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Autore: ValeDowney    12/05/2012    0 recensioni
Primo capitolo di una lunga serie, che vede protagonista Clarice Piton, la figlia di Severus Piton e Lily. In questa serie di storie, Harry Potter é in versione femminile e la giovane Clarice passerà tante meravigliose avventure, insieme ai suoi fedeli amici, nel magico mondo di Hogwards. Prima serie: Clarice Piton e la Pietra Filosofale
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Ma non rispondendo a quella lettera, fu un grave errore da parte dei Dursley, perché i giorni successivi, per loro, furono un inferno: i gufi continuavano a portare molte altre lettere e, se non ricevevano una risposta, questa volta aspettavano chi sulle antenne e chi, addirittura, sulle macchine; di fatti, quest’ultima sorpresa, se la trovò Vernon sulla sua macchina, quando un giorno stava andando al lavoro. Ma ciò, non bastò: di fatti, Petunia trovò delle lettere, persino nelle uova che stava rompendo e, ogni qual volta che Vernon vedeva una lettera intestata a Clarice e con lo stemma di Hogwarts sul retro, la strappava in mille pezzi.

Un giorno, mentre Clarice stava giocando con dei modellini in legno, sentì il rumore di un trapano; quindi, dopo aver aperto lentamente la porta e di poco, vide suo zio Vernon in ginocchio, trapanare delle assi di legno sulla buca delle lettere, mentre diceva: “ Niente più posta attraverso questa buca delle lettere !”, poi, Clarice richiuse la porta. Una sera, Clarice andò in salotto, per vedere suo zio in ginocchio davanti al caminetto acceso, mentre gettava le lettere intestate a lei, dentro al fuoco. Vernon si accorse di lei e, con un sorriso malizioso, gettò via le ultime lettere. Clarice guardò tristemente quelle lettere che, piano, piano, venivano bruciate dalle fiamme, ma ahimè, non poteva ribellarsi.

Arrivò la domenica e la famiglia Dursley era nel salotto e, mentre Clarice dava loro dei biscotti, Vernon disse: “ Bel giorno la domenica. A mio parere, il migliore di tutti; sai perché Dudley ?”. “Perché non c’è posta la domenica” disse Clarice dandogli un biscotto e Vernon disse, prendendo il biscotto: “ Ben detto, Clarice: non c’è posta la domenica” e, mentre continuava a parlare, Clarice sentì un rumore e qualcosa volare fuori la finestra; quindi, dopo aver appoggiato il piatto con i biscotti sopra al tavolino, si avvicinò ad essa e scostò le tende, per vedere una miriade di gufi, sia in strada, che su i tetti. “No, signore: neanche una schifosa, miserabile, lett…” disse Vernon, ma non fece in tempo a finire la frase, che proprio una lettera, gli volò addosso. Clarice si voltò, quando il camino tremò e, da esso, uscirono tantissime lettere, ad una velocità soprastante. Clarice rideva contenta, mentre le lettere, tutte intestate a lei, riempivano il soggiorno, sotto le urla di Vernon, Petunia e Dudley; e, per non bastare, altre lettere entrarono dalla buca delle lettere, rompendo le assi di legno che aveva messo Vernon. Clarice andò sul divano e saltava cercando di prendere una lettera: quando la prese, scese giù dal divano e corse verso il ripostiglio, inseguita però da Vernon che riuscì a prenderla prima che potesse entrarci dentro: “Lasciami” disse Clarice cercando di liberarsi, ma Vernon la teneva per stretta. Anche Petunia e Dudley li raggiunsero. “Lasciami: le lettere sono mie ! Lasciami stare !” replicò Clarice. Mentre le lettere continuavano ad entrare in enorme quantità nella casa, Vernon disse: “ Ora basta ! Ce ne andiamo molto lontano, dove non possono trovarci !”. Dudley e Petunia lo guardarono preoccupati; poi Dudley domandò: “Papà è impazzito, non è vero ?”, ma Petunia non rispose, non sapendo, al momento, cosa dire.

Presero lo stretto necessario, ed andarono a stare su un’isolotto di pietre ed in una casa decrepita, e intorno con il mare in burrasca. Mentre Vernon e Petunia dormivano, in un letto, al piano superiore, Dudley e Clarice erano al piano inferiore, ma Dudley dormiva sul divano, mentre Clarice per terra e dentro ad un sacco a pelo. Non riuscendo a dormire, Clarice aveva disegnato, sulla sabbia, una torta con candeline con scritto “Buon Compleanno” ; poi, dopo aver voltato lo sguardo verso l’orologio da polso di suo cugino, scoccò la mezzanotte; quindi, rivoltò lo sguardo verso la torta che aveva disegnato e disse: “Esprimi un desiderio, Clarice”, ma, appena soffiò via la sabbia da sopra le candeline, si sentì bussare fortemente sulla porta. Ciò sveglio tutti, tranne ovviamente Clarice la quale, per la paura, si andò a nascondere dietro una parete, mentre Petunia e Vernon, quest’ultimo con in mano un fucile, scesero le scale ed accesero la luce. La porta batté ancora, finché non cadde per terra ed un grosso uomo, tipo gigante, entrò a grandi passi; per poi disse: “Scusate tanto” e, ritornando dalla porta, con solo una mano, la rimise a posto; poi, si voltò verso i Dursley e Vernon disse: “ Se ne vada immediatamente, signore: questa è un’e frazione !”. Il mezzo gigante andò davanti ai due e disse: “Essiccati Dursley, vecchia prugna !” e, prendendo il fucile, lo piegò e lo sparò, formò un buco nel soffitto; poi, il mezzo gigante andò dai bambini, per vedere Dudley che tremava come una foglia; quindi Clarice, per “salvargli” la vita, uscì dal suo nascondino e disse: “Io sono Clarice”. “Ma sicuro che sei tu” disse il mezzo gigante; poi, aggiunse dicendo: “Ho una cosetta per te: mi sa che mi ci sono seduto sopra ad un certo punto, ma sono certo che avrà, lo stesso, un ottimo sapore” e, dalla tasca, tifò fuori un pacchetto e mentre la consegnava a Clarice, aggiunse dicendo: “L’ho fatta con le mie mani: scritte e tutto il resto”. Clarice l’aprì e, al suo interno, ci trovò una torta di compleanno, con scritto “Buon Compleanno, Clarice”. Clarice alzò lo sguardo verso il mezzo gigante e, sorridendo disse: “Grazie”. “ Mica tutti i giorni, una bambina compie 11 anni, vero ?”; poi, dopo essersi andato a sedere sul divano, tramite la punta del suo ombrello rosa, accese il camino. Clarice rimase stupita nel vedere ciò; quindi, dopo aver appoggiato la torta da una parte, si avvicinò al mezzo gigante e gli chiese: “ Scusami, ma…emmmm…tu chi sei ?”. “Rubeus Hagrid: custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts. È chiaro che saprai tutto di Hogwarts ?”. “ Mi spiace, no” disse Clarice. “ No ?! Perdinci, ma non ti sei mai chiesta dove i tuoi hanno imparato tutto ?” disse stupito Hagrid. “Tutto cosa ?!” domandò Clarice. “ Tu sei una strega, Clarice” rispose Hagrid. “Io sono cosa ?!” chiese stupita Clarice. “ Una strega. Una strega con i fiocchi, direi…una volta studiato un pochetto” rispose Hagrid. “No, ti sbagli…insomma…non…posso essere una…una strega. Voglio dire…sono…solo…Clarice…solo Clarice” disse titubante Clarice. “Bé, solo Clarice…Fai mai capitare qualcosa ? Qualcosa che non ti spieghi, quando sei arrabbiata o spaventata ?” disse Hagrid. Clarice lo guardò, capendo che, quando era scomparsa la vetrata dalla teca del boa, in realtà era stata lei utilizzando la magia: di fatti, in quel momento era arrabbiata con Dudley, perché l’aveva spinta per terra. Hagrid capì che Clarice aveva usato, senza neanche accorgersene, la magia; quindi, dopo essersi alzato in piedi, sotto lo sguardo impaurito di Dudley, prese fuori una lettera dalla sua giacca e gliela consegnò. Clarice poté, finalmente, aprirla; poi lesse le prime righe: “ Cara Signorina Piton, siamo lieti di informarla che Lei è stata ammessa alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”.Vernon andò di fianco a lei e replicò dicendo: “Non ci andrà, glielo assicuro: lo abbiamo giurato, quando la abbiamo presa. Basta sciocchezze !”. “Lo sapevate ?!” disse stupita Clarice guardando Vernon; poi, voltando lo sguardo verso Petunia, continuò domandando: “Sapevate che sono una strega e non me lo avete mai detto ?!”. “Sì che lo sapevamo. E come potevi non esserla: la mia perfetta sorella era quello che era; oh, mia madre e mio padre erano così fieri il giorno che lei ricevette la sua lettera… “Abbiamo una strega in famiglia, non è meraviglioso ?”. Io ero l’unica a vederla come era veramente: una spostata;  poi conobbe quel Piton e nascesti tu ed io lo sapevo che saresti stata come loro, altrettanto strana; altrettanto anormale; poi, se permetti, sono saltati in aria come un petardo e ci sei capitata tu tra capo e collo !” spiegò Petunia, mentre se ne stava accanto a Vernon. “ Saltati in aria ?! Mi avevate detto che erano morti in un incidente d’auto !” disse stupita Clarice. “Un incidente d’auto ?! Un incidente d’auto ha ucciso Lily e Severus Piton ?! Bé, Severus non è morto, ma non è stato quello ad uccidere Lily Piton” disse stupito Hagrid. “Dovevamo dire qualcosa” disse Petunia e, mentre parlavano, Dudley prese il cartone con dentro la torta e se l’andò a mangiare in un angolo, dando di schiena a tutti. “E’ un affronto ! E’ uno scandalo !” replicò dicendo Hagrid. “Lei non ci andrà” disse Vernon. “Oh, oh, oh: e immagino che glielo impedirà un grosso babbano come te, vero ?” disse Hagrid. Clarice lo guardò e stupita disse: “Babbano ?!”. “Uno senza i poteri magici” le spiegò Hagrid; poi, riguardando i due, aggiunse dicendo: “Questa ragazza è iscritta dal giorno che è nata. Andrà alla migliore scuola di magia e stregoneria del mondo e sarà sotto il miglior preside che Hogwarts ha mai visto: Albus Silente”. “Non intendo pagare perché un vecchio strampalato le insegni i trucchi di magia” disse Vernon, ma questa volta l’aveva fatta grossa, perché sul viso di Hagrid comparve uno sguardo minaccioso, capace di far rabbrividire chiunque; quindi, puntandogli il suo ombrello rosa contro, gli disse: “Mai insultare Albus Silente davanti a me !” e, spostando lo sguardo, vide che, in un angolo, vi era Dudley che mangiava golosamente la torta che Hagrid aveva portato per Clarice; quindi,gli puntò l’ombrello e, dal suo sedere, spuntò una coda rosa a ricciolina, proprio come quella dei maiali. Dudley se ne accorse, così come i suoi genitori e, mentre gridavano, se ne corsero da un’altra parte della casa, mentre Clarice rideva contenta. Hagrid, si schiarì la voce, per poi dire rivolto a Clarice: “Ti sarei grata se non ti scappasse detta con nessuno ad Hogwarts su questa cosa: a dirtela breve, non mi è permesso fare magie”. “D’accordo” disse Clarice. Hagrid guardò il suo orologio da taschino; poi, disse: “ Oh, siamo molto in ritardo: dobbiamo andare” e, andando dalla porta, la batté per terra con una sola mano; poi, voltandosi verso Clarice, aggiunse dicendo: “ A meno che tu non preferisci restare” ed uscì. Clarice stette un po’ ferma a pensare; poi, alzò lo sguardo verso il piano superiore, dove erano andati i Dursley, ripensando a tutti quegli anni che aveva trascorso con loro: di certo, non erano stati molto belli e, forse, andare in questa scuola di magia e stregoneria, non sarebbe stato tanto male: intanto, peggio di così, non poteva andarle; quindi, prese la sua giacca e, poi, seguì Hagrid fuori dalla porta. Il mezzo gigante era sopra un’enorme moto; Clarice si avvicinò ed Hagrid le disse: “Non temere: questo mezzo è molto sicuro”. Clarice si avvicinò ancora un po’ ed Hagrid la prese in braccio, mettendola davanti a se; poi, disse: “Reggiti bene, mi raccomando”. Clarice non se lo fece, certo, ripetere due volte e, dopo che si fu aggrappata a qualche cosa, Hagrid accese la moto e questa si alzò in alto, volando nel cielo. Clarice non osava guardare in basso, ma Hagrid la rassicurò, dicendole: “Puoi anche guardare: intanto, quando sarai a scuola, ti insegneranno a volare su una scopa, così non avrai più paura delle altezze”. Sentendo quest’ultima cosa, Clarice guardò Hagrid, il quale aggiunse dicendo: “Secondo me, tu sarai molto brava a cavalcare una scopa: tua madre non lo era, ma tuo padre era un campione”. “Hagrid, puoi parlami un po’ del mio papà ? Da quello che hai detto poco fa, lui è ancora vivo” disse Clarice. “Bé…ecco…tuo padre amava molto tua madre ed anche a te voleva molto bene: avrebbe rischiato la sua stessa vita pur di proteggervi; di fatti, gli si spezzò il cuore quando Silente decise di portarti via da lui per farti andare a vivere con i Dursley: vivere con lui, sarebbe stato un pericolo, per entrambi. Ehhhhhhhhh, per Severus fu una decisione molto brutta che, il giorno dopo che Silente ti affidò ai tuoi zii, si rinchiuse nei sotterranei e ci rimase per tre giorni, non volendo né vedere, né parlare con nessuno; solo Silente riuscì a farlo venire fuori e farlo ragionare. Comunque, è sempre stato un grande uomo, dai grandi poteri e da grandi potenzialità: la sua specialità è preparare pozioni ed usare le arti oscure” spiegò Hagrid. “Lo incontrerò mai ?” chiese Clarice. “Io suppongo di sì” rispose Hagrid. “Ma mi vorrà ancora bene, come me ne voleva quando ero piccola ?” domandò Clarice. “Mi dispiace, ma a questa domanda non posso risponderti: dovrai scoprilo tu stessa” rispose Hagrid. Clarice rivoltò lo sguardo in avanti, pensando alle parole che le aveva appena detto Hagrid: se suo padre era ancora vivo, dove si trovava in quel momento ? Stava pensando a lei ? E, soprattutto, le avrebbe voluto ancora bene, proprio come quando era piccola ?.

Il giorno dopo, Clarice ed Hagrid erano in metropolitana, mentre Clarice continuava a leggere la sua lettera: “ Gli studenti del primo anno dovranno avere: 3 completi da lavoro in tinta unita; una bacchetta” e, qui, alzò lo sguardo verso Hagrid, il quale disse: “Quello è un attrezzo essenziale, Clarice”. Clarice, quindi, riguardò la lettera, e continuò a leggerla: “ Un paio di guanti in pelle di drago”; alzò nuovamente lo sguardo verso Hagrid e gli chiese: “Hagrid, intendono un drago vero ?” ed Hagrid rispose dicendo: “ Bé, non parlano certo di un pinguino, no ? Perdinci, vorrei un drago”.  “Ti piacerebbe un drago ?” domandò Clarice. “Nessuno le capisce quelle bestiole, Clarice; nessuno le capisce a fondo” rispose Hagrid. Dopo essere scesi dalla metropolitana, Clarice ed Hagrid stavano camminando lungo le vie di Londra, mentre Clarice continuava a leggere la sua lettera: “ Tutti gli studenti devono essere forniti di: un calderone in peltro misura standard 2 e possono portare, se lo desiderano, o un gufo, o un gatto, o un rospo”; poi, alzò lo sguardo verso Hagrid e chiese: “ Tutto questo lo troviamo a Londra ?”. “Se sai dove andare” rispose Hagrid e, condusse Clarice davanti una porta nera, dove vi era un’insegna con scritto “Il Paiolo Magico”: l’aprì ed al suo interno si trovavano tante persone strane, che Clarice non aveva mai visto. Dopo aver chiuso la porta dietro di se, Hagrid e Clarice camminarono per il pub e, mentre camminarono, il barista, vedendo il mezzo gigante, disse: “Oh, Hagrid: il solito immagino”. Hagrid si fermò, così come Clarice, e rivolto al barista disse: “ No, grazie Tom, sono in servizio ufficiale per Hogwarts: aiuto la giovane Clarice a comprare le cose per la scuola”. Il barista guardò Clarice e stupito disse: “Per tutti i folletti: è Clarice Piton”. Sentendo il nome, tutte le persone si fermarono di parlare tra di loro e guardarono Clarice, la quale li guardava un po’ imbarazzata. Un signore si avvicinò a lei e, mentre le stringeva la mano, disse: “Bentornata, signorina Piton; bentornata” e, quando si fece da parte, le si avvicinò una signora la quale, anche lei stringendone la mano, le disse: “Doris Krofort, signorina Piton, non ci posso credere: finalmente la conosco”. Hagrid e Clarice ripresero a camminare tra la folla, quando arrivarono davanti ad uomo con un turbante il quale, balbettando, disse: “Clarice Pi…Pi.. ton, non so dirti la felicità di conoscerti”. “Salve, Professore: non l’avevo vista. Clarice, lui è il Professor Raptor: sarà il tuo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts”. “Oh, tanto piacere” disse Clarice mostrando la mano, ma il Professor Raptor, invece di stringergliela, gliela guardò e balbettando disse: “ Una materia te…te…rribilmente affascinante. No…no…no che a te serva, Cla…Clarice Piton”. “Sì…bé…ora dobbiamo andare: tante spese” disse Hagrid. “Arrivederci” disse Clarice al Professor Raptor e, lei ed Hagrid, uscirono sul retro del pub, ritrovandosi davanti ad un muro. “ Visto, Clarice: sei famosa”. “Ma perché sono famosa, Hagrid ? Tutta quella gente lì dentro: come fanno a sapere chi sono io ?” domandò Clarice. “Non credo di essere la persona più adatta per dirtelo, Clarice” rispose Hagrid, poi, dopo aver battuto il suo ombrello rosa contro alcune pietre, il muro si aprì a metà, rivelando dietro di se, una città piena di negozi: “Benvenuta, Clarice, a Diagon Alley” disse Hagrid. I due incominciarono a camminare lungo quella via piena di negozi e, allo stesso tempo, anche piena di maghi, mentre Clarice si guardava intorno con curiosità; quindi, Hagrid iniziò a spiegare: “Qui troverai le penne d’oca e l’inchiostro; e, di là, tutte le cianfrusaglie per fare le stregonerie” ed indicava i vari negozi che diceva. Clarice continuava a guardarsi intorno con curiosità e, allo stesso tempo, anche con contentezza: essere una strega, faceva proprio per lei. Mentre continuavano a camminare, passavano accanto al negozio di sartoria ed al negozio degli animali dove fuori, nelle gabbie, vi erano gufi, civette e, attaccato al trespolo, persino un pipistrello; poi, passarono davanti al negozio del Quidditch, lo sport dei maghi, dove davanti alla vetrina, vi erano alcuni ragazzi che stavano guardando l’ultimo modello di scopa appena uscito sul mercato: “ Una scopa da corsa bellissima” disse uno dei ragazzi. “Guardate che roba la nuova Nimbus 2000” disse un altro ragazzo. “Va come un fulmine” disse un terzo. “Ma Hagrid come farò a pagare tutto questo: io non ho un soldo ?” chiese Clarice. “I tuoi soldi sono lì, alla Gringott, la Banca dei Maghi: non c’è posto più sicuro, non c’è; forse, solo ad Hogwarts” rispose Hagrid, indicando un’enorme e strana banca che si ergeva davanti a loro. Hagrid e Clarice vi entrarono e, al suo interno, vi era tanta gente che lavora; bé, non era gente, ma… “ Emmmm…Hagrid…cosa sono, esattamente, questi cosi ?” domandò, con un po’ di paura, Clarice. “Sono i folletti. Astuti come non mai i folletti, ma non tra le bestie più amichevoli. Stammi vicino, è meglio” rispose Hagrid. I due, si fermarono davanti ad un anziano folletto, il quale stava scrivendo qualcosa su una pergamena; Hagrid, quindi, si schiarì la voce ed il folletto li guardò; poi, Hagrid disse: “ La signorina Clarice Piton desidera fare un prelievo”. Il folletto anziano voltò lo sguardo verso Clarice e, mentre lei lo guardava con un po’ di paura, si sporse verso di lei e chiese: “ Ahhhhhh…e la signorina Clarice Piton ha la sua chiave ?”. “Oh, un momento…ce l’ho da qualche parte” rispose Hagrid e, mentre la cercava, l’anziano folletto si rimise seduto. Hagrid la trovò e, mostrandola all’anziano folletto, disse: “ Ah, eccola la diavoletta”; poi, sottovoce aggiunse: “Ed ho anche un’altra cosa” e, prendendo fuori una lettera, continuò dicendo: “Questa me l’ha data il Professor Silente” e la diede all’anziano folletto, il quale la guardò; poi, Hagrid disse, sempre sottovoce: “  Riguarda…lei sa cosa…la camera blindata…lei sa quale”. Clarice li guardò stranamente, cercando di capire che cosa significa quella frase, ma ovviamente, né Hagrid, né l’anziano folletto, dissero qualche informazione in più da farle capire di che cosa si poteva trattare. “Molto bene” disse l’anziano folletto.

Poco dopo, Hagrid, Clarice ed un altro folletto erano su di un carrello da miniera, il quale, mentre scorreva lungo delle rotaie, passava accanto alle varie camere blindate e non, che vi erano ai lati. Il carrello si fermò ed il folletto disse: “Camera blindata 687”; poi, questo folletto scese e disse: “La lampada, prego” ed Hagrid gliela consegnò. Hagrid e Clarice scesero, anche loro, dal carrello, per fermarsi davanti alla camera blindata, dove sopra vi era il numero 687; il folletto si voltò verso i due e disse: “La chiave, prego” ed Hagrid gliela consegnò. Il folletto, quindi, la girò nella serratura e la porta si aprì, rivelando al suo interno tantissime monete d’oro e d’argento: gli occhi di Clarice si illuminarono nel vederne così tante. “ Non avrai pensato che i tuoi genitori ti lasciavano all’asciutto” disse Hagrid. Dopo che Clarice ne ebbe presi un po’, risalirono sul carrello, il quale si fermò un po’ più avanti e, dopo che furono scesi, il folletto disse: “Camera blindata 713”. “ Cosa c’è lì dentro, Hagrid ?” domandò Clarice. “Non te lo posso dire: affari di Hogwarts. Segretissimi” rispose Hagrid. “Indietro” disse il folletto ed Hagrid e Clarice fecero quello che gli era stato chiesto. Il folletto, di fatti, mise una sua lunga unghia lungo la serratura e tutti gli ingranaggi al suo interno si sbloccarono, per poi aprire la porta: al suo interno, vi era un piccolo pacchetto. Hagrid si avvicinò e, dopo averlo preso, se lo mise in tasca; quindi si voltò verso Clarice e le disse: “ Non parlarne mai con nessuno, Clarice” e Clarice annuì positivamente con la testa. Quando ebbero finito alla Gringott, ritornarono per la via di Diagon Alley, per acquistare gli oggetti scolastici di Clarice: avevano già preso i vestiti; le penne d’oca;  l’inchiostro e un paio di guanti in pelle di drago.

Mancavano il calderone in peltro misura standard 2, una bacchetta ed un animale. “Ora devo comprare un calderone in peltro misura standard 2” disse Clarice, mentre guardava la lista delle cose che doveva comprare. “Bé, puoi sempre andare da Arthemus: li si vendono calderoni ed anche tutto il necessario per preparare le pozioni” spiegò Hagrid, indicando quel negozio, non poco distante da loro. “E ci sono anche i libri sulle pozioni ?” chiese Clarice. “Lo sai, sei tale e uguale a tuo padre. Bé, credo proprio che ne troverai” rispose Hagrid. Clarice entrò, da sola, nel negozio, dove al suo interno, si sentì un gradevole profumo di incenso. Clarice camminò per il negozio, alla ricerca del calderone prestabilito dalla lista e, intanto, guardava la miriade di pozioni che vi erano sugli scaffali. Era talmente intenta a guardarle, che non guardò, però, dove stava andando e, infatti, andò a sbattere contro una persona; quest’ultima, disse: “Ehi, piccola, non lo sai che si guarda sempre avanti”. Clarice si aggiustò meglio gli occhiali e, quando guardò davanti a lei, poté vedere un uomo alto, vestito tutto di nero, con un mantello nero, gli occhi neri ed i capelli lunghi e neri, proprio come i suoi. “Mi scusi, signore: la prossima volta starò più attenta”. “Sì, come no” disse l’uomo; poi, vedendo la lista in mano alla bambina, aggiunse dicendo: “Primo anno, eh ? Bé, allora capisco del perché non guardi dove vai: non riesci a trovare quello che stai cercando”. “E’ vero, signore: in effetti, secondo la lista, mi servirebbe un calderone in peltro standard 2, però non riesco a trovarlo da nessuna parte” spiegò Clarice. “Ti aiuto io; non so tu, ma hai qualcosa di famigliare” disse l’uomo e si mosse per il negozio, seguito, ovviamente da Clarice. “Ecco qua: questo è il calderone che stavi cercando; vacci piano: perché non mi piace farlo cambiare” disse l’uomo e, mentre Clarice lo prendeva in mano, alzò lo sguardo verso di lui e domandò: “In che senso non le piace farlo cambiare ?”. “Sei un primo anno, quindi imparerai a conoscermi fin troppo bene” rispose l’uomo. “Bé, allora, la ringrazio per avermi aiutata: senza di lei, sarei ancora qua a cercare questo calderone, quando c’è Hagrid che è fuori ad aspettarmi” disse Clarice. “Hai detto Hagrid ?!” disse stupito l’uomo. “Sì, ho detto Hagrid; perché, lo conosce ?” disse Clarice, ma l’uomo, non dicendole niente, uscì dal negozio. “Che tipo strano; però, è stato molto gentile” disse Clarice e, dopo aver pagato alla cassa, aprì la porta ed uscì, ma Hagrid non era lì davanti; anzi, era nell’angolo del negozio e stava parlando con lo stesso uomo che l’aveva aiutata a trovare il calderone. Clarice, quindi, si avvicinò ai due per sentire che cosa si dicevano; infatti, sentì dire dall’uomo: “Hagrid, devi dirmelo: quella è o non è Clarice ?”. “Il Professor Silente mi ha detto di non dirti niente” sentì dire da Hagrid. “ Non mi interessa quello che dice Silente ! Quella bambina aveva gli occhi verdi ed i capelli neri e lunghi, proprio come i miei: non c’è dubbio che si trattava di Clarice” sentì dire dall’altro uomo. Hagrid stava per dire qualcosa, quando si accorse della presenza di Clarice; anche l’uomo si accorse di lei e le chiese: “Hai bisogno di qualcos’altro, piccola ?”. Mentre Clarice si avvicinava ai due, non notò l’occhiataccia che Hagrid diede all’uomo; poi, quando fu davanti a loro, rispose: “Mi manca ancora una bacchetta ed un animale”. L’uomo stava per dire qualcosa, quando Hagrid lo interruppe dicendo: “ Allora ci vuole Olivander, non c’è posto migliore; perché non vai avanti e mi aspetti lì: devo fare ancora una cosa e non ci impiegherò molto”. “Allora, io vado” disse Clarice. “Se vuoi, Hagrid, posso accompagnarla io: intanto, devo passare da quelle parti” propose l’uomo. “Non ti devi disturbare: intanto Olivander è proprio lì” disse Hagrid, indicando il negozio non molto distante. “Non mi disturbo affatto; anzi, così rischia di non perdersi” disse l’uomo e, prima che Hagrid potesse dire qualcos’altro, l’uomo e Clarice si diressero verso Olivander. Mentre camminavano, Clarice guardò l’uomo accanto a se e si chiedeva come mai fosse così gentile nei suoi confronti; nessuno, a parte Hagrid, era mai stato così gentile con lei, forse solo i suoi genitori, però non si ricordava quasi nulla di loro. “Signore, se posso chiedere, come mai lei è così gentile nei miei confronti ? Non mi conosce ed io non conosco lei” domandò Clarice. “Perché sei una brava bambina e so di potermi fidare di te” rispose l’uomo. “Anche dentro di me, c’è qualcosa che mi dice che posso fidarmi di lei” disse Clarice. L’uomo la guardò, ma non disse nulla. I due raggiunsero “Olivander”; poi l’uomo disse: “Io ti aspetto qua fuori: vai pure dentro” e Clarice entrò dentro al negozio, dove, però, non vi era nessuno; quindi chiese: “ C’è nessuno ? C’è nessuno ?” e, appena ebbe finito la frase, da sopra una scala comparì un uomo anziano il quale, vedendola, disse sorridendo: “ Mi domandavo quando è che l’avrei conosciuta, signorina Piton”. Mentre Clarice osservò l’uomo anziano che scendeva la scala, questi disse, mentre sceglieva tra alcune scatole: “ Sembra che sia stato ieri che sua madre e suo padre sono venuti a comprare la loro prima bacchetta magica”; poi, dopo che ebbe trovato la scatola che cercava, andò al bancone, dove dall’altra parte vi era Clarice e, aprendo la scatolina, ne estrasse una bacchetta, che diede a Clarice. Clarice la guardò, non sapendo che fare, quindi Olivander disse: “ Via, la agiti” e Clarice la agitò, e tutte le scaffalature vennero fuori. Clarice appoggiò la bacchetta sul bancone e Olivander disse: “A quanto pare, no” ed andò a prendere un’altra scatola; quando la trovò, la aprì sul bancone, e diede un’altra bacchetta a Clarice, la quale la agitò e, questa volta, ruppe un vaso di fiori. “ No ! No ! Assolutamente, no ! Non importa” disse Olivander e, mentre andava a scegliere un’altra scatola, Clarice appoggiò delicatamente la bacchetta sul bancone. Quando Olivander trovò la scatola, si fermò un po’ e disse: “Mi chiedo se…” e, dopo essere andato nuovamente al bancone, aprì la scatola e ne estrasse una terza bacchetta e, quando la diede in mano a Clarice, una luce la avvolse. “Curioso. Davvero curioso” disse Olivander. “Scusi, ma cosa c’è di curioso ?” domandò Clarice. Olivander, quindi, prese la bacchetta dalla mano di Clarice e rispose: “ Io ricordo tutte quelle che ho venduto, signorina Piton. Si da il caso appunto che l’unicorno, il quale crine risiede nella sua bacchetta, abbia dato un altro crine; soltanto uno e basta ! E’ curioso che lei sia destinata a questa bacchetta, quando la sua gemella appartiene a suo padre”. “A mio padre ?! Cioè, io ho la stessa bacchetta magica di mio padre ! Ma come è possibile ?!” disse stupita Clarice. “Oh, questo non lo so, starà lei a scoprirlo, signorina Piton. Dovrà scoprire il legame che c’è tra lei e suo padre, ma dovrà stare molto attenta in quello che fa” disse Olivander. Ci fu un po’ di silenzio; poi Clarice, chiese un po’ titubante: “E, per quanto riguarda la mia cicatrice ? Lei sa chi è stato ?”. “Oh, noi non pronunciamo il suo nome. Credo che dobbiamo aspettarci grandi cose da lei. Dopotutto: Colui che non deve essere nominato, ha fatti grandi cose, terribili, certo, ma grandi” rispose Olivander e ridiede la bacchetta in mano a Clarice, la quale pensò alle parole che le erano appena state dette. I suoi pensieri furono distolsi, quando sentì qualcuno bussare alla vetrina; quindi voltò lo sguardo e fuori vide Hagrid e l’altro l’uomo; poi Hagrid disse: “Buon compleanno, Clarice” e Clarice vide accanto a lui, una gabbia con al suo interno una civetta bianca. Dopo aver pagato ed aver preso la bacchetta, Clarice uscì dal negozio ed Hagrid disse: “Bene, ora che abbiamo comprato tutto, possiamo anche andare a mangiare”. “Va bene” disse Clarice; poi, voltando lo sguardo verso l’uomo, aggiunse domandando: “Signore, viene con noi ?”. L’uomo guardò Hagrid; poi, riguardò Clarice e le rispose dicendo: “Mi dispiace molto, piccola, ma ho delle importanti faccende da sbrigare”. Clarice ci rimase un po’ male; quindi, tristemente chiese: “Ci rincontreremo ancora ?”. L’uomo si abbassò per vedere Clarice dritto negli occhi e, appoggiandole le mani sulle spalle, le rispose: “Sono sicuro di sì, piccola, ed anche molto presto direi” e, alzandosi in posizione eretta, salutò Hagrid, diede una veloce carezza sulla guancia a Clarice, per poi andarsene. Clarice lo guardò andarsene via; poi Hagrid disse: “Coraggio, Clarice: andiamo al Paiolo Magico” e i due, tre se si conta anche la civetta, si diressero verso il bar.

Alla sera, Hagrid e Clarice stavano cenando ad un tavolo ed Hagrid notò che Clarice era molto silenziosa; quindi le domandò: “ Ti senti bene, Clarice ? Stai zitta, zitta”. Clarice guardò Hagrid e disse: “Ha…ha ucciso mia madre, vero ? Chi mi ha fatto questa” e si indicò la cicatrice; poi, continuò dicendo: “Tu lo sai Hagrid: so che lo sai”. Hagrid fu un po’ titubante; poi, guardando Clarice, disse: “Primo, e ricordalo Clarice, perché è molto importante: non tutti i maghi sono buoni. Alcuni diventano cattivi; anni fa c’è stato un mago che è diventato cattivissimo: il suo nome era Vo…il suo nome era Vo…”, ma Hagrid non riusciva a pronunciarlo. “Magari prova a scriverlo” propose Clarice. “No, non so come si scrive…e va bene…” disse Hagrid; poi, sottovoce aggiunse dicendo: “Voldemort”. “Voldermort ?!” disse stupita Clarice. “Sshhhhhhhhh” disse Hagrid; poi, spiegò: “Erano tempi bui, Clarice, molto bui: Voldemort cominciò a raccogliere seguaci; li condusse sulla via del male. Chi cercava di fermarlo, trovava la morte. I tuoi genitori combattevano contro di lui: nessuno sopravviveva se lui decideva di ucciderlo e, fu così, che tua madre morì. Nessuno, neanche uno…tranne te”. “Me ?! Voldemort voleva uccidere…me ?” chiese stupita Clarice. “Sì. Non è un taglio qualsiasi quello che hai sulla fronte, Clarice. Un segno come quello ti rimane solo quando sei toccato da una maledizione, una maledizione potente” rispose Hagrid. “Cosa è successo a…Tu sai Chi ?” domandò Clarice. “Bé…c’è chi dice che è morto: baggianate, così penso io. No ! Per me è ancora in circolazione, troppo stanco per andare avanti. Ma una cosa è assolutamente certa: qualcosa di te lo ha fatto sbarellare quella notte. Per questo sei famosa; per questo tutti conoscono il tuo nome: tu sei la bambina sopravvissuta”. Clarice lo guardò, non sapendo che dire; poi chiese: “E mio padre ? Lui come ha reagito…bé…quando ha scoperto che Tu sai Chi aveva ucciso mia madre ?”. “Non lo scoprì: lo vide. La stessa sera che tua madre venne uccisa, tuo padre era in commissione a Londra per conto del Professor Silente, ma, quando ritornò a casa e vi chiamò entrambe, non ricevendo nessuna risposta, andò nel panico, finché…finché non trovò il corpo di tua madre, disteso a terra e privo di vita e tu, al suo fianco, che piangevi. Tuo padre pianse molto per la morte di tua madre; ma, poi, ritornarono, in lui, le speranze quando vide che tu eri ancora viva; quindi, ti prese tra le sue braccia e ti portò ad Hogwarts. Il Professor Silente, però, ritenne più opportuno mandarti a vivere con i tuoi zii, visto che con tuo padre saresti stata in pericolo ma non solo tu, anche lui. Tuo padre non voleva abbandonarti nelle grinfie dei tuoi zii, ma non aveva nient’altra scelta: il gesto di tuo padre fu pieno di amore ed affetto ed era l’unico modo per proteggerti. Credimi, dopo tanti anni che conosco tuo padre, quella fu la prima volta che lo vidi distrutto e molto, molto triste: in una sola notte, non solo aveva perso la moglie che tanto amava, ma aveva perso anche la figlia prediletta” spiegò Hagrid. “Il mio papà deve aver sofferto molto in questi anni, vero ?” disse Clarice. “Oh, credimi, Clarice, ha sofferto e tanto, direi. Ma, comunque, è sempre andato avanti per la sua strada: con il passare del tempo, ha imparato a mascherare i propri sentimenti, perché sono proprio questi che ti rendono debole di fronte al nemico” spiegò Hagrid. “E lui, ora, dove è ?” domandò Clarice. “E’ ad Hogwats: il Professor Silente gli ha dato un lavoro come professore; ma non chiedermi nient’altro, perché non posso dirti di più” rispose Hagrid. “Un professore ?! Il mio papà è un  professore ?! E che cosa insegna ?” chiese stupita Clarice. “Te l’ho detto, Clarice: non posso dirti di più. Intanto, domani incomincerai a frequentare Hogwarts, quindi lo scoprirai tu stessa” rispose Hagrid e, ricominciò a mangiare la cena. Ancora Clarice non ci credeva che, ad Hogwarts, avrebbe rivisto suo papà che, per di più, era un professore: che cosa insegnasse, non lo sapeva, ma lo avrebbe, di sicuro, scoperto il giorno dopo, quando avrebbe incominciato a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove gli avrebbero insegnato a diventare una strega a tutti gli effetti.

  
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