Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Miki_TR    01/12/2006    2 recensioni
Il mondo magico non è affatto immune da scandali e pettegolezzi, anzi. A farne le spese questa volta saranno i malandrini...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Talitha Black

Necessaria nota di inizio capitolo

Salve a tutti!
Allora, questa volta mi preme precisare una cosa prima di lasciarvi a leggere il capitolo.
Sebbene ormai siano passati mesi dall'uscita dell'albero genealogico dei Black, il mio cervello lavora estremamente lento, al punto che l'ossatura di questa fanfic è pronta ben da prima.
Scrivendola, non sono riuscita ad adattare l'idea della famiglia come la avevo immaginata insieme alla trama a quelle che sono le disposizioni ufficiali di JKR a questo proposito.
Ora, la mia testa fatica a staccarsi dalle idee una volta che le ha prodotte, quindi ho bellamente ignorato non solo l'albero vero e proprio, ma anche l'età delle sorelle Black, in pratica inventando di testa mia la descrizione della famiglia.
Nonostante questo, ho deciso di non mettere comunque un avviso AU alla storia, e non per pigrizia (era lecito pensarlo!), ma perché ho sempre ritenuto che fosse una dicitura necessaria solo quando si contraddice un'informazione che si trova nei libri, e non altrove.
Spiegato questo, grazie per la cortese attenzione, e buona lettura!

Miki

 

 

Talitha Black

"C'erano ancora prima del destino
Ci saranno alla nostra dipartita
Forse fanno ballare appesa a un filo
La nostra vita..."

F. Guccini "Stelle"

Estate 1975

 

Lo studio privato di Talitha Balck, al numero dodici di Grimmauld Place, era in assoluto la stanza che la strega amava di più in tutta la casa. Persino suo marito, per cominciare, aveva il rispetto di bussare prima di spalancare la porta con i suoi modi assolutamente privi di grazia e di cominciare a sbraitare per qualcuna delle sue fesserie, o a infangarle i preziosi tappeti con gli stivali luridi. I suoi figli, poi, non entravano nella stanza se non quando avevano combinato qualcosa di abbastanza grave da doverle essere sottoposto direttamente, il che significava che quell'ambiente decorato in modo quasi barocco li metteva entrambi decisamente a disagio. Persino il suo primogenito, che aveva più volte dimostrato di provare un gusto quasi morboso nell'infrangere qualsiasi divieto gli venisse posto, evitava quella stanza come una maledizione.

Da quella stanza Talitha dirigeva da anni la vita della famiglia. Suo marito era un inetto dissoluto, a cui interessava solo circondarsi delle sue amanti giovanissime e di dubbia discendenza, cacciare con i membri più insigni della comunità magica, e mostrare il suo volto perfetto al mondo, come una copertina della bellezza dei Black. Castor Black, del resto, non era mai stato educato per reggere le sorti della famiglia. Era infatti il figlio cadetto, e solo la prematura scomparsa di suo fratello, senza un erede maschio, aveva fatto diventare il suo ramo della famiglia quello principale.

Non potendo contare sul marito, Talitha nei suoi primi anni a Grimmauld Place aveva sperato di trovare un aiuto nella cognata, con cui era ben disposta a condividere onori e oneri della famiglia. Ma la donna, bel lungi da incaricarsi della gestione economica e politica dei beni dei Black, aveva preso con la vedovanza a disinteressarsi anche delle sue stesse figlie, dedicandosi a oziose chiacchiere di nessuna importanza e, disgustosamente, al cibo. Talitha si era accollata quindi anche la cura dell'educazione delle sue nipoti, oltre che quella dei suoi figli. E oltre a questo, gestiva da quasi vent'anni il patrimonio di famiglia, si preoccupava personalmente di ungere le giuste ruote perché nessuna diceria potesse intaccare il buon nome dei Black, si occupava di feste, occasioni mondane, fidanzamenti e del decoro della dinastia.

Tutto questo, dal suo studio privato. L'ambiente, sebbene reso opulento dai precedenti proprietari, era vissuto in maniera austera. L'unico vezzo di Talitha erano i gigli freschi, che ogni mattina un elfo domestico provvedeva a sistemare sulla scrivania ben prima dell'ora del risveglio della sua padrona, dell'alba quindi. Tutto il resto in quella stanza era dedicato al lavoro e allo studio.

Non c'era da stupirsi se gli altri Black trovavano inquietante quell'ambiente. Tutti tranne la giovane donna che in quel momento se ne stava, ritta e composta, appena dopo la soglia, aspettando probabilmente un cenno della zia per accomodarsi.

Talitha considerava la giovane Bellatrix il suo più grande successo nel campo dell'educazione. Le sue sorelle maggiori, Andromeda e Narcissa, erano state per motivi diversi delle delusioni. Andromeda era fuggita alcuni anni prima con un babbano, e ad essere onesti Talitha non poteva davvero essere ritenuta responsabile di quel fallimento. La ragazza era stata influenzata in giovane età dalle idee riformiste di quel dannato Alphard Balck, zio di suo marito, che all'epoca, prima della morte di suo cognato, veniva ancora ricevuto spesso e volentieri in quella casa. Quando Talitha aveva cominciato ad avere voce in capitolo su quello che era o meno adatto all'educazione delle ragazze, il danno era già ampiamente stato fatto.

Narcissa, d'altro canto, era una giovane deliziosa, in procinto di combinare un ottimo matrimonio con l'erede dei Malfoy. Sarebbe stata un'eccellente aiuto per la famiglia, se malauguratamente non fosse stata così esageratamente legata alla madre. Le convinzioni che le erano state trasmesse dalla genitrice si limitavano all'inutile e dannosa nozione che non fosse compito di una donna preoccuparsi di amministrare denaro e politica, ma che suo dovere fosse solo di goderne i frutti. E nonostante la ragazza desse prova di una mente attenta e di una notevole caparbietà, tratto che non le derivava certo dalla madre, probabilmente se mai le lezioni che la zia aveva tentato di impartirle avessero dato frutto, sarebbero stati i Malfoy a goderne. Il matrimonio ormai era questione al massimo di un anno o due.

Bellatrix non aveva ancora un anno quando era rimasta orfana del padre. Sua madre, che già faticava a destreggiarsi tra l'attaccamento morboso di Narcissa e le inquietudini di Andromeda, si era preoccupata poco della sua ultimogenita, lasciando spazio a Talitha, che, soprattutto prima della nascita del suo primogenito, aveva saputo plasmare la bambina e farne la perfetta Black. Lei avrebbe retto le sorti della famiglia alla morte di Talitha. Era la sua personale erede. Sirius poteva continuare con le sue testarde ribellioni infantili, era sufficiente che mantenesse la facciata e lasciasse che le questioni importanti le sbrigasse sua cugina. Regulus era il suo piano di riserva, nel caso si rendesse necessario maritare Bellatrix non abbastanza al di sotto del suo rango per permetterle di rimanere una Black di fatto, se non di nome. Il bambino prometteva bene, doveva ammettere Talitha, ma aveva notato con preoccupazione un po' di insicurezza da parte sua, che non sarebbe stata di per sé cosa grave (si poteva sempre correggere), ma che lo portava a volte a guardare a suo fratello come esempio. E Sirius non era un buon esempio per un Black. La cosa si era molto ridimensionata con l'adolescenza dei due ragazzi, e Talitha pensava che in fondo poteva essere fiera dell'educazione del suo secondogenito.

Bellatrix, pensava Talitha guardandola, aveva imparato splendidamente tutte le sue lezioni. Trasudava dignità e orgoglio mentre aspettava che sua zia la facesse accomodare. Aveva maniere ineccepibili, sebbene un tantino troppo brusche, e una mente pronta. Si era diplomata con ottimi voti e padroneggiava già l'Arte Oscura, a cui Talitha l'aveva personalmente educata nei due anni precedenti. Insomma, la ragazza era decisamente la perfetta Balck, e osservarla era sempre un piacere per sua zia. L'unico suo rimpianto era non essere riuscita a fare un lavoro così eccellente anche con Sirius, nonostante la donna fosse consapevole di non essersi risparmiata nell'applicarsi.

-Bella.- disse quietamente Talitha, distraendo la mente dal pensiero doloroso del suo fallimento con Sirius. -Desideravi parlarmi?-

-Sì, Zia.- rispose la ragazza, senza muovere un muscolo, ferma sulla porta. Aspettava un invito.

Talitha le accennò con un gesto della mano di accomodarsi, e solo allora la ragazza entrò nella stanza con passo regale e si accomodò con grazia su una delle sedie intarsiate, lisciando con cura una delle pieghe della gonna in un gesto apparentemente casuale.

-Dimmi, ragazza, ma velocemente. Il mio tempo è limitato, e oggi ho molto da fare.-

Invece che andare dritta al punto, Bellatrix le fece una domanda strana.

-Zenith è già rientrato, Zia?- chiese casualmente, ma l'espressione dei suoi occhi diceva chiaramente a Talitha che quella domanda non aveva nulla di inutile o frivolo.

-Il gufo di tuo cugino? Non vedo perché dovrei saperlo. Non ero a conoscenza neanche del fatto che oggi l'avesse fatto volare.-

Bellatrix accennò un sorriso. -Mi sembra sempre incredibile che in questa casa accada qualcosa di cui tu non sei a conoscenza, Zia. Stamattina poi sembrava che Sirius avesse una gran fretta di far partire una qualche lettera ancor prima dell'alba... e ora sembra attendere con ansia una risposta. Peccato, dovrò informarlo che dovrà andare ad attendere la sua lettera alla guferia, o farsela consegnare dall'elfo domestico di guardia.-

Il tono della ragazza era carico di sottintesi.

-Non preoccupartene, Bellatrix. Ho la sensazione che dovrò comunque parlare a mio figlio prima di cena, mi premurerò io stessa di accennargli il fatto.-

Il sorriso di Bellatrix si fece più ampio. -Benissimo, Zia. Allora lascio tutto nelle tue mani.- rispose compitamente, poi fece per alzarsi dalla sedia e uscire. A metà strada, come se avesse avuto un ripensamento improvviso, di nuovo si girò verso Talitha.

-Ah, Zia? Pensavo stamattina... è un vero peccato che tu sia sempre così occupata. Ogni tanto dovresti svagarti, sai? Potrebbe rivelarsi interessante perdere un po' di tempo con qualche passatempo mondano...-

Talitha conosceva quel gioco dei dei sottintesi apparentemente casuali su cui si fondava da secoli la politica della società magica amministrata nei salotti, ne era maestra e lei stessa l'aveva insegnato a Bellatrix, per cui si guardò bene dal prendere il suggerimento alla lettera. Invece rispose sullo stesso tono:

-Cosa suggerisci come passatempo mondano?-

Bellatrix sembrò quasi voler ammiccare, ma il suo volto rimase immobile, controllato dall'arte della buona educazione che aveva imparato fin da bambina nello stesso studio.

-Mi sentirei di consigliarti di leggere qualcuna di quelle riviste scandalistiche tanto popolari tra le streghe. Sebbene non siano sempre una lettura... rilassante, possono rivelarsi alquanto istruttive.-

-Ti ringrazio, Bellatrix, lo prenderò in considerazione. Ora puoi tornare alle tue occupazioni. Ti vedrò a cena.-

Bellatrix uscì, concludendo quella conversazione fatta di insinuazioni e pause calcolate. Talitha invece non perse tempo. Sapeva perfettamente che sua nipote non parlava a sproposito, e che aveva almeno un paio di cose importanti da fare prima di dedicarsi alle sue carte.

-Kreacher.- disse. Non c'era bisogno di gridare o di chiamare ad alta voce. L'elfo domestico sapeva quando la sua padrona aveva bisogno di lui.

Infatti l'esserino comparve in pochi secondi, materializzandosi con un rumore sordo e profondendosi all'istante in un inchino esagerato.

-La Padrona ha bisogno di Kreacher?- chiese, untuoso, senza rialzare il capo.

-Sì.- disse sbrigativa Talitha. -Trova l'elfo di servizio alla guferia, e ordinagli da parte mia di consegnarmi immediatamente qualsiasi lettera che arrivi indirizzata a mio figlio Sirius. Immediatamente, e senza parlarne con lui. Sia che provenga da un gufo estraneo, sia soprattutto che sia consegnata da Zenith. Poi incarica uno degli elfi di procurarsi qualunque rivista scandalistica sia uscita nelle ultime due settimane. Le voglio tutte sulla mia scrivania prima di cena.-

-Come la Padrona desidera.- rispose Kreacher, inchinandosi profondamente prima di sparire con un CRAK! che risuonò nella stanza.

Talitha si sedette alla scrivania e riprese il lavoro del giorno. Le notizie sarebbero arrivate presto.

----------------------

Sirius.

Scusa se non rispondo alla tua lettera e a tutte le cose che mi hai chiesto, ma ho qualcosa di urgente da dirti. (Anch'io, però. Sai a cosa mi riferisco.)
Sirius, i miei genitori sanno tutto. TUTTO.
Qualche pettegolo (penso di sapere anche chi) ha portato a mia madre l'ultimo numero di "Magico scandalo", e quello che non ha visto lì glielo ho urlato io perché ero arrabbiato.
Ok, so che non ci stai capendo niente, ma sono così sconvolto in questo momento... Dubito che tu sia uscito, a meno che la Vecchia Megera non sia improvvisamente impazzita, e quindi non c'è possibilità che tu abbia visto quel giornale, vero?
Be', siamo in prima pagina. Ci hanno fotografato in quel dannato locale babbano dove siamo andati quando eravamo in vacanza da James. Sono sicuro che hai capito di che serata sto parlando, vero?
Ecco, questa è la novità. La maggior parte delle nostre attività di quella serata sono adesso documentate per il piacere di tutta la comunità magica. Che bello, eh?
Fai in modo che quella rivista non capiti nelle mani di tua madre, perché non c'è bugia che possa valere, si vede praticamente tutto. Ma tanto lei quelle cose non le legge.
E meno male. I miei hanno avuto una reazione terribile. Cioè, non che si siano arrabbiati, ma ti giuro, avevano delle espressioni da lutto! In questo momento potrei odiarli, Sirius, ma perché deve essere un problema quello che faccio della mia vita? Sono affari miei, e non ho bisogno della loro pietà.
Poi se almeno si fossero arrabbiati, avrei avuto ragione. Ma sono sicuro che adesso mi faranno sentire in colpa perché me la sono presa con loro, oltre che per tutto il resto.
Non ce la faccio già più, non vedo l'ora che ricominci la scuola. Mi sono calmato un po' a scriverti, ma non vedo l'ora di poter parlare con te di questa storia, e per favore, fammi ridere, ne ho bisogno. Anzi, adesso gradirei moltissimo una delle tue lettere sceme, quelle che mi mandi in classe per vedere se rido davanti alla McGranitt, capito quali? Me ne manderesti una per favore? Grazie. (So già che lo farai.)

Non vedo l'ora di essere a scuola e di vederti.
Quanto manca al primo settembre? Troppo.

Rispondimi in fretta.

Remus

----------------------

-Avanti- disse una voce autorevole, soffocata appena dallo spessore della pesante porta di mogano.

Sirius deglutì. C'era qualcosa di strano. Tutta la giornata era stata strana, troppo silenziosa, troppo quieta.

Sua madre non aveva presenziato al pranzo, cosa che accadeva talmente di rado da essere quasi assurda. L'assenza della donna non aveva comunque reso il pranzo un momento migliore (Regulus lo aveva lo stesso calciato di nascosto per vedere se riusciva a fargli alzare disdicevolmente la voce a tavola), ma solo strano ed inquietante. Inoltre, in assenza di sua madre, sua zia si era rivelata ancora più disgustosa del solito, con quelle sue risatine facete e il suo ingozzarsi senza ritegno.

Bellatrix, al contrario, gli era stata tra i piedi fin dalla mattinata. Si imbatteva in lei ovunque, nei corridoi, in biblioteca, persino quando era entrato in guferia Sirius l'aveva trovata lì, apparentemente intenta a lisciare il piumaggio serico della sua gazza Callista. E ogni volta che in quella lunga giornata estiva aveva incontrato sua cugina, lei gli aveva rivolto uno dei suoi sorrisini da Serpeverde, trasmettendogli la sgradevolissima sensazione che sapesse qualcosa che lui ignorava.

Sensazione acutizzata notevolmente dal fatto che qualche minuto prima un elfo domestico gli avesse fatto sapere che era convocato immediatamente nell'ufficio di sua madre, nonostante mancasse appena mezz'ora alla cena. Questo, Sirius era sicuro, voleva dire che era nei guai, e che si trattava anche di guai belli grossi.

Non che ne avesse paura, ormai. Dubitava che qualunque cosa avesse fatto sarebbe stata considerata più grave che essere stato smistato a Griffondoro, ed esserne orgoglioso, e se era sopravvissuto a quella punizione, dubitava che qualunque cosa lo aspettasse rischiasse davvero di essere peggiore.

Solo, era inquieto, come sempre prima di entrare in quello studio. Perché sua madre, la Vecchia Megera, era completamente incapace di spiegarsi, e più di una volta Sirius, colto alla sprovvista e confuso dai vaghi riferimenti di lei alla sua "condotta inaccettabile", aveva finito per parlare troppo e confessare qualche marachella di cui lei non era ancora a conoscenza. Il ragazzo sosteneva che lei lo facesse apposta per fregarlo, e sua madre si limitava a sostenere che lui era stupido. E in genere a quel punto, giusto per essere gentile, lei gli profetizzava una morte precoce e dolorosa a causa della sua stupidità, e lui replicava che sarebbe stato di certo meglio che marcire come lei in quella casa, il che non faceva altro che farla arrabbiare, e peggiorare le cose per lui. Seguivano immancabilmente giorni e giorni di rappresaglie continue a quel genere di discussione, con Regulus che ridacchiava da dietro le porte mentre a Sirius veniva negata un'altra possibile fonte di distrazione dallo squallore di quella casa di pazzi. Per non parlare delle risatine tattiche delle sue cugine.

Tutta quella trafila, quel giorno, Sirius avrebbe preferito evitarla, o almeno affrontarla dopo cena, con la pancia piena, e dopo aver letto la lettera di Remus che aspettava da tutta la giornata. Se avesse saputo la mattina a cosa andava incontro prima di sera, avrebbe se non altro ordinato a Zenith di pressare Remus per una risposta, ed eventualmente avrebbe mangiato di più a pranzo.

Invece entrò nello studio di sua madre con lo stomaco che brontolava, la testa in volo con il suo gufo e la sua lettera, e pochissima voglia di essere diplomatico e paziente.

La prima cosa che notò dopo aver spinto la pesante porta scricchiolante, fu l'insolita presenza di suo padre nello studio. Castor era seduto in una delle due sedie volgarmente opulente di velluto blu davanti alla scrivania di sua madre, rigido e quasi paonazzo dalla rabbia mentre lo guardava entrare con occhi torvi. Sebbene Sirius provasse un guizzo di soddisfazione sapendo che suo padre odiava almeno quanto lui trovarsi in quella stanza, dove doveva come tutti sottostare all'etichetta voluta da sua moglie, la presenza del genitore lo preoccupò ulteriormente, e Sirius si trovò a cercare disperatamente di ricordare cosa potesse aver fatto di così grave da scomodare suo padre.

La seconda cosa che notò, e che gli gelò il sangue nelle vene, fu il fatto che Zenith, il suo gufo, lo guardava con un'espressione quasi colpevole, legato sul trespolo dietro la sedia di sua madre.

E quando abbassò il volto dalla forma familiare del rapace sul volto cereo di Talitha Black, seppe che aveva fatto bene a preoccuparsi, e che la cosa era molto più grave di quanto aveva pensato entrando nella stanza.

Il volto di sua madre era livido e contratto in un'espressione palese di rabbia che trascendeva la sua abituale compostezza. Per un attimo, nemmeno tanto assurdamente, Sirius mise mano alla bacchetta, pronto a difendersi, mentre lo colpiva la consapevolezza che quella non era una sera per i giochetti e per preoccuparsi di saltare la cena, ma una sera decisiva.

Sua madre non fece nulla per cancellare questa impressione, anzi, si alzò lentamente e regalmente dalla sedia e gli porse una pergamena rovinata che fece sentire Sirius ancora più in pericolo.

-Vuoi spiegarmi, Sirius?- gli chiese, gelida come il ghiaccio.

Sirius prese la pergamena, impiegando tutta la sua volontà per impedire alla sua mano di tremare. Era quello che temeva. La scrittura che la ricopriva era quella di Remus. Per un attimo il ragazzo si aggrappò alla speranza che lo aspettasse una tirata delle solite sugli "amici al di sotto del suo rango", perché Remus era molto discreto nelle sue lettere, e raramente scriveva qualcosa che potesse essere interpretato in maniera non amichevole da chi non sapeva come stavano le cose tra loro.

Ma leggendo la lettera, Sirius si rese conto chiaramente che era tutto perduto. Gli ci volle meno di un secondo a capire in quale serata lui e Remus fossero stati beccati da un qualche paparazzo, perché in quei giorni noiosi d'estate in casa, non aveva fatto altro che ripensare a quella notte spensierata. E impiegò ancor meno tempo a capire che nella lettera c'erano tutti i riferimenti necessari perché sua madre sapesse esattamente come fare a procurarsi le informazioni mancanti. Cosa che, Sirius era sicuro, non aveva mancato di fare.

Era fatta, pensò Sirius. I suoi genitori sapevano.

-Allora?- lo incalzò Talitha, gelida.

Sirius non rispose. Non c'era dubbio che non ci fosse nulla da negare a quel punto, e che non ci fossero scuse o altro. Sperò solo, trincerandosi dietro un silenzio arrogante, che suo padre perdesse le staffe in tempo, prima che lo facesse sua madre. Preferiva mille volte la furia cieca di Castor alla rabbia calcolata di Talitha. Il pericolo era lei, ma se suo padre avesse mandato a monte i suoi piani di vendetta, c'era la remota possibilità che sua madre se la prendesse con lui il tempo sufficiente perché Sirius potesse approfittarne per scappare.

Scappare. Perché era chiaro che non gli restava altro da fare, a quel punto. Forse era stupido, ma non abbastanza da non sapere che una qualunque foto di quella serata doveva aver causato uno scandalo tale da trasformare il rancore di Talitha verso il suo primogenito in odio. E suo malgrado, Sirius non era poi così indispensabile ai Black, e sua madre non era mai stata abbastanza umana da farsi scrupoli a massacrare suo figlio con le sue mani.

Sfortunatamente per lui, la prima cosa che accadde dopo un istante ulteriore di silenzio, fu qualcosa che non si era aspettato. Dall'elegante porta bacchetta da tavolo d'avorio, con una rapidità che non aveva immaginato avesse, sua madre estrasse la bacchetta e con un solo gesto fluido lanciò verso di lui un incantesimo, senza sprecarsi a parlare, prima ancora che Sirius avesse il tempo anche solo di pensare ad una difesa.

Il ragazzo era tutto tranne che un illuso. In sedici anni aveva imparato perfettamente chi fosse sua madre e di che cosa fosse capace, quindi immediatamente si preparò all'arrivo del dolore. Non sarebbe stata la prima volta che subiva una Maledizione Cruciatus, e se fosse rimasto in quella casa, nemmeno l'ultima. Con un po' di fortuna, poteva fingere di svenire e avere il tempo di guadagnare la porta...

Ma il dolore non arrivò. Al suo posto, una sensazione disgustosa che gli fece accapponare la pelle. Qualcosa, una mente estranea, si insinuò nella sua. Con orrore Sirius si rese conto che sua madre stava accuratamente scandagliando i suoi ricordi, uno per uno, e lui non era in grado di impedirglielo. Avrebbe preferito il dolore, mille volte, a quello che stava subendo. Meticolosamente sua madre, la persona probabilmente che più odiava al mondo, stava scavando nella sua mente, soffermandosi ad osservare uno per uno tutti i suoi ricordi più belli, inquinandoli con la sensazione di disgusto che lasciava dietro di sé come la bava di un essere viscido. 

Per sua fortuna, si sarebbe reso conto ore dopo, a sua madre era interessato solo cercare tra i suoi ricordi quelli che riguardavano la sua relazione con Remus, e grazie a Merlino, a Sirius non era venuto in mente che potesse trovarne altri molto più pericolosi, o sarebbe stata la sua stessa paura che li ritrovasse a metterli davanti a Talitha.

Ma in quel momento, Sirius non riusciva ad immaginare nulla di peggio di quello che stava subendo. Nulla di più disgustoso, atroce e profondamente umiliante che essere costretto a rivivere i suoi ricordi più intimi e dolci sotto lo sguardo di sua madre.

Implacabile, Talitha sembrava scandagliare minuziosamente ogni carezza, ogni bacio, ogni sussurro tra le coperte, e Sirius non aveva alcuna protezione dalla sensazione di disgusto e odio di lei che sporcava quei ricordi felici. Era decisamente troppo, più di quello che poteva sopportare, e Sirius, disperatamente, cercò di reagire.

Sua madre fu ancora una volta più veloce di lui. Appena nella mente sconvolta di Sirius si formò il pensiero di metter mano alla bacchetta per tentare una difesa, Talitha lanciò un altro incantesimo, e Sirius fece appena a tempo a cogliere i dettagli degli occhi di lei scintillanti di rabbia, della mascella contratta e del viso deformato dall'odio di suo padre e del breve lampo rosso che fuoriusciva dalla bacchetta puntata contro di lui, prima che tutto diventasse buio.

 


 

Ops, povero Sirius... Ma tanto l'aiuto dovrebbe essere in arrivo, no? Sicuri? (Ghigno sadico, scusate, era un po' che non lo facevo!)

Mmmm... adesso, se gli appunti non mi ingannano, credo di dover spiegare un attimo un'altra cosuccia (abbiate pazienza) che forse aiuta a capire meglio la fanfic.
Sto parlando di quella che ho cominciato a definire "linea temporale ballerina".
Vi consiglio di fare caso al fatto che all'inizio del capitolo non ci sono date di riferimento, ma solo un generico "Estate 1975". In pratica quello che sto cercando di dire (malamente) è che non è detto che i capitoli, questi tre centrali in particolare (le reazioni delle famiglie) siano in ordine cronologico.
In particolare gli avvenimenti di questo capitolo si svolgono prima di quelli del capitolo di James.
Diciamo che sono in ordine di suspance, invece.
In realtà avevo una spiegazione molto elaborata e studiata del perché di questa scelta, ma Merlino solo sa dove l'ho seppellita tra i quintali di scartoffie virtuali che ho nel computer.
Se salta fuori ve la posto al prossimo aggiornamento.

Fino ad allora, un bacione a tutti quelli che hanno letto, e passiamo a rispondere alle recensioni...

Mixky: Ciao! Iniziamo col dire che mi fa molto piacere che ti sia piaciuta la famiglia Potter, e che mi auguro che i Black siano all'altezza, sia pure in modo diametralmente opposto... Il vecchio giovane Alastor si farà vedere nel prossimo capitolo, ma essendo che sono in vena di spoiler, forse le cose non andranno esattamente come sembra... Sirius ha qualche asso nella manica anche se non sembrerebbe assolutamente. Grazie per la recensione e un bacione!

Lucifera & Roger Jolly: Bentrovate(i?)! Prima di tutto, sono solidale al cento per cento con il fastidio per il computer rotto, è un problema che ho spesso anch'io, ed è una delle seccature più grandi... Detto questo, ringrazio entrambe(i?) per la recensione, mi avete fatto molto piacere! Il "giornalista" ha la pellaccia dura e non si offende, anzi, si gasa parecchio ogni volta che viene citato, e io sono contenta che ti sia piaciuto. I miei genitori invece si sentiranno fischiare le orecchie e ringrazierebbero probabilmente se sapessero che scrivo fanfic e mi ispiro a loro. Poi prenderebbe un infarto ad entrambi, credo. Contenta anche che ti sia piaciuta l'idea dello scandalo! La mamma di Remus non è stata certo baciata dalla fortuna, però diciamo che del suo un po' ci mette per non essere particolarmente aperta di mente... Sono felice che apprezzi il fatto che si vedano i malandrini con occhi esterni, era una di quelle cose che mi hanno fatto venire in mente questa storia! Quindi prego per la fic, e grazie a entrambe per la recensione e i complimenti! Un bacione!

Joy: Ciao Joy, ma grazie! Grazie prima di tutto per non avermi tirato le orecchie. Grazie per la recensione, anche, mi ha fatto un piacere immenso! Io e James siamo fortunati in quanto a genitori, e tu li hai descritti benissimo (come al solito), facendomi capire che sono riuscita a renderli come volevo... però, volendola mettere sul parallelo con i miei, direi che sono loro che hanno fatto un buon lavoro con me, casomai... ^^ E sono contentissima che ti sia piaciuta la citazione, De Andrè è in assoluto il mio preferito e le parole di quella canzone mi hanno sempre fatto pensare a come vorrei invecchiare.
A James in questa fanfic ho voluto particolarmente bene. L'ho visto un po' ingenuo forse, proprio per il modo in cui è stato allevato, ma nel contempo l'ho "ripulito" della caratterizzazione di Quasi per Caso, della parte funzionale a quella storia, che era una cosa che quando mi sono messa a scrivere questa fic mi era riuscita all'inizio un po' difficile. E' stato bravo e sono fiera di lui!
E nel frattempo, non velocemente ma un po' meno lentamente, siamo arrivati in casa Black. Che ne pensi di questa "adorabile" famiglia? Spero che incontrino il tuo gusto! E spero che anche questo capitolo non ti deluda. Grazie mille, Joy, della recensione sempre così azzeccata. Un abbraccio forte forte.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Miki_TR