Quinn si sedette e lasciò l’attenzione dei giurati e del giudice all’altra bionda delle “sei allegre assassine” che le fece l’occhiolino, prima di attorcigliare la gamba destra su una delle sbarre e sorridere con innocente malizia alla guardia più vicina. Squish, al secolo Brittany, infatti, non era cattiva, era dolce e ingenua, ma sapeva essere davvero sexy e perdeva tutto ciò che c’era di innocente in lei quando ballava. A suo marito Sam Evans ciò non piaceva. Mentre le compagne cantavano e si muovevano, cominciò a muovere il bacino e le spalle seguendo il ritmo, poi prese parola.
Brittany
Susan Evans una volta era Brittany Pierce, promettente ballerina di
provincia,
attratta dalle luci della città. Si era infatti trasferita
dalla sua abitazione
con la famiglia sulle sponde del lago alla grande Chicago dove aveva
cominciato
a lavorare come lavavetri e tutto fare presso un nightclub. Una sera
aveva
provato per gioco a ballare sul palchetto in cui si esibiva Sandra, la
cantante,
e Luke, il proprietario, trovandola perfetta l’aveva assunta
come stripper.
Brittany,
adottando lo pseudonimo di Squish, si divertiva un mondo, ballava per
un
pubblico, sebbene di pervertiti e ubriaconi, e lei amava danzare.
Proprio lì
conobbe Sam Evans, un ragazzo dalle umili origini, ma che si era fatto
strada
tra i commercianti del quartiere in cui Brittany aveva una stanza in
affitto
presso una dolce signora. Si innamorarono perdutamente e dopo poco
tempo
andarono a vivere insieme in un appartamentino che avevano scelto
insieme, non
passò molto prima che Sam le chiese di sposarlo. Brittany da
credente qual’
era, aveva voluto un matrimonio sì semplice e informale, ma
con un delizioso
abito bianco con un bouquet dello stesso azzurro dei suoi occhi. Per
amore
aveva rinunciato alla sua promettente carriera nel club in cui lavorava
come
spogliarellista, restando come semplice donna delle pulizie, ma
aiutando
comunque le sue ex colleghe in caso di malesseri. Sam non lo sapeva, il
loro
era un piccolo e dolce idillio nella città con
più puttane e drogati d’America,
Brittany l’amava con tutta sé stessa e lui
sembrava ricambiare.
Nel loro
angolo di paradiso c’era una piccola nota dolente, la gelosia
di Sam che si
amplificava quando alzava il gomito. E negli ultimi mesi succedeva
troppo
spesso, la povera Brittany era costretta a farlo dormire sul divano in
soggiorno e chiudersi in camera matrimoniale per evitare che lui
tentasse di
farla sua su ogni superficie disponibile.
Il giorno in
cui avvenne il fatto erano le sette di sera quando Sam irruppe in casa
come una
furia, ubriaco fradicio, urlando. “Ti
sei
scopata il lattaio, eh? “
Brittany non
rispose, restò solo pietrificata alla rabbia del tono usato
da quella voce,
solitamente così dolce e accondiscendente, poi riprese a
tagliare il polpettone
di pollo che aveva preparato, confidando che l’uomo avrebbe
smesso presto. Ma
quella volta Sam era veramente fuori di sé e
continuò a insinuare che lei fosse
andata a letto con il lattaio, cosa per altro vera: Brittany aveva
fatto sesso
con il signor Grey solo perché lui le aveva proposto uno
sconto sull’acquisto
di prodotti caseari e, con tutti i soldi che Sam spendeva in bevute ai
pub, ne
aveva un discreto bisogno. Non aveva tradito, con quel grassone
puzzolente poi,
per il mero gusto di cornificare suo marito, che amava moltissimo, ma
per una
reale necessità di entrate nella dinamica famigliare. Quella
sera però sembrava
davvero avere alzato troppo il gomito, infatti aveva cominciato ad
avvicinarsi
a lei con espressione eccitata: Sam quando si ubriacava passava da
dolce marito
premuroso a uomo assetato di sesso, Brittany stava avendo paura, ma
tenne in
mano il coltello con cui stava ancora tagliando la cena, tremando.
“Puttana! Te
lo sei scopata sul nostro letto, eh?”
Sam urlò
ancora e si sporse verso di lei a baciarle il collo e tentò
di levarle la gonna
e i collant, Brittany cercò di divincolarsi dalla presa e il
coltello le
scivolò a terra. Si chinò a raccoglierlo e
notò che Sam si era aperto la patta
dei pantaloni, lo guardò con terrore, non che le piacesse
fare l’amore con suo
marito, ma non così. La prese per le spalle e
portò verso la parete più vicina
per essere più comodo, la baciò sulle labbra con
violenza, aveva un alito
pestilenziale e Brittany non lo poteva tollerare, così lo
spinse via.
Non sapeva
che respingere un ubriaco voglioso poteva portare solo violenza, Sam,
infatti,
le strappò di mano il coltello leggermente unto e
ripartì alla carica. Passò
l’arnese sul suo collo candido, strappando a Brittany un
urletto acuto,
fortunatamente l’olio aveva impedito che la ferisse
seriamente, ma
quell’ubriacone aveva tentato di sgozzarla! La mente della
bionda passò
automaticamente in modalità lottatrice e gli
mollò uno schiaffone in pieno viso
e riafferrò il suo coltello, passandoselo sulla gonna scura
per renderlo più
affilato.
La paura e
il dolore si erano trasformati in rabbia e furia cieca: la donna
alzò il coltello
e lo abbassò sull’addome di suo marito, lo fece
più e più volte, urlando e
piangendo. Il corpo
di Sam cadde con un
tonfo sordo a terra e Brittany si accorse di averlo accoltellato per
ben dieci
volte, aveva smesso di piangere ed era sotto shock, ma sorrideva. Era
il suo
bellissimo sorriso che l’aveva portata in quel carcere la
notte stessa, la
polizia si rifiutava di credere che fosse legittima difesa a un
tentativo di
violenza domestica. Sam sembrava, ed era da sobrio, il ragazzo
più adorabile
del mondo e un marito premuroso che porta i fiori ad ogni occasione,
che
riempie di complimenti la sua giovane mogliettina e che conquista
persino le
nonne, non poteva aver tentato di stuprare sua moglie in un raptus
dettato
dall’ubriachezza. L’avevano condotta in una cella
vicino alle sue compagne di
processo e lì si era sentita felice come lo era mentre
ballava tra la folla da
piccola.
Ora la sua storia, raccontata per la prima volta in tutta la
sua triste verità, la faceva sentire pulita, come se si
fosse fatta un lungo
bagno rigenerante. Era certa che avrebbero capito, mandò un
bacio al giudice
con una risata irriverente e mosse i lunghi capelli biondi lasciati
sciolti
sulle spalle, cantando l’ultima strofa della canzone, prima
di lasciare il
palco, pardon cella, alla bruna Uh uh.
They had it coming all along
I
didn't do it
But
if I'd done it
How
could you tell me that I was wrong?