Prometto di non scocciarvi troppo con le
mie note, in questa storia. Innanzitutto vorrei ringraziare Kristel, che mi
sarà sicuramente d'aiuto (non è vero?^^) e poi, al solito, chiunque sarà così
di buon cuore da voler recensire. Questa volta ho voluto fare qualcosa di
diverso, mettendo nella fic anche un attore che, a mio modesto parere, è molto
carino (ma, purtroppo, sconosciuto). Passo la parola a voi e...buona
lettura!!!^^ Bacini, Shi*
Capitolo 1.
Incontri.
A volte, le situazioni più
strane, sono create da eventi che, al momento, non sembrano nè importanti nè
influenti. Chi di voi non si è mai chiesto cosa succederebbe se, per caso,
potesse tornare indietro e cambiare qualche scelta? Tutti, credo. Eppure, anche
il celebre detto lo dice: mai piangere sul latte versato. Quella che doveva
essere una semplice serata di lavoro, infatti, si sarebbe tramutata in
qualcos'altro.
Come suo solito, Kelly era
uscita di casa con lauto anticipo, con la speranza di trovare il tempo di
preparsi. Era una ragazza molto bella: alta, slanciata, dei lunghi capelli
biondi fin sotto le spalle, occhi verdi e un fisico da mozzare il fiato.
Adorava vivere con i suoi mezzi e, proprio per questo, passava da un lavoro
part time all'altro. Quella volta le avevano offerto di fare da cubista in una
nota discoteca inglese, la Formula One. Era un posto abbastanza tranquillo,
anche se molto frequentato. Delle volte, capitava pure che ci fosse qualche
personaggio famoso, a causa della bellezza delle barman o delle ballerine.
Arrivò in camerino verso le
22.00, assieme a tutte le altre. Quella sera c'erano all'incirca trenta
ragazze, quasi tutte studentesse universitarie. Anche Kelly era lì per lo
stesso motivo, quello di trovare dei fondi per finanziarsi gli studi.
Frequentava la facoltà di giurisprudenza e, dato che la retta era piuttosto
alta, i soldi che le mandavano i suoi genitori non erano sempre sufficienti. Si
era tolta velocemente il suo vestito leggero, indossando una minigonna nera, di
pelle, un top attillato e un paio di stivali neri dal tacco alto. Ancora non
era arrivato nessuno e, di conseguenza, si era messa a discutere un po' con le
altre che si trovavano lì, assieme a lei.
"Ehi, tu, Black
Lady" Disse una, indicando Kelly "Come mai questo abbigliamento da
donna sadomaso?"
"Veramente, non lo
trovo affatto sadomaso. A me piace mettermi in mostra, per questo ho scelto
questo completo." Rispose, sorridendo.
"Secondo me è un po'
troppo volgare." Si intromise un'altra, scarrozzando alcuni bicchieri.
"A me piace essere un
po' volgarotta..." Si mise un dito in bocca. "E' così che si
abbordano gli uomini, ragazze mie. Non voglio di certo relegarmi dietro ad un
bancone, ad ascoltare le proposte più assurde. Preferisco di più recitare una
parte...attiva!"
"Sei nuova,
dell'ambiente?"
"Sì. Ho accettato
questo lavoretto per pagarmi l'esame di diritto commerciale. Il prof.
Galsworhtly è una vera pizza, mi mancano ancora tre lezioni per potermi
presentare all'esame. Quello là pretende pure che mi ricordi tutto il codice
civile a memoria...è completamente pazzo!"
"Me lo ricordo. Io ho
avuto lezione con lui quasi un anno fa. Anche se è molto severo, è veramente
bravo. Per prendere più di 24, basta che ti presenti in sede di esame con degli
abiti succinti; gli piace da matti spogliarti con lo sguardo."
"Ragazze, smettetela di
cincischiare. Tutte al lavoro, svelte!"
Il proprietario, un uomo
sulla cinquantina, aveva esortato tutte quante ad andare al loro posto, dando
ad ognuna una sonora pacca sul sedere. Al Formula funzionava così. A mezzanotte
era già pieno di gente, chi era ubriaco, chi era ancora sobrio, chi con la
ragazza, chi con gli amici, insomma, ce ne erano di tutti i tipi. Kelly, in
ogni caso, dalla sua postazione 'elevata', aveva già individuato un bel
ragazzo. Alto, capelli scuri, occhi scuri, un bel sedere e un fisico niente
male. Aveva continuato a fissarlo per tutta la serata, lanciandogli delle
occhiatine languide e leccandosi, puntualmente, il labbro superiore. Lui, che
di certo stupido non era, si era accorto di aver attirato su di sè innumerevoli
attenzioni. Quando Kelly scese, per dare il cambio ad un'altra, si diresse
subito verso l'oggetto dei suoi desideri. Non appena fu sufficientemente
vicina, andò a parlargli.
"Ciao biondona, come va
la vita?" Chiese lui, appoggiandosi ad una sedia, sorseggiando della
birra.
"Benissimo, dopo averti
visto. Allora, ti piace guardarmi mentre ballo?" Quando voleva, sapeva
farsi desiderare.
"Certo, il tuo corpo è
talmente bello e sensuale che mi verrebbe voglia di toccarlo tutto, da cima a
fondo..." Si avvicinò, poggiando una mano sulle sue spalle.
"Anche io vorrei
scrutare ogni centimetro della tua pelle, ma ora devo tornare al lavoro. Starai
qui fino alla chiusura?"
"Se è per una bellezza
come te, sicuramente."
"Allora ci vediamo dopo."
Lo afferrò per la maglietta e gli stampò un profondo bacio sulle labbra.
"A dopo, mia bellissima
regina."
Quel povero ragazzo,
naturalmente, era rimasto veramente sorpreso dall'atteggiamento spigliato di
lei. Sì, insomma, sembrava a tutti gli effetti la classica ragazza facile che
si poteva incontrare a scuola. E, come al solito, sarebbe stata tante parole e
niente fatti. Poco dopo, arrivò anche un suo amico che, ovviamente, aveva visto
l'intera scena da lontano.
"Allora, abbiamo già
fatto colpo su quella bella cubista? Mi è sembrata una tipa piuttosto
diretta..." Esclamò, mettendosi a ridere.
"Sarà anche diretta,
però è un gran bel pezzo di figliola. Cavoli, mi ha praticamente invitato ad
andare a letto con lei."
"Sempre il solito culo
rotto! Ma è mai possibile che le più bone te le prendi sempre tu?"
"Che ci vuoi fare, Dom,
è destino...tu sei un perdente, al contrario del sottoscritto."
"Vaffanculo
Orlando!" Disse Dominic, prima di andare ad ordinare un whiskey, doppio.
La serata, ad ogni modo, volse
presto al termine. Kelly, occasionalmente, osservava il ragazzo, senza nè
remori nè paura. Un po' lo intimidiva, questo atteggiamento provocante, tanto
da metterlo in imbarazzo, delle volte. Alle 4.00, la ragazza si diresse nei
camerini, a cambiarsi per rimettere i suoi vestiti, di certo più comodi e sobri
di quelli che aveva indossato fino ad ora. Si struccò, velocemente, lasciando
il suo viso pulito e liscio, ma pur sempre bellissimo. Prese la borsa e si
diresse verso l'uscita. Non appena attraversò la porta, sentì suonare un
clacson dietro di lei. Si girò istantaneamente, già pronta a mandare a quel
paese quella persona così irritante finchè, contenta, notò che era il ragazzo
che l'aveva abbordata qualche ora fa.
"Dove vai, tutta sola,
a quest'ora della notte?" Domandò Orlando, con una punta di maliziosità
nella voce.
"A casa, caro mio. Tu,
piuttosto, mi stavi aspettando?" Kelly era abilissima nel parlare, quasi
fosse stata una macchina addestrata a questo.
"Ma come siamo
presuntuose?! E se stessi aspettando qualcun altro?"
"A meno che non reputi
quelle racchie delle mie compagne di lavoro più belle di me...cosa alquanto
difficile. Non per vantarmi, ma credo di essere l'unica decente, in questa
specie di bordello."
"Allora che intenzioni
hai? Mi concedi di darti un passaggio?" Si sporse un po' dal finestrino,
avvicinandosi al suo volto. "Ma è di sola andata...per casa mia."
Disse, infine.
"Se hai un bel letto
comodo e un buon quantitativo di preservativi, è fatta." Le spalancò la
portiera. "Bene...nome?"
"Orlando Bloom, ma puoi
chiamarmi solo Orlando."
"Bene...Orlando"
Salì, senza sapere quale fosse realmente la meta. Però, era cosciente di quello
che stava per fare: sesso.
Fu, senza dubbio, una serata
indimenticabile. La casa di Orlando era molto grande, isolata, con un bel
lettone a due piazze, tutto per loro. Doveva ammetterlo, la sua performance era
stata ammirevole. L'avevano fatto tre volte, senza interrompersi neanche per
cinque minuti. La mattina, alle 9.00, Kelly si alzò senza farsi sentire e
lasciò un bigliettino sopra al comodino con scritto: Ottimo lavoro,
complimenti! Kelly. Niente di più, niente di meno. Le piaceva molto avere
delle relazioni di sesso, ma non dovevano sfociare assolutamente in niente di
più. Voleva essere libera e, di conseguenza, fuggiva sempre dalle relazioni
troppo lunghe e noiose. Le piaceva sentire quella pulsione che soltanto un
nuovo amore può darti. Si incamminò velocemente verso l'università, nella
speranza di fare in tempo per la sua lezione di diritto.
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Era già da un po' di tempo
che Eric Szmanda era stato tentato di continuare i suoi studi di biologia. Dopo
aver recitato in CSI, poi, la sua voglia era addirittura aumentata. Certo, aveva quasi trent'anni suonati, però
gli era dispiaciuto molto lasciare l'università per andare a scuola di teatro.
Era davanti alla Tennyson University, a Londra, con i suoi libri in mano. Si
sentiva un po' stupido vedendo che, tutto intorno a lui, giravano dei ragazzi
che avevano appena finito le superiori mentre lui...beh, le aveva finite da un
pezzo. La sua prima lezione si sarebbe tenuta proprio quella mattina, con il
prof. Langton. Andò alla reception, per sapere in che aula fosse.
"Mi scusi" Chiese
all'attempata inserviente. "Sa dirmi dove devo andare per la lezione del
prof. Langton."
"Un attimo che
guardo..." Disse con voce roca. "Dunque, dovrebbe essere alla 98b,
secondo piano."
"Grazie mille."
Girò in lungo e in largo,
mai si sarebbe aspettato che quell'università fosse così grande. Lui, che era
sempre vissuto in America, aveva visto delle scuole molto diverse, sicuramente
più moderne di quella in cui si trovava in quel momento. Dovette chiedere a due
o tre persone di indicargli l'aula, tanto si era perso. Entrò senza bussare e
riuscì a malapena a sedersi prima che il prof entrasse. Tirò fuori il suo block
notes, per prendere gli appunti, e cominciò a scrivere. Tuttavia, dopo neanche
cinque minuti, si era accorto che qualcosa non andava.
"Secondo la semplice
sintesi di Samuelson, l'economia politica si pone tre domande fondamentali,
strettamente collegate le une alle altre: che cosa, come e per chi produrre. La
terza domando è, tuttavia, considerata dagli economisti in un suo specifico
senso, che non riguarda tanto le scelte della produzione ma quelle della
distribuzione della ricchezza creata dalle attività produttica. Per chi
produrre assume..." Il professore aveva cominciato a fare alcuni segni
alla lavagna, continuando a parlare.
Eric, un po' spaesato,
chiese ad una ragazza vicino a lui dove fosse capitato.
"Scusa ma, questa non è
la lezione del prof. Langton?" Domandò. Notò che lei aveva già riempito un
foglio di appunti. 'Caspita, proprio una secchiona dovevo incontrare' pensò.
"No...m-mi dispiace.
Q-questa è la lezione del prof. Sangton." Aveva parlato a bassissima voce.
Si era girata pochissimo e, subito dopo, si era nascosta il volto sotto la
lunga frangetta. Aveva dei capelli biondi raccolti in una coda bassa, degli
occhiali abbastanza spessi e una marea di lentiggini nelle guancie.
"Come sarebbe a dire?
Ma, allora, questa non è la facoltà di biologia?"
"No...è economia e
commercio."
"Allora che cavolo mi
ha detto quella della reception?!" Vide lei emettere un leggero risolino.
"La signora Gower è un
po' distratta. Si sarà confusa, lo fa spesso." Aveva tolto le mani dal
viso, mostrando due bei occhi color ghiaccio.
"Accidenti, adesso mi
toccherà andarmente." Fece per farlo, quando lei lo fermò.
"Non ti conviene. Il
professor Sangton è molto permaloso, non vuole che si arrivi in
ritardo...tantomeno uscire in anticipo." Era visibilmente preoccupata per
lui. Teneva ancora la testa bassa, per non farsi vedere.
"Allora...sono proprio
nei guai. Tu sei?" Le sorrise, come solo lui sa fare.
"...ehm...c-chiamami
Katie." Era arrossita.
"Benissimo, io sono
Eric. Piacere." Tese la mano per salutarla, ma lei non ricambiò il gesto.
"P-piacere."
"Voi due, lassù. Anche
se la mia lezione non è interessante, siete comunque pregati di fare
silenzio!" Urlò il professore, indicandoli con la sua bacchetta. Eric notò
che Katie si era nascosta ancora di più.
"V-vorrei seguire la
l-lezione...se non ti spiace." Disse, infine.
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Orlando era rimasto molto
affascinato da Kelly, tanto che per lui stava quasi diventando un'ossessione.
Non aveva nessun indizio per poterla trovare e così, quel pomeriggio, come
ultima spiaggia, andò dal proprietario del Formula One. Lui, un po' ritroso a
dare delle notizie delle sue dipendenti, disse soltanto due cose: Kelly
Hilding, Tennyson University. Il ragazzo, senza farselo ripetere due volte,
prese la macchina e si indirizzò verso la scuola. La conosceva molto bene, non
era molto distante dalla sua casa di Londra. Parcheggiò alla meno peggio e si
diresse verso la reception, per sapere il numero di camera di quella ragazza.
"Mi scusi" Chiese,
molto impazientemente. "Sto cercando una certa Kelly Hilding, sa dirmi
dov'è?"
"Certo che lo so, la
maggior parte delle volte che mi chiamano è per sapere dove sia. Dormitorio H,
camera 247"
Orlando non la ringraziò
nemmeno e corse fuori, a cercare l'edificio. Lo trovò in un attimo e, dopo aver
fermato una ragazza, trovò la fatidica camera 247. La porta era aperta e, con
suo grande piacere, vide una sagoma con una folta chioma bionda seduta alla
scrivania. Si avvicinò, furtivo e, senza che lei riuscisse a dire qualcosa, la
baciò. Vide lei sussultare a quel contatto ma, quando volle 'inserire' la
lingua nella sua bocca, la vide staccarsi, tremante.
"Ma si può sapere che..."
Non riuscì a finire la frase che, con suo grande disappunto, si accorse che
quella ragazza non era la sua femme fatale. "...Kelly, dove sta
Kelly?"
"Sarà la centesima
volta che succede!" Esclamò lei, al colmo dell'imbarazzo. "Io non
sono Kelly...sono Katie. Kelly è la mia sorella gemella."
CONTINUA...