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Autore: Psychedelic Mushroom    12/05/2012    1 recensioni
E' vero che per tutti esiste un angelo?
Un angelo terreno.
Molti lo chiamano amore.
Trovarlo è difficile.
Siamo esseri umani e prima o poi tutti siamo destinati a trovare l'amore, quello vero.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                   DICONO CHE L'AMORE SIA UNO DEI SENTIMENTI PIU' BELLI!

                                                                     (Il Mio Unico Amore Sei Tu)

Sentirsi uno schifo.
Sentirsi odiata da tutti.
Sentirsi male.
Sentirsi un essere che non merita di vivere.
Sentirsi deboli.

Sentirsi violati.
Sentirsi uccisi dentro.
Sentirsi come quando sei sulla cima di un burrone.
Saltare significa morire.
Non farlo significa soffrire.
Cadere nel vuoto sarebbe come perdere la cognizione del tempo.
Qualche istante e il dolore che ti attanaglia lo stomaco scompare.
Restare con i piedi per terra significherebbe continuare a vivere una vita ingiusta e dolorosa.
Ingiustizia.
Dolore.
Sofferenza.
Non saltare significa credere.
Credere.
Credere in un cambiamento.
Un cambiamento.
Un cambiamento che probabilmente non arriverà mai, ma crederci.
Perchè tutto può succedere.
Un detto stupido ed insignificante se detto ad una persona che vuole solo scappare.
Scappare da un dolore troppo forte.
Un dolore che si prova solo quando si sta bruciando vivi.
Le fiamme ti si accendono sulla pelle.
Ormai però è troppo tardi per scappare.
E' tardi per cercare di spegnere quel fuoco ardente.
Ti lasci andare.
Ti lasci bruciare.
Ma è vero che a volte qualcosa può succedere?
E' vero che per tutti esiste un angelo?
Un angelo terreno.
Molti lo chiamano amore.
Trovarlo è difficile.
Siamo esseri umani e prima o poi tutti siamo destinati a trovare l'amore, quello vero.
Quello dove il mondo sembra fatto di rose e orsacchiotti colorati.
Dicono che l'amore sia uno dei sentimenti più belli, ma io non l'ho mai provato e se continuerò a vivere così, mai lo proverò.

                                                 * * *

Sono Lottie e questi sono i miei principali pensieri.
I pensieri di una ragazza di sedici anni.
Come tutti i miei coetanei vado a scuola, ma oltre ad una ragazza che ogni tanto mi chiede come sto, non ho amici.
Sono un'adolescente come le altre.
Bionda, occhi verdi che sfumano nell'azzurro, alta e con un fisico che, per colpa dello sviluppo, non è del tutto sottile anche se con una dieta equilibrata e un pò di sport torna asciutto e magro come sempre.
Sono una semplice ragazza che però vive in uno dei qurtieri più malfamati di Berlino.
Diventa difficile per me fare anche una semplice passeggiata perchè c'è gente che, purtroppo, si approfitta della mia fragilità.
Si impossessano di te e tu non riesci a liberarti di quei corpi che, ai tuoi occhi, appaiono come ombre scure e sfocate.
Il dolore rende difficile anche il più semplice dei movimenti.
In quiei momenti senti solo un gran male e poi una rabbia che però sai benissimo di non poter mostrare quindi ti lasci andare.
La mente all'improvviso si svuota e cominci a trattenere le lacrime perchè sai benissimo che versarle non servirà a far smettere alle mani di toccarti ovunque e ai corpi di strusciarsi su di te.
Tutto questo non migliora quando torni a casa e la tua famiglia è formata da tuo padre che non è mai presente, da tua madre che beve come una spugna e da tuo fratello che, probabilmente, preso dall'eccitazione e stordito dalla droga, ha abusato del tuo stesso corpo.
Non puoi parlargli perchè sei tu quella pazza, sei tu quella che sbaglia, sei tu quella che ha un problema.
Io ho provato a ribellarmi ed è per questo che ora mi trovo per strada.
Sbattuta fuori casa dai tuoi stessi genitori, dal tuo stesso fratello, da tutto quello che prima era tuo, da quello che prima avevi e che ora non riavrai mai più indietro.
 
                                           * * *

Cammino per le stade di Berlino stringendomi il più possibile nell'unica felpa calda che sono riuscita a recuperare prima di essere presa a calci e sbattuta fuori casa.
Come le ultime quindici sere, mi dirigo in un piccolo locale in cui ho trovato lavoro come barista e mi metto subito a lavoro.
Questo è stato l'unico locale disposto ad assumere una sedicenne ed io di certo non mi sono fatta sfuggire una simile opportunità.
Devo guadagnarmi dei soldi per poter mettere qualcosa sotto i denti.
La paga non è il massimo, ma riesco a pagare il cibo che compro.
Sono stata davvero fortunata perchè venendo a lavorare qui ho trovato la ragazza delle pulizie che, vedendomi piangere, mi chiese perchè stessi così e io le raccontai tutto.
Fu come una liberazione per me e lei senza battere ciglio, mi fece una proposta. Mi chiese se volevo andare a vivere con lei nel suo piccolo appartamento.
Non sapevo cosa dirle, ma in fondo io ho sedici anni e avevo dormito per due sere sulle panchine del parco quindi accettai alla condizione di dare un contributo in casa.
Nicky, così si chiama, accettò la mia condizione e quella stessa sera andai a dormire a casa sua.
Scoprii dell'esistenza di un piccolo bambino di nome Jonny, suo figlio.
Non le chiesi subito spiegazioni, ma lei si confidò con me raccontandomi della sua storia e da quel momento capii perchè mi aveva accolto in casa sua.
Vive da sola da quando ha diciassette anni. Nel primo periodo ebbe gravi problemi perchè essendo minorenne non poteva abitare sola, ma aveva bisogno di un maggiorenne. I suoi genitori però sono morti in unincidente e lei non ha ma avuto rapporti con altri parenti quindi per risolvere la situazione decise di fare qualcosa che la fece sentire sporca, ma le diede la possibilità di poter vivere come una maggiorenne. Cambiò nome e si affermò come una ragazza di diciotto anni. Nicky Zimmerman.
Per mantenersi si cercò dei lavoretti e trovò questo piccolo appartamento.
Il piccolo Jonny nacque da una delle solite relazioni estive che durano solo qualche settimana. Il ragazzo era americano quindi quando si lasciarono lui se ne tornò al suo paese e Nicky un mese dopo soprì di essere incinta.
Non ha mai chiamato quel ragazzo per raccontargli di Jonny.
Mi ha anche detto che in un primo momento aveva deciso di dare il bimbo in adozione, ma quando lo diede alla luce non ne ebbe più il coraggio.
Oggi ha ventuno anni e dice di non essersi pentita della sua scelta.
Io mi trovo bene da lei e i soldi che guadagno li aggiungo ai suoi e ci paghiamo l'affitto e le altre spese. Nicky fà due lavori e durante il pomeriggio faccio da baby sitter a Jonny mentre lei passa da un lavoro all'altro e di sera io vengo qui mentre lei sta con suo figlio.
Il mio turno inizia alle 20:00 e termina alle 22:30.
Le ore passano velocemente anche perchè c'è sempre tanto da fare.
Corro tra i tavoli per servire le solite birre per i più grandi e le coca-cole ai ragazzi.
A fine serata tocca a me ripulire tutto perchè Nicky ha chiesto al proprietario un aumento e lui le ha risposto che lo avrebbe dato a me se avessi ripulito.
Meyer è un uomo gentile e alla mano quindi se a volte chiediamo un piccolo aumento o un permesso ce lo concede, ma ovviamente pretende la massima disciplina e collaborazione durante le ore di lavoro.
Guardo l'orologio e vedo che si avvicina l'ora di chiusura quindi mi avvicino ad un gruppetto di ragazzi e li avverto che stiamo per chiudere. Loro dopo poco si alzano dal tavolino e vanno via.
Comincio a togliere le varie cartacce dai tavoli e ad un certo punto sento la porta aprirsi.
Mi giro per controllare e vedo entrare un ragazzo molto alto, con i cornrows neri, la fronte ricoperta da una bandana bianca, un jeans strappato all'altezza del ginocchio destro e porta una felpa grigia praticamente giagantesca. Ci entrerei io tre volte lì dentro.
Noto che ha un piercing al labbro inferiore. Mi sono sempre piaciuti i piercing, ma non ho mai avuto l'opportunità di farmene uno.
- Stiamo chiudendo - gli dico con un tono sicuro avvicinandomi a lui.
- Lo so ma posso prendere un pò d'acqua? - ribatte col mio stesso tono di voce.
- Certo - gli passo davanti e vado dietro al bancone.
Gli verso dell'acqua in un bicchiere e lui la beve. Una volta svuotato il bicchiere, lo appoggia sul piano di legno e si siede su uno dei tanti sgabelli posti lì per chi è solo e vuole prendere giusto qualcosa da bere.
- Ti serve altro? - parlo gentilmente anche se vorrei tanto mandarlo via perchè i piedi mi fanno un male cane e vorrei tanto tornare a casa.
- In realtà vorrei chiederti una cosa -
- A... a me? - chiedo incerta.
- Sì, volevo chiederti se ti andava di bere qualcosa insieme - istintivamente alzo un sopracciglio e continuo a guardarlo senza dargli risposta.
Ma io mi chiedo da dove gli sia uscita una cosa così. Nemmeno mi ha mai vista, che vuole da me?
- No, ti prego non guardarmi con quel sopracciglio alzato perchè mi sembra di avere difonte mio fratello -
- Oh... mmh... scusa - sono impacciata e non so perchè.
- Vabbè non fa niente... allora ti va di berci qualcosa insieme - mi sorride.
Ha un sorriso così bello. Mi sembra un angioletto.
- Ma io... io devo ripulire - mi giustifico.
- Ok... ti aspetto - incrocia le braccia al petto.
Questo ragazzo mi ispira fiducia perchè mi sembra molto sicuro di se stesso e io ho sempre avuto buon occhio con le persone che mi stanni intorno.
Quello che mi frena però è la paura che possa farmi del male.
- Senti io... davvero ho da fare e poi devo tornare a casa - prendo il bicchiare da cui ha beuto lui prima e lo butto nel contenitore della plastica.
- Dai ma che ti costa... non ti piaccio o hai paura? -ma che cavolo ha fatto? Mi ha letto nella mente?
- Tu non mi piaci perchè non ti conosco - piccola bugia perchè fisicamente è davvero un gran bel pezzo di ragazzo. - e poi no, non mi fai paura - seconda bugia.
- OK, ma potremmo conoscerci -
- Ma io non so nemmeno come ti chiami come potrei vol... -
- Tom, mi chiamo Tom... tu invece? - chiede porgendomi la mano.
- Lottie - glie la stringo e i questo momento sento una sensazione di sicurezza infinita.
Perchè?
- Bel nome... dai muoviti - ritira la mano e mi fa segno di sbrigarmi.
- Ok - sospiro e mi metto subito all'opera.
Perchè ho accettato?
Se questo mi fa del male?
Soffrirò ancora?
Perchè è stato così bello toccarlo?
Ponendomi queste domande ripulisco il locale.
Ci ho messo meno della altre volte, forse perchè Tom mi ha messo fretta.
- Aspettami fuori, ok? - dico aprendo la porta.
- Ok... non scappare, eh! - ride uscendo.
Scuoto la testa e prendo l'incasso della serata portando tutto nello studio di Meyer.
Lui, che probabilmente è stato ad ascoltare quello che ci siamo detti io e Tom, mi consegna la paga settimanale più quel piccolo aumento e mi dice che posso andare. Lo ringrazio ed esco.
Prima di raggiungere Tom mando un messaggio a Nicky scrivendole che questa sera farò un pò più tardi.
- Allora? Sei pronta? - mi chiede Tom impaziente.
- Sì... andiamo -

                               * Sette anni dopo *

Sento bussare alla porta quindi mi alzo e vado ad aprire.
- Nicky ciao - la abbraccio lasciandole appena il tempo di respirare.
Una volta sciolto l'abbraccio la faccio entrare e ci sediamo sul letto.
- Allora... come ti senti? - mi chiede sorridendo.
- Sono nervosissima Nicky... e se non si presenta? - picchietto più volte le dita sul letto.
Faccio sempre così quando sono nervosa.
- Lo prendo a calci -
- Davvero? - annuisce e si alza prendendomi per mano.
- Dai... è ora di prepararti - sospiro e mi dirigo difronte all'armadio.
Mi guardo.
Sono quasi uguale a come ero sette anni fa, ma con un'unica differenza. Ho quasi ventiquattro anni e oggi è uno dei giorni più importanti della mia vita.
Nicky mi raggiunge e mi sorride.
E' ora di andare.
Usciamo di casa e ci infiliamo subito in macchina per raggiungere una casa in cui ho passato molti giorni dei miei ultimi anni.
Casa Kaulitz.
Da quella sera io e Tom non ci siamo più separati e oggi compiremo un passo importantissimo.
Oggi ci sposiamo.
Immersa nei miei pensieri non mi rendo nemmeno conto che quei venti minuti di macchina che dividono le nostre case sono psassati.
Nicky parcheggia e la tensione comincia a salire sempre di più.
- Dai andiamo - scende dall'auto e mi viene a recuperare perchè non ho il coraggio di uscire.
Dopo varie lamentele da parte di entrambe, mi decido ad entrare in quella che da domani stesso sarà la mia casa, la casa di Tom. La nostra casa.
Non è una casa, ma una mega villa con piscina.
In questi anni Tom e suo fratello Bill si sono dati da fare e il lavoro che hanno intrapeso ha dato i suoi frutti e questa è solo una delle cose che il mio quasi marito si è comprato.
Appena entro vedo subito correre Jonny verso di me.
Si è fatto proprio un giovanotto.
Senza dire troppe cose ci porta in camera da letto e lì c'è Bill che ispeziona il mio abito da sposa.
- Hey... Lotie - corre verso di me e mi abbraccia poi da un bacio a Nicky sulle labbra e torna da me.
Ah sì, due dopo tre anni di segretucci si sono confessati i loro sentimenti e adesso stanno insieme.
Bill è più piccolo di lei, ma a vederli non sebra affatto e poi ha accettato Jonny e il piccolo si è affezionato a lui.
- Allora io vi lascio sole -
- Bill aspetta... Tom come sta? -
- L'ho accompagnato a casa nostra e stava sclerando, ma lo sai che mamma lo farà calmare - sospiro.
- Ok - Bill mi riabbraccia sussurrandomi un "Sei bellissima" e poi esce.
 Mi faccio aiutare da Nicky a vestirmi e una volta pronta usciamo insieme per poter, finalmente, andare in chiesa.
- Wow... sei una favola Lottie - mi compare davanti Bill che intanto si era andato a vestire.
- Anche tu - ci riabbraccimo e poi usciamo sperando di non dimenticare niente di fondamentale.
I miei genitori non ci saranno perchè da quando mi cacciarono via di casa non ho più avuto loro notizie, ma la famiglia di Tom è diventata la mia.
Simone è come una mamma, Gordon come un papà, Bill come un fratello e per non parlare di nonna Ingrid che è stata la prima a darmi sempre consigli su come comportarmi con Tom e ne dava alcuni anche a lui.
Un piccolo problema è sorto quando dovevano scegliere chi mi accompagnerà all'altare e quindi abbiamo fatto a modo di Tom: sorteggio.
Nemmeno fosse stato fatto apposta è uscito il nome di Bill.
Sarà lui, quindi, a portarmi all'altare.
Siamo arrivati puntualissimi quindi, col cuore a mille, entro in chiesa affiancata da Bill.
Lo vedo lì, infindo, e mi sembra impossibile che mi stia succedendo, ma è tutto vero.
E' lì, nel suo abito elegante, con i capelli corti e un sorriso che mi fa sciogliere.
Sento le lacrime agli occhi dall'emozione e inizio a tremare impercettibilmente.
Arriviamo lentamente accanto a Tom e Bill mi da un bacio sulla guancia prima di lasciare che la mia mano entri a contatto con quella di Tom e la cerimonia inizi.

                                           * * *

Ma è vero che a volte qualcosa può succedere?
E' vero che per tutti esiste un angelo?
Un angelo terreno.
Molti lo chiamano amore.
Trovarlo è difficile.
Siamo esseri umani e prima o poi tutti siamo destinati a trovare l'amore, quello vero.
Quello dove il mondo sembra fatto di rose e orsacchiotti colorati.
Dicono che l'amore sia uno dei sentimenti più belli e in effetti hanno ragione.

 

                                                                             FINE.


NOTE DELL'AUTRICE: oddio questa è la mia prima One-Shot. Non so cosa ho scritto e non voglio saperlo, ma spero tanto che vi piaccia! xD 

  
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