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Autore: Shizuru117    02/05/2004    2 recensioni
Cosa hanno in comune Orlando Bloom ed Eric Szmanda? Niente...a parte la stessa fidanzata!! Un ritorno all'università, tra situazioni equivoche e confusioni indecenti!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Hola!^^ Rieccomi con il secondo capitolo! So che non è degna di "E a me, del tuo nome?" però, mi raccomando, recensite!!!^^ Bacini, Shi*

 

Capitolo 2.

Tante strade che conducono sempre allo stesso posto...

 

Orlando guardava quella ragazza con due occhi simili a due enormi palle da bowling. Erano gemelle? Ma se non si rassomigliavano affatto! Questa qui era molto più brutta, con un fiume di lentiggini e due occhiali da secchiona. Avevano in comune solamente il codice genetico, niente di più.

 

"B-beh...v-visto che mia sorella non c'è...p-puoi pure andare." Disse Katie, con la voce che le moriva in gola. L'aveva riconosciuto all'istante. Lei, che era un'appassionata di cinema e libri, si era vista almeno un centinaio di volte 'il signore degli anelli'.

 

"Sai quando torna?" Chiese, sfacciatamente. Era rimasto molto deluso di non aver trovato Kelly in casa e, soprattutto, di aver dato un bacio a quella racchia di sua sorella.

 

"E' a lezione, in questo momento. P-penso che dovrebbe tornare tra poco." Continuava a coprirsi il volto con le mani. In quel mentre, la porta si spalancò, lasciando intravedere la figura dell'altra gemella. Si guardò un po' attorno, stranita dal fatto che ci fosse un uomo in camera sua e poi, riconoscendolo, lo portò via di peso. Katie, che aveva osservato tutta la scena inerme, aveva tirato un sospiro di sollievo.

 

"Si può sapere che diavolo ti è preso? Ti sembra questo il modo di entrare nella vita privata della gente?!" Gli urlò, smanettando a destra e sinistra.

 

"Quanto siamo permalose" Orlando le cinse i fianchi con le braccia. "Eppure, l'altra sera, non mi sembravi così ritrosa." Di tutta risposta, si beccò un ceffone.

 

"Bada a come parli, caro il mio sciupafemmine. Ciò che faccio e, soprattutto, con chi lo faccio, non sono affaracci tuoi. Sono una donna, per giunta libera, e faccio le cose solamente quando mi va di farle! Perciò, non prenderti più il permesso di fare ciò che ti frulla per la testa! Specialmente qui, all'università." Aveva cominciato a parlare con un tono di voce veramente incazzoso (ci sta un po' male, ma rende l'idea!^^ NdShizuru117).

 

"Se sei lunatica, non dare la colpa a me! L'altra mattina, quando mi sono svegliato, ho notato subito il tuo bigliettino. Pensavo che fosse un invito per venirti a cercare!" Anche lui aveva assunto un tono di voce piuttosto offeso. Dopotutto, era stata lei ad accettare di andare a letto con lui.

 

"La prossima volta, vedi di farlo funzionare meglio quel cervello! Sono venuta a letto con te, e allora? Io posso andare a letto con chi mi pare e piace." Rientrò in camera, sbattendo la porta.

 

"Non finisce qui, cara la mia Kelly. Vedrai che non finisce qui!" E se ne andò, arrabbiatissimo.

 

Il discorso che gli aveva fatto la ragazza, in effetti, era piuttosto giusto. Essendo libera e maggiorenne, poteva fare ciò che più l'aggradava, senza chiedere il permesso a niente e nessuno. Però, per Dio, poteva trattarlo anche meglio! In fondo, era stato lui il coglione che era andato a cercarla. Ormai era diventata una questione di principio, nessuna si doveva prendere il permesso di trattarlo così. Camminando per il corridoio, andò a sbattere contro qualche persona ma non si fermò neanche a chiedere scusa. Intanto, Eric, che aveva assistito a tutta la scena da lontano, si chiedeva cosa poteva essere successo a quel pezzo di pane di Katie. Dopo quello sbadato errore, doveva andare a consegnarle il suo quaderno degli appunti, che aveva dimenticato in aula. Bussò alla 247, sperando di non ricevere un coccio di fiori in testa.

 

"CHE DIAVOLO VUOI ANCORA?" Aprendo la porta, Kelly aveva continuato ad urlare. Quando si accorse che non era Orlando, si calmò subito. "Scusami, ti avevo scambiato per un'altra persona. Che vuoi?"

 

"Katie?" Disse lui, confuso. Sembrava lei, ma molto molto più bella.

 

"Ah, cerchi mia sorella. Un attimo che te la chiamo."

 

Sbattè la porta di nuovo, tanto che i capelli di Eric svolazzarono per un po' al vento. 'Qui dentro, o sono pazzo io, o sono pazze loro' pensò, facendo sbucare dalla testa un enorme punto interrogativo. Dopo qualche istante, venne ad aprire l'interessata.

 

"S-scusami, i modi di mia sorella lasciano un po' a desiderare. C-come mai mi hai cercato?" Questa volta era lei. L'aveva riconosciuta subito, visto che aveva nascosto il viso non appena l'aveva visto.

 

"Ciao Katie. Senti, ti ho riportato il quaderno degli appunti. L'avevi lasciato nell'aula, alla fine della lezione." Glielo porse, gentilmente. Lei, piano, lo riprese e lo nascose dietro la schiena.

 

"G-grazie." Fece per richiudere la porta, quando le mani di lui la fermarono.

 

"Aspetta, devi farmi un favore. Sto disperatamente cercando, da più di un'ora, la biblioteca...mi ci puoi accompagnare?" La vide che cercava di ritrarre la mano.

 

"N-no...per favore...l-lasciami..." Cominciava a balbettare più del solito, sembrava paralizzata davanti a quel gesto. Non era niente di importante, eppure, si era irrigidita talmente tanto da avere gli occhi sbarrati.

 

"Andiamo, cosa vuoi che sia? Devi soltanto portarmi lì davanti, prima che mi perda in questo labirinto."

 

"No!" In quel mentre, Eric l'aveva strattonata a tal punto da farla cadere sulle ginocchia. Mentre succedeva questo, due ragazze avevano cominciato a fare dei piccoli risolini e a dire qualcosa.

 

"Toh, il mostriciattolo è uscito dalla tana!" Lo dissero ad alta voce, di modo che Katie lo sentisse bene.

 

"Santa blatta, e vieni fuori!" Le prese di peso e la trascinò per tutto il corridoio, fino ad uscire.

 

La ragazza era rimasta sconvolta, allibita. Ognuno che la vedeva passare la squadrava peggio di una tac e, i pochi uomini che la videro, cominciarono a parlottare tra di loro. Katie, che nel frattempo avrebbe voluto scomparire, stava cominciando a tremare dal terrore. Sapeva che le intenzioni del ragazzo erano più che buone ma non voleva, non voleva essere vista, non voleva essere osservata. Quando arrivarono in giardino, si fiondò giù dalle sue braccia, nascondendosi dietro al primo albero che aveva trovato. Il ragazzo, un po' spaesato da quello strano comportamento, mise le mani in tasca e si incamminò verso di lei.

 

"Si può sapere che ti succede? Perchè cerchi sempre di scappare?" La vide nascondersi dietro alle mani, per l'ennesima volta. "E smettila di coprirti il viso." Si inginocchiò davanti a lei. "Sono venuto a cercare te perchè sei l'unica che conosco, cara la mia Katie Hilding. Devi solamente portarmi in biblioteca e, dato che in portineria c'è quella vecchia rincitrullita, non vorrei di certo finire in chissà quale posto!"

 

"N-non sei venuto p-per sapere di mia sorella?" Disse, piano.

 

"Certo che no! Quella scalmanata di tua sorella l'ho vista solo cinque minuti fa e, ti giuro, non mi ha fatto una bella impressione." Si mise a ridere. "Dai, se tu sei la prima persona che ho conosciuto dentro questa gabbia di matti! Sono appena arrivato e, capirai da te, che mi trovo peggio di un pesce fuor d'acqua. Ho trent'anni e voglia di fare 0. Poi, visto che mi hai dato l'impressione di essere molto brava, potresti aiutarmi a studiare."

 

"M-ma tu fai biologia, non economia." Sorrise, lievemente.

 

"Oh, finalmente ti vedo fare un bel sorriso. Tu quanti anni hai Katie?" Domandò, molto più tranquillo nel vedere che si era rilassata.

 

"Ne devo f-fare venticinque questo autunno."

 

"Che anno frequenti?" La vide togliersi le mani dal volto.

 

"L'ultimo, dovrei d-dare la tesi entro dicembre, s-sono riuscita ad anticipare di un anno."

 

"Caspita!" Esclamò il ragazzo, visibilmente stupito. "Ma ora sarà meglio smetterla con questo terzo grado, che poi ti faccio anche sentire a disagio. Vogliamo andare a questa benedetta biblioteca, sì o no?"

 

"V-va bene. Passiamo per un'altra strada, c-così entriamo dalla porta secondaria." Si alzò e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, si incamminò.

 

Da quello che aveva visto Eric, Katie doveva essere proprio una ragazza molto timida. Per strapparle due parole aveva dovuto faticare come un matto. E poi, in fondo, non era così male. Sembrava molto tranquilla e posata, con l'unica pecca di balbettare un po' troppo. Camminava tutta ricurva, per nascondere nuovamente il volto. Senza contare che, vestita con quegli abiti larghissimi che aveva, sembrava ancora più brutta di quella che non era in realtà. Cielo, non è che fosse bella, però poteva pur tenersi meglio. Se soltanto fosse stata affascinante come la sorella...allora sì che sarebbe andata bene. Pensando a questo, non si accorse di essere arrivato davanti ad un edificio molto vecchio rispetto all'università, di mattoni, immerso in un'ambiente quasi agreste. Era circondato da alberi e fiori che, tutt'intorno a loro, lasciavano un delicato profumo. Vide la ragazza bussare, molto piano, e una donna sui quaranta andò ad aprirle.

 

"Che bella sorpresa vederti, Katie." Le diede un bacio sulla guancia. "Hai finito di leggere 'guerra e pace'?"

 

Il volto del ragazzo divenne paonazzo. 'Guerra e pace? Ma non era quel mattone tremendo di mille e passa pagine?" pensò, strabuzzando gli occhi.

 

"No, signorina Isherwood. Sono arrivata solo a metà a causa del mio prossimo esame." Sembrava che la conoscesse molto bene.

 

"Tu, invece, chi sei? Come mai sei con lei?" Il tono di voce della donna era diventato stranamente ostile.

 

"Non si preoccupi, mi ha chiesto di accompagnarlo qui perchè è appena arrivato. Non è uno di loro..." La ragazza le prese una mano, per calmarla.

 

"Ha ragione Katie, sono io che l'ho costretta a venire qui! Se non sono il benvenuto, ripasso un'altra volta." Fece per andarsene, quando la signorina Isherwood lo richiamò.

 

"Se ha detto che non sei uno di 'loro', allora puoi venire." E aprì la porta, invitandoli ad entrare.

 

La biblioteca doveva essere molto vecchia, a giudicare dai tanti volumi che si potevano trovare sugli scaffali. Tolstoj, Shakespeare, Hobbes...un professore di lettere antiche avrebbe dato un polmone per avere uno di quei libri. Girovagò per un po', senza meta, finchè non trovò la sezione che lo interessava: 'Scienze naturali e studio della biologia'. Tirò fuori qualche libro e lo osservò un po', prima di aprirlo. Sembrava quasi nuovo, non aveva neanche una parte rotta o magari usurata. Fece per chiedere alla signora Isherwood quando vide la donna, assieme a Katie, davanti ad un piccolo armadietto. Si avvicinò, senza farsi sentire, per poter origliare.

 

"Prendi qualcosa anche questa volta?" Chiese la donna.

 

"Mi piacerebbe poter prendere 'Otello' ma, non lo so, forse sono più propensa a prendere 'la mandragola'. Lei cosa mi consiglia? Il fatto è che non vorrei andare a tuffarmi in cose troppo vecchie." Rispose, titubante.

 

"Perchè non provi 'Notre Dame'? Anche se non è teatrale, è sempre un buono spunto. Su, avanti, portalo via."

 

"Forse sto approfittando un po' troppo della sua gentilezza. Davvero posso?"

 

"Ma certo che puoi, non sono domande da fare."

 

Eric se ne andò quasi subito, sentendosi di troppo in quella bella scenetta. Eppure, da quello che aveva visto, Katie frequentava economia...che c'entravano tutti quei libri di letteratura? Magari aveva l'hobby di leggere, era possibilissimo. Se ne tornò al suo bel volume, che titololava 'l'evoluzione', che lo stava chiamando, sconsolato. L'idea di farsi una mangiata di biologia non è che lo esaltasse molto. Però, da quando recitava in CSI, aveva avuto l'idea di ritornare all'università, avendo provato cosa voleva dire essere un tecnico di laboratorio. Andò alla cattedra, per farsi segnare.

 

"Signorina Isherwood, vorrei prendere questo in prestito." La vide sbucare da un angolino.

 

"Bene, riportalo il mese prossimo." Disse, secca. "Se per allora non sarai riuscito a studiare, verrai qui e ti farai prolungare il prestito. Intesi?"

 

"Sì. "Girandosi, notò che Katie era vicina a lui.

 

"F-finito?" gli domandò, guardando per terra.

 

"Già. Senti, io adesso devo andare. Grazie di tutto e..." fermò il discorso a metà.

 

"C-che c'è?"

 

"ehm...non so come dirtelo...tua sorella che facoltà frequenta?" A questa domanda, vide Katie sospirare.

 

"Giurisprudenza, quarto anno. Se vuoi s-saperlo, stasera è libera." Stava ricominciando a tremare.

 

"No, ma cosa vai a pensare! Era per curiosità, tanto per sapere!" Cercò di giustificarsi. "Tu, piuttosto, stasera uscirai con le tue amiche, no?"

 

"N-non ho amici..." Si stava di nuovo nascondendo.

 

Eric si era sentito proprio un verme. Aveva fatto la figura del solito cretino che aveva chiesto informazioni su una ragazza alla persona sbagliata. Doveva cercare di farsi perdonare, o perlomeno di glissare. Dopotutto, era un attore.

 

"Il fatto è che...beh, se non hai impegni, perchè una queste sere non vieni a bere un caffè con me?" Era stata la prima cosa che gli era venuta in mente.

 

"Sei d-davvero sicuro?" Lei sembrava molto stupita.

 

"Ma sì! Allora, che mi dici?"

 

"V-va b-bene."

 

Ecco, l'aveva fatto. Invece di cercare di invitare fuori Kelly, si era messo nel pasticcio di uscire con Katie. Con la vitalità che aveva, sarebbe di sicuro stata una serata INTERESSANTISSIMA...

 

CONTINUA...

  
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