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Autore: Castiel    11/05/2012    3 recensioni
Una versione dei 100 themes RoyAi dedicata a tutte le RoyAiers del mondo ed in particolare al RoyAi Forum.
Dal cap.9: «All'età di cinque anni, la mia matrigna mi comprò un orsacchiotto di stoffa.
Ad otto una macchina rossa, che presto misi da parte per il regalo dei miei dieci anni: una scatola di soldatini di plastica, con la divisa scura ed i gradi splendenti. [...] Per questo motivo, un giorno, decisi di trovare qualcuno che avrebbe potuto proteggerci tutti, qualcuno che avrebbe potuto sconfiggere le armi.
Inventai, in un soldatino rovinato, un nuovo potere: dalle mani, le stesse mani nude dei civili che voleva salvare, egli poteva emanare scintille di fuoco.
Perché il fuoco? Non saprei dirlo con esattezza. Forse perché in inverno amavo stare davanti al camino, oppure perché credevo che battere le armi da fuoco con il fuoco stesso sarebbe stato il modo migliore per distruggere quegli infernali strumenti di morte.»
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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019. Things one cannot understand

 

Aveva sempre amato sostare sotto il ciliegio del QG di East City. La sua fioritura primaverile gli ricordava la casa estiva in cui passava le vacanze con la madre e la sorella Francine, giù a Grant Falls.
Sentiva il fruscio del vento tra le foglie, la sensazione dell’erba tra le dita e il legno duro contro la sua nuca, come quando sdraiarsi sotto quell’albero significava solo godersi il sole caldo sulle guance ed un po’ di meritato silenzio dopo l’ennesima litigata con la sorella. Ah, la nostalgia… Se gliel’avessero chiesto non l’avrebbe mai ammesso, ma era ancora quel bambino testardo che si nascondeva e non chiedeva mai scusa per primo, quello che si sentiva escluso perché era l’unico maschio della famiglia ma allo stesso tempo si sentiva importante perché doveva proteggere le sue donne.
Si scompigliò il ciuffo con due dita e puntò lo sguardo verso il primo piano dell’edificio davanti, dove la finestra del suo ufficio era rimasta aperta per rinfrescare un po’ l’ambiente. Sperò ardentemente che qualcuno avesse sistemato un fermacarte sui documenti su cui stava lavorando prima della consueta pausa mattutina, altrimenti al suo ritorno sarebbe stata una vera impresa rimettere tutto a posto: 230 pagine arrivate fresche fresche dal Comandante Supremo da firmare entro le 18 di quella sera e da rinviare immediatamente la mattina successiva – possibilmente in ordine.
Sbuffò, annoiato. Le scartoffie non gli erano mai piaciute, lui era nato per stare sul campo.
Non che non gli piacesse la pace – anzi, dati gli ultimi avvenimenti, era davvero un miracolo che tutto fosse ritornato alla normalità in tempi relativamente brevi – ma si sa, gli uomini d’azione come lui hanno bisogno di un po’ di pepe nella vita… O almeno così amava ripetersi come un mantra mentre aspirava dall’ – ennesima – ultima sigaretta della sua vita.
Forse era ora di trovarsi una donna.

Fece vagabondare lo sguardo per il cortile, in cerca di qualcosa d’interessante su cui focalizzare l’attenzione.
Sugli scalini di fronte all’entrata, non molto distanti dal suo rifugio, ecco i suoi colleghi: sorridenti, rilassati, senza turbamenti.
Breda fece un cenno al suo indirizzo, cui lui rispose indicando la sigaretta accesa tra le sue dita: la sua squadra non amava il fumo, e non voleva rischiare di peggiorare l’asma di Falman.
Vicino al cancello secondario del QG, dall’altra parte del cortile, Roy Mustang e Riza Hawkeye stavano discutendo. O meglio, il biondo Tenente stava discutendo con uno svogliatissimo Colonnello che probabilmente si stava rifiutando di tornare al suo ufficio e continuare a lavorare.
Havoc non poteva sentire le loro voci, ma era come se fosse lì a due passi.
E poi bastava notare il linguaggio del corpo: Mustang, sdraiato sull’erba a braccia incrociate dietro la nuca e la Hawkeye, una mano sul fianco e l’altra ad indicare ripetutamente l’edificio dietro di sé, dove probabilmente c’era una pila di documenti che aspettava solamente di essere firmata.
Sorrise, pensando a quanto dovesse essere difficile per la Hawkeye mantenere la calma con uno come Mustang: sempre in ritardo, pigro e con una spiccata inclinazione per la distrazione.
In pratica, l’esatto opposto della donna.
Eppure, nonostante le evidenti diversità, Havoc mai aveva visto coppia più affiatata. Sul lavoro, s'intende – una relazione tra loro era fuori discussione.
C'era una forte intesa, certo, ma come persone erano assolutamente incompatibili. Lo stile di vita di Mustang spensierato e alla giornata non era certo adatto alla composta e precisa Hawkeye.
E poi si sarebbero giocati il posto, e lui sapeva bene quanto entrambi ci tenessero alla carriera militare.

Inizialmente il militare aveva avuto una cotta per il bel Tenente biondo, ma era stata subito smorzata dalla realtà dei fatti: lei non aveva occhi che per Mustang.
Aveva sposato completamente la causa del giovane e brillante Alchimista di Fuoco e viveva per essa senza dubitare mai un momento che quella fosse la cosa giusta.
Un esempio di fermezza, ecco quello che rappresentava Riza Hawkeye.
E anche se a volte il Colonnello sembrava non accorgersene, Havoc era sicuro che apprezzasse la sua collaboratrice e vedesse quanto lei gli fosse fedele.
Certo, la maggior parte delle volte era troppo impegnato a frequentare qualche gentile donzella su cui lui per primo aveva puntato gli occhi – maledetto Roy Mustang, pareva facesse apposta – ma sotto la facciata del dongiovanni, il Colonnello era una persona degna di fiducia. Ma una relazione, tra loro?
"No, assolutamente impossibile.", costatò spegnendo la sigaretta con il tacco dello stivale e avviandosi verso l'entrata per raggiungere i suoi colleghi che già stavano rientrando ordinatamente nell'edificio.


«Puoi smettere ora, sono rientrati.»

Riza annuì e rilassò il viso in un'espressione più dolce.

«Stiamo giocando col fuoco, Colonnello Mustang.»

«Sembra proprio pane per i miei denti» rispose con un ghigno, che spense subito notando l'espressione seria della compagna.

«Non lo scopriranno mai, Riza, sappiamo entrambi prendere le dovute precauzioni.»

«Come può esserne così sicuro? Ha una squadra composta da uomini tra i migliori – è nel loro compito osservare e valutare rapporti e situazioni, sono sicura che non impiegherebbero poi molto a scoprire di noi... Sempre che non l'abbiano già fatto.»

Roy tese la mano verso la donna per essere aiutato a rimettersi in piedi.

«E’ tardi, dovremmo rientrare in ufficio. Ne parliamo stasera.» disse, picchiettando con un dito sul palmo della collega per segnalarle in codice orario e luogo dell’incontro.
Lei sospirò impercettibilmente, poi riassunse un’espressione seria e concentrata, cercando di lasciare da parte le sue preoccupazioni. Mentre seguiva il Colonnello su per le scale del QG, l’unica cosa che riuscì a chiedersi fu come potesse essere stata così sciocca da innamorarsi del suo superiore.

 

Il resto della giornata trascorse lentamente ed all’insegna della monotonia.
La squadra Mustang si occupò di sistemare cartelle e documenti tutto il pomeriggio e l’unica cosa degna di nota fu la telefonata della madre di Fury poco prima dell’orario di uscita che lo informò di avergli organizzato un appuntamento con la bellissima, gentile ed educata figlia dei vicini.
Il giovane soldato tentò in tutti i modi di dissuaderla dall’interessarsi della sua vita sentimentale, ma la signora Fury fu irremovibile e confermò al figlio che la cena sarebbe stata alle 20 in punto e che se fosse mancato la sua preoccupazione principale sarebbe stata trovare una casa dove vivere dal giorno dopo. Non era una donna con cui scherzare, lei.
Il soldato passò i restanti 40 minuti dell’orario di lavoro torturato dai consigli e dagli scherzi di Breda, Havoc e Falman.
Alle 18.30 i militari indossarono i cappotti, pronti per rientrare finalmente alle loro case. Il Colonnello Mustang invitò il Tenente Hawkeye a varcare la porta per prima con una leggere pressione sulla spalla destra, cosa che irrigidì immediatamente la donna: il loro accordo era di evitare qualsiasi contatto fisico durante il lavoro, persino un gesto innocente come quello.
Havoc e Breda pensarono che Mustang volesse farsi scudo con la donna per evitare di incontrare Lily, la segretaria che lavorava su quel piano che Mustang non aveva più richiamato.
La scenata che il Colonnello aveva tentato di placare quella mattina era ancora troppo vivida per pensare che l’uomo si fosse già dimenticato del pasticcio che aveva combinato.
Fury, che provava un sentimento di forte adorazione per il suo capo, elogiò mentalmente quel gentiluomo di Colonnello che apriva le porte alle signore, sperando che nel giro di poco tempo potesse essere anche lui così.
E Falman… Beh Falman proprio in quel momento starnutì e non si accorse di nulla, troppo impegnato a cercare un fazzoletto nelle strettissime tasche della divisa.

Riza però pensò subito al peggio. Quel gesto così intimo e naturale avrebbe potuto rivelare la loro relazione a tutti, ma cosa gli era saltato in mente al Colonnello?!
Si appuntò mentalmente di dargli una strigliata quella sera stessa e fargli passare la voglia di provare a farlo di nuovo.
E no, quello non era stato un gesto romantico!

 

Quella sera Mustang sarebbe entrato dal passaggio laterale vicino alla cantina, per cui Riza lasciò una candela accesa vicino all’entrata.
Ancora faticava ad abituarsi agli incontri clandestini con il suo superiore, mai aveva pensato che si sarebbe potuta innamorare dell’arrogante allievo del padre, e che egli addirittura sarebbe diventato il suo capo.
Scosse la testa, scacciando quei pensieri dalla mente e si sdraiò sul divano nel soggiorno illuminato, ingannando l’attesa con un romanzo.
Poco più tardi, Mustang arrivò. Era stato talmente silenzioso che quasi la stessa Riza non l’aveva sentito arrivare.

«Buonasera» le sussurrò suadente, stringendola in un abbraccio per svariati secondi.

«Buonasera a te, Roy. Sei in perfetto orario… Se tu agissi così anche al lavoro mi risparmierei molte ramanzine.»

«Se tu mi promettessi un bacio per ogni documento firmato, potrei farci un pensierino.» rispose, baciandole la tempia. Riza sorrise, divertita, ma ben presto si ricordò che Roy Mustang doveva essere ripreso, ed al più presto.

«Roy, il gesto di oggi, prima di lasciare l’ufficio… E’ troppo intimo, è stato pericoloso! Qualcuno avrebbe potuto pensare che ci fosse qualcosa di più di una semplice gentilezza!» sbottò, lasciando l’abbraccio e sedendosi sul divano a braccia conserte. Roy la fissò per un istante, perplesso, prima di sedersi accanto a lei e cingerle la vita con la mano, attirandola a sé.

«Non possiamo annullare completamente i contatti, risulteremmo freddi e saremmo sospetti. A volte comportarsi in modo naturale è la cosa migliore da fare, conoscendomi nessuno si sarà stranito vedendomi aprire la porta ad una bella donna.»

«Quella “bella donna” però è il tuo Tenente, con cui sei tenuto ad avere una relazione puramente lavorativa!». Riprese fiato, prima di aggiungere: «Non vorrei stessimo facendo la cosa sbagliata. Io voglio quanto te che tu possa raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato, forse dovremmo aspettare, dovremmo reprimere i sentimenti e concentrarci solo sul lavoro…».

Roy le prese il mento e la fece voltare, piano, guardandola intensamente negli occhi. «Io non posso più reprimere ciò che sento. E sono sicuro che possiamo farcela… Riza, noi possiamo portare avanti questa relazione. Non ti mentirò, sarà frustrante dover misurare ogni passo ed ogni parola, ma quando potremo finalmente essere liberi, giuro che urlerò al mondo quanto ti amo! E sai, siamo al sicuro, perché nessuno può capire il legame unico che c’è tra noi. Non abbiamo bisogno di parole per capirci, e siamo talmente affiatati sul lavoro che nessuno penserà che ci sia altro, perché noi saremo così bravi da ingannare tutti fino al giorno in cui potremo smettere di fingere!» terminò, alzandosi dal divano e puntando lo sguardo verso l’alto.

Riza inarcò un sopracciglio, perplessa.

«Troppa enfasi?»

«Decisamente.» commentò laconica, prima di scoppiare in una risata cristallina.
Roy piegò le labbra in una smorfia imbronciata, che lasciò spazio poco dopo ad un sorriso quando si ritrovò a cavalcioni sulla donna intento a farle il solletico.

«Ah è così?! Io mi impegno e tiro fuori il miglior discorso che abbia mai fatto ad una donna e tu mi ripaghi ridendomi in faccia?». Riza rispose con una risata ancora più forte, mentre cercava di divincolarsi dalle braccia del compagno.
Roy smise di tormentarle i fianchi e si avvicinò al suo viso. «Sei più tranquilla, ora?» le chiese, dolce.
Lei smise di ridere ed annuì, appoggiando la fronte contro quella di lui. «Grazie» rispose semplicemente, scorrendo le sue mani sulle guance del compagno e facendo congiungere le loro labbra in un tenero bacio.

«Mh… Io direi di sfruttare il tempo che abbiamo a disposizione lontano da occhi indiscreti» mormorò Roy, staccando appena le labbra dal contatto.

 «E cosa suggerisce di fare, Colonnello?»

«Ho messo a punto una nuova tecnica di combattimento, Tenente. Prevede una perfetta sincronia di movimenti ed un grande affiatamento, ma questo non credo sia affatto un problema per noi. L’ho chiamata…» disse lui, prendendola in braccio diretto verso il corridoio che portava alle stanze da letto e terminando la frase nell’orecchio della donna, facendola vistosamente arrossire ed ottenendo come risposta uno schiaffetto sul braccio.

«Roy!!!»

 

 

Il giorno dopo, durante la pausa mattutina.

 

«Non sembra anche a voi che oggi la Hawkeye sia più severa del solito con il Colonnello?» chiese Breda, esprimendo ad alta voce il pensiero dei suoi colleghi, intenti ad osservare il solito siparietto tra il Tenente ed il Colonnello.

«Sarà, ma non sembra che Mustang ne sia particolarmente turbato: è tutta mattina che non smette di sorridere ed è di buon umore con tutti, pensate che mi ha pure concesso una pausa extra per fumare una sigaretta prima di pranzo…» fece Havoc, alzando le spalle.

«A me ha offerto di uscire 15 minuti prima di mezzogiorno per andare a comprare i fiori per Kalea – sapete, l’appuntamento è andato benissimo ieri! – e quando ho chiesto se Falman poteva accompagnarmi ha detto che era un’ottima idea e ci ha firmato subito il permesso di uscita!» aggiunse Fury, contento.

«Io ho il permesso di uscire prima per saltare la fila alla mensa, si sa che il tempismo lì è tutto…» terminò Breda.

Si guardarono tutti e quattro, illuminati da un’identica rivelazione: «Deve vedere una donna!»

«Beh in effetti Lily stamattina era di ottimo umore, probabilmente ha ricevuto la tanta sperata telefonata» ipotizzò Havoc, trovando immediatamente il consenso dei suoi colleghi. E poi, mai dire no a dei permessi autorizzati!

 

Intanto, dall’altra parte del cortile…

«Che cosa ha fatto?!»

«Ma niente…» rispose innocentemente l’uomo, guardandola furbescamente «Potrei aver accidentalmente autorizzato la mia squadra ad uscire 15 minuti prima del pranzo oggi, e ciò potrebbe significare che c’è la possibilità di rimanere in ufficio da soli…»

Riza lo fulminò con lo sguardo.

«Stavo pensando che potremmo…»

«Non si azzardi a finire la frase, Colonnello Mustang.»

Roy alzò le mani in segno di resa.

«Come vuole Tenente Hawkeye, ho afferrato il concetto» le rispose, passandole accanto e sfiorandole la schiena con una leggera carezza, prima di dirigersi verso le scale dell’edificio per tornare al lavoro. Riza fissò la schiena del suo superiore per qualche istante, prima di raggiungerlo appena prima della porta di ingresso.
“Che irresponsabile” pensò, lasciandosi però andare ad un mezzo sorriso.
Nessuno, guardandoli camminare insieme nell’atrio semideserto del QG, avrebbe potuto capire cosa c’era tra loro.
Nessuno avrebbe potuto leggere negli occhi di Riza qualcosa di più della semplice devozione all’uomo che si era promessa di proteggere e nessuno nei passi attenti e studiati del  Colonnello Mustang avrebbe potuto scorgere la sicurezza che la presenza del Tenente alle sue spalle gli offriva, come quotidiano incentivo a dare ogni giorno il massimo.
Continuavano ad amarsi, lasciandosi piano piano ogni preoccupazione alle spalle, consapevoli del fatto che nessuno, mai, avrebbe potuto capire.

 

Note dell’autrice: Aiuto, che trauma. Scrivere questo capitolo è stato davvero difficile – lo so che lo dico spesso, ma stavolta lo è stato ancora di più credetemi!.
Da un lato sono soddisfatta perché non ho scritto qualcosa di triste – era ora! – ma dall’altra non so, non sono sicura dell’aggiunta della scena RoyAi in mezzo perché all’inizio pensavo di lasciare solamente l’Havoc POV (ho volutamente nascosto il personaggio per le prime righe), ma poi ho pensato che era da un po’ che non scrivevo della sana vita di coppia di questi due e mi è uscita fuori quella serata clandestina. Non so, ditemi voi se l’avete apprezzata ;)
Comunque, volevo specificare che qui è un RoyAi sbocciato da poco, ancora insicuro ed incerto. Ho immaginato che ci fosse un po’ di paura all’inizio della relazione, timore di essere scoperti, e ci ho aggiunto il fatto che – almeno inizialmente, poi è libera interpretazione – dovessero nascondersi da tutti, compresi gli altri della squadra Mustang. Diciamo che si conoscono molto bene sul piano lavorativo, ma sul lato personale c'è ancora molta strada da fare.
Per quanto riguarda la prima parte, mi sono spudoratamente inventata un passato per Havoc, in quanto POV principale mi spiaceva lasciarlo senza spiegare qualcosina su di lui!
E poi che dire, mi sembra di aver detto tutto!
Ringrazio come sempre chi legge e recensisce, un grazie di cuore.
Alla prossima!

  
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