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Autore: Mocaccino_    12/05/2012    4 recensioni
Federica Smith.
Un futuro già programmato. Studentessa perfetta, figlia perfetta, amica perfetta, chitarrista perfetta.
"Non innamorarti" le hanno detto "Fa male e fa perder tempo"
Ma da qualche parte esiste un ragazzo sconosciuto con un paio di ricci pronti a sfaldare tutta questa perfezione
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The day I first met you
You told me you'd never fall in love
But now that I get you
I know fear is what it really was



Mentre sono tra le coperte alle prese con i miei intricato ragionamenti notturni, sento il cellulare squillare.
Lo afferro supponendo che sia mia madre pronta a pormi sempre le solite domande: “Come stai? L’università va bene? Sei sicura di mangiare abbastanza? Attenta a non beccarti un raffreddore a causa di quel tempo londinese, non so come fai a sopportarlo” Me lo ripeteva spesso, incapace di comprendere quanto, invece, io amassi il tempo londinese, la pioggia, le nuvole e poi il sole pronto a sorprenderti facendo capolino nel cielo grigio improvvisamente. L’istinto materno, però, è irreprensibile, supera oceani, monti e cieli.
Questa volta, però, non si tratta di mia madre, bensì di mia sorella, Alex.
”Pronto?” gracchio alla cornetta, senza forza per parlare.
”Ei Fede, cosa ti è successo?”
”Alex è l’una di notte, ho semplicemente sonno.”
”Giusto. Odio il fuso orario, crea solo confusione e ogni volta sbaglio i calcoli”
Alex vive a New York con il suo fidanzato Thomas. Lavora come chitarrista un po’ dove le capita. La passione per la musica, a quanto pare, fa parte del DNA degli Smith. Alex è estremamente fortunata, perché è riuscita a fare di questa passione il suo pane per vivere, ribellandosi al futuro che i nostri genitori avevano già scritto per lei e rendendoli fieri di lei nonostante tutto. La ammiro moltissimo e vorrei avere il suo stesso cuor di leone, per riuscire a realizzare tutti i miei sogni.
”Fede ti sei addormentata?” notando che non do segni di vita, Alex interrompe il mio flusso di pensieri.
”Non ancora”
”Come stai?” chiede pimpante, mentre io vorrei solo chiudere gli occhi e lasciarmi andare tra le braccia di Morfeo.
“Un po’ stanca, sai ho studiato tutto il giorno perché sono indietro con il programma e tra poco ho un esame .. e non so come fare .. e non ce la faccio più Alex” sputo improvvisamente sfinita da tutto questa situazione.
“Ti capisco sorellina, ma la tua Alex ha un’idea.”
”Dimmi genio”
”Vieni a New York con me. Tu potresti suonare il piano ed io la chitarra… non so, ci arrangeremo, troveremo il modo di costruirci da sole una vita che desideriamo”
”Mi piacerebbe” sospiro immaginando come potrebbe essere.
”E allora vieni”
”Non posso”
Mi hanno sempre detto che “Volere è potere”, ma il problema è proprio il mio non voler deludere la mia famiglia, che mi porta ad un non poter realizzare ciò che vorrei.
”Scusami Alex. Sono stanca, ci risentiamo domani magari” Non ho più voglia di parlare. Per questa sera sono giunta al limite, sono stanca di pensare a come potrebbe essere la mia esistenza se non avessi sempre paura di deludere qualcuno, stanca di aiutare i miei genitori a frantumare i miei stessi sogni.
”Va bene. Notte bella, ti voglio bene”
”Anche io gigante”. La chiamo “Gigante” fin da quando io avevo tre anni e lei sette, poiché lei, prendendomi in giro per la mia altezza - tra l’altro giustificata per la mia età - amava stuzzicarmi chiamandomi “nanetta”.
Subito dopo aver appoggiato il cellulare sul comodino, il display si illumina nuovamente, segnalandomi l’arrivo di un nuovo messaggio. Lo afferro sbuffando. La mia irritazione aumenta quando ne leggo il contenuto.


“The world is ours if you want it we can take it if you just take my hand”


Continuano a sbagliare numero, ma questo non mi diverte affatto, soprattutto perché è notte fonda ed io vorrei solo dormire. Mi persuado a non lasciare che il mio umore venga rovinato da qualche sconosciuto maldestro, che non sa nemmeno scrivere bene un numero di telefono e mi rallegro al pensiero che finalmente adesso posso lasciarmi soggiogare solo dai sogni.
Spengo il piccolo lume posto sul comodino accanto al letto e mi infilo sotto le coperte nella mia stanza illuminata solo da una flebile e rilassante luce blu, che sono solita lasciare accesa anche di notte.
Mi preparo ad essere accolta da Morfeo, ma mi rendo conto di come improvvisamente la voglia di dormire sia scomparsa, nonostante io sia ancora stanca. Inizio a sbuffare e rigirarmi nel letto, fin quando non sento un sommesso rumore provenire dal piano inferiore. Quando si dice “Non c’è due senza tre”. Qualcuno ha deciso di farmi trascorrere questa notte insonne e sta attuando benissimo il suo piano, non ho mai avuto una notte tanto movimentata, mi sembra di essere la “notte degli inganni e dei sotterfugi” dei Promessi Sposi.
Tento di ignorare il rumore, ma in seguito la curiosità ha il sopravvento e mi sprona a dirigermi verso le fonte dell’inaspettato suono.
Entro in cucina turbata e spaventata e mi rilasso leggermente quando mi accorgo che si tratta solo di qualcuno che sta bussando alla porta dell’ingresso secondario. Certamente non sarà un ladro o un maniaco, non penso che essi si prenderebbero il disturbo di bussare.
Nel momento in cui apro mi si presenta una delle ultime persone che avrei mai immaginato di trovare dietro la mia porta.
Harry con un cappotto color cachi, un paio di pantaloni da ginnastica blu e consunti, una maglia fin troppo larga e uno zaino sulle spalle, del quale non capisco l’utilità, mi scruta da sotto un berretto di lana blu con il suo meraviglioso sorrisone stampato sul volto. Questa sera, sotto la lieve luce dei lampioni che illuminano la strada deserta, il suo viso mi pare quasi dolce ed angelico, cos mi ritrovo a sorridergli di rimando. Il sonno gioca brutti scherzi probabilmente.
”Ciao” mi saluta in un sussurro, quasi timoroso di poter rompere il momento magico che si è appena creato oppure di una mia brusca reazione.
”Ei”. Questo monosillabo è l’unica risposta di senso compiuto che sono in grado di offrire. Stranamente mi rendo conto di volerlo cacciare, anzi di essere quali contenta della sua presenza in questo orario, nel quale la gente normale è a letto a dormire. Forse sarà perché non sonno e comunque restare al letto sarebbe una tortura.
”Vieni con me” afferma all’improvviso Harry con un’espressione che farebbe diventare di panna anche il cuore del gigante di ferro.
Io annuisco semplicemente, ancora troppo sconvolta e soggiogata dal suo sguardo. Lui mi prende per mano e, senza lasciarmi nemmeno il tempo di prendere le chiavi, mi trascina con sé, lasciando che la porta sbatta alle nostre spalle.
Solo dopo qualche secondo realizzo di avere indosso il pigiama o perlomeno quello che dovrebbe essere il mio pigiama, visto che per dormire uso un largo e comodo pantalone della tuta e fortunatamente una felpa, dato che l’aria londinese di notte è piuttosto fredda nel mese di maggio.
”Sono ancora in pigiama” lo informo mentre continuo a correre verso non so dove, tenendogli l amano. Si ferma per un attimo, mi squadra dalla testa ai piedi e sorride orgoglioso dicendo “Anche io”.
Poi proseguiamo la nostra passeggiata sotto le stesse, anche se come al solito nascoste dalla nuvole, diretti verso una meta che non mi è ancora dato di conoscere. Mi rendo conto anche di quanto poco mi importi al momento. Ho deciso di non porre un freno alle mie emozioni e so iniziando a pensare che non dovrei essere molto prevenuta nei confronti di Harry, magari potrei provare a conoscerlo meglio e cercare di comprendere quello che desidera da me.
Il cielo è totalmente scuro e la luna di nasconde dietro le nuvole, concedendoci solo un suo leggero bagliore; le strade attraverso le quali mi lascio trascinare, sono cosi tenebrose da incutere un certo timore. Le luci, i colori, le voci e i rumore che animano la Londra di giorno sembrano essere scomparsi assieme al sole e aver lasciato solo un inquietante, ma allo stesso tempo rilassante, silenzio.
Vorrei chiedere ad Harry di fermarsi, di tornare indietro perché è assurdo camminare per Londra di notte in pigiama, però al tempo stesso spero che rifiuti le mie proposte.
”Eccoci”
Non mi rendo subito conto di dove siamo finiti, poiché ci troviamo in una zona isolata della città, che fino ad allora mi era sconosciuta e nella quale ci sono solo dei cassonetti e degli alberi. Poi sollevo lo sguardo e noto che si tratta di Hyde Park o meglio credo che siamo sul retro di Hyde Park visto che quella che ho di fronte non è la solita entrata.
”E’ Hyde Park?”
”Si” mi risponde soddisfatto.
”E cosa ci facciamo qui?” È chiuso”
”Capitan ovvio colpisce ancora. È chiuso per la maggior parte delle persone, ma non per noi.”
Lo guardo perplessa, ma successivamente il mio stupore si trasforma in paura quando lo vedo sulla cima del cancello che ci separa dall’interno del parco.
”Sei forse impazzito? Stai cercando un modo per essere arrestato?”
Lui sorride sornione, come se quello che sta facendo sial la cosa più normale al mondo.
Ammiccando viene verso di me e, facendomi l’occhiolino con tra fare accattivante, mi dice “Seguimi” con la sua voce melodiosa, che mi incanta come se fossi un serpente e lui un flauto, inducendomi cosi a seguirlo, ancora una volta contro la mia volontà .. o forse no…
”Intelligentissimo signor Styles, come crede che possa riuscire ad arrivare fin là su e poi a buttarmi dall’altra parte?”
”In questo modo” asserisce scendendo e posizionandosi dietro di me, in modo che possa sollevarmi da dietro mentre io affronto la mia arrampicata sul cancello verde di Hyde Park.
Ogni suo tocco è un brivido sulla mia pelle, ogni suo respiro è un briciolo di lucidità in meno e quando giunti alla sommità mi cinge in un abbraccio e fissa i suoi smeraldi nelle mie nocciole l’unico pensiero è che vorrei lasciarmi stringere più forte, perché mi sembra che io sia una calamita e lui il pezzo di ferro al quale devo attaccarmi per non cadere, per non fluttuare nello spazio.
È proprio Harry ad interrompere l’ennesimo troppo coinvolgente scambio di sguardi, infatti mi prendere per mano e sussurrando un “Pronta?” mi fa saltare dal cancello per atterrare sul terreno.
”Ha visto signorina? Tutto è possibile, anche entrare in Hyde Park di notte”
”A quanto pare”


”Come mai sveglio a quest’ora?” domando ad Harry mentre camminiamo ancora alla ricerca di qualcosa che non ho ancora compreso cosa sia.
”E tu?”
”Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, lo sai?”
”Lo hai appena fatto”
”Lo hai fatto prima tu, perciò non vale.” Iniziamo a litigare come due bambini di tre anni, poi lui si butta sul prato ai piedi di un enorme salice e vi si siede sotto a gambe incrociate, assumendo un’aria seria che non gli si addice.
”Non riuscivo a dormire” afferma all’improvviso.
”Capitan ovvio” dico facendoli il verso.
”Già. Vengo spesso qui quando non riesco a dormire”.
Lo osservo shoccata per comprendere se sta dicendo la verità o meno.
”E oggi hai deciso di non far dormire nemmeno me”
”Puoi sempre dormire qui”
”Si certo”
Harry si togli lo zaino dalle spalle ed estrae dal suo interno un plaid di lana e un termos.
”Visto come sono attrezzato per ogni evenienza”
”Non vantarti troppo e visto che ormai mi hai svegliata e portata qui passami quel plaid”
”Non ho sentito la parola magica”
”Harry mi sembri un bambino di quattro anni”
”Ei non si è mai troppo grandi per essere educati”
”Per piacere, per cortesia, per favore, gentilmente mi passeresti quella coperta?”
”Ecco a te”
La afferro e lo ringrazio, poi, però, mi rendo conto di una cosa.
”Se usassi il plaid per coprirmi dovrei stendermi sull’erba umida e se invece stendessi il plaid sull’erba non potrei coprirmi e morirei assiderata”
”Per questo ne ho portati due” dice, rivelandomi un sorrisetto malizioso che mi fa intendere cosa dovrebbe succedere.
”Eccola la trappola”
In realtà non mi preoccupa esageratamente il fatto di dover dormire assieme a lui, considerato che questa sarebbe la terza volta, mi preoccupano più le sensazioni che la sua vicinanza mi provoca.
E’ strambo il modo nel quale io ed Harry ci ritroviamo insieme sempre di notte. Sotto il buio mantello notturno noi viviamo il nostro insolito ed indefinito rapporto, come si di giorno non potrebbe esistere, come se la luce del sole potrebbe rovinarlo, mentre il buio e i suoi misteri lo riescano a rendere più speciale di quanto già non lo sia.
Harry sistema sul prato il primo plaid quadrettato, ma comprendo che non ha ancora intenzione di dormire poiché si siede sopra di esso con il termos tra le mani, ne versa il contenuto nel tappo che funge anche da tazza e mo lo porge.
”Cos’è?”
”Non sto cercando di farti ubriacare per approfittare di te, tranquilla è solo latte è caffè”
Gli rivolgo una smorfia per la pessima battuta e nonostante sia notte fonda no posso permettermi di rifiutare quell’invitante bevanda calda che ho sempre amato.
”Grazie” esclamo contenta come una bambina.
”Per cosi poco”
”Adoro letteralmente il latte e caffeè”
”Anche io e adoro berlo a quest’ora, anziché innervosirmi mi rilassa”
”Sei strano Harold” lo chiamo volontariamente con il suo nome per intero: ricordo la sera in cui mi pregò di non usarlo.
”Te lo ricordi?”
”Che cosa?” chiedo, cercando di comprendere cosa della mia frase gli pare strano che io ricordi.
”Harold”
Harold. Era tutto ciò che sapevo di lui dopo quella strana prima notte. Nessun altro lo chiamava in quel modo, proprio per questo lo preferisco, perché io non sono “nessun altro”, io sono in grado di affrontarlo senza cadere ai suoi piedi o meglio nel suo letto. Sto forse decidendo di provare a cambiarlo facendolo innamorare davvero per la prima volta? Impossibile.
”Se esiste qualcosa che può aiutarmi ad irritarti come tu irriti me, non posso dimenticarla”
”Ti irrito?” domandò disinvolto.
Nel frattempo sistema meglio quello che per questa notte sarebbe stato il nostro letto, vi ci si distende, annuendo una posizione di completo relax, incrociando le braccia dietro la schiena e coprendosi quasi completamente con il plaid, poi indicando lo spazio vuoto accanto se mi invita ad occuparlo.
La domanda che mi ha appena posto potrebbe sembrare banale, in realtà credo che significhi per la prima volta discutere di quello che è il nostro rapporto o forse che non è. Ormai non possiamo più definirci estranei, ma allo stesso tempo mi risulta strano poterlo chiamare amico, poiché fino ad adesso non ha fatto altro che pedinarmi.
”Allora?”
”Sinceramente sono molto confusa. Credo che non sia la tua presenza ad irritarmi, quanto il tuo perseguitarmi senza che io ne conosca lo scopo. Non capisco cosa speri di ottenere.”
”Starti accanto”
”Una risposta semplice come quella che si darebbe al quesito “Quanto fa due per due?”. Eppure quattro non è sempre l’opzione corretta solo perché qualcuno ha fissato determinate regole, perché per me due per due potrebbe essere uguale a 5, 2, o 4,1, come il cielo potrebbe essere verde e il dolore piacevole. La vita, infondo, è talmente relativa da non poter mai essere data per scontata, perché un giorno qualcuno potrebbe finalmente affermare che “due per due non fa quattro, il cielo è verde ed il doloro piacevole”, perché tutto dipende da calcoli sbagliati o esatti, tempistiche, approssimazioni, intuizioni, sentimenti e sensazioni variabili come il tempo londinese.
Per questo “Voglio starti accanto” potrebbe essere nello stesso tempo solo una scusa improvvisata, un’arma a doppio taglio con un secondo fine o un desiderio scaturito da un sentimento reale che adesso io non posso ancora comprendere.
Harry, quasi come se mi leggesse nel pensiero e voglia farmi una mano a capire, mi si avvicina e mi stringe a se. In realtà le opzioni restano ancora due: vuole conoscermi fino ad amarmi o solo farmi sua per una notte?
”Harry che significa?”
”Quello che vuoi”
”Io non voglio essere una delle tue tante prede” confesso afflitta contro il suo petto.
”Io non…” non mi lascia la possibilità di concludere la frase e lo fa lui per me.
”Non sei quel tipo di ragazza, giusto?”
”Si. Te lo ricordi?” lo stuzzico usando il suo stesso tono, mentre si allontana leggermente da me assumendo un’aria solenne.
”Quelle parole, quella notte, quel biglietto hanno continua a nuotare nel mio cervello come un pesciolino rosso in una boccia di vetro. Sei la prima che riesce a scappare prima di me, lasciandomi con un pezzo di carta. Sei anche la prima che mi sono sentito in dovere di cercare e trovare, a qualunque costo, semplicemente perché c’era qualcosa più forte della mia razionalità e del mio istinto che continuava a ripetermi “Cercala” ed io dovevo seguire quell’avvertimento perché tu, la tua unicità, la tua tenacia, il tuo senso del dovere, i tuoi baci, il tuo profumo, il tuo rispetto per te stessa e l’amore, continuavate a presentarvi davanti ai miei occhi.
Sei unica e forse per questo ho voglia di conoscerti, ma per farlo ho bisogno di starti accanto. Perseguitarti, per quanto egoista, mi era sembrato il mezzo migliore per non lasciarti andare”
È uno dei discorsi più emozionanti e carichi di vera passione che mi siano stati rivolti, eppure ho paura, paura che mi stia mentendo, nonostante i suoi occhi trasudino sincerità, paura perche tra qualche ora potrebbe rendersi conto di chi sono e questo discorso potrebbe non valere più. Paura perché non so nemmeno come riconoscere l’amore, paura perché lo conosco solo da sei giorni e non deve, non può essere innamorato di me. È mai possibile che lo sia?
L’unica risposta che sono in grado di dare al suo estremamente dolce ed elaborato discorso è: “Mi conosci solo da cinque giorni.”
Risposta squallida, proprio come mi sento io in questo momento.
”Perché bisognerebbe aver bisogno di tanto tempo per innamorarsi? È come se dovessi aspettare molto tempo per trovare tutte le qualità dell’oggetto del tuo interesse. L’amore dovrebbe essere qualcosa di fulmineo e travolgente. Comunque non ti sto dicendo di amarmi o che ti amo, ma solo di permettermi di conoscerti meglio”
Resto senza parole a causa del suo ragionamento. Non avrei mai creduto che sotto quell’ammasso di ricci ci fosse davvero un cervello cosi sveglio, questo a testimonianza del fatto che “L’abito non fa il monaco”.
”Ho solo paura”
”Di cosa?”
”Di innamorarmi” rispondo con ovvietà.
”L’amore dovrebbe essere la cosa più bella del mondo, perché averne paura?”
”Perché mi hanno detto che è sbagliato e fa soffrire, perché non me ne hanno mai offerto gratuitamente”
Harry, però, mi aveva detto che non mi stava chiedendo di amarlo, solo di stare con lui. Frequenti una persona quando stare con lei ti fa star bene. Harry mi fa star bene? Avrei potuto da inizio a cosa? Un’amicizia?
”Ripeto: non ti sto chiedendo di amarmi, sarebbe la richiesta più assurda al mondo”
”E io non ti sto dicendo che non potrebbe mai succedere, solo che adesso mi sembra tutto troppo strambo, improvviso”
”Potremmo scoprire insieme se l’amore fa davvero soffrire. Magari potrei solo guardarti mentre trovi la tua anima gemella o aiutarti”
”Hai per caso deciso di diventare un guru, uno psicologo o qualcosa del genere?”
”Se ti fa piacere” dice ridendo dopo attimi tensione.
”Grazie. In realtà ho paura di credere alle tue parole, ma mi hai fatta sentire come se quelle parole mi si addicano davvero.”
”Credimi”
Poi sistemiamo ci sistemiamo meglio, lui mi abbraccia con fare protettivo ed io, per la prima volta, apprezzo il gesto, iniziando a convincermi di poter considerare Harry come un migliore amico, dopotutto non c’è nessuna regola che impone che i migliori amici siano quelli che ti conoscono da più tempo, posso essere anche solo quelli che vogliono conoscerti davvero.
Questa notte mi addormento cosi, sotto un salice di Hyde Park, tra le braccia del mio nuovo riccio.
Questa notte non scapperò, ma spero non lo faccia nemmeno lui.
Non scappare piccolo ragazzo riccio, non deludermi, non lasciare che ancora una volta abbia ragione mio padre.

Don't wanna break your heart
I wanna give your heart a break
I know you're scared it's wrong
Like you might make a mistake
There's just one life to live
And there's no time to wait, to wait
So let me give your heart a break







Alex's corner

Hello people!
Mi scuso per l’enorme ritardo, anzi mi inginocchio, comunque ecco qui un capitolo mooooooolto lungo, spero solo di non avervi annoiate, ma proprio non mi andava di dividerlo in due capitoli separate.
Harry si è quasi dichiarato eh? Mh ma non pensate che Federica ceda cosi facilmente, ha un bel caratterino quella ragazza e poi ne deve passare tanto ancora (sono perfida) e non è detto che Harry riesca a farla innamorare di lui o a portarla a letto LOL Poi c’è la questione dei messaggi da risolvere…
La canzone di questo capitolo è “Give your heart a brake” adoro questa canzone della grande Demi Lovato.
Ho finito di annoiarvi per ora, ah ricordate che una piccola piccola recensione sarebbe molto gradita. Grazie
  
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