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Autore: Princess Kurenai    13/05/2012    5 recensioni
[Thor/Loki | Post "The Avengers"]
Sapeva che il suo ritorno ad Asgard non sarebbe stato accolto da trionfanti squilli di tromba e dalle ovazioni del popolo, quindi quando vi rimise piede non si stupì più di tanto dinnanzi alla silenziosa quiete di Asgard. Ciò che però non sopportava, erano quelle umilianti catene - inibitrici dei suoi poteri - che lo rendevano prigioniero nella sua stessa dimora... sempre se poteva ancora considerarla tale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: A Place called Home
Titolo del Capitolo: 3. Accarezzando il buio, baciando la luce
Fandom: Thor
Personaggi: Loki Laufeyson, Thor Odinson
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash
Conteggio Parole: 2590 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 45. Accarezzando il buio, baciando la luce
2. Ambientata alla fine di The Avengers. Ho scelto Thor come sezione in quanto non appariranno gli altri Vendicatori.
3. Accenni random alla mitologia ed ai fatti raccontati anche nei comics<3 Capitolo finale, manca solo l’epilogo ù_ù in ogni caso spero vi piaccia ù_ù alla fine… beh: diciamo che sono stata troppo, molto fluff X°D
4. Tutta per te amore mio<3 ti amo<3



{ A Place called Home ~
- 3. Accarezzando il buio, baciando la luce -




I giorni nella sua silenziosa e buia prigione scorrevano lenti e uguali. Solo il puntale arrivo dell'asgardiano incaricato di portargli i pasti sembrava scandire l'incedere di quelle ore di prigionia.
Tuttavia, davanti a quella staticità, Loki aveva iniziato a perdere il conto del tempo passato incatenato a quelle rocce… forse era trascorso un mese o forse poco più, ma non ne era convinto. Per quanto fosse sempre stato abbastanza attento a tutto quello che lo circondava, la situazione non lo aiutava ad utilizzare il cervello.
Suo malgrado, ad un certo punto, era arrivato perfino a rimpiangere i pasti passati con Thor nella sue stanze. Non solo… era giunto addirittura a sentire l'effettiva mancanza di Thor e della sua vita lì ad Asgard.
Poteva tentare di allontanare quei pensieri, troppo nostalgici e dolorosi, ma questi tornavano sempre più forti di prima... come a voler spazzare via l'oscurità che carezzava il suo cuore per permettergli abbracciare quell’effimero raggio di luce.
Per quanto pensare al fratello gli facesse male, a lungo andare era diventato quasi un lenitivo per le sue solitarie giornate. Rievocava memorie che aveva cercato di eliminare, nutrendosi di quella luce che lenta spazzava via l’oscurità.
Solo raramente la ragione tornava a fargli visita, ricordandogli che con molte probabilità era quella la vera punizione di Odino: il fargli rimpiangere all’infinito ciò che aveva tentato di distruggere.
Crudele e, forse, anche meritato.
Loki non era fiero di quei pensieri, ma si era presto reso conto che erano quelle piccole considerazioni ed i ricordi a mantenerlo lucido.
Se avesse smesso per lui sarebbe stata la fine.
Abbracciare completamente l’oscurità significava perdere se stesso e, per orgoglio e necessità, sentiva che non poteva permetterselo.
L'eco dei passi dell'asgardiano spezzò l'assordante silenzio della sua cella e, riscuotendosi dal tepore delle sue memorie e considerazioni, il Dio dell'Inganno attese il suo pasto - pranzo e cena ormai si erano confusi tra loro.
L'uomo che si occupava di portargli i pasti, era stato assegnato a quelle prigioni sin da quando Loki era un infante. La vita era stata particolarmente crudele con lui, privato dell'uso della vista e dell'udito sin dalla nascita, ma non per questo aveva smesso di combattere.
Nell'arco di un'intera esistenza, era riuscito a sviluppare un sesto senso che gli aveva permesso non solo di sopperire alle sue mancanze fisiche, ma anche di raggiungere dei livelli quasi impossibili per uno nelle sue condizioni.
Loki l'aveva sempre considerato un essere inferiore, tuttavia durante quella sua prigionia aveva iniziato a provare anche un vago senso di ammirazione per le sue capacità, per il modo in cui si muoveva nonostante la cecità, ed era certo che anche quello fosse un piano di Odino.
Voleva seriamente fargli sentire la nostalgia della libertà?
Fargli capire l’importanza di ciò che aveva perso facendogli dimenticare le sue folli manie di dominio?
Forse ci stava riuscendo... ma per quanto nobili fossero i propositi del Padre degli Dei, niente gli poteva assicurare che Loki sarebbe davvero cambiato.
Neanche Loki stesso era convinto della riuscita di quel piano.
Anche durante la sua infanzia era stato un bambino piuttosto problematico. Non era disubbidiente o pestifero come Thor – che per curiosità e testardaggine finiva sempre nei guai -, anzi al contrario dei suoi coetanei si tratteneva spesso in biblioteca a studiare.
Poteva essere definito diligente ed educato, e la definizione era anche azzeccata se non fosse stato per gli scherzi che era solito fare. Erano più che altro dispetti e piccole vendette, spesso indirizzati chi non gli andava a genio.
Ricordava ancora con un ghigno lo scherzo che preferiva più di tutti - che era paradossalmente anche quello che gli aveva fatto subire la punizione peggiore. Era poco più di un adolescente quando, dopo aver visto Sif in compagnia di suo fratello, si era celato agli occhi della giovane donna per insinuarsi nelle sue stanze.
Riportò alla memoria anche il soffocante profumo di quella camera e di come gli aveva dato la nausea, troppo dolce ed intenso per lui. Troppo… femminile.
Si era presto ripreso da quel lieve malore, e le aveva tagliato i lunghi capelli d'oro senza esitazione. Erano sempre stati un vanto per Sif, e Loki era certo di tirarle davvero un colpo basso con quel gesto.
Odino ovviamente l’aveva punito severamente ma lui non si era pentito di quella malefatta, soprattutto quando la chioma della giovane era ricresciuta nera come la notte.
Sinceramente parlando, aveva sempre odiato la guerriera, in particolar modo - cosa che aveva ammesso solo a se stesso - per il suo rapporto con Thor.
Ed ecco che suo fratello - egocentrico come sempre - tornava prepotente al centro dei suoi pensieri.
Quasi rassegnato al dover sopportare la perenne presenza del Dio del Tuono, iniziò a mangiare cercando almeno per quei brevi istanti di non pensare all’altro.
Non era un pasto sfarzoso e ricco come quelli che era stato abituato a fare, ma era lo stretto necessario per farlo sopravvivere. Ad occhio e croce doveva pure essere dimagrito, e la mancanza di esercizio fisico stava indebolendo il suo corpo... in quei giorni meno che mai sarebbe riuscito a scappare se gli sì forse presentata davanti l'occasione.
Sospirò e, bevendo con una certa sete l'acqua rimasta, mise fine al pasto.
Il suo carceriere, rimasto immobile fino a quel momento, si adoperò subito per portare via i piatti vuoti, lasciando Loki con la sola compagnia dei suoi ricordi e dell'oscurità della cella.
Solo dopo un tempo quasi indefinibile giunsero di nuovo dei passi a rompere la quiete della prigione.
Il Dio non sapeva quanto tempo fosse passato da quando era rimasto solo, di una cosa però era certo: quei passi non appartenevano al suo carceriere.
Erano pesanti, e non controllati come quelli dell'asgardiano; quella constatazione non poté che agitarlo. A nessuno era permesso raggiungerlo nella sua prigione eccetto al carceriere incaricato di portargli i pasti... se un estraneo si stava avventurando fin la sotto, nei sotterranei, la soluzione più ovvia era solo una: la sua condanna era stata cambiata.
Forse, visto che non credeva nel perdono da parte del Padre degli Dei, quella era una sentenza di morte immediata. Era troppo lento e barbaro lasciarlo morire di stenti, o forse era stata la parola di Thor - troppo sentimentale, troppo debole - a farli optare per una morte veloce.
Ovviamente non riuscì a non stupirsi quando vide proprio il fratello apparire davanti a lui.
Lo osservò con le labbra socchiuse per lo stupore, non capendo il motivo dell'ampio sorriso che gli stava rivolgendo Thor.
" Sei qui per porre fine alla mia esistenza?", domandò prontamente, impedendo all’altro di parlare.
" Non essere stupido, Loki.", ribatté il Dio del Tuono, piegandosi per poter portare le mani sulle catene che imprigionavano il fratello.
" Che intenzioni hai?", insistette il minore, rivolgendogli uno sguardo sospettoso, trovando però un vago senso di sollievo quando venne liberato dalle manette.
" Nostro Padre ha deciso di cambiare la sua condanna.”, dichiarò con voce fiera Thor, aiutando l'altro a mettersi in piedi.
Quel tono, a Loki così famigliare, fece intendere al Dio dell’Inganno che in quel cambiamento era merito della testardaggine del maggiore.
Lo conosceva fin troppo bene per esserne praticamente certo.
" Sei libero, fratello. Non di andare via ma... non sei più costretto a restare qui sotto.", gli sorrise rassicurante Thor, dimostrandosi sempre fiero di sé stesso.
Loki, al contrario, rimase per qualche istante stordito da quelle informazioni, così tanto che gli sembrò addirittura che il sorriso del Dio del Tuono fosse stato in grado di spazzare via l'oscurità.
Era... libero?
O era la crescente solitudine e la necessità di tornare indietro ad avergli fatto sentire quelle parole?
Faticava davvero a crederci, eppure il calore di Thor era così reale oltre che familiare.
" Tuttavia, la libertà ha un prezzo. Sarai affidato a me fino a data da destinarsi.", aggiunse il Dio del Tuono come se quella fosse una postilla di poco conto e conducendo il fratello verso l'uscita dei sotterranei. " Riuscirai a sopportarlo?"
" Ora sei tu a comportarti come uno sciocco.", rispose Loki con calma, senza riuscire però ad allontanare il ricordo della promessa che Thor aveva appena mantenuto.
Prima di abbandonarlo in quella prigione gli aveva detto che sarebbe tornato a prenderlo e lui aveva rifiutato quell’idea, così come aveva negato di poter ancora voler bene al Dio. Ma alla fine si era sbagliato, suo fratello era lì e lo stava portando via… cosa che, ovviamente, non mancò di fargli presente.
“ Era una promessa. Ti avevo avvertito che sarei tornato a prenderti.”, dichiarò con dolcezza Thor, anche se non si aspettava di certo un ringraziamento da parte dell’altro.
Aveva la certezza che il fratello, nonostante tutto, avrebbe ancora tentato di scappare ma era anche convinto che fino ad allora sarebbe riuscito a renderlo… più umano.
Anche se aveva provato ad odiarlo, a convincersi che sarebbe stato meglio lasciarlo rinchiuso nei sotterranei dove non poteva nuocere a nessuno, non poteva negare i suoi sentimenti.
Lui amava Loki: lo amava forse più di tutti.
Quel fratello tanto diverso che preferiva lo studio agli allenamenti e che non riusciva a socializzare con i suoi amici - non che i Tre Guerrieri, dopo lo scherzo fatto a Sif, avessero voglia di stare in compagnia dell’altro, ma Thor aveva sempre tentato di unire le persone più importanti della sua vita.
Gli sarebbe davvero piaciuto tornare indietro nel tempo, quando Loki era solito seguirlo come un ombra, ma non era più quel bambino e quei temi non sarebbero mai tornati. Però, qualunque cosa fosse successa, Thor l’avrebbe sempre protetto… anche da se stesso se necessario.
“ Vieni. Nelle nostre stanze ti attende un bagno rilassante ed un lauto pasto.”, sorrise il Dio del Tuono scacciando via tutti quei pensieri per concentrarsi sul presente.
“ Nelle nostre stanze?”, ripeté Loki.
“ Devo controllarti. Vegliare su di te. Essere la tua ombra fino al nuovo ordine dell Padre degli Dei.”
In un’altra situazione, Loki si sarebbe infastidito davanti a quelle parole… eppure l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere mentre la luce del palazzo di Asgard baciava di nuovo il suo viso.
Sorridere ironicamente divertito, perché per anni era stato lui ad essere l’ombra di Thor e tutto quello gli sembrava talmente buffo che non poteva fare a meno di piegare le labbra sinceramente lieto per quella notizia.
“ Stai sorridendo!”, si premurò di fargli presente il Dio del Tuono, stupito a sua volta dall’espressione del fratello.
“ Lo so.”, rispose Loki scuotendo leggermente il capo.
“ Mi rallegra vederti sorridere dopo tutto questo tempo.”, sussurrò Thor.
Forse quella tregua sarebbe terminata un giorno, ma per il momento volevano entrambi godere di quella pace.
Loki d’altro canto aveva desiderato di ritrovarsi in quella situazione mentre era rinchiuso nei sotterranei e avrebbe fatto sicuramente tesoro di quell’occasione che gli era stata donata.




Quando Thor aveva detto che sarebbe diventato l’ombra del fratello, Loki non pensava che l’avrebbe davvero fatto.
Era stato come tornare ai tempi dell’adolescenza dove, per una cosa o per l’altra, i due si ritrovavano a passare gran parte della giornata insieme, sopportandosi a vicenda e talvolta divertendosi.
Inizialmente per Loki era stato buffo vedere il Dio del Tuono sbuffare mentre lo seguiva negli immensi e silenziosi corridoi della biblioteca, per poi sprofondare imbronciato in uno dei divanetti da lettura quando trovava il libro che desiderava. Era stato invece irritante tentare di convincerlo che non c’era bisogno che si sentisse in obbligo di fargli compagnia quando decideva di farsi il bagno – oltre che molesta, quella situazione era anche descrivibile come imbarazzante.
Non facevano il bagno insieme da quando erano bambini, e da quegli infantili giorni erano ormai passati parecchi anni. I loro corpi non erano più acerbi, erano quelli di due uomini e Loki suo malgrado si era sentito a disagio davanti al fisico di Thor.
Era stato impossibile fare a meno di osservare quella pelle ambrata ed i muscoli pronti a reagire alla minima sollecitazione… un corpo così diverso dal suo asciutto e pallido, quasi ‘debole’.
Ovviamente il Dio del Tuono ignorava quel disagio senza alcun ritegno, e forse per rendere meno pesante l’ambiente o forse per la sua naturale stupidità, cercava ogni volta di trascinare Loki tra le sue braccia, di aiutarlo a lavarsi o di fare altre cose tanto imbarazzanti quanto prive di senno.
Era con quei pensieri che il minore accolse l’aurora, affacciato all’ampio balcone dorato delle camere che condivideva con Thor.
Sospirò, lasciandosi carezzare dalla lieve brezza mattutina, godendosi quel breve e pacifico momento: l’unico che poteva trascorrere senza la molesta presenza del fratello… o almeno così credeva.
“ Loki?”
Un secondo sospiro abbandonò le sue labbra e, stringendosi nella scura veste da notte che ancora indossava, si voltò verso Thor.
“ Desideri?”, domandò gelido, cercando come ogni volta di mantenere le distanze e di far finta di niente dinnanzi al poco pudore mostrato dal fratello, che non si era neanche degnato di mettersi la vestaglia per coprire l’intimo che utilizzava per dormire.
“ Non eri a letto.”, sbadigliò il Dio del Tuono.
“ Lo so. E non sei la mia tutrice. Non c’è bisogno che tu mi segua davvero ovunque.”, era un discorso che già gli aveva fatto e come tutte le volte sarebbe finita allo stesso modo.
“ Mi fa piacere stare con te…”, borbottò sincero Thor, affiancandolo per appoggiarsi al balcone affianco all’altro. “ Eccetto quando vai in biblioteca.”, aggiunse ridacchiando e grattandosi la nuca.
“ Sei asfissiante.”
“ Ma a te non dispiace.”, ribatté il maggiore, dandogli una leggera gomitata. “ Torniamo a letto?”
“ Tu nel tuo ed io nel mio.”, precisò Loki, certo che Thor stesse per proporre qualcosa di sconveniente ed imbarazzante.
“ Quando eri piccolo…”, gli ricordò il Dio del Tuono. “ Venivi sempre a dormire a letto con me.”
“ Ero piccolo.”, confermò lasciandosi poi sfuggire un gemito stupito quando Thor lo afferrò e lo strinse a sé in un affettuoso abbraccio.
Rimase immobile e rigido, ignorando il brivido che gli percorse la colonna vertebrale quando suo fratello gli carezzò la nuca.
“ Sei sempre lo stesso per me. Ti amo, fratello mio…”, sussurrò all’orecchio di Loki.
“ Sei più soffocante la mattina.”, ribatté imbarazzato il minore, appoggiando i palmi sul petto nudo di Thor per tentare di allontanarlo, anche se una parte di sé desiderava restare in quella stessa posizione.
“ Magari sono solo stanco della tua freddezza… lasciati andare.”, mormorò.
“ No.”, scosse leggermente il capo come per rafforzare la negazione.
“ Ti farebbe bene.”, appoggiò la fronte contro quella del fratello, donandogli un luminoso sorriso. “ È l’alba, siamo abbracciati… è l’occasione giusta per baciarci no?”
Loki non poté fare a meno di arrossire – i ruoli si erano davvero invertiti? - e ancor prima che potesse rispondere per le rime, le labbra di Thor erano sulle sue.
Forse esagerava nel pensare che era un piccolo sogno che si stava realizzando, ma era effettivamente vero che sin da bambino aveva sempre avuto una particolare adorazione per il fratello e non mancava mai – spesso ironicamente – di fargli delle proposte imbarazzanti. Ma quello succedeva prima che il loro mondo cambiasse…
Si staccò – trattenendosi dal leccarsi le labbra, cosa che però fece Thor con un’espressione soddisfatta in viso – e lo fissò truce.
“ Perché?”
Il Dio del Tuono rafforzò la stretta, facendosi per la prima volta serio.
“ Ho rischiato di perderti troppe volte.”
“ Cerca di essere sincero, Thor.”
“ Sei tu quello che non è capace di essere sincero, Loki.”, gli fece presente il maggiore riuscendo a strappare non solo uno sbuffo infastidito all’altro ma anche un secondo bacio.
“ Idiota.”, lo apostrofò Loki, cercando di recuperare il contegno che stava perdendo.
“ Letto?”, propose per la seconda volta Thor.
“ Sei noioso.”, sospirò il minore permettendo all’altro di condurlo verso la camera da letto.
Era certo che fosse un errore il lasciarsi andare in quel modo, ma d’altro canto era quello che aveva sempre desiderato.
Aveva sempre voluto essere allo stesso livello di Thor ed in quell’istante non vedeva né il futuro Re di Asgard né il figlio di Laufey.
Erano solo loro due e sapeva di potersi accontentare.



   
 
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