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Autore: LaCla    10/05/2012    21 recensioni
Un piccolo frammento di vita, che racconta i pensieri di una ragazza che assiste alla morte di Ace, durante le puntate dell'anime.
"Dolore, dolore incontenibile sul viso del tuo fratellino, che fa come me. Stringe i denti per non urlare, tende i muscoli del viso per non lasciare andare la mascella, chiude la gola per non farne uscire i singhiozzi.
Ma il dolore è troppo forte, e vince sulla sua volontà.
Urla. Singhiozzi.
Come può essere finita così?"
Spero vi piaccia, è nata per caso in un pomeriggio malinconico...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Portuguese D.'
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Seduta sulla sedia girevole fissavo lo schermo, rapita da quella guerra tanto entusiasmante. Finalmente Ace era stato liberato, e stava fuggendo da Marineford, lasciandosi alle spalle il suo unico vero padre, Barbabianca, che stava donando la vita per salvare quella dei suoi figli.
Ma Akainu lo provoca, stuzzicando i punti giusti, per far saltare i nervi a pugno di fuoco. Il titolo dell’episodio mi ronza nella testa, ma lo scaccio via, non esiste nulla in grado di bruciare il fuoco, non esiste nulla del genere.
Ace avanza verso l’ammiraglio, negli occhi solo la cieca rabbia di un figlio che vuole vendicare l’onore del padre.
I suoi compagni lo chiamano, ma nessun suono oltre la voce dell’ammiraglio raggiunge il comandante della seconda flotta, nessun grido può coprire quegli affronti, nessun richiamo potrebbe fermare la sua avanzata.
Un pugno, un ustione, come è possibile?
No, Ace è fuoco… Akainu è magma, ma non può bruciarlo.
Rufy crolla, esausto dalla battaglia, allunga un braccio per recuperare la vivre card del fratello, che gli è sfuggita dagli abiti logori, ormai priva di angoli bruciacchiati. Ma Akainu si scaglia verso di lui, intimando ad Ace di guardare, dicendo a pugno di fuoco di assistere alla morte di Cappello di paglia.
È un momento: magma, perle rosse, silenzio.
Trattengo il respiro, non può essere vero.
Gli sguardi attoniti, tutti posati su quel braccio, fuori posto, sbagliato, che ha trafitto Ace in pieno petto.
La vivre card brucia rapida, riducendosi sempre di più. Ancora e ancora.
Non mi serve un flashback per capire cosa significa, non mi serve la voce di una grassona dai capelli rosa, per ricordarmi cosa vuol dire quell’usura improvvisa e repentina.
Non mi serve ricordare quando Rufy l’ha ottenuta, lo ricordo benissimo.
Non mi serve.
Il foglietto si riduce sempre di più. Sangue, e stupore sul volto del fratello minore.
Ormai rimane solo un frammento della vivre card, un angolino braccato dalle fiamme, accanto alla sfera cremisi.
Non può essere, non può essere vero.
To be Continued…
Rapida muovo il cursore sullo schermo, apro l’episodio successivo, saltando la sigla, non mi serve la sigla, non mi serve il riepilogo.
Perle rosse, magma, fuoco e sangue. Ace.
Leggere il titolo dell’episodio è uno schiaffo in faccia.
Non è vero. Mentono.
Ace non può morire, non è possibile. Dopo tutto quello che aveva affrontato Rufy per salvarlo? No, non era vero.
Akainu ritira il pugno.
Sangue, sgomento, urla.
Tutto si ferma, poi tutto si muove.
La gola si stringe, incapace di parlare o altro. Gli occhi bruciano. Non vedo nemmeno la fenice che vuole liberarsi. Ignoro i compagni di Ace che sparano a raffica sull’ammiraglio. M’interessa solo vederlo, sapere che sta bene, che non è ferito.
Akainu, maledetto, stai lontano, non avvicinarti.
Il mostro di lava invece avanza imperterrito, infastidito appena dagli attacchi avversari.
Ace non cade, è ancora in piedi, è ancora vivo.
Un altro pugno alzato, un altro attacco. Fermatelo. Ace non resisterà a un altro colpo. Ma c’è Barbabianca, lo fermerà lui.
Maledetto Kizaru, che frena Barbabianca.  Maledetto.
Il pugno di lava ormai è partito, inarrestabile.
No, non inarrestabile.
Jinbee, l’ha fermato, ce l’ha fatta.
Garp, solo ora ti accorgi che avresti potuto fare qualcosa? Cos’è quello sguardo sorpreso? Solo ora ti accorgi che tuo nipote era in pericolo?
No, ma solo ora ti accorgi del pericolo di perderlo. Come farai a convivere con te stesso? Come affronterai il resto della tua vita, sapendo di aver contribuito all’assassinio di tuo nipote?
Marco, Vista, chi poteva immaginare cosa sarebbe successo? Avevate i vostri scontri a cui pensare, non potevate essere ovunque. Non potevate fare nulla per evitare che Ace si mettesse di mezzo.
Ma non è troppo tardi, Akainu mente, mente sempre, ha ingannato anche Squardo. Non è troppo tardi per salvarlo!
Un tonfo, un corpo che si accascia tra le braccia di Rufy. Ace.
Silenzio, esplosioni, silenzio.
Incredulità, sangue.
Sta accadendo davvero?
Il pizzicore agli occhi si fa insopportabile, rendendo le immagini quasi sfuocate, opache, offuscate dal velo di lacrime che vuole inondarmi il volto.
Non scusarti Ace, ti prego, ti salveranno. Ci sono i medici, gli ormoni di Ivankov, si salverà! La vivre card non è ancora bruciata del tutto! C’è ancora speranza.
No, il dottore non può far nulla.
Il pugno gli ha bruciato gli organi interni? È la fine? No, non può essere.
La prima lacrima fugge dalla rete delle mie ciglia.
Ace è fuoco, nulla brucia il fuoco. Non si è mai sentito che il fuoco venga bruciato da qualcosa! Si riprenderà. Ci sono ancora gli ormoni!
No, nemmeno Ivankov lo può aiutare. Lo capisco dalla sua espressione. L’affanno nella voce di Rufy mi strappa un singhiozzo, mal celato dalla mia mano, che trema sulle mie labbra, piegate in una smorfia di dolore ed incredulità.
Ace, infrangerai quella promessa? Lo farai davvero? No, non puoi farlo, tu mantieni la parola data! Ma che parola hai dato al tuo fratellino? Lui ci si aggrappa con tutta l’anima a quella promessa, non la puoi infrangere, anche se non so cos’è.
Urla e silenzio.
Urla ed esplosioni.
Di nuovo silenzio.
I singhiozzi ormai mi scuotono il corpo, incontrollabili. Sbattere le palpebre non rischiara la mia vista. Ormai le gocce salate inondano le mie guance.
Metto a fuoco, vedo lo sguardo di Ace.
Una fiamma nell’oscurità, debole, piccola, flebile. Però c’è!
I ricordi di Ace, il disprezzo che ha sempre ricevuto, il fardello di un nome troppo grande per un bambino.
Il peso di un odio troppo immenso per essere sopportato.
Tutto questo genera rabbia. Dubbi. E ancora rabbia.
Non avresti voluto vivere dici, ma come puoi credere alle tue parole? Tutti ti hanno amato, anche coloro che ti hanno conosciuto poco! Persino io sto piangendo per il tuo dolore, io, che sono solo una sciocca ragazza che osserva le vostre avventure da uno schermo. Guardami, guarda il mio volto rigato dalle lacrime, guarda i miei occhi arrossati ed il mio corpo scosso dai singhiozzi. E come me molti altri stanno piangendo in questo momento, piangono per te, chi vedrà questa scena piangerà sempre per te!
Io, sciocca ragazza che singhiozza disperata per un cartone animato, piango per te.
Non dire Addio, non chiedere saluti, non chiedere di riferire nulla. Lo dirai tu stesso, appena ti sarai ripreso. So che lo farai, non puoi morire qui.
Devi vedere il sogno di Rufy realizzarsi, non puoi avere questo rimpianto, e non lo avrai. Vedrai il tuo fratellino diventare il re dei pirati! Sicuramente ce la farà, e tu sarai al suo fianco quando potrà finalmente gridare al mondo “sono il re dei pirati”! È  il tuo fratellino, non puoi abbandonarlo ora…
Come puoi non avere rimpianti? Morire a vent'anni è già un rimpianto, ascolta la voce di tuo fratello, non mentire! Anche se non volevi fama e gloria le hai ottenute! E l’amore dei tuoi compagni è la risposta alla domanda che tanto ti ha logorato l’animo. Ma se questo era il tuo scopo, il tuo sogno, se trovare questa risposta era il tuo obbiettivo, allora è fantastico, ce l’hai fatta! Ora devi crearti un nuovo sogno da inseguire, perché è così che si fa! Si vive così, un sogno dopo l’altro!
Non puoi morire, non dopo tutto quello che hanno affrontato per salvarti, non puoi morire… non tu, non qui, non ora!
Silenzio, polvere e lame che cozzano tra di loro. La tua voce è un sussurro in questa guerra, ma è un sussurro che spacca i timpani.
Le lacrime di Rufy si aggiungono alle mie, facendo strada alla consapevolezza. Sta succedendo davvero. È tutto vero, non si sarebbe salvato. Non era lo sguardo di Rufy quello, non era il suo solito sguardo determinato. Era lo sguardo di un ragazzo che si rifiuta di credere a ciò che sta accadendo al suo mondo, alla sua vita, a suo fratello.
La mia gola fa male, protesta al mio tentativo di trattenere le convulsioni del pianto che mi stanno sconvolgendo. Sto piangendo? No, non sto solo piangendo, sto soffrendo, vorrei urlare, vorrei prendere  a pugni la scrivania e gettare all’aria tutti i fogli che vi sono riposti. Sto piangendo? Si lo ammetto, sto piangendo.
I sussurri di Ace mi giungono ovattati, come può dire di essere un buono a nulla? Come può anche solo pensare che il sangue che gli scorre nelle vene sia quello di un demonio? Il sangue che sta perdendo non è quello di suo padre, è il suo, solamente il suo! I figli non portano le colpe dei genitori, i bambini nascono innocenti, non nascono con le colpe dei padri.
Una perla rossa, lacrime, un grazie gridato al vento con le ultime forze, lacrime.
Ancora lacrime, e poi un sorriso. No, non lo voglio vedere quel sorriso, non puoi sorridere. Ti hanno amato tutti, ti amano tutti, non puoi sorridere, non puoi morire! Ace!
Le palpebre iniziano a cedere, il peso delle ferite è sempre più difficile da sostenere, gravato anche dalle stille salate che ti bagnano le gote.
Un braccio che si lascia cadere inerte, sfiorando un’ultima volta il buffo cappello di paglia del fratellino.
Il tuo corpo che si piega alla stanchezza, sfuggendo dalle braccia tremanti di Rufy.
Il tempo si ferma.
Una mano raccoglie una perla scarlatta. Una lacrima bagna la grande mano che la coglie, come fosse un chicco d’uva, con delicatezza, quasi a non volerla rompere.
Occhi di giada vendono inondati dalle lacrime di un uomo, che ha appena visto morire il proprio figlio.
Non vivrai ancora per continuare a scoprire il tuo ruolo in questo mondo, non vivrai più per avere la certezza di essere dovuto nascere.
La vivre card brucia, si disintegra, si consuma. Diventa solo un angolo, poi solo frammenti, minuscole scintille spazzate vie da un alito di vento crudele.
Un tonfo. Sangue. Il tuo corpo è caduto. Senza vita, davanti a Rufy.
L’impatto al suolo del tuo corpo è insostenibile, quel suono sordo mi rimbomba nella testa, accompagnato dall’immagine del tuo corpo, ornato di schizzi vermigli.
Silenzio.
Dolore.
Il tuo nome appena sussurrato.
E poi il tuo viso.
Il viso di un angelo: sereno, sorridente.
Come puoi sorridere mentre tutti si disperano? Come puoi sorridere mentre io dalla mia seggiola singhiozzo e mi mordo le labbra, per non fare troppo baccano? Come possono i tuoi capelli ornare il tuo viso così perfettamente, come se fossero pizzo nero, anche nella morte? Perché sorridi, Ace?
Ace, solo il rumore del vento accompagna i sussurri del tuo nome.
Il tuo sorriso macchiato di sangue, sconvolge chi guarda il tuo viso. Se fossi una persona qualsiasi, potresti essere solamente addormentato; si esatto, solo un ragazzo che dorme, facendo sogni tranquilli. Ma no non tu, tu non dormi così. Tu dormi scomposto, russi, respiri a bocca aperta e sprizzi vitalità, persino nel sonno.
No, non stai dormendo, lo so bene.
Mani tremanti e sangue.
Dolore, dolore incontenibile sul viso del tuo fratellino, che fa come me. Stringe i denti per non urlare, tende i muscoli del viso per non lasciare andare la mascella, chiude la gola per non farne uscire i singhiozzi.
Ma il dolore è troppo forte, e vince sulla sua volontà.
Urla. Singhiozzi.
Come può essere finita così?
Tremo, ma mi sforzo di calmarmi. Non può essere, ci sarà qualche colpo di scena, apro la puntata successiva, nuovamente salto la sigla, nuovamente salto il riepilogo.
Perle rosse, urla, lacrime.
Garp, l’hai salvato da neonato, perché ora non l’hai fatto? Ti odio, mai ti perdonerò per non essere intervenuto quando potevi!
Le tue lacrime non mi fanno male, meriti di piangere per un nipote che non hai saputo proteggere!
Le immagini scorrono, la guerra finisce, il mondo va avanti.
Chiedono se tu sia veramente morto. Gioiscono della morte di tuo padre, un’altra volta.
Il mondo intero continua il suo abituale andirivieni, a nessuno importa veramente di cosa sia accaduto a Marineford, a nessuno, tranne a quelli che c’erano.
Il rosso ha portato via i vostri corpi, ora sto guardando con nuove lacrime il tuo funerale. Non posso e non voglio credere alla tua morte.
Io, una sciocca ragazza che piange guardando un cartone animato.
Io, una stupida bambina che singhiozza al pensiero della tua morte.
Tu, il mio personaggio più caro, che non apparirai più.
Io, che spengo lo schermo e vado a sdraiarmi sul letto, per piangere ancora un po’.
Io, che non guarderò più One Piece, perché senza di te ha perso senso.
Io, fanciulla incoerente, che continuerò a guardarlo comunque, sperando di rivedere il tuo sorriso, anche solamente in un frammento di sigla, in un vago ricordo, in un accenno che nessun’altro nota.
Tu, che mi hai rubato talmente tante lacrime che ho smesso di contare le volte in cui ho pianto, ripensando alla tua scomparsa.
Io, ragazzina pazza, che scrivo per sfogare il mio stupido ed inutile dolore.
Tu, che sei solo un maledetto cartone animato, ma mi hai rubato più emozioni di molte persone reali.
A te, comandante della seconda flotta dei pirati di Barbabianca.
A te, pugno di fuoco.
A te, Portuguese D. Ace, figlio del re dei pirati prima, figlio dell’uomo più forte del mondo poi.
A te, fiammifero, che farò sempre rivivere nelle mie storie e nelle mie fantasie.


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Non so come mai, ero malinconica oggi e mi sono riguardata le puntate maledette... ed è uscita questa cosa.. non so nemmeno io spiegarvi il perchè, spero non sia un'oscenità totale xD 



   
 
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