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Autore: Lusty_Archivio    10/05/2012    22 recensioni
« Rogie, soldatino del mio cuore, paladino degli oppressi », e si premura bene di marcare l’ultima parte, perché lo sa, certi appellativi Steve li prende davvero sul serio, adorabile novantenne ingenuotto, « rimarrai comunque una brava persona, il mondo ti vorrà sempre bene e i bambini continueranno a venerare le tue miniature di plastica, indi per cui, cortesemente, che ne dici di placare i bollenti spiriti e magari, che so, andare a preparare la cena? ».
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blatereggiando.

ODIO QUESTO FILM. Lo odio perché lo amo troppo, porco Hulk (?). Insomma, mi ha distolto dal mio amato fandom di Dragon Ball, dalla mia adorata Goku/Vegeta che conclamavo a gran voce fino al mese scorso… HA DISTRUTTO OGNI MIA CERTEZZA UNIVERSALE. Ma vabbé, c’ho i Superhusbands e la Thorki, I REGRET NOTHING*scaraventa Loki per terra a random*. Vabbè, insomma, sto pubblicando alle undici di sera e devo ancora lavarmi i capelli, in questo fandom nessuno (ancora) mi conosce, indi per cui evito di terrorizzare la gente a caso con note sceme e inconcludenti. Dico solo che questa flash è stupida, MOLTO STUPIDA, che doveva essere una drabble ma che si è allungata troppo, e che non so per quale motivo devo sempre venire a rompere le balle in un fandom con storie che non hanno né capo né coda. Ma, oh, avevo un impellente bisogno fisico di scrivere sui miei adorati Superhusbands. *sparge cuori a random* E… boh, tornerò, perché ho un Loki ubriaco, uno Steve molestato e un Tony geloso da gestire tra le cartelle di Word, al momento. TORNERÓ. E sì, è una minaccia. Nel frattempo… boh, posto ‘sta cosa. Grazie a tutti coloro che lasceranno un commentino, -ino, -ino. Regalerò un Loki denudato in miniatura, ecco. PERCHÉ TUTTI VORREBBERO UN LOKI DENUDATO IN MINIATURA, SU.

 

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(© elyxyz)

 


 

 

 

 

 

Oh, Captain.

 

 

 

« Capitano ».

« … ».

« Cap ».

« … ».

« Rogers ».

« … ».

« Rogie? ».

Steve continua ad ignorarlo, indignato, le braccia conserte al petto e lo sguardo glaciale fisso sulla parete opposta del soggiorno.

Tony, inevitabilmente, sbuffa.

« Oh, andiamo », sbotta, alzando gli occhi al cielo, «  Ti sei offeso di meno quando ti ho dato del Capitan Checca per avermi portato quel mazzo di rose orrendo, per dio ».

Silenzio. Ancora.

Le funzioni vitali di un bradipo hanno al momento maggiore impatto sul mondo di quelle di Steve Rogers, e per un attimo Tony teme seriamente di ritrovarsi il prode Capitan America lungo disteso per terra. Gli si siede accanto poggiandogli una mano sulla spalla e sospirando platealmente, sbatte le ciglia nere con un fare malamente infatuato e gli prodiga un sorriso storto che probabilmente surclasserebbe quello di Voldemort in una gara di grottesco.

« Rogie, soldatino del mio cuore, paladino degli oppressi », e si premura bene di marcare l’ultima parte, perché lo sa, certi appellativi Steve li prende davvero sul serio, novantenne ingenuotto, « rimarrai comunque una brava persona, il mondo ti vorrà sempre bene e i bambini continueranno a venerare le tue miniature di plastica, indi per cui, cortesemente, che ne dici di placare i bollenti spiriti e magari, che so, andare a preparare la cena? ».

Rinnova il suo spastico sorriso affabile e finalmente Steve si volta lentamente verso di lui, fissandolo per qualche abbondante secondo e dando sfoggio di uno sguardo disapprovante che gli ricorda vagamente quello della sua maestra d’asilo sul punto di tirargli uno scappellotto in testa.

« Signor Stark, è stato particolarmente insensibile da parte sua darmi del Capitan Verginello », dice Steve, indignato, e Tony vorrebbe chiedergli umilmente perdono, davvero, ma tutto ciò che esce dalla sua bocca è un rantolo soffocato, segno di una pericolosa risata isterica che gli trema sulle labbra e minaccia di schizzar fuori da un momento all’altro.

« Ma sei un verginello, Cap », gli fa notare, sollevando l’indice e prodigandogli un fastidioso buffetto sul naso, « Il mio è solo un amorevole appellativo per indicare la tua discutibile condizione attuale. Giusto, Jarvis? ».

« Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, signore », ribatte fulmineamente il diretto interessato, inabissandosi nei suoi stessi contorti congegni interni e facendo calare nuovamente il silenzio della stanza. Tony mugugna un insulto e si annota mentalmente di manomettergli i circuiti per costringerlo ad assistere per quarantotto ore di fila ad una maratona di film porno scadenti, dopodiché torna a rivolgere la propria attenzione a chi di dovere. E Steve è ancora lì accanto a fissarlo, l’espressione marmorea e la piega delle labbra pericolosamente orientata verso il basso, le mani ora poggiate sul grembo e la schiena rigida.

« Oh, andiamo, Rogie ».

« … ».

« … ».

« … comunque non sono un verginello », borbotta Steve, e giusto un secondo dopo gli salta addosso.

 

 

 

Tony si solleva dalla quantità abnorme di cuscini giusto un’oretta più tardi, i capelli scarmigliati, i bottoni della camicia finiti nei più remoti angoli della stanza, la faccia rubiconda e circa una dozzina di inconsulti segni rossastri addosso. E si alza, lentamente, scaraventando il paio di pantaloni che si è ritrovato addosso il più lontano che riesce – giusto perché non ha altro al momento su cui sfogare la propria frustrazione, poverino. Compie un passo e basta quello per demolirlo totalmente nell’arco di un secondo, col dolore lancinante che consegue che parte dal suo povero, meraviglioso fondoschiena e si propaga brutalmente fino al punto più remoto delle dita dei piedi. Impreca in una decina di lingue diverse che vanno dall'ostrogoto all'aramaico antico e poi si volta, scoccando un’occhiata tracimante d’odio a Steve ancora bellamente svaccato sul divano e avviandosi poi verso la cucina con fare zoppicante, una mano portata fulmineamente al didietro nel vano tentativo di preservarne l’integrità ormai alquanto scarseggiante e una smorfia sulle labbra che pare quella di un cane rabbioso.

« Questa me la paghi, Capitan Sfondaculo ».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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