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Autore: Inuyasha89    12/05/2012    2 recensioni
Tratto dal capitolo 1: Allo scadere del terzo anno dalla grande disgrazia una nuova minaccia si abbatterà sugli eroi. Il futuro incontrerà il passato e tenterà di sottometterlo. Solo la prima guerriera del bene e colei che dà e toglie la vita con un cenno rimarranno a difendere il passato. Nuovi alleati si uniranno a vecchi nemici convertiti. L’ultima battaglia deciderà le sorti del mondo intero.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KAGOME POV
 
Per la prima volta nella mia vita ebbi paura di tornare a casa. Nel momento stesso in cui la mia testa aveva formulato il più stupido pensiero che avessi mai avuto mi picchiai mentalmente per averlo fatto. Alla fine stavo tornando a casa dopo quasi un anno in cui non avevo praticamente visto la mia famiglia: certo Helena era la sorella che io non avevo mai avuto, ma eravamo solo io e lei e a volte la solitudine era troppo da sopportare, specialmente quando anche Lena si ritirava in sé stessa.
Per fortuna che vivevamo nel XXI secolo per cui, anche se non ci eravamo visti in persona le telefonate e le videofonate erano state più che sufficienti per mantenerci in contatto. La possibilità di tornare a casa ogni anno, però, era sempre stata la benvenuta, anche se il nostro ritorno aveva sempre creato scompiglio nella vita tranquilla e ordinata della mia famiglia.
Poi le scaramucce con i demoni che erano arrivati nel nostro mondo erano cominciate, e con esse anche le litigate con mia madre. Sapevo che era solo preoccupata, sia per me che per Helena, ma questo non significava che potevo perdonarle qualsiasi cosa. Specialmente non quando decideva di proibirmi di vivere il mio Destino, solamente perché aveva paura che questo avrebbe portato alla mia morte. Le cose tra noi si erano talmente strinate che, per qualche mese avevo pensato che la nostra relazione fosse oltre qualsiasi possibilità di riparazione: specialmente quando, dopo una battaglia particolarmente cruenta in cui Helena era stata gravemente ferita e anche io non ero stata immune, mia madre aveva insinuato che la mia migliore amica non fosse in grado di proteggermi e che quindi io dovessi rimanere in Giappone. Sapevo che mia madre aveva tirato fuori la conversazione perché, in quel momento, Helena non era con noi, ma io avevo percepito la sua presenza fuori dalla casa e sapevo benissimo che aveva sentito ogni parola. Quando avevo aperto la mia mente per raggiungerla il suo sconforto e il suo senso di colpa mi aveva quasi sopraffatto e, urlando a mia madre che non doveva permettermi mai più di insinuare una cosa del genere, avevo giurato a me stessa che non avrei mai più lasciato che nessuno pensasse quello di Helena, nemmeno lei stessa.
Quella volta mi ero talmente arrabbiata con mia madre che i nostri rapporti si erano congelati per mesi, ma alla fine era stata proprio Helena a dirmi che quello che stavo facendo era una cosa stupida, che mia madre stava solo pensando al meglio per me. Quello che mi colpì maggiormente fu il fatto che la giovane regina chiuse il discorso con una sola frase: “Non lasciare che il tuo orgoglio interferiscano con la tua relazione. Perché se la fine giungesse imprevista, il rimorso ti accompagnerebbe per il resto della tua vita!”
Non avevo mai capito a che cosa si fosse riferita, a quale episodio del suo lunghissimo passato stesse pensando e, anche quando ero riuscita a racimolare il coraggio per chiederglielo, mi aveva solo sorriso e risposto che era passato talmente tanto tempo che i dettagli non le erano più chiari. Pur sapendo che era una bugia bella e buona – i demoni avevano una memoria eidetica per cui dimenticare qualcosa era praticamente impossibile – non avevo spinto. Quando avesse voluto me l’avrebbe detto in autonomia.
E ora, quasi due anni dopo quel fatto, stavamo tornando di nuovo a casa mia, pestate e con i vestiti insanguinati, stavolta accompagnate anche da due persone che mia madre non aveva mai visto. E come se non bastasse le portavamo notizie dell’inizio della più grande guerra che avessimo mai affrontato, una guerra che avrebbe coinvolto entrambi i mondi e reso impossibile trovare un rifugio sicuro.
Quindi, sì, avevo paura di tornare a casa. Poi un flashback di Inuyasha mi colpì e i suoi splendidi occhi dorati si fissarono nei miei. La figura, che ero sicura fosse frutto solo della mia immaginazione, non disse nulla ma si limitò a sorridermi con uno dei rarissimi sorrisi del mio mezzo-demone. Fu tutto quello di cui ebbi bisogno. Con un profondo respiro sollevai la testa, raddrizzai le spalle e iniziai a salire le scale.
Ero a casa e stavo per parlare a mia madre, sapevo che quello che stavo per dirle non le sarebbe piaciuto, ma era mia madre e sapevo che mi avrebbe sostenuto sempre.
 
Non avevamo fatto in tempo a mettere piede nel piazzale di fronte alla casa che la porta di ingressò si aprì e mio nonno, armato di alcuni sutra – che continuavano a non funzionare come gli era stato detto mille volte – e ispirato dal sacro fuoco si lanciò contro di noi, o meglio alle spalle mie e di Helena, urlando “YOUKAI!!”.
Grazie ai suoi riflessi demoniaci Helena riuscì ad afferrare mio nonno per il kimono e a scaraventarmelo contro prima che potesse avvicinarsi troppo alla madre di Sesshomaru. Per quanto i sutra fossero totalmente inoffensivi non ero molto sicura che la Lady di ghiaccio avrebbe particolarmente apprezzato un misero essere umano che le si lanciava contro.
“Nonno! Cosa stai facendo? Non vedi che sono Kagome ed Helena? E quante volte ti devono dire che i tuoi incantesimi non funzionano?”
Grazie al cielo Souta, senza dubbio attirato dal casino appena creato dal nonno, era uscito e mi stava dando una mano a togliermi l’ottuagenario di dosso, senza fargli troppo del male.
“Ehi sorellona! Siete tornate! Eravamo preoccupati che vi fosse successo qualcosa visto che non avete preso l’aereo per tornare indietro…ma che diavolo vi è successo???? Siete coperte di schifo e di…”
“Souta non ora! Dove è la mamma? Abbiamo una certa urgenza e ho assoluto bisogno di parlare con lei!”
“Kagome? Oh siano ringraziati tutti i Kami! Siete sane e salve! Quando non vi ho visto scendere dal volo e l’assistente mi ha avvisato che non vi eravate mai imbarcate ho temuto il peggio…cosa è successo??”
Mentre parlava la vidi realizzare il pietoso stato dei nostri vestiti e la sua espressione da preoccupata passò direttamente al panico totale. Prima che potesse dire qualcosa, però, decisi di fermarla. Avevamo fretta e non c’era tempo per le crisi isteriche, per quanto potessero essere in buona fede.
“Mamma non ora! So che sei preoccupata e stavolta hai tutti i diritti di esserlo perché siamo nei guai, in grossi guai! La guerra che la profezia ci aveva annunciato è cominciata e Yasha, Maru e gli altri sono in pericolo. Posso capire che tu possa essere contraria a quello che stiamo per fare, ma questo non toglie che sia la cosa giusta da fare! Ti prego mamma non essere arrabbiata con me e soprattutto con Helena!”
Le mie parole furono seguite da un tentativo di Izaioy di parlare, sicuramente in difesa della figlia, che venne zittito dalla stessa Helena con un lieve ringhio di avvertimento.
Riportai la mia attenzione su mia madre, sperando con tutto il cuore che le sue prossime parole non implicassero il suo odio nei nostri confronti. Ma, come sempre, avevo dimenticato con chi avevo a che fare e, soprattutto, da chi avevo ereditato il mio grande cuore.
“Oh Kagome! E anche tu Helena! Mi dispiace di non aver mai capito quello che stavate facendo, ma sono solo un essere umano, una madre per di più e mi stavo solo preoccupando per voi! So che non l’ho fatto nella maniera corretta e spero che prima o poi mi perdonerete, soprattutto tu Helena. Per quanto riguarda la mia richiesta di considerarmi una sorta di seconda madre, non farci caso. Non era mia intenzione offenderti in alcun modo, spero che tu almeno sappia questo!”
Io non ci avevo mai fatto caso ma, a quanto pare, mia madre aveva veramente preso a cuore il rifiuto di Helena di fare quello che già Yasha aveva fatto: considerarla come una madre. Sapevo anche il motivo per cui la mia migliore amica non aveva mai davvero preso in considerazione l’offerta, a differenza del fratello, ma non spettava a me divulgare quella storia; quando lei avesse voluto l’avrebbe raccontata al mondo.
“Non mi sono mai offesa Korari-san. Semplicemente ci sono alcune cose del mio passato che mi impediscono di accettare pienamente l’offerta e preferisco rifiutarla piuttosto che impegnarmi non sapendo se posso mantenere l’impegno! Parlando di madri, vorrei presentarle mia madre: Lady Izaioy, principessa umana e anche madre di Inuyasha. E già che ci sono la donna dai lunghi capelli argentei è mia suocera, la madre di Sesshomaru.”
Una cosa avevo sempre ammirato di mia madre: niente l’avrebbe mai stupita! E nemmeno questo ci riuscì: come se fosse perfettamente normale incontrare una vera principessa medievale, o essere presentati a una delle più potenti demoni in circolazione, mia madre si inchinò formalmente e iniziò una blanda conversazione con entrambe le donne.
Con lo sguardo cercai Helena e la vidi sorridere alla naturalezza con cui mia madre si stava informando della cerimonia del thè con le altre due: la cerimonia del thè????
Eravamo nel bel mezzo della guerra e mia madre discuteva di usanze principesche! Non l’avrei mai capita!
Nel momento stesso in cui mi girai per salutare in modo migliore mio fratello percepii una doppia aura demoniaca provenire dalla casa e muoversi in fretta verso di noi. Il ringhio di avvertimento di Helena mi disse che anche la mia compagna aveva percepito le auree. Prima che avessi il tempo di reagire mi ritrovai scaraventata per aria in una manovra evasiva ben nota e mentre eseguivo una capriola in aria per riportarmi in terra poteva vedere la figura di Helena, schiacciata per terra da una forma dotata di pelliccia bianca e capelli rosso fuoco.
Un momento: pelliccia bianca e capelli rosso fuoco? Ayame?????
“Heleiana-sama! Finalmente vi ho trovato! Quando Higurashi-san mi ha detto che non vi eravate imbarcate sul mezzo che doveva riportarvi qui ho seriamente temuto il peggio, ma siete vive!”
Un po’ meno graziosamente di quanto avessi in realtà voluto toccai terra, flettendo le ginocchia per assorbire meglio l’impatto.
Il suono del mio atterraggio allertò Ayame della mia presenza e meno di due secondi dopo mi ritrovai a terra con addosso una demone lupo molto incinta e molto, molto eccitata.
“Oh Kagome-san! È un piacere rivederti! Credevo che non avrei mai avuto l’opportunità di dirti che sono stata stupida a pensare che tu volessi rubarmi Koga! Avrei dovuto capire fin dall’inizio che tu e Inuyasha eravate perfetti per stare insieme e che tu amavi il giovane hanyou alla follia…”
Prima che potesse finire la frase, di cui ne avevo sentito solo la prima parte perché alla menzione della mia relazione con Yasha non avevo retto, la coda di Helena scattò nella nostra direzione e un ringhio avvisò la giovane Ayame, appesa per aria dalla coda di Lena, che un’altra parola sull’argomento non sarebbe stata una mossa né saggia né tantomeno gradita.
In casi come questi la somiglianza tra Yasha e sua sorella era innegabile, specialmente per quanto riguardava il mio benessere, fisico e spirituale. Sapevo, però, che se avessi solo provato ad accennare una cosa del genere al demone angelico di fronte a me sarei stata io quella appesa nel bel mezzo del nulla!
Volendo evitare spargimenti di sangue inutili in quel momento e quando ci fosse toccato avvisare Koga che, sì avevamo visto la sua compagna ma che l’avevamo anche ammazzata per aver aperto bocca senza collegare il cervello, mi rialzai in piedi per parlare con Ayame.
“Anche per me è un piacere rivederti Ayame-san! E sono molto contenta che si sia risolta la questione pendente fra noi riguardo il principe dei lupi. Ma dimmi, come mai sei qui? Quando abbiamo parlato con Koga ci aveva detto che eri stata catturata e che Kiseki ti teneva prigioniera chissà dove…”
“Avete visto Koga?? Come sta? Che cosa gli ha fatto quell’essere vile e disgustoso? Ditemi che sta bene vi prego!”
“Ayame calmati! Nelle tue condizione lo stress a cui ti stai sottoponendo non può farti bene! Koga è vivo, ma dovresti sapere come ci si sente ad essere separati dal proprio compagno. Poi il marchio tra voi due dovrebbe ancora essere attivo. Come mai devi chiedere a noi come sta Koga?”
Nel momento stesso in cui pronunciai l’ultima parola mi resi conto dell’immensa gaffe che avevo appena fatto. La disposizione sempre allegra della giovane demone-lupo si frantumò in mille pezzi sotto i nostri occhi. Anche senza aprire il collegamento mentale tra noi, potevo praticamente sentire la silenziosa tirata di orecchie che la Signora dell’Ovest mi stava facendo. Non avevo bisogno di voltarmi per sapere che lo sguardo omicida che stava minacciando di scavarmi due solchi nelle spalle, era carico di disapprovazione per la mia mancanza di tatto. Mi insultai mentalmente per la mia poca accortezza: era la seconda volta in pochi giorni che aprivo bocca senza collegare il cervello quando si toccava l’argomento “marchio”. Helena mi aveva spiegato e rispiegato migliaia di volte i rituali di sposalizio youkai e la fusione delle anime – tutto questo su mia personale richiesta e insistenza – ma ancora non riuscivo a credere ad un legame così profondo tra due persone e, sinceramente, ne avevo paura.
Alla decima volta era stata la stessa Helena ad interrompere la lezione decretando che nessuna spiegazione verbale sarebbe mai stata in grado di sostituire l’esperienza vera a propria.
Nonostante questa ammissione da parte nella mia migliore amica ero consapevole che ogni mio scivolone su usanze e abitudini le risultava ancora difficile da accettare.
“Mia signora non pendertela con lei! So che tu le hai insegnato i nostri costumi ma alcune cose si capiscono solo vivendole! È ancora come una bambina piccola e inesperta del mondo. Imparerà!”
-Ehi! Ho 21 anni! Sono abbastanza grande per bere anche in America! Non sono più una bambina!-
Quando sentii Helena ridere nella mia testa capii che non era arrabbiata con me e mi rilassai impercettibilmente.
-Oh Kagome! Non ti offendere tesoro! Tu sai quanti anni ho vero? Ayame è leggermente più giovane di me, non più di dieci anni. So che qui sei considerata un’adulta ma 21 contro 250 anni…per noi sei ancora una bambina!-
Sapevo che aveva ragione e che non avrei dovuto sentirmi offesa: d’altra parte Ayame non aveva voluto insultarmi ma solo rendere noto un fatto. Per buona misura diminuii l’intensità del contatto mentale per poter rimanere offesa un altro pochino.
“Il marchio in teoria avrebbe dovuto essere ancora aperto ma quando quell’essere mostruoso mi ha rapita lo ha bloccato con una sorta di incantesimo e da allora non sono più riuscita ad aprirlo. A tutti gli effetti è come se Koga fosse morto. Non ti preoccupare per la gaffe che pensi di aver fatto: ci vuole la vista acuta di un demone per vedere un marchio sbiadito.”
Detto questo mi voltò leggermente le spalle e abbassò la spalla della sua pelliccia e anche i miei deboli occhi umano poterono distinguere le sottili linee di un disegno che, riconosciutolo, mi fece sorridere: era un arcobaleno di luna!
Ma subito dopo mi accorsi di un piccolo dettaglio: il marchio di Ayame non era molto più largo della sua spalla mentre sia il mio che quello di Helena, e presumevo anche quello di Sesshomaru, erano semplicemente enormi a confronto!
-Maggiore la forza dello youki del demone, più grande il marchio portato dal compagno!-
Scioccata mi voltai per guardare Helena, cercando la conferma di non aver sentito male e la vidi sorridere a metà tra l’orgoglioso e il soddisfatto. Lo stesso sorrisetto compiaciuto graziava le labbra di Lady Izaioy e Lady Kagaya e, arrossendo, realizzai quanto davvero forte fosse Inuyasha e quale sarebbe stata la mia perdita se avessi accettato il corteggiamento di Koga.
-A meno che tu non abbia altra scelta io eviterei di mostrare ad Ayame l’esatta estensione del tuo marchio. Potrebbe non prenderla benissimo!-
Ancora sotto shock mi limitai ad annuire, sottoscrivendo la validità del suggerimento.
“Principessa dei Lupi! Per quanto la lezione di storia sia molto interessante, e necessaria in qualche caso, spiegaci come fai ad essere qui. Eri prigioniera, guardata a vista molto più di noi. Come hai fatto a scappare? Chi ci garantisce che tu non sia stata lasciata libera apposta?”
Ovviamente solo la Lady di ghiaccio avrebbe potuto interrompere una riunione tra amici insinuando il dubbio del tradimento. Questa volta, però, non potevo darle torto.
Kiseki mi era sembrato molto attento ai minimi dettagli e non riuscivo a credere che avesse commesso un errore così grossolano. Eppure non aveva calcolato la resurrezione di Izaioy, quindi…
“Avete ragione Lady Kagaya! Ero controllata strettamente ogni ora del giorno e della notte e spesso l’essere che mi aveva rapita veniva a farmi visita per torturarmi. Mai per lungo tempo, per non uccidere il cucciolo, mi aveva detto. Improvvisamente, però, qualche giorno fa il numero delle guardie davanti alla mia cella si è dimezzato e le visite si sono interrotte. Dalle conversazioni delle guardie ho saputo che erano arrivati degli ospiti d’onore e che quindi il piano poteva cominciare.”
-Deve riferirsi al nostro arrivo Helena!-
“Le nuove guardie che mi erano state assegnate, dovevano essere appena arrivate perché erano molto più sbadate delle precedenti. Si dimenticarono di controllare le posate dopo un pasto e quindi riuscii a rubare un coltello. Una notte decisero di giocare a qualcosa chiamato puka…”
-Poker Kagome! Anche se devo ammettere che la storpiatura è davvero interessante!-
-Grazie per la traduzione o altrimenti avrei passato il resto della vita a chiedermi che razza di gioco assurdo fosse quella cosa!-
“…e si sfidarono per vedere chi riusciva a bere più sakè. Mentre giocavano si scambiarono gli ultimi pettegolezzi che avevano sentito in giro e quello che sembrava il capo disse una cosa che mi gelò il sangue nelle vene: disse che le prigioniere si chiamavano Helena e Kagome e che “il capo” aveva deciso di uccidere la seconda per piegare la prima. Per buona misura, e per non lasciarsi dietro dei nemici, aveva anche deciso di sterminare tutti gli abitanti del tempio Higurashi che, a quanto dicevano, erano la famiglia di Kagome. Non avevo idea che tu ti chiamassi Higurashi. Kagome, ma nella mia testa ero convinta che quelle due ragazze dovevate essere voi. Dovevo scappare da quella cella e avvertirvi del pericolo che chiunque in questo tempio stava per correre o non me lo sarei mai perdonata. Dopo qualche ora tutte le guardie erano incoscienti sul pavimento fuori dalla mia cella. Sapevo che quella sarebbe stata la migliore occasione per fuggire e mi avvicinai cautamente alla porta per controllare che nessuna delle guardie fosse sveglia. Con il coltello che avevo rubato scassinai la serratura e fuggii. Con le guardie incoscienti ci sarebbe voluta qualche ora prima che la mia fuga fosse notata anche perché avevo provveduto a richiudere la cella, ma per precauzione cercai di far perdere le mie tracce prima di chiedere informazioni per raggiungere il Tempio.”
Il racconto di Ayame si interruppe lasciando a noi tutti il compito di concluderlo con le informazioni in nostro possesso. A quanto pare Kiseki non aveva lasciato nulla al caso e, questa volta, la mia famiglia non sarebbe stata risparmiata dall’orrore di una guerra inter-specie.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi della grande quantità di youki in arrivo.
“Dannazione ci hanno trovato! Kagaya ti prego puoi trasportare mia madre e il nonno di Kagome? So che non sei un demone di basso livello ma ti supplico!”
Un ringhio fu l’unico assenso che la demone cane diede ad Helena prima di trasformarsi nella sua forma canina e caricare Izaioy e mio nonno.
“Kagome tieniti forte perché il viaggio sarà intenso! Korari-san si tenga anche lei!”
“Helena vai! Il fratello di Kagome lo porto io!”
“Sei sicura Ayame? Sei incinta!”
“Sarò anche incinta ma non sono un’invalida e lui non è poi così pesante!”
Vidi la mia migliore amica annuire, arrotolare la coda intorno a me e mia madre, che ci eravamo poste entro le sue ali una per lato, spalancare le ali in questione e prepararsi ad alzarsi in volo.
“Seguitemi! Dove stiamo andando è un posto sicuro!”
Con Ayame che non aveva la possibilità di volare anche noi non avremmo potuto alzarci di molto da terra e quindi saremmo stati un bersaglio fin troppo facile, visto lo scompiglio che avremmo creato in città.
-Kagome, evoca Yuki e ordinagli di guidare Ayame e Souta agganciandosi al tuo segnale! È l’unico modo che abbiamo per passare inosservate! Dovrebbe essere in grado di seguirci e noi possiamo volare in alto e nasconderci nelle nuvole!-
Senza discutere evocai il mio nero protettore che immediatamente si posizionò di fronte ad Ayame.
Con un ultimo sguardo intorno alla ricerca di eventuali altri pericoli, Helena si alzò in volo.
Dopo quasi un’ora di giri su noi stessi per seminare i nostri eventuali inseguitori incominciai a capire dove stavamo andando. Mi diedi mentalmente dell’idiota per non averci pensato prima: la tenuta di Helena!
Kiseki poteva anche sapere dove si trovasse la casa principale, ma negli ultimi tre anni Helena aveva fatto costruire una tenuta più piccola che avevamo entrambe protetto con i nostri migliori incantesimi. Chiunque non ne conoscesse l’esistenza non avrebbe mai potuto trovarla.
Senza una parola la mia migliore amica atterrò sul vialetto di ingresso e io scesi dal suo abbraccio precipitandomi ad aiutare mia madre a stabilizzarsi. La povera donna non aveva un’aria molto sana e mi venne in mente la mia prima volta di volo acrobatico: non avevo nemmeno fatto in tempo a scendere che avevo rimesso tutto il contenuto del mio stomaco!
Qualche secondo dopo una luce dietro di noi ci allertò dell’arrivo di Kagaya e dieci agonizzanti minuti più tardi Yuki, seguito da Ayame e Souta arrivarono.
“Direi che è andata bene non trovi Kagome? Grazie Ayame! Ayame? Stai bene?”
Temendo il peggio mi voltai a guardare la demone-lupo che, pallida in volto, alzò lo sguardo per incrociare il nostro.
“Ragazze…temo mi si siano rotte le acque!”
 
 
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