Nota dell’autrice:
Come premesso nel capitolo precedente metto qui una serie di spiegazioni
sui demoni che spero vi aiutino
a comprendere meglio la storia.
X KK: non credo che Sasuke
avrà bisogno di un’assicurazione sulla vita
I demoni non sono delle creature materiali, bensì un ammasso di energia e tutto quello
che portano con se (vestiti gioielli e cose del genere) è frutto della loro
energia materializzata nella dimensione fisica, in pratica i vestiti che
indossano sono parte di se stessi.
E anche se li vediamo in questa dimensione fisica (il piano materiale), il
suo vero essere non è
davanti a noi, ma è sul piano astrale (una dimensione a parte rispetto al piano
materiale). Il demone riesce comunque
a manifestarsi nel nostro mondo reale tramite il suo potere, dirige una parte
della sua energia nelle nostra dimensione facendoci credere che quello sia il
suo vero corpo.
Non nascono né si riproducono come gli esseri umani. Un demone "nasce" quando un'altro
demone decide di avere un subordinato (es. Xelloss è stato creato da Zelas Metallium).
Ogni demone, quando è sufficientemente forte, può decidere di creare un
subordinato, "staccando" dalla sua energia una piccola parte e
rendendola indipendente.
Una creatura materiale può essere demonizzata se uccisa da un demone e
resuscitata come sua simile.
Nel caso dei demoni superiori solitamente si può notare come questi abbiano
due subordinati, ovvero
un priest ed un general. Ne fa eccezione Xellos che venne creato con l'energia
per creare il priest
ed il general unite
e quindi detiene entrambi i compiti ed i poteri.
Come premesso, i demoni non hanno bisogno di cibo per aumentare le loro
energie. Si nutrono di energie
maligne, cattivi pensieri ed emozioni sprigionate dagli altri esseri viventi,
anche possono cibarsi è molto difficile che il cibo venga dal loro
metabolizzato dato anche che non hanno un fisico materiale.
Possono fare uso di magia, ma a differenza dei maghi per loro non è
necessario castare
incantesimi in quanto basta la forza di volontà, anche se a differenza degli
umani, non possono far uso degli incantesimi che traggono energia dai loro
creatori, perché ciò causerebbe il loro
ritorno nel corpo del proprio master.
Infine i demoni possono spostarsi tra le varie dimensioni per via teletrasporto.
Riassunto:
Dopo svariate ricerche finalmente Sasuke trova l’ubicazione delle due ragazze che da
una settimana stanno cercando disperatamente di non tirare le cuoia sotto il
dura addestramento dei Dark Lord.
Ora Sasuke
si prepara ad imporre il sigillo a Sakura.
Andra tutto per il verso giusto?
Charter 8: Catene dell’anima.
Sasuke con gesti abili scardinò la finestra e
spostò l’anta posizionandola
contro il parapetto del terrazzo in modo che non gli intralci i movimenti o
un’eventuale fuga nel caso in cui si svegliasse (cosa da non escludere).
Per assicurarsi di non avere troppi problemi aveva acceso un bastoncino di incenso soporifero e si
era coperto bocca e naso per non cadere nel suo stesso stratagemma, il che
sarebbe stato non poco imbarazzante.
Aveva anche risollevato il cappuccio del mantello per nascondere la propria
identità, a questo punto entrò
nella camera con passo felpato, ignaro di ben due dettagli:
1) In una settimana di addestramenti
l’udito della nostra amata kunoichi
si era fatto un po’ più sensibile, quindi oltre ad aver palesemente fatto finta
di dormire benché non avesse ancora chiuso occhio, si era quindi coperta le vie
respiratorie non appena percepito l’insolito odore dell’incenso risentendone in
minima parte e tenendosi pronta ad un eventuale combattimento.
2) I Dark Lord si
stavano godendo la scena dal piano astrale con tanto di bibite e popcorn.
Sakura di essere tenuta d’occhio quasi sempre, se non a
vista potevano percepire se era in pericolo e se non avevano ancora fatto
irruzione nella sua cameretta, allora il pericolo era minimo o inesistente.
Indi per cui continuò a fingere di essere addormentata tenendosi pronta ad
ogni evenienza.
Il fruscio del mantello era appena percepibile, il lento alzarsi ed
abbassarsi delle lenzuola indicavano che stava dormendo, ma non abbassò la
guardia neppure per un attimo, ora ancor men che meno doveva farsi cogliere in fallo,
o sarebbe andato
tutto a farsi benedire.
Si avvicinò al letto studiando la figura che giaceva supina.
Da quando l’aveva incontrata il
mese prima aveva tagliato i capelli che ora erano cortissimi ma
le davano un’aria particolarmente dolce.
Quando era piccolino prediligeva le ragazze dai capelli lunghi perché
durante le rare occasioni in cui aveva
dormito con sua madre si era divertito a giocare con quella setosa cascata corvina, poi era troppo cresciutello per fare una
cosa del genere, quindi aveva deciso che anche la ragazza che avrebbe sposato
doveva come minimo avere capelli lunghissimi.
Erano passati anni e quel requisito era rimasto, forse poteva essere una
cosa superficiale, ma le ragazzine con i capelli lunghi avevano catturato la
sua attenzione più di tutte le altre.
Dopo il massacro del clan la
cosa non lo aveva più interessato particolarmente.
Era cresciuto, forse troppo in fretta per un bambino della sua età, ma era
necessario.
Ora per riportare agli antichi splendori il suo clan aveva bisogno di una donna forte, quindi ancora una volta,
questo minuscolo requisito era passato in secondo piano.
Ma ora che la osservava più da vicino, notava che
della ragazzina conosciuta all’accademia non era rimasto molto.
I lineamenti si erano fatti più maturi e della fronte che i lineamenti
infantili e paffuti da bambina avevano sempre messo in evidenza; ora sembrava giusto un po’
più accennata del normale, ma niente di più.
Sakura sentiva quella dannatissima sensazione
che si prova quando
qualcuno ti fissa con insistenza e si ha quella voglia pazzesca di voltarsi.
Lei però non poteva certo aprire gli occhi o avrebbe mandato tutto a monte.
I passi si erano fatti più vicini e il fruscio del mantello le fece capire che molto
probabilmente non sarebbe riuscita a capire l’identità dell’intruso.
Ma non si può mai sapere.
* Che diavolo sta facendo?!*
Sasuke aveva contemplato a lungo la figura della
ragazza.
Afferrò un lembo delle lenzuola e sollevò tutto molto lentamente.
Quando ebbe finito ringraziò il cielo che indossasse un pigiama abbottonato sul
davanti.
Se avesse avuto addosso una
camicia da notte o un pigiama con abbinata una maglietta normale, non avrebbe
saputo come reagire.
Ora come ora non poteva perdere tempo.
L’effetto dell’incenso non sarebbe durato in eterno.
Deglutì un paio di volte e cominciò a sbottonare (partendo dal basso) fino
a scoprire tutta la pancia della ragazza.
Con orrore si accorse che a
partire dalla punta delle dita fino alla scapola, il suo braccio
non solo si rifiutava di collaborare, ma si era preso una certa autonomia e
aveva preso ad quel ventre.
Ventre piatto, pelle liscia, pelle
soffice, pelle di donna.
Si era lasciato andare.
Metà di lui cercava di
recuperare il completo controllo di sé, l’altra si stava godendo
il momento.
Si mise in ginocchio e levò di dosso il mantello in modo da poter accostare
l’orecchio al petto senza esserne intralciato e farsi cullare per una attimo dal quel suo
ritmico alzarsi e abbassarsi mentre la mano continuava beatamente l’opera.
*7… pazienta ancora un pochino…
8… forse tra un attimo se ne va…
9… qui l’omicidio è ancora considerato illegale…
10… non ho voglia di ripulire la camera da tracce di sangue…*
L’occhio balenò sulla scrivania dove erano state letteralmente gettate
delle bende e si lasciò sfuggire un
sospiro quasi di sollievo.
* Quindi si
comprimeva il seno*
* Lo dicevo io che non poteva essere così piatta*
Era arrabbiata e molto, molto imbarazzata.
Aveva avuto una giornataccia e ora?!
Un perfetto sconosciuto stava giocando con il suo corpo.
*Ok.
Prova a fingere di girarti nel sonno*
*Fermafermafermafermati…
Shit!
Ecco si è girata.
Fantastico!*
Nuovo problema all’orizzonte.
Si alzò per afferrare i fianchi in modo da poterla girare più facilmente.
*Parte A completata. Metti quel dannatissimo sigillo prima che si
svegli*
Per la seconda volta in quella serata coscienza interna e volontà interna
si erano trovati d’accordo.
Di inchiostro non ne aveva, quindi si dovette
accontentare di scrivere la formula con il suo stesso sangue.
Non perse tempo, con i canini si
incise il pollice che prese a sanguinare e si mise a tracciare
una spirale che si chiudeva in un cerchi perfetto, poi traccio il resto della
formula e posizionò le mani nelle posizioni del cane, della tigre e del cavallo
e le pose sulla spirale.
Una tiepida luce verde cominciò ad irradiare la camera.
Poi avvenne ciò che non era previsto.
Una mano afferrò la bandana levandogliela e un attimo dopo la luce della
camera era di nuovo accesa.
- Sasuke!
Faceva uno strano effetto
vedere la stessa situazione di un mesetto fa completamente ribaltata.
Ora era lei in pigiama, mentre lui era decisamente in tenuta da battagli.
Vestiva completamente diverso da
quando aveva dodici anni.
Lunghi pantaloni scuri, maglietta con maniche a tre quarti blu e giubbotto
smaniato nero a collo alto chiuso in più punti da ganci.
Non portava alcun coprifronte,
ma i capelli erano tenuti indietro da una bandana che ora teneva in mano.
Per il resto portava in solito porta-kunai,
i sandali omologati, il marsupio e una katana ai fianchi.
E alla luce del lampadario era impossibile non
notare il rossore che stava comparendo sulle sue guance.
Non riusciva a credere che il perfetto sconosciuto che aveva usato la sua
pancia come un antistress fosse lui.
Che fine aveva fatto il freddo vendicatore che amava così tanto.
Non poteva essere lui.
- Che ci fai tu qui?!
Che credesse al sui
racconto era altamente improbabile, ma tentar non nuoce.
- Una parola: Akatsuki
La vide inarcare un sopracciglio – Cosa centrano loro adesso.
- Lo sai che vogliono rapire Naruto,
vero?
- Sai che novità. Ma
non mi dispiacerebbe sapere cosa centro io in tutta questa faccenda. Non mi risulta di essere un loro
obbiettivo. E dubito
che vogliano usare me come ostaggio.
Silenzio.
- Aspetta un attimo. Lo hai pensato davvero. TU hai davvero pensato ad una
simile eventualità? (pausa)
Perché? Perché hai fatto una cosa
del genere. E
soprattutto cosa mi hai fatto.
Il ragazzo non era tipo da perdere tempo in spiegazioni, prese il rotolo da
cui aveva appreso la formula e glielo lanciò.
La kunoichi
cominciò a leggerlo con molta attenzione.
- …mmm… mmm… molto interessante.
Molto, ma molto interessante. Sasuke,
tu lo sapevi che perché il sigillo funzione devi averne un addosso pure tu?
- Come?
- leggi qua. “…Affinché il sigillo faccia effetto utilizzatore e controparte
devono portare entrambi il sigillo. In caso contrario il rituale risulterà
inutile e dovrà essere ripetuto.” chiarissimo non ti pare
- Hn.
- Loquace come al
solito. Ricordami di regalarti un dizionario per Natale
*Ben detto ragazza*
*Zitto tu*
- Hn!
Il fatto che si tolse
giubbotto e maglietta fu un’altra prova a sostegno della tesi secondo la quale
il moretto si era dimenticato completamente di quel piccolo dettaglio.
Sakura ripeté il rituale seguendo le istruzioni
del ragazzo.
Questa volta la luce trasmise
ai due un piacere fortissimo, come se le loro anime fossero state legate da un
nastro e ora fossero un’unica entità.
Come la luce scomparve i due si accasciarono al suolo ansimando, e gli ci
volle molto perché riprendessero a respirare regolarmente.
Ma il rituale li aveva lasciati senza energie.
Erano vicini, molto vicini
l’uno all’altra.
Sasuke l’aiutò a sedersi sul letto e le aveva cinto la vita in un abbracio.
Guardandolo vide che gli occhi spenti ora rispendevano di nuova luce, come
se avessero riacquistato vita.
Aveva appoggiato la fronte alla sua
mentre con le palpebre abbassate sembrava immerso in mille
pensieri.
Il volto era sempre più vicino, ma le loro labbra ancora non si toccavano.
Continuava ad indugiare aspettando per ricevere il permesso.
Fu allora che ebbe una delle sue solite visioni.
Non vedeva distintamente chi avesse davanti, era un
dettaglio irrilevante rispetto a ciò che le stava dicendo.
“Chiudere gli
occhi. Rinunciare a vedere ciò che ci accade attorno equivale a rinunciare a
vivere, ad essere già morti. Ma è solo affrontando gli eventi che affermiamo il nostro vivere.” Le sue labbra si incresparono
in un sorriso malizioso. “Dimmi. Tu che decisione hai preso!?”
Non una premonizione, bensì un ricordo.
Ne era certa.
*Credo proprio che sceglierò di vivere*