Ciao a tutti! ^^
Scusatemi se lo scorso
capitolo era un po’ incompleto, ma prometto che questo sarà migliore! :D
Okay, non rubo spazio e vi
auguro semplicemente buona lettura!
OooO
Gli venne da pensare a un'incidente avuto all'asilo: avevano fatto
una gita in montagna e si era fermata ad osservare una farfalla dai colori
sgargianti che appena aveva spiccato il volo si era ritrovata ad inseguire,
nonostante i richiami delle maestre.
L'insetto aveva iniziato a volare sempre più in alto, mentre la
piccola cominciava a perdere terreno e la corsa ad un certo punto si interruppe
per la presenza di un sassolino che, una volta calpestato in malo modo, scivolò
facendo ruzzolare la bambina che cadde rotolando verso un piccolo fossato,
perdendo di vista la creatura: con una caviglia slogata per via della botta si
era rannicchiata in un angolino ad aspettare i soccorsi che vennero dopo un
paio di minuti, ma furono sufficienti per farle capire quanto fosse spaventosa
la solitudine in mezzo al buio umido del terriccio.
La sensazione che provava in mezzo a quell'ombra era quasi uguale,
se non superiore...
Ma stranamente non sembrava provare freddo, anzi: c'era un calore
particolare che fuoriusciva da chissà quale apertura e rendeva l'atmosfera meno
gelida di quel che fosse.
Cercò di alzarsi, però la cosa gli sembrò molto complicata, come
se il suo corpo fosse stato fasciato dalla testa ai piedi impedendogli
qualsiasi movimento, ma per fortuna si appoggiò alla parete che aveva dietro
che l'aiutò parecchio e così riuscì a sedersi per vedere meglio, anche se il
panorama non cambiò molto.
Buio.
Oscurità.
Tenebre.
Ombra.
Gran bello spettacolo non c'è che dire...
Come se qualcuno avesse potuto udire lo scorrere dei suoi
pensieri, immediatamente una strana luce pallida illuminò il luogo quel tanto
che bastava per far capire alla bambina dove si trovava: il corpo completamente
avvolto da un lenzuolo color rosso rubino che fino a quel momento le aveva
impedito i movimenti, ma non fu difficile riuscire a srotolarsi di dosso il
tutto, però appena notò in che condizioni aveva ritrovato i suoi vestiti, si
riavvolse completamente lasciando scoperto solo una parte del viso.
Con imbarazzo si chiese a se stessa chi cavolo le avesse messo
sottosopra il guardaroba e con la stessa velocità con la quale le era stato
mostrato il luogo una strana figura avvolta in un mantello si avvicinò a passi
felpati verso la bambina seduta domandandole semplicemente.
“Come va?” La ragazza rimase leggermente spiazzata a sentire
quella voce.
“Kenta?”
*
Nel cuore di una città priva di tempo, tredici personaggi
camminavano per strada cercando di non urtare nessuno per via dell'immobilità
magica creata da la piccola Kalì che ora rammentava assorta quello che era
accaduto qualche minuto fa: i volti stupiti e le voci concitate dei ragazzi una
volta che gli fu spiegato tutto, l'arrivo di Hanna che li aveva cercati per
tutto il tempo in preda all'ansia alla quale era stato rispiegato tutto, lei e
Kenta che dovevano assolutamente tornare nel regno degli elfi nonostante lui
avesse cercato di darsela a gambe, quei bambini che erano riusciti a
convincerli per farsi portare in quello strano regno ed il blocco del tempo per
permettere a loro di assentarsi senza dare alcun sospetto...
Non si aspettava una tale ostinazione da pare loro, ma forse era
stata troppo ingenua: erano amici ed essi non si abbandonano mai.
“Ma il tempo rimarrà sempre così?” Chiese Lullaby osservando
perplessa un bambino che stava per essere colpito da una pallonata in pieno
viso.
“No, non abbiamo questo potere, però, appena arrivati al portale,
potremo sbloccare il tempo perché c'è una notevole differenza di tempo fra il
regno degli elfi e quello di voi umani...” Rispose pacatamente Kenta che non
sembrava contentissimo all'idea di entrare in quel mondo: non ci aveva
collaborato prima, perché doveva farlo adesso?
-Forse perché ormai le cose si stanno complicando...- Pensò
rispondendosi da solo.
Giunsero al Maho con circospezione, come ad aver paura che
qualcuno li potesse vedere, nonostante il flusso del tempo fosse stato bloccato
e fu con una punta di sollievo che aprirono il negozio per entrare in giardino.
Vicino al portale del regno delle streghe, Kalì appoggiò le mani
al muro e si concentrò per creare un portale che si apriva soltanto in luoghi
pieni di magia come quelli...
All'improvviso un piccolo cerchio luccicante si formò sulla parete
e si allargò formando un'apertura piuttosto larga.
“Prego, entrate.” Li invitò abbastanza gentilmente la bambina
indiana, mentre i ragazzi, un po' intimoriti, varcarono con estrema cautela il
passaggio quasi ad aver paura che li mangiasse in quel preciso istante, ma una
volta attraversato abbandonarono ogni paura ed ogni indugio: il luogo era
veramente molto bello.
Sembrava l'antica Grecia, sottoforma di bosco: partenoni intrecciati
in enormi liane verdeggianti, case marmoree mischiate al bel legno di salici e
sequoie, torri ancorate alla vegetazione o che si stagliavano come parte di
esse il tutto coronato da un'atmosfera surreale e magica quanto, se non più, il
regno delle streghe.
I ragazzi mossero i primi passi su quella terra muschiata e
soffice con un misto di gioia e di curiosità: gli elfi, nelle antiche leggende,
erano creature molto attaccate alla natura e quindi, in un certo senso, si
erano aspettati un clima del genere.
“Immagino che voi tutti abbiate pensato all'enorme somiglianza che
vi è fra il mio popolo e quello narrato dalle vostre mitologie, ebbene non è un
fatto casuale: una parte della nostra popolazione, qualche centinaio d'anni fa,
si disperse nella vostra dimensione a causa di una tempesta e vi rimase per
molto tempo, prima di ritrovare la strada di casa attraverso l'oceano.” Spiego
Kalì conducendoli per le strade del posto, mentre alcune creature fuoriuscivano
fuori dagli edifici e dovevano proprio essere gli elfi.
Eleganti e veramente stupendi: eterei, longilinei, camminavano
come se stessero attraversando un lago di specchi. Assomigliavano in tutto e
per tutto a quelli delle favole.
“Posso farti una domanda Kalì?” Chiese Tetzuia alzando un
sopracciglio.
“Perché tu, pur facendo parte di questo popolo, non hai il loro
stesso aspetto?” Lei sorrise voltandosi verso di loro.
“Perché io fino ad ora ho usato una copertura…” Ed in un lampo di
luce scomparì per riapparire in un’altra veste ben più uguale a quella delle
più belle creature che avessero mai visto: lunghi capelli biondi, occhi
azzurri, slanciata e nobile.
Decisamente i ragazzi ebbero tutto il diritto di rimanere a bocca
aperta.
“Abbiamo un ottimo potenziale magico, visto che per noi essa non
ha più segreti ormai e ne facciamo un vastissimo utilizzo per facilitarci in
tutto ciò che facciamo, per esempio, vedete quella torre enorme? Costruita
grazie ad un incantesimo dell’ex sovrano.”
“Ma questo posto come si chiama?” Domandò Melody che non riusciva
a togliere gli occhi di dosso da quegli elfi che se sua madre avesse
conosciuto, sarebbe andata in estasi.
“Questa è la città più grande della dimensione e si chiama Alyon
che nella nostra lingua significa Ricco e Potente, da quel che potete vedere
con i vostri occhi.” Rispose Kalì con un ampio gesto della mano a testimoniare
ciò che aveva appena affermato ed in effetti, per i bambini, era vero.
Giunsero finalmente a quella che sembrava la reggia del luogo,
molto probabilmente il posto in cui si radunavano i capi maggiori, ma nel
frattempo Lullaby chiese incuriosita.
“Perché non si vedono bambini?” Kalì sorrise amara.
“Perché ci sono più vecchi che giovani: la nostra è una popolazione antica e pochi sono i nuovi arrivi...Gli unici bambini per il momento comprendono me ed altri tre: Cundel (maschio), Uremir (maschio) e Gidith (femmina).”
“E tu come ti chiami realmente?” Domandò Simphony che aveva capito
che il nome dell'elfa non poteva essere così umano.
“Il mio nome è Caliwen...” Rispose la bambina aprendo le porte di quell'edificio imponente.
Ed il gruppo la seguì al suo interno.
*
“Purtroppo io non mi chiamo Kenta: il mio nome è Lujuria e ti ho portata qui con l'inganno...Non so se ti ricordi ancora gli urli immaginari di Hanna...” La bambina si massaggiò le tempie perplessa dopo quella rivelazione: perché non riusciva a concentrarsi e come mai gli era venuto un improvviso mal di testa?
Era come se ci fosse qualcosa che volesse prendere il sopravvento sulla sua mente...O forse doveva dire qualcuno...
“Che cosa vuoi da me?” Chiese lei cercando di acquistare un'aria più tranquilla, anche se tutte le circostanze le erano contro...
Il ragazzo si avvicinò ulteriormente a lei e rispose semplicemente.
“Tu lo sai benissimo...Haybane Lakka.”
TBC
Ele chan: sono contenta che
la fanfiction ti appassioni e terrò conto della tua preferenza! ^^
bi_chan92: spero di
continuare presto! ^^