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Autore: Reina    03/12/2006    5 recensioni
Quando bene e male hanno un significato ben diverso da quello che gli viene generalmente attribuito. Quando a distanza di 12000 anni la tragedia rischia di ripetersi ancora una volta e due anime devono lottare per proteggere il loro amore... un amore che per alcuni, invece, è sinonimo di peccato. Attenzione: Il penultimo capitolo è stato modificato. Per coprendere al meglio alcuni avvenimenti ne è consigliata la lettura.
Genere: Triste, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell’autrice:

Angolo dell’autrice:

mi scuso in anticipo per il capitolo che di fatto è terribilmente breve.

Non posso dire di essere pienamente soddisfatta del capitolo, ma vedrò di fare di meglio negli altri.

X Topomouse: Non è solo questione di autocontrollo. Con la scissione dell’anima il lato più irruente di Sakura è passato a Mameha. Tu sai bene quali sono tutti e quattro i quarti di Sakura, e converrai con me che il quarto anti-demone (non è ancora momento di spiegare agli altri lettori cosa significa) è molto più irrequieto di quello calmo, freddo e calcolatore del quarto demoniaco.

Riassunto della spiegazione: Miori è più sopportatrice di Mameha, e se Sasuke avesse imposto a lei il sigillo sarebbe già a fare una visitina ai parenti.

X KK: *Reina passa a Dark KK il mitico vaccino anti-cariogenità* ti servirà per le prime 13 righe del capitolo. Per il tua alter-ego… vedremo cosa si può fare.

X ghilarza92: Vedrò di fare il possibile

 

Per questione di principio, non si può parlare di demoni senza citare i draghi. Perché?

Posso affermare con certezza che se l’astio tra Akuma e Mazoku è paragonabile alle controversie tra due squadre di calcio alla finale del campionato, tra Mazoku è dorati (definiti da me e molti miei colleghi dell’ambiente, lucertole volanti placcate in oro un tantino troppo cresciute) è lo stesso tra Hitler e gli ebrei, ovvero, i dorati si credono emissari del bene assoluto e cercano di sbarazzarsi in ogni modo dei demoni, quindi vengono colti da un eccezionale istinto suicida non appena un demone entra nel loro campo visivo e la maggior parte delle volte le prendono di brutto (e io mi chiedo perché non si sono ancora estinti).

Alla punta della piramide gerarchica c’è Chepheid, così come alla punta di quella demoniaca c'è Shabranigdo (colui che ha creato i Dark Lord) e immediatamente dopo ci sono Ragradia il Dio dei draghi dell'acqua, Walvin, il dio dei draghi del cielo, Rangort della terra e Vrabazard del fuoco.
Gli altri piani gerarchici vedono al vertice sono i draghi doro e quelli ancestrali sono i più potenti e sono anche le uniche due razze che magicamente possono prendere forme umane (ma per necessità di copione abbiamo inserito anche i draghi cromatici nelle alte schiere con capacità metamorfica).

La razza dei dragoni ancestrali è stata annientata durante la kouma war dagli stessi dorati perchè questa non aveva voluto prendere parte alla guerra in favore di nessuna delle due parti (è da sottolineare che un solo drago ancestrale poteva distruggere tranquillamente una dozzina di draghi dorati alla volta), e perché non volevano cedergli una potentissima arma di distruzione di massa.

Oltre ad averli massacrati, le lucertolone placcate hanno avuto il coraggio di incolparli di tradimento e negli ultimi mille anni hanno cercato di fare la pelle all’unico superstite Valtiert, ora conosciuto come Valgarv, il secondo general di Garv.

Tutto ciò non vi ricorda qualcosina?

 

Scusate per questa carrellata di informazioni, ma per le lucertole è prenotato un ingresso in scena.

Penso che abbiate capito benissimo cosa sia successo nell’ultimo capitolo, quindi cominciamo subito con quello nuovo.

 

Charter 9:  Qualcuno si è svegliato

 

Carezze sensuali e voraci che potevano significare tutto e nulla.

Baci lenti e fugaci di due amanti che lontano dagli occhi degli altri desiderano solo restare uniti.

Mani che vagano sul corpo dell’altro per conoscerne ogni centimetro disponibile senza violare quella porzione di pelle fasciato dai tessuti delle loro vesti.

Giochi di bambini che vogliono assaggiare un briciolo del mondo degli adulti senza restarne intrappolati.

Desiderio di un ragazzo e una ragazza di restare uniti, senza consumare la purezza della loro infanzia.

Non vi è alcuna fretta.

Per ogni cosa c’è sempre tempo.

Preferiscono fare un passo alla volta e godersi quagli attimi con calma assoluta, sentire il sapore delle altrui labbra, e continuare quel gioco infantile finché Morfeo fa la sua visita usuale ai due che si assopiscono abbracciati.

 

La mattina successiva Sakura si svegliò presto.

Sasuke era ancora addormentato, e vedendolo con quel bel viso sereno non era aveva avuto il coraggio di svegliarlo.

Non sapeva quando si fosse svegliato, ma sarebbe stata una buona cosa  riuscire a convincere Hinata ad anticipare l’allenamento di quella giornata.

All’interno del malefico tunnel sarebbe stato più semplice parlarle senza che la loro discussione fosse intercettata da altri ninja del villaggio.

Al momento di uscire trovarono sulla soglia di casa un Naruto con abbastanza occhiaia da fare concorrenza a Gaara, il che non era uno gran spettacolo.

Hinata dopo essersi ripresa dallo spavento avvampò di colpo e fece una tappa rapida all’emporio (dove si soffermò su un paio di pacchi di caffè e delle confezioni di ramen istantaneo) mentre Sakura, che era decisamente di ottimo umore, trascinò l’amico in casa per offrirgli la colazione.

Non era stato neppure necessario chiedergli la ragione di quelle occhiaia perché cominciò a parlare senza essere interpellato. Tipico di Naruto.

Spiegò del gesto inaspettato di Hinata.

L’amica ridacchiava tra sé e sfacendo nota mentale di congratularsi con la coinquilina…

- … però proprio non capisco perché mi abbia baciato sulla guancia…

… finché non risciò ti strozzarsi con il suo stesso caffelatte all’ultima affermazione del ragazzo.

- …E adesso che ti succede Sakura-chan tutto a posto?!

- Cough cough * sapevo che era sciocco, ma non fino a questi livelli* Cough couchascoltami Naruto. Posso capire tutto, ma non che tu sia l’unico in tutto il villaggio a non esserti accorto che Hinata ha una cotta stratosferica per …– e gli punta il dito contro -…TE!

 

Non si fece vedere per una settimana.

Le rare volte che lo incrociavano arrossiva e inciampava goffamente cadendo come un fesso, le altre rarissime volte che non le notava, lo beccavano puntualmente a parlare con Neji.

Hinata si chiedeva di continuo perché si comportasse così e d'altronde la rosina non voleva rischiare di finire trucidata.

Avevano persino sentito Shikamaru lamentarsi perché da quella mattina era finito col diventare il suo confessore personalizzato.

 

Il lunedì della terza settimana del loro addestramento, Naruto sembrò riprendersi dal trauma subito.

Forse si era definitivamente svegliato, ma era ancora presto per dirlo con certezza.

Seguì la “lezioni di aerobica” che erano diventate prima autentichi coreografie, poi balli di coppia (e ancora non era stata scoperta l’effettiva funzionalità di quella buffonata) e in via del tutto eccezionale i corpo a corpo si svolsero all’esterno.

L’ultima cosa da fare era attraversare il lunghissimo malefico tunnel che veniva modificato di continuo dalla piattola.

Quella volta anche il biondino aveva voluto entrarvi e a nulla erano valse le preghiere delle due ragazze.

- Suvvia, non può essere così brutto

- Sakura: *Peggio, molto ma molto peggio* …ti posso assicurare che il laboratorio di Orochimaru non reggerebbe il confronto

- Esagerata. Che cosa potrebbe esserci di così terribile? Trappole infernali?

Hinata: *Non sai neppure quante*

- Tranelli insidiosi?

Sakura: *Ne ho perso il conto*

- Mostri affamati di budella e interiora?

Hinata: *È un veggente!!!*

Sakura: *Lo diceva Jiraiya che è troppo fortunato. Questo qui un giorno potrebbe diventare un giocatore d’azzardo professionista.*

- Entriamo e vedrai.

 

- MA VOI SIETE PAZZE!!! Quel moccioso è davvero un pazzo con manie criminali.

- Sei tu baka che non ci hai mai credute. E poi vacci piano con gli insulti. Il moccioso ha più di 2000 anni.

I tre amici stavano passeggiando per le vie di Konoha.

Naruto era quello messo peggio e Kyuubi stava lavorando di buona lena per risanare le ferite.

- Ah. Ragazze. Scusate se rompo ancora, ma, non sarebbe ora di andare a richiedere il modulo per l’esame?

Scambi di sguardi interrogativi si susseguirono.

Nel giro di un nanosecondo una corrente ventosa sbilanciò il biondino facendolo cadere all’indietro e due nuvole di polvere presero il posto delle due ragazze.

Prossima meta: l’ufficio dell’Hokage.

 

- Come prego?

Kakashi si trovava a fare il rapporto dell’ultima missione nell’ufficio di Lady Tsunade quando le due ragazze irruppero nella sala.

Già era riuscito ad evitare di fare la fine della schiacciatina quando la porta era stata abbattuta, e ora che gli veniva chiesto il modulo per l’iscrizione all’esame di selezione dei Jonin, l’unica cosa che poté fare fu inarcare il sopracciglio.

Era assente da molto tempo per via di una missione che l’aveva tenuto lontano dal villaggio, indi per cui non era stato presente quando era stato dato l’annuncio e ci volle tutta la loro buona volontà ed un tiro al bersaglio non indifferente per convincere lui (bersaglio) e Kurenai (spettatrice) a permettere alle due di partecipare.

 

L’ unico problema ora era come parlarne a Sasuke.

Come dire al proprio ragazzo che lui è ancora un Genin mentre lei da Chunin è sul punto di salire al grado Jonin, il tutto senza ferire il suo orgoglio maschile?

Grosso, grossissimo problema.

Sakura stava disperatamente riflettendo su come comunicare al ragazzo la notizia relativa all’esame.

L’ultima volta che si era sentito ferito nell’orgoglio aveva lasciato il villaggio e tradito tutti i suoi abitanti per farsi addestrare da uno dei tre Sennin (un criminale di grado S, tanto per andare sul sicuro sulla legalità dei metodi), quindi come avrebbe potuto reagire?

Meglio non indagare.

Per ora.

Avrebbe dovuto dirglielo, in un modo o nell’altro.

Forse con una lettera, magari letta mentre era assente…

Si può tentare.

 

Mentre varcava la soglia dell’appartamento con l’entusiasmo di uno studente che avanza verso la cattedra per venire interrogato e che sa perfettamente di essere impreparato, sentì un invitante odore di cibo.

Ormai era una settimana che Sasuke si era stabilito a casa loro, quindi non ne rimase stupita, ma tra un pasto caldo pronto e il trovarsi difronte una cenetta al lume di candela, ce né di differenza.

Sasuke doveva essere veramente indaffarato ai fornelli perché sembrò non essersi accorto del suo ingresso.

Tavolo apparecchiato, candela predisposta al suo centro, fiori…

*Fiori?!*

Tre semplici rose rosse avvolte in un velo di carta-velina bianca e uno di plastica trasparente e tenuti assieme da un nastro di velluto rosso.

Gesto carino ma… sospetto.

Quando un ragazzo regala alla fidanzata un mazzo di fiori, e non vi è una commemorazione apparente, nella mente della ragazza scatta automaticamente un campanello dall’arme.

I ragazzi, da lì ad un po’ di tempo, hanno preso la bruttissima abitudine di regalare mazzi di fiori quando hanno qualcosa per cui farsi perdonare, e ovviamente non vogliono dire cosa.

Questo non vuol dire che un omaggio floreale sia mosso da desiderio sincero di appagare la propria bella, ciò non toglie che il gesto non venga colto con sospetto.

E Sakura era decisamente sospettosa, ma preferì passare oltre, così andò direttamente in camera per darsi una rassettata.

Un abito cinese in seta nera corto fino a mezzacoscia ricamato con minuscoli motivi floreali argentati e bianchi, un paio di autoreggenti nere, qualche bracciale in oro bianco, una spazzolata veloce, una spruzzatina di profumo ed era pronta.

Uscendo dalla porta trovò le pietanze mentre lui era in piedi accanto al tavolo con in mano le rose.

- Ci hai messo poco.

- Quindi te ne eri accorto.  

- Già *E io che volevo farle una sorpresa *! 

 

Alla fine pranzarono scambiandosi poche parole.

C’era tensione ed entrambi ne erano coscienti.

Quella notte non ci furono giochi e carezze, ma finirono per l’addormentarsi nello steso letto, o meglio lei cedette alla stanchezza accumulata in una settimana di allenamenti senza un adeguato riposo.

Quando la mattina successiva accanto a lei c’era una rosa bianca solitaria accompagnata da una lettera e nella busta una catenina con una piccola goccia in cui era incastonato un ancor più piccolo brillante, come se avesse voluto dirle “risparmia le lacrime per quando tornerò a casa”.

Se ne era andato.

Di nuovo.

E sulla scrivania aveva trovato un rotolo in cui chiaramente Orochimaru richiamava Sasuke ad Otogakure.

Non l’aveva lasciata di sua spontanea volontà, e a modo suo voleva che lei lo sapesse.

Alla fin fine la teoria del mazzo di fiori si era rivelata esatta.

 

  
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