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Autore: Belt4    12/05/2012    0 recensioni
Anita è una ragazza normale che si ritrova davanti una nuova realtà, totalmente differente dalla precedente, e con cui deve iniziare a fare i conti dato che tante persone stanno aspettando solo lei. Se vi dicessi altro sarebbero spoiler e il regolamento me lo vieta, spero che questi primi capitoli vi piacciano!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Sogni

Era coperta di sangue, sentiva una strana sensazione di freddo fino alle ossa, la testa le girava e le doleva tutto il corpo. In modo inspiegabile, però, lo sentiva lontano da se stessa, assorta com’era, con gli occhi fissi su quel corpo che aveva esalato il suo ultimo respiro in un grido. “ Mamma…” Incapace di parlare continuava a ripeterlo all’infinito nella sua testa. “Mamma, mamma, mamma, mamma, mamma!” Non una lacrima, non una parola, non un tremito. Era completamente incapace di far niente se non sperare che si svegliasse, aprisse gli occhi e la portasse via tra le sue braccia. Lei, di rimando, la fissava con uno sguardo gelido e il viso rigato dalle lacrime era immerso in una pozza di sangue che usciva dal foro al centro della tempia destra. Mentre continuava a chiamarla intensamente con la mente, percepì un tremore lontano che si faceva sempre più forte, come un terremoto. Il viso della sua mamma iniziò ad offuscarsi e, per la prima volta dallo sparo, si guardò intorno. La stanza pure iniziava ad offuscarsi, le pareti a muoversi e le persone pian piano si allontanavano, come risucchiate da un vortice, fino a sparire. Di nuovo il tremore e poi aprì gli occhi. Il cellulare stava squillando. Di colpo Anita ritornò alla realtà e ricordò che era sabato pomeriggio e che si era addormentata profondamente subito dopo pranzo. Sarebbe dovuta uscire con Margherita che le aveva chiesto compagnia per andare a fare shopping quel pomeriggio, ma guardando fuori dalla finestra si rese conto che era già buio e quindi troppo tardi per le compere e che forse aveva appena il tempo di prepararsi per incontrarsi con le amiche per la serata. Il cellulare aveva smesso di suonare quasi subito dopo il brusco risveglio e così non era arrivata a rispondere e quasi se ne dimenticò, presa dal pensiero di essersi dimenticata di tutti e tutto per l’ennesima volta, ma passò meno di un minuto prima che ricominciasse a squillare. Rispose subito e fece per alzarsi dal letto.

< Sì, scusami tanto, mi sono addormentata di sasso! Allora che si fa stasera?> Era ancora troppo avvolta dal mondo dei sogni per capire che non erano né Luisa né Margherita, due delle sue migliori amiche, al telefono. Dall’altra parte sentì un sospiro di sollievo.

Solo allora si rese conto che non aveva idea di chi fosse e che era persino una voce maschile, dal tono un po’ perplesso. Dopo un breve silenzio, ingoiò la figuraccia che aveva fatto e rispose allo sconosciuto.

< Sì, sono io. Con chi parlo, scusi?>

< Sono un tuo vecchio amico, ma non ti puoi ricordare. Ti ho chiamata perché è molto probabile che tu faccia un incontro non gradito. Cerca di non uscire, o se proprio devi resta sempre in posti affollati e non ti isolare mai, mi raccomando. Ciao.>

Non le aveva dato il tempo di replicare, di fargli neanche una domanda o semplicemente rispondere al saluto e non si era presentato. La sua voce, però, le era familiare, molto calda, grave, sicura e soprattutto ferma, al limite tra educazione e autorevolezza. Aveva parlato molto chiaramente, ma senza spazi, tutto d’un fiato, come se fossero parole scritte su un copione e ripetute in fretta per togliersi il pensiero. L’irritazione iniziale passò dopo aver realizzato che probabilmente era solo uno dei soliti scherzi telefonici, anche se un po’ fuori dal comune. Cercò di concentrarsi sulla voce, per riconoscerla, ma la portava solo al ricordo del sogno che aveva fatto. Spezzoni di quella tragedia inventata dalla sua mente ingegnosa, che rendevano Anita molto orgogliosa di se stessa, continuavano a susseguirsi nella sua testa. Pensava sempre che avrebbe potuto ricamarci sopra una storia e scriverci un libro, tanto era chiaro e forte che non sembrava neanche un sogno, ma la pura realtà. Era l’unico, inoltre, che faceva ormai da due anni. All’inizio la spaventava, perché era troppo realistico, persino nei luoghi e colori, ma soprattutto per l’intensità dell’affetto che lei provava per quella donna morta. Spesso, una volta sveglia, si ritrovava a piangere, per riaversi subito dopo aver realizzato che la sua vera madre era tranquilla, viva e vegeta che dormiva al fianco di suo padre, a due camere di distanza. Superata una prima fase di profondo shock, il sogno la gasò a tal punto che iniziò a fantasticarci una storia abbastanza intricante. Sì stupì parecchio della sua fantasia, considerato che non era una ragazza particolarmente fantasiosa, e se ne vantava ogni volta che ne aveva la possibilità. Tornò per un istante al mondo reale e pensando a Margherita, a cui aveva dato buca e che probabilmente era furiosa, guardò il cellulare, chiedendosi che ora fosse. Notò che aveva sei chiamate perse e si agitò ancora di più. Erano tutte di uno stesso numero sconosciuto, ma non anonimo. Al giorno d’oggi la gente non sa proprio come si fanno gli scherzi telefonici, pensò. C’era anche un messaggio di Luisa, ma per fortuna niente da parte di Margherita, perciò non le aveva propriamente dato buca: era lei che non si era fatta sentire. Era comunque in ritardo per l’appuntamento serale. Il messaggio di Luisa diceva che si erano organizzate per vedersi in piazza alle 9, erano già le 8.30 e doveva ancora svegliarsi, farsi la doccia e raggiungere le altre. Si alzò troppo velocemente, il che le provoco un giramento di testa, per poi infilarsi in fretta e furia sotto la doccia. Sapeva che se fosse arrivata tardi anche quella sera non l’avrebbero aspettata, ma era lo stesso convinta che non fosse colpa sua. In fondo lei ce l’aveva messa tutta per essere puntuale! Appena arrivata Margherita e Luisa se avessero potuto l’avrebbero uccisa e le sue misere difese erano del tutto inutili. Le aveva fatte aspettare per una buona mezz’ora, e nonostante per lei fosse un record, loro non erano dello stesso avviso.

< Se evitaste di mettervi i tacchi e portaste delle scarpe comode e basse, come me, non avreste problemi nell’aspettare per un po’ un’amica ritardataria e vi godreste di più la serata.> Dopo essersi sfogata, Luisa aveva rinunciato, ma Margherita non aveva nessuna intenzione di smettere di discutere e così Anita era passata al contrattacco. L’attacco è la miglior difesa infondo!

< Se TU evitassi di farci aspettare almeno mezz’ora all’in piedi TUTTI i sabati sera, noi eviteremmo di soffrire.> Niente da fare, era troppo dalla parte del torto per poter uscire illesa da quella situazione, l’unica via di scampo che aveva era porre la discussione su un tono più scherzoso che Margherita prese subito al volo. Anita non amava litigare con le sue amiche, ma a volte le capitava di uscire completamente dal mondo e si dimenticava di qualunque cosa, facendole infuriare. Per sua fortuna, però, quella sera c’era una certa atmosfera elettrica intorno a lei, e le ragazze iniziarono a parlare della grande novità, dimenticandosi di quanto era appena successo.

< Insomma, abbiamo capito che questo tipo è un gran figo, ma se non mi sbaglio è un casanova bello e buono!> Luisa ormai da quando si era fatta fidanzata vedeva tutti gli altri ragazzi con occhi diversi e nessuno era ormai degno di essere chiamato ragazzo se non il suo francesino. In effetti era stata piuttosto fortunata a trovare un ragazzo come lui: ogni sua singola cellula era presa da lei e, nonostante questo, riusciva a non essere assillante. Poi era simpatico, carino (anche se Anita non riusciva a trovarlo molto affascinante), faceva stare bene Luisa e lei era felice. Anita non chiedeva altro, e anche Margherita e Celeste, una loro compagna di classe, erano contente di vedere Luisa così, ma ciò non toglieva che anche loro cercassero qualcuno che assomigliasse al loro principe azzurro.

< Tu trovi sempre qualche difetto a tutti, ma non ti illudere perché anche il tuo cavaliere ha i suoi difetti!> Anita cercava sempre di andare contro di lui. Non era gelosia, era proprio una questione di possessività. Vedeva la sua dolce Luisa in preda al lupo cattivo e cercava di difenderla, nonostante il lupo poi si fosse rivelato un semplice cucciolo in cerca di coccole.

< Naturalmente, ma con un casanova tu non riusciresti a stare per più di cinque secondi prima di sbroccare.> Disse Luisa alzando gli occhi al cielo. Anita fece spallucce.

< Mmmm… può darsi. Fatto sta che non l’ho neanche visto io sto tipo!> Celeste scoppiò a ridere, Luisa si passò una mano sul volto e Margherita fissava Anita con la bocca spalancata.

< Chiudi la bocca o ti entreranno i moscerini Marghe.>  Disse Anita con una certa aria di sufficienza.

< Non riesco a credere che non l’hai visto!> Ma lei rimaneva ferma, e fissava Margherita con l’aria di chi cade dalle nuvole.

< Dai!! È il nuovo ragazzo che si allena nella nostra palestra. Lapo mi ha detto che è addirittura più forte di lui. Dovresti vedere che fisico, ma soprattutto il fascino che emana dalle labbra… è qualcosa di magnetico.> Stavolta era Anita ad essere rimasta senza parole, aveva sempre chiamato Lapo “Mr. Muscolo”, convinta che in pochi potessero vantare di essere più forti di lui. Non riusciva a immaginare qualcuno più forte di lui. Mentre Margherita continuava a parlare di Mr. Fascino, lei si convinse che Lapo era comunque imbattibile: la sua forza risiedeva anche nel suo carattere.

< Lo stomaco inizia a reclamare ciò che gli spetta, qual è il menu di stasera? Crepes, pizza o panino?> Disse Celeste, per niente interessata ai nostri discorsi.

< Quando lo stomaco chiama, Celeste risponde!> Luisa mise un braccio sulle spalle di Celeste, ridendo e iniziò a camminare in direzione della pizzeria più costosa della città, che, famosa per la grandezza delle sue pizze, era stata denominata “La Pizzeria Spaziale”.

< Ho chiamato l’altro ieri sera per trovare un tavolo per quattro libero e l’ho prenotato al volo. Siamo state fortunate che una famiglia alla fine non è potuta venire e si è liberato quel tavolo.>

< Ma sei matta Luisa? Va bene che avete fame, ma non sarà un po’ troppo? E poi ho portato solo quindici euro e rimarrei completamente senza soldi.> Anita non aveva molta fame dopo il sonno agitato che aveva fatto nel pomeriggio e non le attirava molto l’idea di spendere tutti quei soldi per poi lasciare più di metà pizza. Margherita però con un sorriso malizioso, le lanciò uno sguardo con la quale le fece capire che non erano lì né per la pizza né per i soldi, e la prese sottobraccio.

< Indovina indovinello chi lavora qui?>

< Non ci credo. Siete qui per rimorchiare!!> Ridendo entrarono nella pizzeria che, doveva ammetterlo, era molto accogliente e l’arredamento moderno e un po’ “spaziale” rendeva quel posto unico. Le pareti, infatti, erano tutte blu e un lampadario a forma di sole girava al centro del tetto. I tavoli inoltre erano di diversi colori e avevano tutti delle forme strane, alcuni rotondi, altri ad “s” e pochi quadrati o rettangolari, e persino di altezze diverse, alcuni erano altissimi e con loro anche le sedie lo erano, altri erano normali e altri ancora erano bassi e le sedie erano dei divani senza piedi. Quelli erano i loro preferiti, anche se stare a gambe incrociate faceva addormentare i piedi e si alzavano sempre con le gambe un po’ indolenzite. Quella volta però in loro tavolo era uno dei più alti e in un certo senso ne furono sollevate. Una volta sistemate, un cameriere le raggiunse, ma si poteva dire tutto di lui tranne che fosse carino. Le ragazze ne rimasero deluse, e iniziarono a scrutare l’intero locale, in cerca della loro preda.

< Luisa meno male che il tuo ragazzo è quello perfetto!> Anita cercava sempre di sfoggiare un aria di superiorità, perché lei non cercava mai i ragazzi, era più una da attrazione al primo sguardo. Se poi il ragazzo si rivelava abbastanza affascinante, lei si scioglieva.

< Il fatto che il mio lui sia assolutamente perfetto per me non mi impedisce di guardare, ammirare o complimentarmi con la madre di altri ragazzi.> Scoppiarono tutte in una sonora risata, catturando lo sguardo di tutti. In quel momento Anita scorse uno dei camerieri correre verso le cucine, ma non riuscì a vederlo in volto. Venne poi distratta da Celeste che iniziò a raccontarle di un libro che aveva appena finito di leggere.

< Lunedì te lo porto a scuola, così lo leggi anche tu. È assolutamente fantastico, io ne sono rimasta incantata. Devi leggerlo!> Le ripeté la stessa frase una decina di volte, interrompendosi con alcune descrizioni del libro, anche se poi si fermava dicendo: < Però non vado oltre o ti rovinerò la storia.> Ma ormai era arrivata a raccontare tutta la parte iniziale e forse anche di più. La voce di Celeste era così entusiasta, il tono così acuto e le sue parole così ripetitive che cominciarono a ronzare nella testa di Anita, come a formare un turbine. A quelle di Celeste si univano altre voci, tante, troppe, troppo confusionarie e troppo alte. Tutto ciò le provocò una sensazione stranissima e inspiegabile, come se la sua vista, il suo udito e tutti i suoi sensi insieme si dividessero in tante parti, in ogni angolo del locale. Poi una fitta. Un dolore così forte che Anita fu costretta a tenersi la testa con le mani, mentre tutto tornava al suo posto. Non aveva mai provato niente di simile. Che confusione! 

< Troppa matematica. Ascoltami è meglio se ti prendi una pausa di riflessione con la scuola. Il vostro rapporto è troppo teso in questo periodo. Vedi cosa ti fa starle troppo dietro? Dai che non si offende!> Margherita non era fatta per le situazioni troppo serie e cercare di sdrammatizzare per lei era un bisogno.

< Questo è da vedere.> Disse Luisa dopo essersi schiarita la voce.

< Guai a chi ti tocca la scuola!> Disse Margherita mostrando le mani in segno di resa.

< E comunque non mi sembra il momento di fare battute del genere Marghe. Non vedi che Anita è davvero sconvolta?> La voce di Luisa indicava che si era spaventata molto, ma Margherita si girò verso di me, trattenendo a stento le risate, e portandosi una mano davanti alla bocca, aggiunse: < Non ti preoccupare Anita, tornerete insieme!> Per l’ennesima volta risero a crepapelle e ciò provocò ad Anita una nuova fitta, ma meno dolorosa della prima. Si riprese pian piano, ma non riusciva a comprendere cosa fosse successo esattamente. Andò al bagno per sciacquarsi la faccia. Era spossata, come se avesse appena fatto uno sforzo più grande di se stessa. Inoltre non era la prima volta che le succedeva, e questo la disturbava un po’. Meglio non pensarci, si disse. Forse aveva dormito troppo, oppure si era preparata troppo velocemente, accumulando stress. Tornò quindi al tavolo, e continuò a godersi la serata senza pensare più a nulla. Non ebbe più problemi e appena si fece mezzanotte si avviò con Margherita verso la macchina dei suoi genitori. Alla fine non erano riuscite ad incontrare Mr. Fascino. Poco male. La città non era tanto grande, l’avrebbe incontrato prima o poi. Dopo una serata intera in cui le sue amiche l’avevano tartassata con quel tipo, la curiosità l’aveva presa completamente. Mentre pensava alle possibili cose a cui si sarebbe potuta dedicare una volta a casa, dato che si era resa conto che era sveglia da poco meno di quattro ore e non sarebbe riuscita a prendere sonno facilmente, le squillò il cellulare.

< Chi ti chiama a quest’ora?> Margherita era come sempre molto curiosa.

< Sarà mia madre che mi dice che è tardi e devo muovermi a tornare a casa… o forse no. Pronto?> Il numero sconosciuto non le era nuovo, ma di sicuro non era sua madre.

< Anita non tornare a casa, fatti accompagnare ovunque tu voglia, ma…> Era la stessa voce di quel pomeriggio. Che faccia tosta!

< Senti smettila di chiamare o sarò costretta a denunciarti alla polizia!> Questa volta fu lei a non lasciargli spazio e chiuse subito la chiamata. Non aveva nessuna voglia di stare dietro a degli stupidi scherzi. Si voltò e si accorse che Margherita teneva gli occhi puntati su di lei.

< Chi era?>

< Nessuno> Ma lei non era affatto soddisfatta di quella risposta così evasiva, così Anita fece un sospiro e le raccontò il resto.

< Oggi mi hanno fatto uno scherzo telefonico e ora stavano continuando. Sai che non sopporto certe cose, perciò ho cercato di chiuderla lì.> Margherita non sembrava molto convinta della versione dei fatti di Anita, nonostante fosse la verità. Aggrottò la fronte e rimase pensierosa per pochi minuti.

< Be’ sembra che stia funzionando. Non ha richiamato.>

< Sì, meglio per lui. O loro, non so in realtà.>

< Nessun amante notturno, vero?> Anita pregò che i genitori di Margherita non l’avessero sentita.

< Ma che dici!! Non ho idea di chi fosse al telefono!> Margherita fece spallucce.

< Tanto per essere sicuri> Anita posò una mano sulla fronte e scosse la testa, mentre Margherita dopo una breve pausa aggiunse:

< Di solito continuano fino a tarda serata, perciò stanotte ti conviene tenere il cellulare spento se non vuoi che ti disturbino ancora.> Finalmente erano arrivate a destinazione. Casa dolce casa.

< Grazie mille del consiglio, e anche del passaggio. Ci sentiamo domani per studiare insieme, ok?>

< Sì, a domani. Buonanotte.>

< Buonanotte Marghe, arrivederci signora.>

Detto ciò Anita si voltò e si diresse verso casa. Cominciò quindi a cercare le chiavi di casa nella borsa ma quando svoltò l’angolo le arrivò un improvviso pugno, diritto in faccia, seguito subito dopo da una ginocchiata in pancia che la costrinse a piegarsi su se stessa. Altri calci e ginocchiate la stesero completamente. Non ebbe la possibilità di difendersi, così si ritrovò, una volta rinvenuta, legata, sia mani che piedi, e stesa per terra.

  
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