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Autore: Directioner_98    13/05/2012    2 recensioni
Valerie è una ragazzina di 16 anni bella e popolare in tutta la scuola. Ha una vita per lo più simile alla maggiorparte delle sue coetanee. Tutto ciò verrà sconvolto da un sogno, inizialmene ritenuto tale, che la accompagnerà a scoprire le sue origini.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una nebbiosa mattina. Il cielo era grigio topo con sfumature più chiare. La pioggia cadeva come se qualcuno dal cielo versasse secchiate d'acqua. Giorno perfetto per starsene sotto le coperte, ma la sveglia suonò puntualmente. Mi alzai trascinandomi fino alla cabina armadio,mi tolsi il caldo pigiama per passare a un fresco abitino bianco candido,primaverile, con del pizzo sulla scollatura. Uscii di casa e subito la pioggia mi inzuppò le ballerine bianche. Arrivò Veronika,la mia migliore amica,con la sua macchina rossa fiammante. Così salii rapidamente per evitare di inzupparmi anche il vestitino,e andammo a scuola. Arrivate a scuola scendemmo dall'auto di Veronika e ci dirigemmo verso l'atrio. Tutti ci guardavano, eravamo molto famose, tutti i ragazzi ci volevano e nessuno osava contraddirci. Ad un certo punto scorsi nella folla Deborah e Dafne,due sfigate di primo grado che io e Vero prendevamo perennemente in giro, che cercavano di nascondersi perché sapevano che le avremmo derise davanti a tutti. Ma noi eravamo più furbe, le portammo verso il centro e incominciammo a prenderle in giro :"Ma che bella quella gonna l'hai rubata dal museo egizio dalla tomba della moglie del faraone?!" Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, mentre le due ragazze arrossivano dalla vergogna. Ma non ero ancora soddisfatta così continuai :" Che bella la tua borsa!" E lei ingenua "Davvero?", " Chiedi alla tua cara nonnina se ne cuce una anche per me sai è davvero alla moda". La lasciai senza parole rossa dalla vergogna e dall'ira. Così soddisfatte della nostra perfidia ci avviammo in classe,pensando allo scherzo che gli avremmo giocato alla fine delle lezioni. Fissavo nervosamente le lancette dell'orologio,ma il tempo sembrava rallentare sempre più. Finalmente la tanto aspettata campanella si decise a suonare. Oh,finalmente liberi dall'incubo della scuola! Io e Veronika passammo nell'atrio sculettando a più non posso. Sfiorai con la spalla Dafne che mi guardò piena di ira, ma ovviamente non osò proferir parola. Uscimmo aprendo,piene di noi stesse,la porta a vetri della scuola. Ci dirigemmo verso l'auto di Veronika,ed entrammo mentre tutti i ragazzi ci fissavano. Ero compiaciuta per questo,così,sedendomi nell'auto lanciai un'occhiata a tutti i nostri spettatori. Da giorni attendevo con impazienza questo pomeriggio perché la mia migliore amica sarebbe venuta a casa mia. Arrivate a casa ci aspettava un meritato pranzetto; dopodiché corremmo in camera mia. La porta si spalancò: era mia madre."Ciau!" feci io. Lei mi guardò sorridendo: "Ciao amore mio! Ciao Veronika." Mh,adesso attacca con le domande! "Ciao Alexandra . Grazie per avermi invitata qui! E per il pranzo." Adesso anche Veronika ci si mette? Ma sta' zitta e lasciala perdere,quella! "Di niente." rispose la mamma. Spazientita per la sua permanenza nella MIA camera dissi gentilmente: " Mamma ora facciamo i compiti . Ti dispiace .?" Lei con l'aria triste,mugugnò. "Ciao!" feci prima che potesse uscire chiudendo la porta. Un po' mi dispiaceva trattarla sempre così,in fondo era una donna sola,aveva solo me. Però non poteva invadere la mia privacy ogni tre per due! Svolgemmo i tanto odiati compiti,poi ascoltammo musica,facemmo test,chattammo su facebook e ci facemmo 327 foto nelle pose più fiche! Trascorse così un tranquillo pomeriggio di primavera. Le giornate pian piano si allungavano e la sera calava sempre più tardi. Sentivo l'aria primaverile,quell'aria azzurrognola che profuma di fiori e di erba bagnata e che precede la tanto attesa estate. Veronika tornò a casa sua e dopo un pasto frugale per mantenere la linea andai a letto stanca ma soddisfatta del pomeriggio trascorso. Mi addormentai rapidamente pensando alla meravigliosa giornata, dimenticandomi perfino di spegnere la luce.
  
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