Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: maryfantastica_98    11/05/2012    5 recensioni
Rachele va in palestra per cercare la sua migliore amica, Daria, e la trova. Ma senza vita. Da quel giorno niente è più lo stesso: la sua vita, la sua famiglia, la sua mente. Una civetta bianca si insinua nei suoi sogni e nella sua vita. Quella civetta vuole dirle chi ha ucciso Daria? Oppure scoprirà l’assassino da sola capendo allo stesso tempo molte cose su se stessa e sul suo legame con Daria?
E’ la mia prima storia originale. Spero che vi piaccia quanto a me piace scriverla. ;D
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il volo della civetta bianca

L’angolo della civetta:

questa volta ho deciso di mettere lo spazio per le note alla fine... per darvi più suspance !! voglio dirvi solo che se non pubblico il 25 del mese allora pubblico  l’11. Sto già lavorando al capitolo 5 e vi dirò che sarà mooolto romantico e sarà incentrato soprattutto su Daria.

P.S. : perfavoreperfavoreperfavore RECENSITE!! *MUSSILLO*

Capitolo 4

Il padrone della civetta

<< Sei pronta? >> chiese Veronica con le chiavi della macchina in mano.

Rachele si guardò un’ ultima volta allo specchio.

Pantalone nero e camicia nera invernale per non mettere il giubbino, come scarpe delle Converse nere di cui non ricordava l’esistenza. Odiava il nero, ma in quel giorno avrebbe potuto mettere anche il più bel vestito del mondo e non sarebbe cambiato niente.

Guardò Veronica e annuì convinta.

Avrebbe voluto conservare per sempre quel momento nella sua memoria: quando mentì alla madre con una triste consapevolezza.

Sapeva di non essere per niente pronta. Sapeva di non poter vedere quella stupida  bara dove la sua migliore amica sarebbe stata per sempre. Ma sopra ogni cosa sapeva che la sua insicurezza non avrebbe fermato quella funzione, avrebbe dato qualsiasi cosa per fermare quel giorno, ma in fondo a cosa sarebbe servito? Daria era morta. Anche se non avesse un funerale Rachele avrebbe vissuto comunque senza di lei. Per sempre.

Nascose una lacrima alla madre prima di salire in macchina.

***

 

Il funerale era in una piccola chiesa devota  a San Francesco, Rachele l’aveva sempre vista solo dall’esterno. Era una chiesa moderna, con pochissime decorazioni, alle pareti bianche si alternavano delle frasi dai vangeli e dei disegni dei dieci comandamenti, perfino il crocifisso all’altare era il più semplice che avesse mai visto. Avrebbe voluto tenere gli occhi fissi sul soffitto per tutta la funzione, così non sarebbe stata costretta a vedere quella bara bianca. Si avvicinò lentamente all’altare. La guardò per un secondo e poi distolse lo sguardo. Daria aveva un vestito completamente bianco che aveva comprato appositamente per la festa di compleanno di Massimo, i capelli pieni di boccoli perfetti proprio come piacevano a lei, sicuramente la mamma aveva insistito per farglieli fare, dato che sapeva benissimo della passione per i boccoli della figlia. Rachele voleva piangere, urlare, scappare... voleva prendere la mano di Daria e sentire che  la stringeva. Voleva dirle che il vestito che indossava le piaceva moltissimo. Voleva vederla sbattere freneticamente le ciglia ancora un’ultima volta. Cercò con tutta la forza che aveva di trattenere le lacrime, ma alle fine non ce la fece più. Scappò via dalla chiesa con gli occhi arrossati, fece finta di non sentire le madre che la chiamava, con la remota speranza di non essere costretta ad assistere alla funzione.

A pochi passi dalla chiesa c’era una panchina, decise di sedersi lì per qualche secondo, ma questa era occupata da un ragazzo girato di spalle. Fece un po’ di rumore avvicinandosi e quello si voltò di scatto, appena vide Rachele spalancò gli occhi. Erano gli occhi più belli che la ragazza avesse mai visto, così verdi...così dolci... così impauriti... così belli.

Il ragazzo aveva i capelli ricci scurissimi e la pelle diafana. Rachele stava per parlargli ma quello si alzo all’improvviso e se ne andò correndo. Rachele lo guardò andare via mentre si domandava cosa avesse potuto spaventarlo così tanto. Si sedette sulla panchina e si accorse di un pezzo di carta incastrato tra i legnetti. Lo aprì lentamente e poi lesse il foglio scritto con una grafia sufficientemente comprensibile.

 

“La mia civetta bianca in uno stormo di avvoltoi” 

Pensando al sogno Rachele versò una lacrima che dolcemente cadde proprio sulla parola “civetta”

***

 

<< Rachele >> Massimo la chiamò piano. La ragazza si girò e nascose il foglio nelle tasche dei pantaloni. Stava per alzarsi ma Massimo si sedette vicino a lei.

<< Non ce la faccio >> disse Rachele per giustificare la sua mancanza in chiesa.

<< Neanche io >> Rachele si girò verso il ragazzo che aveva gli occhi fissi nel vuoto << Ma dobbiamo farlo >> disse Massimo alzandosi.

Rachele lo guardava ammirata. Dove lo aveva preso tutto quel coraggio? Quel senso di moralità? Poi le venne in mente: Daria...

Lei si preoccupava sempre di non ferire nessuno e di trattare tutti con rispetto. Entrambi avevano imparato molto da Daria, e Rachele gli doveva la sua presenza al suo funerale.

Strinse la mano di Massimo e si alzò. Si sentiva piena di coraggio, di forza.... di sicurezza.

 Adesso si sentiva pronta.

Per il resto della funzione Massimo tenne stretta la sua mano, e lei non ci pensava neanche a districarsi dalla presa.

Quando scorse una lacrima sul viso del ragazzo si rese conto di aver sbagliato tutto. Aveva sbagliato ad odiarlo per tutto quel tempo. E aveva sbagliato e crederlo così coraggioso. Anche lui aveva perso Daria per questo entrambi avevano bisogno dell’aiuto dell’altro. Da allora decise di provare con tutto il cuore ad essergli amica.

***

<< Ragazzi dovete essere divisi perché il professor Fiorino è assente >> disse un bidello entrando in classe.

La classe si comportò come ogni volta che mancava un professore: bordello generale.

Rachele si limitò a sorridere allegramente e a sbattere il cinque a qualche suo compagno.

<< Tu, là in fondo, vai in 3°A >> esclamò il bidello rivolgendosi a Rachele.

La ragazza andò con lui fino alla classe destinata, che si trovava molto vicina alla sua.

Il bussò alla porta e non sentendo nessun suono aprì la porta. La classe era vuota.

<< Sono già andati in palestra. Ti accompagno? >>

<< No, posso andarci da sola >>

Rachele pensò che avrebbe dovuto portarsi il libro di italiano per ripassare meglio le pagine che si portavano per l’ora seguente. Non percepì che qualcosa stava per cambiare...

***  

La professoressa della 3° A era la sua stessa prof. di educazione fisica, era abbastanza simpatica.

<< Sono stata divisa in 3° A, dove devo andare? >> chiese Rachele alla docente.

<< Oggi loro fanno lezione al chiuso, puoi sederti sugli spalti >> rispose quella con un sorriso raggiante.

La ragazza si diresse lì e decise di mettersi in fondo a tutto. Non conosceva nessuno di quella classe e anche se odiava la solitudine in quel momento non poteva fare altro che stare seduta a guardare i ragazzi che giocavano a palla a volo.

Ma a pensarci bene c’era qualcosa che poteva fare.  Si girò di scatto verso le finestre.  L’istinto la portò a raggiungere  la finestra dove aveva sempre visto la civetta.

Fece di tutto per non guardare il punto dove vide il cadavere di Daria, ma i suoi occhi avevano vita propria e si ritrovò a fissare quel punto per più di un minuto. Sembrava come instupidita da qualche sorta di gas che non la permetteva di voltarsi o di chiudere gli occhi. Non pensava a niente e non aspettava niente. Guardava solamente quel suolo vuoto. Ma poi alla fine lo vide: il corpo di Daria. Lo vide solo per un attimo, che però a lei sembrò un eternità. Forse il suo inconscio se lo aspettava, forse era stato proprio lui a guidarla in quel punto.

Rachele chiuse gli occhi per un secondo e le venne una voglia insopportabile di piangere. Guardò fuori dalla finestra e non fece in tempo a respingere una lacrima, che si posò sulla sua mano. Si chiese perché tutto questo doveva capitare a lei, perché non riusciva a voltare pagina, perché si sentiva ancora così male come se fosse il primo giorno, a distanza di quasi un mese.

Ovviamente la solita civetta bianca non voleva lasciarla sola neanche un mento, per questo il suo verso distrasse la ragazza dalle sue domande.

Istintivamente Rachele aprì la finestra e allungò la mano verso la civetta. Pregò tutti i santi che questa non la mordesse e non lo fece. La civetta si lascò accarezzare la testa senza spazientirsi. Rachele sorrise perché le sembrò che per un attimo i suoi problemi si fossero dileguati con una semplice carezza.

Ma i suoi problemi non erano finiti, anzi erano appena iniziati.

<< Hey tu! Non toccarla!! >> gridò una voce dietro di lei.

La ragazza si voltò e vide un ragazzo dietro di lei dall’aria molto preoccupata. Quello provò sicuramente la voglia di scappare, lo si vedeva dagli occhi, ma si rese conto che in quel momento non poteva farlo.

Il ragazzo mise le mani fuori dalla finestra la civetta si posò sul suo braccio destro, lui le bloccò le ali completamente bianche prima con la mano sinistra e poi anche con la destra. Posò un dolcissimo bacio sulla testa del volatile e poi sorrise allegramente.

<< Adesso vai subito a casa stupido uccello! >> disse il ragazzo amichevolmente buttando fuori la civetta che eseguì subito l’ordine.

Rachele si girò verso di lui e lo guardò stupefatta dalla scena appena vista.

<< Tu chi sei? >> chiese lei.

<< Alessandro Sorti. Sono il padrone di quella civetta >>

A Rachele venne in mente di dirgli tutto quello che le aveva fatto passare quel suo stupido animale, ma per qualche strana ragione non ci riuscì

<< Come si chiama? >> disse.

<< Daria >>

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: maryfantastica_98