello di legno che circondava la dimora era marcio e abbondante muschio verde e umido cresceva sulle assi che spuntavano dal terreno.

<< Que…questa era casa tua?>> domandò Hermione timidamente guardando Harry.

<< Io credo di sì>> rispose il ragazzo senza staccare gli occhi di dosso all’abitazione. << Non mi ricordo>>.

<< Harry! Hermione!>>.

I due si voltarono fulminei alle loro spalle dove videro Ron che correva verso di loro reggendo la scopa tra le mani. << Non riuscivo più a trovarvi>> disse ansimando per la corsa. << Ma dove vi eravate….>> la sua voce si spense alla vista dell’edificio.<< Caspita>>.

<< Io entro>> annunciò Harry pspingendo sulla spranga di ferro che era stata messa all’entrata del cancello contro gli eventuali profanatori. Quella si sganciò e cadde a terra con un tonfo sordo.

I tre ragazzi avanzarono tra le macerie del giardino ed arrivarono di fronte alla porta principale, rimasta incredibilmente intatta.

<< Non si apre>> disse Ron dopo aver spinto il pomello di ottone.

Hermione tese la bacchetta davanti a se e pronunciò << Alohomora!>>.

La serratura si sbloccò con un cigolio metallico e la porta si socchiuse di qualche centimetro.

Harry rimase a guardare per qualche secondo, poi la spalancò del tutto ed entrò in quello che restava della casa, seguito dai suoi amici.

L’entrata era spoglia e il pavimento piastrellato era percorso da profonde crepe che salivano fino al soffitto incrostato.

<< Questo posto crollerà del tutto prima o poi>> disse Ron parlando sottovoce.

Harry si guardava attorno, in cerca di qualcosa che gli facesse tornare in mente il passato vissuto con i suoi genitori in quella casa, ma più si sforzava di trovare un oggetto o una stanza familiare più i pensieri nella sua mente sfumavano nel nulla.

I ragazzi oltrepassarono un tavolo dalle gambe spezzate ed entrarono in una stanza che, a giudicare dall’aspetto, doveva essere stato il soggiorno.

La carta da parati era scollata in più punti del muro e chiazze di muffa scura crescevano ovunque anche grazie all’umidità che donava un odore acre a tutta la dimora.

Due divani coperti interamente da polvere e ragnatele erano stipati lungo la parete e nascondevano quello che doveva essere stato un caminetto in muratura ora crollato e un pianoforte del colore dell’ebano era rovesciato su se stesso al centro della stanza, ma quello che colpì Harry fu un piedistallo di vetro posto vicino alla finestra che dava sul prato incustodito da tempo.

L’oggetto in questione era formato da una piccola colonna di vetro verde e affusolata che saliva verso l’alto e terminava in una base piatta e ovale sulla quale era appoggiata una pietra rotonda screziata di blu e rosso che rifletteva la cupa luce proveniente dalle assi delle finestre rotte.

<< Che cos’è?>> chiese Hermione fissando l’oggetto con interesse. << Un soprammobile?>>.

<< Non lo so>> rispose Harry distratto. << Non ho nessun ricordo >>.

Il ragazzo allungò le mani per afferrare la sfera, ma quando le punte delle sue dita la sfiorarono appena, fu come percorso da una scarica di corrente elettrica che lo tramortì.

Tutto diventò bianco intorno a lui.

Respirava a fatica.

L’intensa luce andò pian piano affievolendosi, ma Harry rimase fermo, immobile,in ascolto e con gli occhi chiusi. Nessuno si muoveva e l’unico rumore che udiva era un leggero crepitare alle sue spalle. Il ragazzo aprì lentamente gli occhi e si ritrovò nel salotto della sua vecchia casa dove pochi istanti prima aveva toccato la pietra, ma ora tutto era cambiato.

La stanza era pulita e ordinata, ai muri erano appese mensole cariche di tomi voluminosi e il pianoforte risplendeva lucido al centro, su un tappeto dai colori sgargianti e dalle forme geometriche.

Il fuoco scoppiettava allegro nel camino in muratura, i divani erano girati verso di esso e impedivano a Harry di vedere chi vi sedeva.

Dove si trovava e soprattutto come faceva ad essere nella stessa stanza che un attimo prima aveva visto abbandonata e che ora sembrava tornata di nuovo in “vita”?

Guardò verso il piedistallo di vetro, ma la pietra era sparita e al suo posto c’era un piccolo vaso di ceramica.

Harry provò a toccarlo ma era come se non sentisse nulla al contatto della sua pelle contro l’oggetto.

“ Dove mi trovo?” si chiese cominciando a temere il peggio. “Dove sono finiti Ron ed Hermione?”.

<< Dormi, dormi…mmmmmm>>.

Qualcuno cominciò a canticchiare sottovoce una ninna-nanna. Una voce melodica e allo stesso tempo sicura e premurosa che ad Harry risultava molto familiare.

Era la voce di una donna e proveniva dal divano posto davanti al fuoco.

Il ragazzo si avvicinò lentamente, qualunque cosa lo spingesse in quella direzione era molto più forte del timore e della diffidenza.

“Una trappola? Sì, deve essere tutta un’illusione”

Harry raggirò il sofà e quando arrivò abbastanza vicino da riconoscere il viso della donna rimase stordito e un nodo invisibile gli strinse la gola soffocando il suo respiro già strozzato.

<< Mamma>> mormorò con voce tremante e lontana.

Lily Evans era proprio lì, davanti a lui, e cullava tra le braccia un bambino non più grande di un anno.

<< Mamma?>> ripetè Harry confuso, ma non ricevette alcuna risposta.

L’improvviso suono di un campanello fece alzare la donna dal divano e sul suo viso dolce ora erano dipinti paura e agitazione.

Harry la seguì all’ingresso, ma lei non parve accorgersi minimamente della sua presenza.

Appostato dietro la porta c’era un uomo che teneva il pomello nella mano destra ed era indeciso se aprire o meno.

James si voltò verso sua moglie con il viso stanco e preoccupato. << Forse è qualcuno dell’Ordine>> sussurrò.

<< Non possiamo saperlo>> rispose sua moglie.

<< Un nemico non suonerebbe alla nostra porta>> disse l’uomo tornando a fissare il pomello.

<< Ma potrebbe essere una trappola>> insistette Lily.

Il campanello suonò di nuovo e questa volta più a lungo.

James sospirò teso e spalancò la porta stringendo nella mano sinistra la bacchetta.

Sulla soglia buia non c’era nessuno , ma ad un tratto la porta venne richiusa e un rumore di passi riempì l’ingresso vuoto.

<< Ci stavamo preoccupando>> disse James tornando calmo e guardando un punto impreciso davanti a lui

<< Sì, avrei fatto meglio a materializzarmi in casa, ma sarei stato scortese a turbare la vostra intimità>> rispose la voce di un uomo che risuonava tranquilla e che infondeva sucurezza.

Harry era sicuro di conoscerla e di averla sentita innumerevoli volte ma non era certo di ciò che stava per vedere.

<< Ora sei al sicuro, puoi toglierti il mantello>> disse James sorridendo.

Il mago comparve tenendo stretto tra le mani il mantello dell’invisibilità, lo stesso che apparteneva ad Harry.

Silente sorrise facendo un breve inchino verso Lily. << Buonasera signora>> disse con voce cortese e occhi intelligenti che luccicavano dietro gli occhiali a mezzaluna.

La donna ricambiò il sorriso. << Ciao Albus, spero che tutto sia andato bene>>.

<< Sì, si è risolto nel migliore dei modi, grazie anche a questo mantello>> rispose il mago con cortesia porgendo l’indumento a James.

<< No, tienilo tu>> disse l’uomo mettendo le mani in avanti. << Serve più a te che a noi ora che non siamo tra l’Ordine>>.

Silente chinò il capo come segno di ringraziamento. << Mi dispiace James, ,ma dovete restare in questa casa, è per la vostra sicurezza e quella di Harry>>.

<< Capisco>> disse l’uomo annuendo. << Tu credi fermamente in quella profezia, ma se fosse tutto falso?>>.

<< È per questo che ho scelto questa precauzione, dovete restare al sicuro finché le acque non si saranno calmate>>.

<< E quando Silente?>> chiese James aggrottando la fronte. << È ormai quasi un anno che Voldemort cerca di assumere il controllo del Ministero e non mollerà prima di veder cadere ogni singolo mago esistente!>>.

<< La nostra unica speranza, secondo la Profezia; è riposta in tuo figlio ed è per questo che dovete rimanere…>>.

<< Non è più un fatto di segretezza!>> ribattè James alzando la voce. << Abbiamo riposto in Peter la nostra attuale posizione, non è lui che mi preoccupa in questo momento, ma non voglio vedere mio figlio crescere con gente che riporrà in lui false speranze!>>.

< Ti capisco James, ma non c’è affatto bisogno di urlare>> disse Silente con sguardo severo ma in tono calmo. << C’è un modo per proteggere tuo figlio dal Signore Oscuro e da qualsiasi altro male, ma avrà una durata limitata>>.

<< E quale sarebbe questo… questo modo?>> chiese James incrociando le braccia.

Silente esitò prima di rispondere. << Lily>> furono le sue semplici parole.

<< Lily?>> chiese James spalancando gli occhi sorpreso.

<< Sì>> continuò Silente. << Deve proteggere Harry con l’amore che prova, in qualsiasi momento e aimè, in caso di morte così che possa essere una barriera impenetrabile al male. Voldemort non conosce questo enorme e profondo sentimento, perchè non ha mai avuto la possibilità o non l’ha mai voluto, ma rimane il fatto che risiede in tutti noi, a volte assopito, ma pur sempre vivo>>.

James restò impassibile dopo quella spiegazione e Lily strinse a se il bambino addormentato.

Silente si avvicinò alla donna e accarezzò il bambino addormentato sulla fronte liscia, senza la traccia di una cicatrice.<< Lo farai Lily?>>.

<< Per il mio bambino questo ed altro>> rispose la donna con decisione. << Lo prometto>>.

Tutto tornò di un bianco abbagliante intorno ad Harry ,e il ragazzo si coprì gli occhi con il braccio, mentre la sua testa tornava a vorticare e a fargli male.

Sentì un forte rumore simile a un botto assordante e si ritrovò davanti alla porta d’ingresso della stessa dimora.

Si guardò intorno e scoprì che la parte sinistra della casa era intera, nessun segno di distruzione, nessuna cosa fuori posto.

Il cielo era sereno e la luna piena illuminava il cortile, dove un lieve vento faceva frusciare il tappeto di foglie secche come sussurri umani.

Un urlo squarciò la notte, un urlo tremendo,pieno di paura e poi dal secondo piano la voce di una donna gridò disperata. <>.

<< No!>> urlò il ragazzo in giardino riconoscendo sua madre. << Nooooo! Lasciala stare!>>.

Harry cominciò a correre, ma non aveva fatto più di due passi quando Silente comparve dal nulla davanti a lui.

<< Professore si sbrighi! Mia madre!>> lo supplicò il ragazzo tirandogli una manica della veste, ma senza tuttavia sentirne il contatto.

Albus non lo degnò di uno sguardo e al contrario, posò gli occhi sulla porta socchiusa della casa.

<< Dannazione!>> imprecò diventando ad un tratto furioso in volto e avanzando con passo deciso verso l’uscio.

<< Non c’è tempo professore! Deve smaterializzarsi, deve raggiungere mia madre in tempo, la prego!>>.

A quanto sembrava, Silente, non si era accorto del pericolo imminente che correva la donna, tuttavia,entrò in casa senza bussare e, oltrepassato l’ingresso, prese a salire di corsa le scale.

Fu a metà dei gradini che il professore si fermò di colpo a fissare qualcosa davanti a se.

Harry si avvicinò lentamente e scoprì il corpo di suo padre, riverso a terra, immobile, con gli occhi sgranati e spenti, la bacchetta spezzata vicina al braccio.

“ No, io non voglio, io…..” pensò Harry. “ Io non voglio rivedere qui momenti”.

Silente si chinò sull’uomo e gli chiuse gli occhi mormorando qualcosa. Fu in quel preciso istante che furono scandite le parole maledette che avrebbero decretato il suo terribile destino : << Avada Kedavra!>>.

Il secondo piano fu illuminato per un istante da una mortale e tremula luce verde.

<< No, no!>> urlò Albus alzandosi e scomparendo d’un tratto con uno schiocco.

Harry continuò a salire le scale e trovò subito la stanza che cercava.

Lord Voldemort era chino sul corpo di sua madre che stringeva ancora tra le braccia il bambino avvolto in una coperta.

L’improvvisa comparsa di Silente,al centro della stanza, aveva sorpreso il Signore Oscuro che se ne stava immobile con la bacchetta stretta in pugno.

I due si fissarono a lungo senza far caso ad Harry che ora si trovava a pochi centimetri di distanza dal professore.

<< Che cosa hai fatto Tom?!>> disse Silente guardando torvo il mostruoso viso di Voldemort.

<< Non chiamarmi Tom>> rispose lui con voce melliflua.

<< Tu ti chiami Tom, ma per te è difficile ricordare chi eri e chi resti>> insistette Albus con decisione.

<< Ti ho detto di non chiamarmi così e poi non sei il benvenuto >> disse il Signore Oscuro squadrandolo con occhi che sembravano braci ardenti.

<< Perché ha ucciso questa donna?>>.

<< Non sono affari tuoi>>.

<< E ora che farai? Ucciderai anche il suo bambino?>>.

Voldemort guardò il piccolo Harry che piangeva dimenandosi tra le braccia della donna. << Ho intenzione di uccidere anche lui, sì>> ammise.

<< Vieni con me, Tom, c’è ancora una briciola di bene in te, sento che sei recuperabile>>.

<< Non dirmi quello che devo fare Silente, so decidere benissimo da solo!>>.

<< Guarda cosa sei diventato! Uno spietato assassino, ma non è questo che desideri, non è questo, il potere ha corroso il tuo…>>.

<< Non sarai venuto a farmi la predica!>> urlò seccato Voldemort. << Ho una questione da portare a termine e tu non mi impedirai di fare quello che sto per fare>>.

<< Sei arrivato al punto di voler uccidere un bambino, Tom>> incalzò Silente. << Non ti rendi più conto delle tue spregevoli azioni>>.

<< Oh!! Tu sbagli Silente, questo è un bambino speciale tu non immagini nemmeno….>>.

<< Cioè sarà il solo che potrà sconfiggerti una volta diventato adulto?>>.

<< E così sai della profezia>> ghignò Voldemort.

<< Certo, ero presente, come ti avrà riferito uno dei seguaci>>.

<< Questo non ti riguarda Silente>>.

<< Hai ragione Tom, ma ripeto, tu non alzerai un dito su questo bambino>> disse Albus in tono calmo ma deciso.

<< Sarai tu a fermarmi?>> chiese Voldemort più stizzito che mai.

<< Sì>> rispose Silente risoluto.

Voldemort si erse in tutta la sua altezza. << È questo che vuoi?!>> urlò con il viso contratto in una smorfia di puro odio. Puntò la bacchetta alla sua destra e dalla punta partì un getto bianco che colpì la parete, mandandola in frantumi.

<< Smettila Tom!>> urlò Silente con rabbia. << Non è distruggendo la casa che riuscirai ad evitarlo e ad intimorirmi!>>.

<< Io non eviterò niente! Farò soltanto ciò che va fatto!>>.

Il piccolo Harry piangeva disperato a terra, ma si teneva ancora stretto al corpo senza vita di sua madre.

Albus abbassò lo sguardo e lo vide; per qualche secondo restò immobile, come se stesse architettando qualcosa, poi, quando alzò di nuovo la testa, i suoi occhi brillarono ma il volto restò impassibile. << Bene>>.

<< Bene cosa?>> disse Voldemort furente.

<< Uccidilo pure>> rispose Silente indietreggiando di qualche passo. << Se ne sei capace>>.

<< Io…io esserne capace?>>

<< Possiedi il coraggio di uccidere un bambino? Bene, allora fallo>>.

Voldemort proruppe in una risata fragorosa e tremenda.<< Tu stai cercando di fregarmi, cosa c’è che dovrei sapere?>>.

<< Nulla>> rispose Silente serio.

<< Sai che potrei vederlo nella tua mente…>>.

<< Non scopriresti nulla e poi non ci riusciresti, Tom>>.

<< Un attimo fa saresti morto per salvare questo bambino ed ora vuoi che lo uccida?>>.

<< Sì>> fu la semplice risposta.

<< Ormai ho imparato a conoscerti Silente, non puoi mentirmi>>.

<< Uccidilo Tom e falla finita, non era quello che volevi?>>.

<< Hai in mente qualcosa>>.

<> disse Albus alzando improvvisamente la voce.

<< Io non prendo ordini da nessuno>> rispose Voldemort con sguardo feroce.

<< Uccidilo e falla finita o preferisci raggirare la profezia?>>.

Lo sguardo di Voldemort andò dal volto severo di Silente a quello del bambino rigato dalle lacrime.

<< Uccidilo Tom>>.

<< Smettila di chiamarmi Tom!>>.

<< Tu hai paura>> lo accusò Albus.

<< Io non ho paura di nessuno!>>.

<< Allora fallo!>>.

<< Smettila!>>.

<< Uccidilo!>>.

<< Io non…>>.

<< Sei un codardo Tom!>>.

<< Basta!>>.

<< Uccidilo!>>.

<< Avada Kedavra!>>. Dalla punta della bacchetta di Voldemort partì un guizzo di luce verde abbagliante che colpì il bambino a terra.

Un’aurea lucente si creò intorno al piccolo Harry che continuava a piangere imperterrito, poi un esplosione fragorosa si espanse dal corpicino e colpì Voldemort in pieno, senza preavviso, mandando in frantumi i vetri della finestra con il suo potente boato.

Il Signore Oscuro venne catapultato all’indietro e cadde battendo il viso a terra, dove vi rimase senza più muoversi.

Silente, rimasto con la schiena contro la parete, guardò il cadavere con sguardo impassibile. << Hai sfidato una cosa più grande di te, che sottovalutavi, Tom>>.

L’uomo raccolse il bambino da terra e lo depose nella culla. Sulla fronte del piccolo Harry era ora delineata una cicatrice a forma di saetta che risplendeva di un tetro bagliore mentre le lacrime gli scorrevano sulle guance.

Silente lo guardò con apprensione quando l’improvviso rombo di una moto sotto casa non lo destò da qualsiasi congettura stesse facendo.

<< A presto Harry>> disse triste, e così facendo si caricò il corpo di Voldemort sulla spalla e si dissolse nel nulla.

La stanza venne invasa da un bagliore accecante proprio mentre la voce di Sirus gridava dal pianterreno i nomi di Lily e James.

<< Harry! Harry>> gridava Hermione preoccupata stringendogli il braccio così forte da fargli male.

<< Fagli un po’di spazio>> le consigliò Ron con la voce impaurita.

Harry li vedeva come ombre sfocate e non riuscì subito a capire dove si trovava.

Sì alzò a sedere e vide che il vecchio salotto era ornato nel suo stato di abbandono.

<< Ci hai fatto prendere un bello spavento>> gli disse Hermione più rilassata. << Dopo che hai toccato quella pietra sei caduto a terra con gli occhi aperti e tremavi>>.

Harry guardò l’oggetto indicato dalla ragazza, a pochi centimetri da suo braccio destro. << Che cos’è?>> chiesecon voce inespressiva.

<< Che cosa vuoi dire?>>chiese Ron aggottando la fronte.

<< Ho visto alcu...alcune cose del mio passato e di quello di Silente>> disse guardando i suoi amici.

<< Che cosa?>> disse Hermione spalancando gli occhi sorpresa.

Harry si lanciò nella lunga descrizione di ciò che aveva appena visto, fin nei minimi dettagli, dall’incontro dei suoi genitori con Silente, fino alla maledizione di Voldemort.

<< Quella pietra era stata messa lì da Silente per te Harry >> disse Hermione. << Sapeva che saresti venuto qui un giorno>>.

<< Sì, credo di sì>> rispose il ragazzo passandosi una mano tra i capelli. << Perché non mi ha mai detto di essere stato lui a spingere Voldemort ad uccidermi?>>.

<< Ma lui lo sapeva no?>> disse Ron. << Silente sapeva che tua madre ti aveva protetto e che la maledizione no sarebbe funzionata>>.

<< Quella pietra doveva essere una sorta di Pensatoio Harry>>.

<< Ma non si possono immettere i propri ricordi in un qualsiasi oggetto>> ribattè Harry seccato.

<< Non possiamo saperlo con sicurezza, forse Silente ha trovato un modo>> suppose Hermione insicura.

<< Già, forse>> mormorò Harry. Quello che lo turbava di più era la continua, fissa immagine del corpo di sua madre disteso a terra.

“ Non doveva mostrarmelo”. Sentì la rabbia montargli dentro, una sconfitta amara. “Perché non è arrivato prima per salvarli!”. Sapeva che Silente aveva fatto il possibile, ma sapeva che i Potter correvano il rischio di essere scoperti e allora perché non aveva ingaggiato qualcuno per proteggerli? “ Ho bisogno di risposte”.

<< Ed ora?>> chiese Ron allargando le braccia.<< Cosa fare…>>.

<< Avete sentito?>> lo zittò improvvisamente Hermione afferrandogli un braccio.<< C’è qualcuno>>.

Harry si voltò appena in tempo per vedere un’alta figura sbucare dall’ingresso. << Harry Potter?>> domandò un uomo dal viso scarno avvicinandosi.

<< Sì>> rispose Harry fissandolo impietrito.

<< Finalmente>> disse l’uomo sorridendo. << Ti stavo aspettando>>.

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