LEXIE.
Ma un momento, non gli ho nemmeno chiesto come si chiama.
-Come ti chiami?-
Il ragazzo misterioso alza lo sguardo, lo vedo titubante. Ha qualcosa di familiare, non so, le sue labbra assomigliano a quelle di…no impossibile. Scaccio subito via il pensiero.
-J-Justin, mi chiamo Justin.-
-Perché non ti togli gli occhiali? Non c’è mica il sole qui.-
Sbianca di colpo.
-Ho ehm, un’ allergia…-
-Quindi non potrò vedere i tuoi occhi? Almeno il cappuccio abbassalo.-
 
 
JUSTIN.
Merda e ora che le dico?
-No ehm, meglio di no…mi vergogno della mia nuova acconciatura.- Mi meraviglio di me stesso.
-Dai su, mica ti mangio.-
-Magari un’altra volta…-
-Vabbè, comunque sei un tipo strano.-
-Che però ti ha salvata.-
Scorgo della tristezza, appena pronuncio la frase. Ma non potevo stare zitto?!
-Io ehm, dovrei andare.-
-Ti accompagno a casa.-
-No, ce la faccio da sola. Grazie comunque…-
Si alza in piedi, prende lo zaino, si ricorda pure dov’è la porta e esce, sbattendola. Ma cazzo, ho una boccaccia di merda.
Ora che ci penso, non le ho chiesto il suo nome, e non so neanche se la rivedrò.
 
LEXIE.
Corro come non ho mai corso verso casa. Non volevo che quel ragazzo mi accompagnasse, mi vergogno del posto in cui abito, mi vergogno della mia famiglia, o meglio dire, di mio padre. Dopo la morte di mia madre non ha fatto altro che bere e bere e bere. Quasi ogni sera lo trovo a casa sbronzo, qualche volta lo sento piangere.
Entro in casa e vado a buttarmi sul letto. Ma stavolta non piango, non posso piangere sempre, insomma, non è normale alla mia età.
Ho ancora il profumo di quel ragazzo addosso, come ha detto di chiamarsi? Justin si… labbra a forma di cuore, e un ciuffo di capelli biondi gli si intravedeva sulla fronte.
Mi è troppo familiare quel Justin, troppo.