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Autore: Ascherit    13/05/2012    1 recensioni
Una vacanza come un'altra, un viaggio verso una località fuori dal tempo. Può una sola settimana cancellare tutte le convinzioni e le certezze su cui si basa la vita quotidiana?
Cosa hanno in comune una vecchia villa nelle foreste dell'Oregon, un conte olandese vissuto nel XVI secolo e delle misteriose sparizioni di bambini? Per Leonard Christopher, ragazzo introverso e non poco complessato, l'estate dei suoi sedici anni segnerà un punto di rottura dalla monotonia di tutti i giorni.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di ritorno dalla gita a Torino, come promesso eccovi il nuovo capitolo delle vacanze di Leo.
Non è stato un capitolo facile da scrivere,  già nelle bozze iniziali avevo deciso che il capitolo 7 sarebbe dovuto essere una sorta di spartiacque tra i capitoli che lo precedevano e quelli che sarebbero venuti dopo. Per questo motivo mi sono lambicato per giorni nel tentativo di trovare le parole giuste per mettere su carta le scene che avevo immaginato. Alla fine penso di aver ottenuto un buon risultato, il capitolo non è venuto fuori esattamente come lo avevo immaginato ma non mi posso lamentare.
Con questo capitolo si conclude quello che nelle mie intenzioni iniziali doveva essere il prologo alla storia vera e propria ma che poi, data la lunghezza considerevole, ho deciso di trasformare in alcuni capitoli di introduzione.
Sperando come sembre che la storia sia di vostro gradimento, vi auguro una buona lettura.

 

 

Di nuovi incontri, scoperte e sguardi al passato





La curiosità uccise il gattorecita un vecchio proverbio ormai quasi dimenticato.
Probabilmente se fossi stato ancora nella mia cara e vecchia Spokane mi sarei guardato bene dal seguire un perfetto sconosciuto che mi invitava ad andare con lui.
Rapine, omicidi e stupri sono ormai all’ordine del giorno nelle grandi città e spesso sono le stesse vittime a mettersi nelle mani dei loro aguzzini.
A mia difesa c’è da dire che in un piccolo paese dove tutti conoscevano tutto di tutti le probabilità che uno psicopatico se ne andasse liberamente in giro per le strade erano abbastanza esigue.
Il mio nuovo amico, se così lo potevo chiamare, mi fece strada superando la piazza, la casa del sindaco e infilandosi in una serie di vicoli così stretti che potevano essere percorsi solo a piedi.
Il tragitto durò in tuto meno di una decina di minuti e quando giungemmo alla nostra destinazione non potei trattenere un moto di delusione.
Non che mi aspettassi chissà cosa, ma una vecchia casa in rovina e che sembrava stare in piedi per miracolo non era esattamente qualcosa che avrei definito interessante.
La mia guida non parve accorgersi della mia delusione e anzi si infilò dentro l’edificio da uno squarcio nel muro. Io esitai perplesso - Sicuro che non sia pericoloso? Non mi sembra messa molto bene.-
-Sono anni che è ridotta così ma non è mai crollata, ci entro fin da quando avevo sei anni ormai ci conosciamo bene- mi rispose lui facendomi cenno di entrare.
Faticavo ad immaginarmi un bimbo di sei anni che avesse interesse ad entrare in un rudere diroccato ma non feci commenti, la sua ostentata sicurezza mi fece ritrovare un po’ di fiducia e, pregando tutti i santi che mi venivano in mente, lo seguii all’interno.
Dentro la situazione non appariva certo migliore anzi, sembrava che la casa dovesse caderti in testa da un momento all’altro.
Il ragazzo si muoveva sicuro in quell’insieme di vecchi mobili ammuffiti e blocchi di pareti crollate, io facevo del mio meglio per non urtare nulla, nel timore che la minima vibrazione avrebbe fatto crollare tutto sopra le nostre teste.
La nostra marcia ad ostacoli si fermò in quello che un tempo doveva essere lo studio, come suggerivano le librerie marce che ricoprivano le pareti.
-Mi hai portato qui per vedere dei vecchi mobili ammuffiti?-gli chiesi incredulo e anche moderatamente seccato.
Lui mi guardò in silenzio così a lungo che pensai non avesse sentito la domanda, poi, come se sé né fosse ricordato solo in quel momento, mi tese la mano con un gran sorriso stampato in volto.
-Sono Abraham, ma gli amici mi chiamano Abe- mi disse afferrando la mia mano e stringendola calorosamente.
Per un momento rimasi spiazzato, senza saper bene cosa fare, quel tipo non pareva avere tutte le rotelle al posto giusto.
-Sono Leonard, ma tutti mi chiamano solo Leo- gli risposi ricambiando titubante la stretta.
-Dobbiamo scendere, stai attento alcuni gradini sono franati.- mi disse con espressione improvvisamente seria.
Io lo fissai come se fosse pronto ad essere internato ma lui non vi vece caso e, sollevato il tappeto mezzo marcio che copriva il pavimento, scoprì una rampa di scalini che scendevano perdendosi nel buio.
-Ma che diavolo…- dissi osservando le scale con occhi sgranati.
Abe fece un sorriso soddisfatto e, accesa un piccola torcia portatile, iniziò a scendere fermandosi su ogni scalino per saggiarne la tenuta prima di fare il passo successivo.
 -Sicuro che sia una buona idea? Mi sembrano messi ancora peggio del resto della casa.- gli dissi guardando scettico le scale mezze mangiate dalle tarme.
-Abbi un po’ di fiducia! Ti ho già detto che sono anni che ci vengo, basta che fai attenzione ai primi e agli ultimi,gli altri  sono solidi.-
Rimpiangendo di non aver insistito per andare insieme a mia sorella e agli altri ragazzi lo seguii.
Quello che mi aspettavo di trovare alla fine delle scale era un piccolo scantinato pieno di attrezzi o vecchie damigiane di vino, non avrei potuto essere più lontano dalla verità.
Rimasi con la bocca spalancata quando le scale terminarono in un’enorme sala sotterranea, di cui non riuscivo a scorgere la fine, piena di scaffali ricolmi di libri.
Feci vagare lo sguardo in tutte le direzioni incantato, non avevo mai visto tanti libri tutti assieme e alcuni sembravano essere incredibilmente antichi.
 -Valeva la pena o no venire qua giù?- mi chiese Abe con un sorriso soddisfatto che gli illuminava gli occhi.
-E’ veramente incredibile!- dissi avvicinandomi al primo scaffale e accarezzando la copertina in pelle di un libro che doveva avere almeno un paio di secoli.
-Ci sono finito per caso. Stavo giocando col cane dei vicini quando si è infilato qua dentro, quando ho trovato il coraggio di seguirlo ho scoperto le scale e poi la cantina.- mi raccontò lui affiancandomi.
-Che libri sono?- chiesi con gli occhi che brillavano, l’eccitazione e la curiosità stavano per uccidermi.
-La maggior parte tratta di argomenti accademici: letteratura, filosofia, matematica, e via dicendo.
Gli altri di fatti accaduti in questa zona nel corso dei secoli, una sorta di memoria del paese e dintorni, in fondo ce ne sono alcuni che invece parlano di leggende, misteri e pratiche occulte.-
-Sai nulla dei proprietari?- chiesi spostandomi da uno scaffale all’altro
-Da quello che ho letto la casa apparteneva ad una ricca famiglia emigrata qui dalla Spagna intorno al 1500, probabilmente sono fuggiti dalle persecuzioni della Chiesa, e hanno portato con loro anche i libri incriminati.
Oggi il proprietario dovrebbe essere una vecchietta di circa novant'anni che vive in una casa di cura dalle parti di Pittsburgh in Pennsylvania, per questo la casa non è ancora stata demolita. -
Io ero senza parole, era molto più di quanto avevo osato sperare: libri risalenti al medioevo!
Con delicatezza, per paura di danneggiarlo, estrassi un volume dal primo scaffale, era intitolato “A.D.1501-1506 ”.
Abe mi sfilò il volume dalle mani e lo rimise al suo posto, io lo guardai offeso.
-Non troverai nulla di interessante in questo- fece scorrere l’indice sui volumi  fino a trovare quello che cercava: “A.D.1513-1515.”
-Fino al 1513 i volumi non riportano nulla di interessante, sempre che tu non consideri interessante il resoconto giornaliero di uomo vissuto quasi cinquecento anni fa ,qui invece le cose iniziano a farsi intriganti-
Presi il volume dalle mani di Abe e lo aprii, fra la copertina e la prima pagina era stato messo un foglietto di carta con un appunto scritto in bella grafia: pagina 17 – pagina 83- pagina 12, andai alla prima delle pagine indicate e iniziai a leggere.
 
“15 maggio anno del Signore 1513
Oggi, mentre ero a caccia nel bosco con mio figlio Diego, ci siamo imbattuti in un gruppo di uomini arrivati da oltreoceano. Il Signore mi è testimone che nulla avrebbe potuto lasciarmi più sorpreso di codesto incontro, il capo del gruppo mi ha confidato che sono giunti in America al seguito di un ricco conte olandese e che sempre per ordine suo erano diretti a Septurn Hill per trovare il posto adatto ad ospitare la residenza del conte.
Apprendere che qualcun altro oltre a me ha scelto questo luogo come sua nuova casa mi ha lasciato allo stesso tempo lieto e sbigottito.
Dopo tanti anni passati in solitudine il pensiero di poter parlare con un altro gentiluomo della vecchia Europa mi riempie di gioia, ma il mio istinto mi consiglia prudenza, possibile che due uomini fuggiti dall’Europa scelgano il medesimo posto per ricominciare da capo?”
 
Smisi di leggere e alzai gli occhi su Abe - Qui dice che un conte olandese voleva far costruire la sua nuova casa nel villaggio, è andata distrutta durante i secoli?-
Per la prima volta Abe mi guardò con un espressione stupita dipinta in volto, -Certo che no! Ma come, Sara non ti ha detto niente della Villa?-
Io gli feci di no con la testa, lui mi prese il libro dalle mani e lo aprì ad un'altra pagina.
-Tieni, non voglio rovinarti la storia-  mi disse riconsegnandomelo.
 
“27 dicembre anno del Signore 1513
Oggi la villa è stata completata. Sembra incredibile, in soli sette mesi è venuta su dal nulla.
In questi mesi sempre più gente è giunta per lavorare al progetto, ormai Septurn Hill è diventato un villaggio ricco di vita, rimpiango i giorni in cui eravamo solo io e la mia famiglia.
Su ordine del conte, la villa e stata costruita a una certa distanza dal paese, in una splendida radura attraversata da un torrente.
Ancora nessuno in paese ha avuto modo di vedere il conte, neanche fra gli uomini  da lui assunti figura qualcuno che l’abbia incontrato di persona.
Da una lettera giunta oggi con un corriere ho appreso che questo eccentrico gentiluomo dovrebbe giungere in paese nei prossimi giorni per prendere possesso della sua nuova dimora.
In cuor mio sono molto ansioso di conoscerlo, ma ancor ora non riesco a scacciare del tutto l’inquietudine che provo, anche se sicuramente è solo frutto della mia immaginazione non riesco a far a  meno di pensare che il conte sia venuto qui per un motivo preciso.”
 
Da quanto diceva il diario il conte aveva fatto costruire la casa fuori dal villaggio, subito mi tornò in mente la notte precedente, il bivio, quasi sicuramente la villa si trova alla fine della strada che avevo preso ieri, se non avessi incontrato Sarah sarei arrivato li invece che in paese.
Sfogliai delicatamente le pagine fino ad arrivare alla prossima segnata, fin dalle prime parole capii che qualcosa di molto grave doveva essere accaduto.
 
“17 marzo anno del Signore 1514
Oggi abbiamo avuto la conferma della scomparsa di un altro bambino, è il quinto in meno di tre mesi.
Questa volta è toccato alla figlia del conciatore, l’ultima volta che è stata vista stava raccogliendo fiori nel giardino dietro casa.
Sono ormai due giorni che è scomparsa e in cuor mio inizio a temere il peggio. Domani alle prime luci riprenderemo le ricerche ,voglia iddio che la si trovi in tempo.
Il conte Ruud van Rolete ha insistito anche oggi per partecipare alle ricerche, sembra essersi preso molto a cuore la scomparsa dei bambini, io e lui siamo gli unici ad aver partecipato a tutte le squadre di ricerca.
Benché lo conosca da alcuni mesi, durante i quali sono stato più volte suo ospite alla villa, non mi sono ancora fatto un’idea precisa del mio aristocratico amico.
Il conte van Rolete non gradisce molto la compagnia e, a parte me, nessuno ha il permesso di avvicinarsi alla sua tenuta. In paese sono già iniziate a circolare voci secondo cui il conte è personalmente coinvolto nella scomparsa dei bambini, anche se io non vi presto alcun credito ,vi sono alcuni che ne sono fermamente convinti e che non vedono di buon occhio la sua partecipazione alle squadre di ricerca.”
 
Ero così preso dalla lettura che non mi accorsi che Abe mi stava indicando qualcosa, alzai gli occhi faccia a faccia con il dipinto di un uomo.
Ci avvicinammo per poter osservarlo meglio in quella penombra. L’uomo era giovane, doveva avere poco più di vent’anni, i capelli biondissimi erano sciolti e gli arrivavano fino alle spalle, gli occhi erano grigio azzurro. Vestiva un completo nero, di quelli che si vedono nei vecchi film sul sedicesimo secolo, e teneva in mano un libro. Una targhetta laminata in oro attaccata alla cornice recitata “Conte Ruud Ulfric van Rolete”.
 La mattina passò in un lampo e quando alla fine decidemmo di tornare all'aria aperta era ormai ora di pranzo. Con la promessa di vederci di nuovo la mattina dopo salutai Abe e con due volumi sotto il braccio corsi a perdifiato lungo le strette stradine del paese con il cuore che pompava a mille per l'eccitazione.
Una volta arrivato alla pensione salii di corsa in camera a lasciare i libri, poi, visto che mancava ancora un po’ allora di pranzo, scesi nell’ingresso e mi stravaccai su una poltrona.
Poco dopo tornò anche Sarah, mi vide e si mise a sedere accanto a me, aspettai di veder entrare anche Clary  ma la porta non si riaprì.
-Mia sorella?- le chiesi perplesso.
-Ha deciso di mangiare con Luke e i suoi amici, nel pomeriggio hanno in programma di fare un giro a cavallo, ha detto che sarà qui per l’ora di cena.-
Comportamento irresponsabile tipico di Clary, però quello che si sarebbe dovuto sorbire la sfuriata da mamma ero io.
-Come mai non sei rimasta anche tu con loro?- le chiesi curioso.
-Non ne potevo più di quel gruppo di idioti, fanno tutto quello che vuole Luke solo perché è il figlio del sindaco, odio i tipi così.-
Non avrei potuto essere più d’accordo.
Il signor Greyston sbucò dalla sala da pranzo in compagnia della moglie avvisandoci che a breve saprebbe stato servito il pranzo.
Andò meglio di quanto mi aspettassi. Mamma sembrava essersi ripresa bene dall’incidente di ieri e conversava amabilmente con la signora Greyston che sembrava ben felice di aver trovato un’anima affine.
La conversazione l’aveva così presa che, anche se sicuramente se ne accorse, non mi fece alcuna domanda su dove fosse finita Clary.
Sarah e il signor Greyston si erano invece lanciati in una articolata discussione su quale fosse il modo migliore per far maggior pubblicità alla pensione.
Sarah sosteneva con accanimento la necessità di aumentare il giro di clientela mentre il padre ribatteva che le cose andavano più che bene come stavano ora.
Io dal canto mio rimasi zitto per quasi tutto il pranzo.
Erano anni che a casa non sedevamo a tavola tutti insieme parlando di tutto e niente, da quando papa se ne era andato ognuno pranzava all’ora che preferiva e quando ci trovavamo a tavola insieme la conversazione stentava a decollare. Anche se erano passati diversi anni le cose non erano mai cambiate ed ormai ci eravamo abituati così.
Finito il pranzo mia madre sparì con la signora Greyston in cucina, forse per farsi spiegare le nozioni base o magari per migliorare il modo di tagliare le verdure.
Il signor Greyston se ne andò nella sua stanza per quello che lui chiamava pisolino ristoratore, mentre io avevo una mezza idea di andare in camera e iniziare a leggere i libri presi quella mattina.
-Dove sei stato stamattina dopo che ci siamo separati?- mi chiese Sarah con sguardo curioso mentre salivamo le scale che portavano alle camere.
-Un po’ qua , un po’ là- le risposi rimanendo nel vago, non che avessi motivo di nasconderle quello che avevo fatto durante la mattinata, ma non ero neanche tenuto a dirglielo.
La sua delusione era così evidente che mi fece sentire in colpa per non averle risposto, mentre pensavo a cosa dirle mi venne in mente un’ idea.
-Ho trovato una cosa interessante, ti va di venire su in camera a dare un' occhiata?- le parole mi uscirono dalle labbra prima che me ne rendessi conto. Arrossii violentemente quando mi resi conto di cosa avevo detto, e soprattutto per come l’avevo detto, era come se stessi cercando una scusa per portarmela in camera.
Sarah doveva aver pensato la stessa cosa perché mi guardò in modo strano, a metà tra l’offesa e la divertita.  -Non pensavo che fossi un tipo così intraprendente- mi rispose con un ghigno stampato in viso, poi tornando seria disse  -Scusa ma ho già un impegno per questo pomeriggio-.
Dopo esserci salutati entrai in camera e mi buttai sul letto. Presi con cura il primo volume e lo aprii nel punto in cui mi ero fermato quella mattina, mi accorsi che la grafia non era più  fluida ed elegante, ma aveva un no so che di sgraziato, doveva essere capitato qualcosa di grave che aveva sconvolto non poco l’autore del diario.
 
“11 maggio anno del Signore 1514
Ieri per la prima volta mi sono fermato a dormire alla villa del conte Van Rolete, o Ruud, come insiste nel voler farsi chiamare quando siamo soli.
Ormai posso dire di essermi fatto un’idea abbastanza precisa su di lui, e anche sui motivi che lo hanno spinto a lasciare la mia cara vecchia Europa.
Fra le sue innumerevoli doti, Ruud conta anche quella di essere un genio nel campo della fisica e della chimica. Da quanto mi ha raccontato durante le nostre serate ho appreso che prima di lasciare l’Olanda era giunto molto vicino a raggiungere il più grande traguardo per un alchimista: la scoperta della formula della pietra filosofale.
Per me è facile comprendere che una scoperta così incredibile, ottenuta con una scienza da sempre ritenuta appartenente ai seguaci del demonio, non sia stata vista di buon occhio dalla Chiesa e dal suo braccio armato: La Santa Inquisizione.
Da alcuni frammenti di discorsi mi è sembrato di intendere che il conte van Rolete sia stato un confratello del Rosenkreuz Orden, dal quale è fuggito dopo averne rubato i segreti.
Conto di scrivere al più presto a un mio amico olandese per avere conferma della veridicità del racconto del conte, se ne ottenessi conferma tenterò di scoprire i segreti dei quella formula prodigiosa e di ottenerne i benefici.”
 
Questo si che era un colpo di scena inaspettato! Della gilda degli alchimisti e della sua ossessiva ricerca della pietra filosofale avevo già letto qualcosa in alcuni dei libri di storia della biblioteca accanto a casa, ma ero quasi certo di aver letto che nessuno era mai riuscito anche solo lontanamente ad avvicinarsi alla formula proibita.
Inoltre il diario faceva riferimento a un certo Rosenkreuz Orden, una sorta di alter ego dei Templari o dei Massoni da quello che ero riuscito a capire, ma il nome non mi diceva nulla e non mi sembrava di averlo mai trovato in nessuno dei libri dedicati al medioevo che avevo letto.
Visto che non sopportavo l’idea di convivere con un simile dubbio accesi il computer e aprii il programma di enciclopedia che avevo installato prima di partire.
Nella barra di ricerca digitai la frase “Rosenkreuz Orden” ma non ottenni alcun risultato, per niente intenzionato a tirarmi indietro al sopraggiungere della prima difficoltà provai con tutte le parole che potevano avere un collegamento ma fu solo una perdita di tempo. Stavo quasi per rassegnarmi ed uscire dal programma quando mi venne in mente un possibile collegamento, pieno di speranza digitai in tutta fretta: “Chiesa ortodossa, Rosenkreuz”
Questa volta il programma ci mise molto più tempo a caricare la pagina di ricerca ma l’attesa venne premiata.
Sull’origine dell’ordine circolavano due differenti versioni, ma nessuno storico era riuscito a determinare quale fosse quella più veritiera.Stando ai resoconti storici l'ordine era stato fondato nel 1407, da un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz
al suo ritorno in Germania. Nel corso del suo pellegrinaggio Rosenkreuz aveva risieduto per un periodo a Damasco ed in Terra Santa, dove aveva studiato a fondo le filosofie esoteriche, immergendosi nell’occultismo.
L’ordine, era apparentemente formato da solo otto membri, scelti con criteri rigidissimi dall’élite dei pensatori dell’epoca, e si era sciolto in seguito alla morte di Rosenkreuz per rinascere solo nel XVII secolo.
Secondo una leggenda meno conosciuta e circolante in ambiente massonico, l'ordine sarebbe invece stato creato nell'anno 46, quando il saggio gnostico alessandrino Ormus e sei suoi discepoli si convertirono al Cristianesimo ad opera di San Marco, fondendo la dottrina cristiana con i misteri egiziani. Christian Rosenkreuz sarebbe stato iniziato a quest'ordine, divenendone il gran maestro, invece di averlo fondato.
A parte queste informazioni storiche non trovai altro di interessante. Non un accenno ai nomi dei membri dell’ordine o allo scopo che si prefiggeva di raggiungere.
Unica cosa degna d’interesse era l’emblema dell’ordine: una croce avvolta da una rosa rossa.
Spensi il computer e mi lasciai cadere sul letto massaggiandomi le tempie. Solo ieri il paese mi era sembrato un anonimo agglomerato di case sperduto in mezzo al nulla, ora invece scoprivo che aveva un passato misterioso che si intrecciava con quello di un ordine religioso dimenticato nelle pieghe del tempo.
Il tempo era volato e fuori il sole stava iniziando a tramontare. Inconsciamente sperai che domani non mi riservasse ulteriori sorprese.
La testa mi traboccava di domande alle quali per il momento non potevo dare risposte certe.
Non avendo nulla di meglio da fare presi un block note dallo zaino e iniziai ad appuntarmi tutti i punti interrogativi di quella intricata vicenda.
Chi era veramente il misterioso conte giunto dall’Europa?
Cosa era realmente accaduto ai bambini scomparsi?
Gli abitanti del paese ricordavano ancora quelle vicende, o erano forse finite dimenticate con il passare delle generazioni?
Perché Sarah non mi aveva detto nulla sulla villa?
La lista sarebbe potuta continuare per parecchie pagine se un insistente bussare non mi avesse costretto ad accantonarla.
Sarah non mi diede neanche il tempo di sorprendermi di vederla li, si infilò in camera e chiuse la porta a chiave alle sue spalle.
Io rimasi impalato senza saper bene cosa fare o dire, ero andato completamente nel pallone.
Fortunatamente lei non parve notarlo, si acquattò davanti alla finestra e mi fece cenno di raggiungerla.
Mi misi accanto a lei ma non notai nulla di strano, solo un lieve ondulare dei cespugli al limitare del bosco, non potevo dire con certezza se erano mossi dal vento o dal passaggio di qualche animale.
-Ma che cosa..- non feci in tempo a formulare la domanda che Sarah mi afferrò per un braccio costringendomi ad abbassarmi, il suo viso preoccupato non prometteva niente di buono.
Sbirciando appena vidi che al margine del bosco era comparsa una piccola figura che muoveva la testa a destra e a sinistra come se indecisa su quale direzione prendere.
Da quella distanza non potevo esserne sicuro ma mi pareva uno dei ragazzi del gruppo di Luke, sentivo però che c’era qualcosa di diverso in lui, anche se non riuscivo a vederlo bene e lo conoscessi appena avvertivo chiaramente una sensazione di disagio a vederlo li a guardarsi intorno in mezzo ai cespugli. Improvvisamente il ragazzo si voltò e sparì fra gli alberi, rimasi fermo alla finestra e solo quando fui abbastanza sicuro che se ne fosse davvero andato mi misi a sedere sul letto accanto a Sarah.
-Ti stava seguendo?-  le chiesi gentilmente rendendomi conto di quanto si fosse preoccupata.
-Non ne sono sicura, ma mentre ero nel bosco ho avuto la sensazione di essere osservata e un paio di volte mi è parso di vedere un ombra scura dietro a un albero o acquattata in mezzo a un cespuglio.-
-Forse è stata un’ idea di Luke, visto che non sei voluta rimanere con loro ha deciso di vendicarsi facendoti prendere un bello spavento.-
Non sapevo se si trattava soltanto di uno scherzo ma ci speravo veramente, erano già successe abbastanza cose strane oggi e non sentivo affatto il bisogno di un ulteriore scarica di adrenalina.
-Probabilmente hai ragione tu, e io sono stata una stupida a stare al gioco senza capire che era solo uno stupido scherzo.-
La guardai con aria scettica, mi ricordava tanto un mio vecchio compagno di scuola che ripeteva in continuazione di essere un duro nella speranza di non venir maltrattato da quelli dell’ultimo anno.
-Anche se era uno scherzo è stato proprio di cattivo gusto, scommetto che chiunque si sarebbe spaventato in quella situazione.-
Non era certo gran che ma non mi venne niente di meglio da dire per tirarle su il morale, comunque lei parve apprezzarlo e mi rivolse un sorriso di ringraziamento.
-Visto che sono qui perché non mi mostri la cosa fantastica che volevi farmi vedere dopo pranzo?-
-Sicura? Se hai altro da fare possiamo rimandare a domani-  mi aveva fatto piacere che questa volta fosse lei quella interessata ma non volevo farmi troppe illusioni, le cose non mi erano mai andare molto bene quanto erano coinvolte delle ragazze.
-Ormai è quasi ora di cena, e poi mi hai incuriosito- mi rispose lei sistemandosi più comoda sul letto.
Le passai il primo dei due diari, alla vista del libro gli occhi le si illuminarono di curiosità proprio come era successo a me quella mattina, afferrò con delicatezza il diario e se lo rigirò tra le mani prima di appoggiarselo sulle ginocchia e aprirlo alla prima pagina.
Lo sfogliò delicatamente leggendo ogni tanto una pagina o due per poi andare avanti. Sembrava che molte delle cose scritte le fossero familiari, probabilmente erano state tramandate anche oralmente oltre che su quei diari.
Quando arrivò alla data in cui si faceva cenno alle sparizioni rallentò la lettura, man mano che leggeva la sua espressione si faceva sempre più incredula.
Alla fine mi riconsegnò il diario, - E’ incredibile quello che c’è scritto. La storia della Villa la conoscono tutti in paese ma non ho mai sentito parlare delle sparizioni, neanche mio padre mi ha mai detto nulla.-
Io ero convinto che il motivo per cui gli abitanti non ci tenessero a parlare di quella storia era il timore della cattiva pubblicità, ma forse non ne sapevano davvero niente oppure con il passare degli anni era andato dimenticato.
-La strada dove ci siamo incontrati porta alla Villa vero? Cosa ci facevi li a quell’ora?-
Lei mi guardò in modo strano e mi fece promettere di non dire niente ne a suo padre ne a mia madre.
-Durante l’estate i ragazzi del paese hanno l’abitudine di affrontare una prova di coraggio e la Villa è il luogo dove si tiene la prova. Questa è la prima volta che partecipo e così sono andata a dare un’occhiata, il resto lo sai.-
Un’idea iniziò a ronzarmi in testa, -Bisogna essere del posto per partecipare?-  le chiesi.
-No, non penso, non starai mica pensando di venire anche tu spero-
Fin da piccolo non avevo mai voluto partecipare a cose del genere, al contrario di mia sorella che non se ne perdeva una, ma questa volta c’era in ballo la possibilità di visitare la Villa, e non me la sarei certo fatta scappare per nulla al mondo.
-Invece stavo giusto pensando di venire, Clary adora queste cose ed io sono curioso di vedere la famosa villa.-
-Fa un po’ come vuoi, per tua sorella non ci saranno problemi visto che è una ragazza ma non so se Luke e i suoi amici saranno contenti di averti intorno.- Mi disse lasciando la stanza.
Oh sapevo bene che non sarebbero stati affatto contenti ma io avevo comunque un asso nella manica, era ora di ricattare un po’ la mia cara sorellina.

 

 
  
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