Capitolo 2 – Partenza
Un ragazzo dai capelli perennemente spettinati e da
stupendi occhi verdi stava seduto sul letto, guardando fuori
dalla finestra il sole che sarebbe apparso a momenti da dietro una
collina.
Era l’alba, ma Harry era
sveglio già da un paio di ore. Anzi, a dir la verità
non aveva dormito affatto quella notte: sapeva di dover riposare, ma continuava
a pensare a quello che avrebbe fatto di lì a poco.
Sarebbe partito.
Sarebbero partiti.
Si voltò e vide un ragazzo con capelli color fuoco
steso sul letto. Harry sapeva che neanche il suo miglior amico, Ron Weasley,
stava dormendo.
Per chi lo conosceva appena questa
sarebbe stata una notizia da prima pagina sulla Gazzetta del Profeta; ma Harry
lo conosceva meglio di chiunque altro. Anche Ron stava pensando alla
loro missione ed entrambi erano preoccupati.
Il rosso si mosse, aprì gli occhi ed incrociò quelli
del suo amico:
«E’ ora?»
«E’ ora» gli rispose il moro.
Ron annuì e si alzò lentamente dal letto. Entrambi cominciarono a vestirsi, ognuno immerso nei propri pensieri.
Harry sentì sospirare l’amico e si voltò a guardarlo:
«Qualche ripensamento?»
«No» rispose Ron sempre di spalle. «Pensavo solo a
quello che ci attende»
«Si, capisco» fece Harry.
«Ce la faremo Harry, ne sono
sicuro» riprese con più vigore Ron.
Harry lo guardò e gli sorrise.
Ecco perché gli voleva bene: forse
Ron era testardo, orgoglioso e a volte immaturo, ma anche se aveva paura
avrebbe seguito Harry in capo al mondo. Era un amico leale, era sempre
con lui, e di questo il moro gli era grato.
«Direi che siamo pronti, che
ne dici?»
Ron annuì, prese il baule, seguito da Harry con il suo
e si diresse alla porta.
Quando la aprì si trovò
davanti una ragazza dai capelli crespi e dagli occhi color nocciola, con una
mano alzata nell’atto di bussare.
Rimasero a guardarsi un attimo.
«Ciao» disse lei.
«Ciao, Hermione» disse lui. «Hai dormito bene?»
«Si» rispose timidamente Hermione.
«Bene».
«Bene».
Passarono alcuni attimi in silenzio
quando un leggero tossicchiare li riportò alla realtà.
«Volete restare lì sulla soglia in eterno?» chiese loro
Harry divertito.
«No» dissero in coro gli altri due ed uscirono, facendo
levitare i loro bauli, seguiti dall’amico.
Mentre scendeva Harry ripensava a quello che aveva
visto il giorno prima dalla finestra della loro
camera: stava preparando il suo baule e il suo sguardo si posò un attimo
sull’albero in giardino, sotto il quale c’erano Ron e Hermione che sembravano
discutere di qualcosa. Harry fece cadere le scarpe che aveva in mano quando vide cosa accadde poi: i due ragazzi si stavano
baciando.
Oltre ad Harry, anche i due
ragazzi in questione stavano rivivendo mentalmente la stessa situazione.
Ron era seduto
sotto l’albero in giardino. Ripensava alla sfuriata della madre, venuta a
conoscenza della loro decisione di partire l’indomani a causa della loro
missione. Sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stata d’accordo, ma ormai
aveva deciso.
Amava stare
seduto all’aperto, lo rilassava, lo faceva stare bene.
Tutto preso da
questi pensieri non si accorse di una persona che si stava avvicinando.
«Posso sedermi?»
Ron riconobbe la
voce della sua migliore amica.
«Certo» gli
rispose facendogli posto.
Hermione si
sedette accanto a Ron, con la testa appoggiata al tronco e le braccia attorno
alle gambe.
Ron si voltò a
guardarla: era incredibilmente bella, anche nei gesti più semplici.
Quando
si spostava una ciocca di capelli dietro un orecchio, quando si mordeva il
labbro perché era nervosa.
Ogni suo piccolo movimento gli era famigliare.
«Tutto bene?» gli
chiese.
«Questo avrei dovuto chiedertelo io» fece Hermione voltandosi verso
di lui e sorridendogli.
«Facciamo così.
Tu mi dici cosa ti preoccupa e io poi faccio lo stesso» disse Ron.
Hermione annuì e
riprese a guardare per terra.
«Ho paura per
tutto quanto. Ho paura di quello che dovremo fare. Ho paura di quello che
incontreremo. E ho paura di non essere all’altezza del
compito» concluse la ragazza sospirando.
«Stai
scherzando?» chiese sorpreso Ron. «Come puoi credere
di non essere all’altezza. Sei la strega più brillante
che Hogwarts abbia mai visto, conosci più incantesimi tu che noi tutti messi
insieme, sei il cervello della squadra non per niente. Quindi
non dire più che non sei all’altezza, perché non è vero» concluse Ron quasi
arrabbiandosi.
Hermione lo
guardò, prima con un’espressione sorpresa, poi con un dolce sorriso.
«Grazie» gli
rispose appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
Ron all’inizio si irrigidì, le orecchie che prendevano fuoco.
Poi, quasi
d’istinto, passò un braccio attorno alle spalle di Hermione, mentre con l’altra
mano le accarezzava i capelli.
Hermione si fece
cullare da quei gesti, si sentiva bene, protetta, e un po’ della sua paura se ne andò.
«E a te, cosa preoccupa?» gli chiese Hermione.
Ron smise di
accarezzarla.
«Io ho paura che
ti possa accadere qualcosa» disse tutto insieme in un sussurro, che la ragazza
sentì bene. Hermione si alzò a guardarlo, rossa in viso, mentre Ron continuava.
«Morirei se ti
accadesse qualcosa, non potrei sopportarlo» continuò Ron guardando a terra.
Hermione gli
prese il viso fra le mani, costringendolo a guardarlo. Lei aveva gli occhi
lucidi per la commozione. Si sentì felice, come non lo era stata per molto
tempo, e senza pensarci lo baciò.
Un bacio dolce,
leggero.
Avrebbero
voluto restare lì ancora a
lungo, ma una voce arrivò alle loro orecchie.
«RAGAZZI!! VENITE, E’ PRONTO» fece la signora Weasley.
I due ragazzi si
staccarono immediatamente, rossi in viso e imbarazzati.
«Sa… sarà meglio
andare…io… devo ancora preparare il baule…» fece Hermione
«Si… anch’io…
devo preparare il baule… andiamo…»
Si
incamminarono silenziosamente
verso casa, pensando alla persona vicina.
Quando raggiunsero il salotto
trovarono Lupin, Tonks e il signor Weasley ad aspettarli.
«Volevamo salutarvi» disse Tonks, quella mattina con i
capelli viola.
«Volevamo augurarvi buona fortuna» fece il signor
Weasley.
I tre ragazzi annuirono e si sedettero al tavolo. Poco
dopo arrivò dalla cucina la signora Weasley.
«Ecco. Vi ho preparato un’abbondante colazione. Avrete
bisogno di molte energie» disse la madre di Ron dolcemente, ma Harry notò le
profonde occhiaie e gli occhi gonfi di una persona che è stata sveglia tutta la
notte a piangere.
«Grazie mamma» disse Ron.
La signora Weasley gli sorrise
e si avvicinò, abbracciandolo da dietro.
Harry guardò la donna che lo aveva praticamente
adottato da quando era diventato il miglior amico di suo figlio e
un’espressione triste si dipinse sul suo viso ripensando al giorno prima.
«NO!NO!NO!NO!NO»
urlò la signora Weasley.
Erano nel
salotto. Oltre ai tre ragazzi c’erano Lupin, Tonks,
Harry, Ron e
Hermione avevano appena comunicato ai presenti la loro decisione di partire e,
come si aspettavano, la signora Weasley non era d’accordo.
«Non vi
permetterò di andare. Non potete. Siete troppo giovani. Questo non è un gioco.
Potreste m…» ma non riuscì a concludere la frase.
«Signora Weasley»
disse Harry, «sappiamo che non è un gioco, lo sappiamo benissimo. Ma devo andare. Dobbiamo andare» concluse
il ragazzo guardando i suoi amici
«Ma…ma…p-perché» chiese a fatica la
signora Weasley, scossa dai singhiozzi.
«Perché
Silente mi ha dato un compito da svolgere e ho intenzione di portarlo a termine. Ron e Hermione si sono offerti di
seguirmi, e anche se glielo avessi impedito sarebbero venuti
lo stesso» finì Harry accennando un sorriso, ricambiato dagli amici.
«No» disse in un
sussurro la madre dell’amico.
«Siete sicuri della
vostra decisione?» chiese il signor Weasley, abbracciando la moglie.
«Più che sicuri»
rispose Ron. «Silente non avrebbe chiesto ad Harry
qualcosa che non era in grado di fare. E noi lo
seguiremo. Non lo abbiamo mai lasciato solo. E non
cominceremo adesso».
Arthur Weasley lo
guardò e anche se era preoccupato per quello che li
attendeva, non poté non essere orgoglioso dell’atteggiamento di suo figlio.
«Quando partirete?» gli chiese di nuovo.
«Domani mattina»
rispose Hermione.
«Dove
andrete?».
«Per il momento a
Grimmauld Place».
«Cosa possiamo fare noi?» domandò Lupin, guardando Harry
negli occhi.
Il ragazzo
rispose allo sguardo:
«Lasciarci andare
e fidarvi di noi»
La signora
Weasley, che prima si era calmata un po’, a quelle parole riprese a piangere più forte sulla
spalla del marito.
«Ci fidiamo di
voi Harry» riprese il licantropo, «sappiate però che se aveste bisogno di aiuto, di qualsiasi tipo, noi ci saremo sempre»
I tre ragazzi gli
sorrisero riconoscenti.
«Hogwarts sarà sempre aperta per voi, ricordatevelo» disse
«Hanno deciso di
chiuderla?» chiese Tonks.
«Non ancora, ma è
molto probabile. Non possiamo far altro che aspettare» concluse
amaramente
«Non si preoccupi
professoressa» disse Harry, e tutti lo fissarono. «Quando porteremo a termine
la nostra missione, quando Voldemort – e qui quasi tutti i presenti
sussultarono – sarà morto, Hogwarts riaprirà, come vuole lei, come lo voglio
io… come avrebbe voluto Silente»
La signora
Weasley si sciolse dall’abbraccio del marito e si fiondò
sui ragazzi. Li abbracciò tutti e tre con fare materno e loro capirono che lei,
anche se a malincuore, aveva accettato la loro decisione.
«Signora Weasley» la chiamò Harry,
«grazie per tutto quello che ha fatto per me in questi anni. Mi è stata vicino, sempre, e di questo gliene sarò sempre
grato. Le prometto che staremo attenti, e faremo in modo di mandarle nostre
notizie il più spesso possibile».
La signora Weasley aveva gli occhi lucidi: aveva sempre
considerato Harry come un figlio, e ora aveva capito che il ragazzo la
considerava come una madre.
Lo abbracciò teneramente, un abbracciò
che Harry ricambiò.
Finirono la colazione e si prepararono per uscire.
«In bocca al lupo, ragazzi» disse Lupin.
«Senti da che pulpito» disse Ron, non riuscendo a
trattenersi, suscitando le risate dei presenti.
«A presto» disse Harry rivolto ai quattro adulti ed
uscì, seguito da Ron e Hermione.
Fecero pochi passi, quando una voce li bloccò:
«Avete intenzione di andarvene senza salutarmi?»
Harry riconobbe subito quella voce: si voltò a guardare
il viso di una ragazza con i capelli rossi e con gli occhi azzurri.
Ginny Weasley, la più piccola della famiglia, era
seduta su di un divanetto con le ginocchia al petto e un sorriso amaro sul
viso.
«Non ti abbiamo visto in salotto e pensavamo
che non volessi vederci» disse il fratello, avvicinandosi e abbracciandola.
«Stupidi» rispose la ragazza ricambiando l’abbraccio.
«Staremo bene Ginny» disse Hermione, abbracciandola a
sua volta.
«Harry, io e Hermione cominciamo
ad andare» disse Ron. Si avvicinò alla ragazza e gli tese la mano.
Questa gliela strinse e si fece condurre fuori in
giardino, fino alla pianta, testimone del loro primo bacio.
«Li hai visti?» chiese Ginny a Harry
quando furono soli.
«Dopo quello che è successo
ieri mi sembra il minimo. Ma dubito che smetteranno di
litigare, non è nel loro stile» concluse il moro rivolgendosi a Ginny.
Questa ricambiò il sorriso e, un attimo dopo, si
precipitò fra le braccia del ragazzo.
Lui le accarezzò i capelli dolcemente, cullandola
nell’abbraccio, e ripensando al momento in cui si erano rivisti dopo il
funerale di Silente, quando era arrivato alla Tana per il matrimonio di Bill e
Fleur.
Ginny era seduta
al limitare del giardino, nascosta da alcuni cespugli: era il suo posto, dove
si rifugiava fin da piccola quando non voleva farsi
trovare o voleva riflettere.
Immersa nei suoi
pensieri non si accorse della figura dietro di lei.
«Ciao» disse
questa.
Ginny si voltò e
vide due occhi di smeraldo posarsi su di lei.
«Come hai fatto a trovarmi?» gli chiese.
«Ron» fu la
risposta di Harry mentre si sedeva al suo fianco.
«Capisco» disse
la ragazza.
Rimasero alcuni
minuti in silenzio, ascoltando il canto degli uccelli.
«Ascolta io…»
dissero insieme i due. Si guardarono e si sorrisero.
«Prima tu» disse
Harry.
«D’accordo»
rispose la ragazza. Prese un respiro e disse: «Sei un idiota»
«COSA?» disse Harry incredulo.
«Sei un idiota»
ripeté Ginny tranquillamente. «Credi davvero che lasciandomi mi terrai al
sicuro?».
«Voldemort è un
pazzo che uccide innocenti senza alcun motivo.
Se scoprisse quanto tengo a te ti ucciderebbe
solo per il gusto di farlo» replicò Harry.
«Ma
se siamo tutti in pericolo, che senso ha allontanarmi. Rischierei comunque»
disse la ragazza, ormai con le lacrime agli occhi. «Harry io ti amo. Ti prego
non allontanarmi da te. Non lo sopporterei. Ti prego» concluse
la ragazza scossa dai singhiozzi.
Harry la
abbracciò: non voleva vederla piangere. Prese ad accarezzarle i capelli
dolcemente.
«Sssshh… tranquilla…» cominciò Harry per farla calmare.
Sciolse l’abbraccio per guardarla negli occhi. «Ascolta. Lo sai che l’ho fatto
solo per proteggerti. Se ti succedesse qualcosa non me
lo potrei mai perdonare. Perché anch’io ti amo, Ginny.
Ti amo. Ma devo partire, ho un compito da portare a termine, ed è molto
importante per tutti che io ci riesca».
«Ti aspetterò
Harry, allora. E quando tornerai, perché TU tornerai,
potremo vivere felici, insieme»
«D’accordo, ma
promettimi che resterai al sicuro».
«Te lo prometto
Harry» rispose la ragazza prima di baciare il moro con tanta passione.
«Ricordati della promessa Ginny» le disse dolcemente
all’orecchio.
«Si, ma tu stai attento. State
attenti tutti e tre»
«Lo saremo» e, detto questo, la baciò con dolcezza.
Si divisero a malincuore. Harry la lasciò e si diresse
verso Ron e Hermione, che lo stavano aspettando sotto l’albero.
«Tutto ok, Harry?» chiese l’amica.
«Si Hermione, tutto a posto»
guardò la ragazza e poi l’amico con fare deciso.
«Andiamo» disse infine, smaterializzandosi insieme a
loro verso Grimmauld Place.