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Autore: Cilyan    11/05/2012    1 recensioni
Ad un tratto mi ritrovai una coperta addosso, coperta tanto reclamata qualche secondo prima al tono di :- hey Zayn qui abbiamo un pulcino bagnato, portami per favore una coperta!- e che aveva ricevuto come risposta un: - davvero? Lo vorrei tanto vedere, arrivo subito!-.
Questo Zayn, a quanto pare era moro e con due occhi cristallini color nocciola che mi fissavano imperterriti come se stessero guardando un alieno, ed io avevo paura degli alieni o dei mostri in generale, specie dell’uomo nero.
Il biondo mi prese in braccio tenendomi avvolta nella coperta calda e mi portò dentro sotto lo sguardo incuriosito di quel moro dai capelli così alti , da farmi venire una voglia irrefrenabile di tirarglieli tanto erano alti, sembravano quasi un grosso cespuglio di erba ed io amavo accarezzare o tirare l’erba con le mani. Allora , a soli tre anni, mi faceva sentire viva, quel contatto con l’erba umida, il suo odore, specie dopo essere stata bagnata dalla pioggia, mi portava a credere che io esistessi veramente e che per questo, per la mia esistenza, qualcuno mi amava
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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SI nuova ff, spero vi piaccia! recensite in tanti mi raccomando.. Ci conto!
 un bacio

CIlyan

Chapter 1 :

" A new experience"

 

Correvo, correvo e basta.
 Pioveva e non vedevo dove andassi; le lacrime avevano cominciato a cadermi giù come se qualcuno avesse aperto il rubinetto dell’acqua. Una volta la mamma mi aveva detto che non bisogna piangere per nessun motivo, neanche per la morte, perché da ogni sofferenza si può trovare la parte migliore. Allora non capivo affatto cosa volesse dire, ma tenevo sempre con me quella frase da quando lei, mi dicevano in orfanotrofio, era partita per sempre, si era andata a trovare gli angioletti, anzi a vivere con loro lasciandomi da sola, ed il mio babbo? Bhè lui l’aveva seguita perché le voleva bene, mi dissero sempre le mie tutrici, ma se voleva bene pure a me, così sempre mi dicevano, perché almeno lui non era rimasto? Avrei tanto voluto sorridere come mi diceva sempre la mamma, ma continuavo solo a correre e a non pensare a null’altro stringendo forte tra le mani l’album di famiglia, che mi avevano lasciato il babbo e la mamma. << tu hai i denti brutti! Sei sdentata! Noi non ti vogliamo perché assomigli ai vecchi senza denti!>> mi dicevano sempre i miei compagni di orfanotrofio, quel luogo dove mi avevano portato dopo che i miei cari se ne erano andati tra gli angeli. Ed io? Mi ero chiesta. Anche io volevo tanto andare con loro eppure non mi ci avevano portata. Ed intanto continuavo a correre e a piangere senza alcun senso, non riuscivo a capirne il perché, perché me ne ero andata? Perché le maestre non sgridavano mai quei cattivoni se non quando mi tiravano le trecce che amavo portare perché me le faceva sempre la mammina. Inciampai e caddi, per fortuna non mi era fatta tanta bua, però mi faceva male il ginocchio, così visto un enorme cancello aperto ci entrai, anche se la mamma mi diceva sempre di non avere alcun rapporto con gli sconosciuti , quindi non sarei neanche dovuta entrare in casa d’altri. Ma lei non c’era e non ci sarebbe più stata , per cui entrai e mi rifuguai sotto un enorme portico.
Cominciò a tuonare. Avevo sempre avuto paura di quei lampi luminosi e di quel frastuono che il babbo chiamata tuoni e lampi. Mi portai le gambe al petto sedendomi sul tappetino d’ingresso. Per fortuna il mio album di foto era asciutto e ben protetto sotto il mio cappottino. Lo strinsi ancor di più a me come se potesse sostituire i miei genitori. Rimasi li per un po’, poi sentii la porta alla quale ero appoggiata aprirsi. Mi alzai e andai a nascondermi dietro ad un’enorme, quanto il cancello, cespuglio che si trovava prima del portico sulla destra, credo, allora non sapevo ben distinguere la destra dalla sinistra. Vidi un ragazzo biondo, molto alto in confronto a me che ero alta si e no mezzo metro, che era pure molto per una bambina di allora 3 anni quale ero, ma che dico era molto più bassa, ma non saprei dire con precisione quanto. Lo vidi asciugare un enorme cagnone che prima non avevo notato chiamandolo ripetutamente Adolf. Gli intimava di calmarsi perché lui stava tremando come una foglia tanto quanto me. Ad un certo punto ci fu un tuono più forte di tutti quelli che avevo sentito fino ad allora e mi mossi di scatto provocando il fruscio delle foglie del cespuglio in cui ero rintanata. Sentii il biondo avvicinarsi lasciando sola quella povera bestiola indifesa e così cominciai ad avere sempre più paura, finchè non sentii le sue mani calde accarezzarmi la testolina riccia e mora e poi avvicinarmi a se in un abbraccio. Mi sentivo altamente al sicuro in quel momento come lo ero tra la braccia amorose di mia madre e di mio padre e sentivo una voce calda almeno quanto le sue mani dirmi che sarebbe andato tutto bene. Ad un tratto mi ritrovai una coperta addosso, coperta tanto reclamata qualche secondo prima al tono di :<< hey Zayn qui abbiamo un pulcino bagnato, portami per favore una coperta!>> e che aveva ricevuto come risposta un: << davvero? Lo vorrei tanto vedere, arrivo subito!>>.
Questo Zayn, a quanto pare era moro e con due occhi cristallini color nocciola che mi fissavano imperterriti come se stessero guardando un alieno, ed io avevo paura degli alieni o dei mostri in generale, specie dell’uomo nero.
Il biondo mi prese in braccio tenendomi avvolta nella coperta calda e mi portò dentro sotto lo sguardo incuriosito di quel moro dai capelli così alti , da farmi venire una voglia irrefrenabile di tirarglieli tanto erano alti, sembravano quasi un grosso cespuglio di erba ed io amavo accarezzare o tirare l’erba con le mani. Allora , a soli tre anni, mi faceva sentire viva, quel contatto con l’erba umida, il suo odore, specie dopo essere stata bagnata dalla pioggia, mi portava a credere che io esistessi veramente e che per questo, per la mia esistenza, qualcuno mi amava. Così, allo stesso modo, sentivo che se avessi preso tra le mani quei dolci fili, che erano i capelli di quel moro mi sarei sentita viva e amata, proprio come quando lo ero quando strappavo l’erba tirando con tutta la mia forza, pure a rischio di farmi male. Io ero una bambina forte, quindi non avrei mai pianto davanti ad un piccolo graffietto e nemmeno se avessi visto l’uomo nero in persona, perché se i miei amati genitori se ne erano partiti lasciandomi sola, pensavo, vuol dire che io fossi destinata ad essere forte. Ma ciò non implicava che io fossi una bambina di tre anni e che quindi, di conseguenza, ogni mia convinzione, ogni mia fortezza spariva davanti alla paura. Non era vero che fossi forte, perché in realtà ero come quei finissimi fili d’erba che strappavo, fragile ed indifesa. Per questo mi ritrovai a piangere tra le braccia di quel biondo, che poi scoprii si chiamasse Niall, e mi addormentai sentendomi dire, ancora una volta, che andava tutto bene.
Quando mi svegliai ero in un letto e Niall mi era seduto accanto tenendomi la piccola manina sola e quasi insignificante rispetto alla sua. Non feci attempo a capire a pieno la situazione che altri otto occhi mi si puntarono addosso, di cui due erano di quel moro che poco prima mi aveva tanto scrutata. Mi alzai di scatto sempre tenendo la mano al biondo e li sentii parlottare tra di loro. Uno con i capelli castani e lisci mi prese in braccio sotto il sorriso di Niall che mi aveva lasciato la mano.
Con estrema dolcezza e delicatezza mi chiese il mio nome ed io risposi con :<< Connie>> , un po’ confusa. Anche lui mi ispirava sicurezza, benché  come il biondo, benché avesse due occhi color ghiaccio, semrava tenerissimo, così lo abbracciai e sentii le sue labbra umidicce baciarmi sulla guancia sinistra, come faceva sempre anche il mio babbo, per poi stringermi forte a se e portarmi in quello che doveva essere il salotto. Solo allora mi accorsi di non avere più con me il mio album. Vidi che lo teneva in mano un altro castano, ma non liscio stavolta, bensì riccio. Sembrava molto adulto nei movimenti ed aveva due occhi nocciola, ma meno intensi rispetto a quelli di Zayn, ed una voglia sul collo che mi sembrava molto tenera, allora quanto oggi. Mi cominciai a dimenare gridando di volerlo indietro quando un altro riccio, molto più riccio rispetto a quello descritto prima, mi prese dalle braccia di colui che poi scoprii essere un certo Luois,e mi disse che Liam , ovvero quello che aveva il mio album, me lo avrebbe presto ridato e che non ci avrebbe fatto nulla di pericoloso. Di fatti dopo pochi minuti me lo ridiede intimando il riccio dagli occhi color strano, che mi teneva in braccio, di fare attenzione perché ero una bambina e lui sembrava essere alquanto maldestro. << Hey, Liam non prendere in giro il povero Harry!>> disse quello che doveva essere Louis e così scoprii anche il nome dell’ultimo componente di quell’enorme casa, perché ai miei occhi era gigantesca oggi, quanto allora.
<< Ecco bravo Luo, tu si che mi difendi sempre!>> disse lui tenendomi seduta sulle sue ginocchia,
<< No, Liam ha ragione, non vedi che le metti paura se continui a muoverti così tanto? >> disse il biondo a cui sentivo già di volere bene, forse perché assomigliava tanto a mio padre, anche lui biondo con gli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
<< ti faccio paura?!>> mi disse, così, di rimando il riccio facendomi labbruccio, cosa che adoravo fare , anch’io, quando volevo che la mamma mi facesse le coccole. Una lacrima mi rigò il viso a quel pensiero e lui l’asciugo prontamente preoccupato, credendo che davvero mi facesse paura.
<< LO vedi? L’hai fatta piangere!>> esclamarono stavolta in coro, Liam e Niall, ma io scossi la testa e dissi che non fosse quello il problema. Tutti mi fissarono meravigliati del fatto che avessi parlato e da li cominciai il mio lungo racconto, tra le lacrime che si facevano sempre più fitte e il riccio che mi faceva” pat pat”, sulla testa con delle mani spropositatamente enormi, e mi abbracciava dolcemente per infondermi fiducia.
Comincia dicendo dei miei genitori, morti un anno prima in un incidente, cosa che seppi solamente per aver sentito parlare le mie tutrici tra di loro. Gli narrai della mia vita d’inferno perché i bambini mi prendevano sempre in giro solo per il fatto che fossi sdentata e gli raccontai come ero scappata , di notte, al buio e con la pioggia da quel posto, dove nessuno riprendeva i bambini che mi facevano continui dispetti. Ed infine gli dissi dell’unica cosa che ancora mi legava ai miei : il mio album di fotografie.
Certo non so dire con precisione quanto capirono tra i pianti e tra le urla ; poi se ci mettiamo anche il fatto che avessi solo tre anni e la mia maniera di esprimermi non fosse proprio il massimo, allora ho detto tutto. Fatto sta che finalmente mi riaddormentai, proprio come era successo poco prima ancora al caldo delle braccia del riccio. In lontananza si sentiva solo quel cagnone di Adolf, che poi scoprii essere di Harry e terribilmente legato a Niall, che abbaiava e correva felice per casa, lontano dai fulmini che tanto odiava.
Infatti era stato rintanato nella sua cuccetta tremolante finchè Niall non lo era andato a salvare, proprio come aveva fatto con me. Ormai non ero nemmeno più timorosa di quello che sarebbe successo dopo perché mi sentivo a casa, asciutta, e a casa.


SI quando mi svegliai per la seconda volta portavo degli abiti puliti e asciutti, in un letto che , probabilmente, era quello di Harry,che dormiva a fianco a me, tentando di non farmi male col braccio con cui mi teneva stretta a se, era colui che , all’indomani avrei definito come un membro della mia famiglia.

  
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