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Autore: pk82    01/12/2006    3 recensioni
«Expelliarmus» La bacchetta volò lontano mentre il suo padrone si accasciò dolorante e sfinito al suolo. Alzò la testa per incrociare lo sguardo del suo nemico e sibilò: «Maledetto» «Stavolta è davvero finita… Avada Kedavra». Il settimo libro di Harry Potter secondo me. P.S. se vi avanzano cinque minuti mi farebbe piacere che recensiste, grazie. P.P.S: QUALCUNO MI HA DETTO CHE IL CAPITOLO 13 NON SI LEGGE. hO PROVATO A RIPOSTARLO. SPERO CHE ORA RIUSCIATE A LEGGERLO.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Partenza

Capitolo 2 – Partenza

Un ragazzo dai capelli perennemente spettinati e da stupendi occhi verdi stava seduto sul letto, guardando fuori dalla finestra il sole che sarebbe apparso a momenti da dietro una collina.

Era l’alba, ma Harry era sveglio già da un paio di ore. Anzi, a dir la verità non aveva dormito affatto quella notte: sapeva di dover riposare, ma continuava a pensare a quello che avrebbe fatto di lì a poco.

Sarebbe partito.

Sarebbero partiti.

Si voltò e vide un ragazzo con capelli color fuoco steso sul letto. Harry sapeva che neanche il suo miglior amico, Ron Weasley, stava dormendo.

Per chi lo conosceva appena questa sarebbe stata una notizia da prima pagina sulla Gazzetta del Profeta; ma Harry lo conosceva meglio di chiunque altro. Anche Ron stava pensando alla loro missione ed entrambi erano preoccupati.

Il rosso si mosse, aprì gli occhi ed incrociò quelli del suo amico:

«E’ ora?»

«E’ ora» gli rispose il moro.

Ron annuì e si alzò lentamente dal letto. Entrambi cominciarono a vestirsi, ognuno immerso nei propri pensieri.

Harry sentì sospirare l’amico e si voltò a guardarlo:

«Qualche ripensamento?»

«No» rispose Ron sempre di spalle. «Pensavo solo a quello che ci attende»

«Si, capisco» fece Harry.

«Ce la faremo Harry, ne sono sicuro» riprese con più vigore Ron.

Harry lo guardò e gli sorrise.

Ecco perché gli voleva bene: forse Ron era testardo, orgoglioso e a volte immaturo, ma anche se aveva paura avrebbe seguito Harry in capo al mondo. Era un amico leale, era sempre con lui, e di questo il moro gli era grato.

«Direi che siamo pronti, che ne dici?»

Ron annuì, prese il baule, seguito da Harry con il suo e si diresse alla porta.

Quando la aprì si trovò davanti una ragazza dai capelli crespi e dagli occhi color nocciola, con una mano alzata nell’atto di bussare.

Rimasero a guardarsi un attimo.

«Ciao» disse lei.

«Ciao, Hermione» disse lui. «Hai dormito bene?»

«Si» rispose timidamente Hermione.

«Bene».

«Bene».

Passarono alcuni attimi in silenzio quando un leggero tossicchiare li riportò alla realtà.

«Volete restare lì sulla soglia in eterno?» chiese loro Harry divertito.

«No» dissero in coro gli altri due ed uscirono, facendo levitare i loro bauli, seguiti dall’amico.

Mentre scendeva Harry ripensava a quello che aveva visto il giorno prima dalla finestra della loro camera: stava preparando il suo baule e il suo sguardo si posò un attimo sull’albero in giardino, sotto il quale c’erano Ron e Hermione che sembravano discutere di qualcosa. Harry fece cadere le scarpe che aveva in mano quando vide cosa accadde poi: i due ragazzi si stavano baciando.

Oltre ad Harry, anche i due ragazzi in questione stavano rivivendo mentalmente la stessa situazione.

Ron era seduto sotto l’albero in giardino. Ripensava alla sfuriata della madre, venuta a conoscenza della loro decisione di partire l’indomani a causa della loro missione. Sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stata d’accordo, ma ormai aveva deciso.

Amava stare seduto all’aperto, lo rilassava, lo faceva stare bene.

Tutto preso da questi pensieri non si accorse di una persona che si stava avvicinando.

«Posso sedermi?»

Ron riconobbe la voce della sua migliore amica.

«Certo» gli rispose facendogli posto.

Hermione si sedette accanto a Ron, con la testa appoggiata al tronco e le braccia attorno alle gambe.

Ron si voltò a guardarla: era incredibilmente bella, anche nei gesti più semplici.

Quando si spostava una ciocca di capelli dietro un orecchio, quando si mordeva il labbro perché era nervosa. Ogni suo piccolo movimento gli era famigliare.

«Tutto bene?» gli chiese.

«Questo avrei dovuto chiedertelo io» fece Hermione voltandosi verso di lui e sorridendogli.

«Facciamo così. Tu mi dici cosa ti preoccupa e io poi faccio lo stesso» disse Ron.

Hermione annuì e riprese a guardare per terra.

«Ho paura per tutto quanto. Ho paura di quello che dovremo fare. Ho paura di quello che incontreremo. E ho paura di non essere all’altezza del compito» concluse la ragazza sospirando.

«Stai scherzando?» chiese sorpreso Ron. «Come puoi credere di non essere all’altezza. Sei la strega più brillante che Hogwarts abbia mai visto, conosci più incantesimi tu che noi tutti messi insieme, sei il cervello della squadra non per niente. Quindi non dire più che non sei all’altezza, perché non è vero» concluse Ron quasi arrabbiandosi.

Hermione lo guardò, prima con un’espressione sorpresa, poi con un dolce sorriso.

«Grazie» gli rispose appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo.

Ron all’inizio si irrigidì, le orecchie che prendevano fuoco.

Poi, quasi d’istinto, passò un braccio attorno alle spalle di Hermione, mentre con l’altra mano le accarezzava i capelli.

Hermione si fece cullare da quei gesti, si sentiva bene, protetta, e un po’ della sua paura se ne andò.

«E a te, cosa preoccupa?» gli chiese Hermione.

Ron smise di accarezzarla.

«Io ho paura che ti possa accadere qualcosa» disse tutto insieme in un sussurro, che la ragazza sentì bene. Hermione si alzò a guardarlo, rossa in viso, mentre Ron continuava.

«Morirei se ti accadesse qualcosa, non potrei sopportarlo» continuò Ron guardando a terra.

Hermione gli prese il viso fra le mani, costringendolo a guardarlo. Lei aveva gli occhi lucidi per la commozione. Si sentì felice, come non lo era stata per molto tempo, e senza pensarci lo baciò.

Un bacio dolce, leggero.

Avrebbero voluto restare lì ancora a lungo, ma una voce arrivò alle loro orecchie.

«RAGAZZI!! VENITE, E’ PRONTO» fece la signora Weasley.

I due ragazzi si staccarono immediatamente, rossi in viso e imbarazzati.

«Sa… sarà meglio andare…io… devo ancora preparare il baule…» fece Hermione

«Si… anch’io… devo preparare il baule… andiamo…»

Si incamminarono silenziosamente verso casa, pensando alla persona vicina.

Quando raggiunsero il salotto trovarono Lupin, Tonks e il signor Weasley ad aspettarli.

«Volevamo salutarvi» disse Tonks, quella mattina con i capelli viola.

«Volevamo augurarvi buona fortuna» fece il signor Weasley.

I tre ragazzi annuirono e si sedettero al tavolo. Poco dopo arrivò dalla cucina la signora Weasley.

«Ecco. Vi ho preparato un’abbondante colazione. Avrete bisogno di molte energie» disse la madre di Ron dolcemente, ma Harry notò le profonde occhiaie e gli occhi gonfi di una persona che è stata sveglia tutta la notte a piangere.

«Grazie mamma» disse Ron.

La signora Weasley gli sorrise e si avvicinò, abbracciandolo da dietro.

Harry guardò la donna che lo aveva praticamente adottato da quando era diventato il miglior amico di suo figlio e un’espressione triste si dipinse sul suo viso ripensando al giorno prima.

«NO!NO!NO!NO!NO» urlò la signora Weasley.

Erano nel salotto. Oltre ai tre ragazzi c’erano Lupin, Tonks, la McGranitt e tutta la famiglia Weasley, fatta eccezione per Percy.

Harry, Ron e Hermione avevano appena comunicato ai presenti la loro decisione di partire e, come si aspettavano, la signora Weasley non era d’accordo.

«Non vi permetterò di andare. Non potete. Siete troppo giovani. Questo non è un gioco. Potreste m…» ma non riuscì a concludere la frase.

«Signora Weasley» disse Harry, «sappiamo che non è un gioco, lo sappiamo benissimo. Ma devo andare. Dobbiamo andare» concluse il ragazzo guardando i suoi amici

«Ma…ma…p-perché» chiese a fatica la signora Weasley, scossa dai singhiozzi.

«Perché Silente mi ha dato un compito da svolgere e ho intenzione di portarlo a termine. Ron e Hermione si sono offerti di seguirmi, e anche se glielo avessi impedito sarebbero venuti lo stesso» finì Harry accennando un sorriso, ricambiato dagli amici.

«No» disse in un sussurro la madre dell’amico.

«Siete sicuri della vostra decisione?» chiese il signor Weasley, abbracciando la moglie.

«Più che sicuri» rispose Ron. «Silente non avrebbe chiesto ad Harry qualcosa che non era in grado di fare. E noi lo seguiremo. Non lo abbiamo mai lasciato solo. E non cominceremo adesso».

Arthur Weasley lo guardò e anche se era preoccupato per quello che li attendeva, non poté non essere orgoglioso dell’atteggiamento di suo figlio.

«Quando partirete?» gli chiese di nuovo.

«Domani mattina» rispose Hermione.

«Dove andrete?».

«Per il momento a Grimmauld Place».

«Cosa possiamo fare noi?» domandò Lupin, guardando Harry negli occhi.

Il ragazzo rispose allo sguardo:

«Lasciarci andare e fidarvi di noi»

La signora Weasley, che prima si era calmata un po’, a quelle parole riprese a piangere più forte sulla spalla del marito.

«Ci fidiamo di voi Harry» riprese il licantropo, «sappiate però che se aveste bisogno di aiuto, di qualsiasi tipo, noi ci saremo sempre»

I tre ragazzi gli sorrisero riconoscenti.

«Hogwarts sarà sempre aperta per voi, ricordatevelo» disse la McGranitt.

«Hanno deciso di chiuderla?» chiese Tonks.

«Non ancora, ma è molto probabile. Non possiamo far altro che aspettare» concluse amaramente la McGranitt.

«Non si preoccupi professoressa» disse Harry, e tutti lo fissarono. «Quando porteremo a termine la nostra missione, quando Voldemort – e qui quasi tutti i presenti sussultarono – sarà morto, Hogwarts riaprirà, come vuole lei, come lo voglio io… come avrebbe voluto Silente»

La signora Weasley si sciolse dall’abbraccio del marito e si fiondò sui ragazzi. Li abbracciò tutti e tre con fare materno e loro capirono che lei, anche se a malincuore, aveva accettato la loro decisione.

«Signora Weasley» la chiamò Harry, «grazie per tutto quello che ha fatto per me in questi anni. Mi è stata vicino, sempre, e di questo gliene sarò sempre grato. Le prometto che staremo attenti, e faremo in modo di mandarle nostre notizie il più spesso possibile».

La signora Weasley aveva gli occhi lucidi: aveva sempre considerato Harry come un figlio, e ora aveva capito che il ragazzo la considerava come una madre.

Lo abbracciò teneramente, un abbracciò che Harry ricambiò.

Finirono la colazione e si prepararono per uscire.

«In bocca al lupo, ragazzi» disse Lupin.

«Senti da che pulpito» disse Ron, non riuscendo a trattenersi, suscitando le risate dei presenti.

«A presto» disse Harry rivolto ai quattro adulti ed uscì, seguito da Ron e Hermione.

Fecero pochi passi, quando una voce li bloccò:

«Avete intenzione di andarvene senza salutarmi?»

Harry riconobbe subito quella voce: si voltò a guardare il viso di una ragazza con i capelli rossi e con gli occhi azzurri.

Ginny Weasley, la più piccola della famiglia, era seduta su di un divanetto con le ginocchia al petto e un sorriso amaro sul viso.

«Non ti abbiamo visto in salotto e pensavamo che non volessi vederci» disse il fratello, avvicinandosi e abbracciandola.

«Stupidi» rispose la ragazza ricambiando l’abbraccio.

«Staremo bene Ginny» disse Hermione, abbracciandola a sua volta.

«Harry, io e Hermione cominciamo ad andare» disse Ron. Si avvicinò alla ragazza e gli tese la mano.

Questa gliela strinse e si fece condurre fuori in giardino, fino alla pianta, testimone del loro primo bacio.

«Li hai visti?» chiese Ginny a Harry quando furono soli.

«Dopo quello che è successo ieri mi sembra il minimo. Ma dubito che smetteranno di litigare, non è nel loro stile» concluse il moro rivolgendosi a Ginny.

Questa ricambiò il sorriso e, un attimo dopo, si precipitò fra le braccia del ragazzo.

Lui le accarezzò i capelli dolcemente, cullandola nell’abbraccio, e ripensando al momento in cui si erano rivisti dopo il funerale di Silente, quando era arrivato alla Tana per il matrimonio di Bill e Fleur.

Ginny era seduta al limitare del giardino, nascosta da alcuni cespugli: era il suo posto, dove si rifugiava fin da piccola quando non voleva farsi trovare o voleva riflettere.

Immersa nei suoi pensieri non si accorse della figura dietro di lei.

«Ciao» disse questa.

Ginny si voltò e vide due occhi di smeraldo posarsi su di lei.

«Come hai fatto a trovarmi?» gli chiese.

«Ron» fu la risposta di Harry mentre si sedeva al suo fianco.

«Capisco» disse la ragazza.

Rimasero alcuni minuti in silenzio, ascoltando il canto degli uccelli.

«Ascolta io…» dissero insieme i due. Si guardarono e si sorrisero.

«Prima tu» disse Harry.

«D’accordo» rispose la ragazza. Prese un respiro e disse: «Sei un idiota»

«COSA?» disse Harry incredulo.

«Sei un idiota» ripeté Ginny tranquillamente. «Credi davvero che lasciandomi mi terrai al sicuro?».

«Voldemort è un pazzo che uccide innocenti senza alcun motivo. Se scoprisse quanto tengo a te ti ucciderebbe solo per il gusto di farlo» replicò Harry.

«Ma se siamo tutti in pericolo, che senso ha allontanarmi. Rischierei comunque» disse la ragazza, ormai con le lacrime agli occhi. «Harry io ti amo. Ti prego non allontanarmi da te. Non lo sopporterei. Ti prego» concluse la ragazza scossa dai singhiozzi.

Harry la abbracciò: non voleva vederla piangere. Prese ad accarezzarle i capelli dolcemente.

«Sssshh… tranquilla…» cominciò Harry per farla calmare. Sciolse l’abbraccio per guardarla negli occhi. «Ascolta. Lo sai che l’ho fatto solo per proteggerti. Se ti succedesse qualcosa non me lo potrei mai perdonare. Perché anch’io ti amo, Ginny. Ti amo. Ma devo partire, ho un compito da portare a termine, ed è molto importante per tutti che io ci riesca».

«Ti aspetterò Harry, allora. E quando tornerai, perché TU tornerai, potremo vivere felici, insieme»

«D’accordo, ma promettimi che resterai al sicuro».

«Te lo prometto Harry» rispose la ragazza prima di baciare il moro con tanta passione.

«Ricordati della promessa Ginny» le disse dolcemente all’orecchio.

«Si, ma tu stai attento. State attenti tutti e tre»

«Lo saremo» e, detto questo, la baciò con dolcezza.

Si divisero a malincuore. Harry la lasciò e si diresse verso Ron e Hermione, che lo stavano aspettando sotto l’albero.

«Tutto ok, Harry?» chiese l’amica.

«Si Hermione, tutto a posto» guardò la ragazza e poi l’amico con fare deciso.

«Andiamo» disse infine, smaterializzandosi insieme a loro verso Grimmauld Place.

  
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