Peter Minus
Più, con il passare dei giorni, vado avanti con le pagine, scendendo nei particolari, più la
scrittura si fa difficile, spinosa e sofferta. Ci sono aspetti della mia
storia che ancora oggi risvegliano in me sensazioni di una violenza che spezza
il fiato, intense come se tutto quanto fosse avvenuto pochi giorni fa.
L’odio è sicuramente la più forte, ed è canalizzato
quasi tutto verso un singolo, miserabile individuo, l’unico uomo in terra
che vorrei uccidere con le mie mani.
Voldemort, insomma era il cattivo
della storia: e quello era il suo ruolo, era quel che faceva. Era normale che
tentasse di ucciderci e distruggerci, era ciò
che ci aspettavamo da lui. Non era una sorpresa che utilizzasse
qualunque mezzo, che fosse pronto ad ogni meschinità. Era il suo posto
nella storia e tutti quanti lo sapevamo, regolandoci
di conseguenza.
Il tradimento è la
più schifosa delle colpe.
Ma non voglio stare qui a scrivere un’arringa di accusa contro Peter Minus, perché non saprei trovare le parole, perché
il solo pensiero mi fa tremare
d’ira, e perché suppongo che una simile arringa si scriva da
sé nella mente di chiunque venga a conoscenza dei fatti, perché
in nessun modo è giustificabile un simile orrore. Non è questione
di Grifondoro o Serpeverde:
anche Voldemort punisce i suoi traditori –sono
spesso tentato di avvisarlo riguardo a Snivellus (oh,
lo so, Remus, la devo piantare)- ed è anzi
quella per il tradimento la pena più dura
prevista nel suo codice.
Peter ad
Hogwarts era di un’ingenuità che poteva
a tratti risultare imbarazzante per chi gli stava intorno. Che
potesse anche solo immaginare che i suoi due grandi amici si amassero in modo
anche vagamente distante dal fraterno, è assolutamente impossibile.
E’ altrettanto certo però, che in
qualche modo Peter fosse geloso della nostra
intimità, proprio perché non arrivava a capirne l’origine:
affinità elettive e cose del genere erano concetti troppo al di là della sua portata. James
e io avevamo, nei suoi confronti, un atteggiamento di
paziente, condiscendente affetto. Come si fosse trattato di un fratellino un
po’ tonto. So che da parte nostra non era troppo gentile, ma così era Peter: un fratellino un
po’ tonto.
Non ho mai capito –né mi sono mai realmente voluto interrogare- su quale meccanismo
l’abbia spinto a fare quel che ha fatto. Ma quando mi guardo
indietro e ripenso a tutte le cose e abbiamo condiviso e tutto quel che abbiamo
fatto per lui… Perché sì, forse eravamo due stronzi e forse l’abbiamo tenuto un po’ in
disparte, ma del resto non era il genere di persona con cui sentirci a nostro
agio e alla pari come tra noi tre. Non è che lo facessimo
con cattiveria e con intenzione –quelle le riservavamo ai Serpeverde- ma era così che stavano le cose,
semplicemente: Peter non era come noi.
Arrivava
alle cose sempre un attimo dopo, e aveva sempre almeno il doppio di paura di quanta ne avessero James e Remus, e quando abbiamo scoperto della Licantropia è
stato l’unico di noi tre a sembrare terrorizzato o contrariato o
chissà cosa.
Eppure ne abbiamo fatte
delle cose per lui. Perché quando qualche Serpe
gli dava noia c’era James a tirare fuori la
bacchetta –in gola avrebbe dovuto ficcartela, la bacchetta, vigliacco
maledetto- e se Trasfigurazione andava storta quel povero cretino, quell’ingenuo abissale e demente di Sirius si affannava a passare le notti in bianco per dargli
ripetizioni. Come un fratello, l’ho trattato, e lui ridacchiava
mentre dodici persone saltavano in aria e la mia condanna
all’inferno veniva firmata con il loro sangue.
Stupido, debole, vile, disgustoso Peter.
James era certo della sua
fondamentale bontà d’animo. Quando era certo di qualcosa, del
resto, nemmeno a sbattergli in faccia prove lampanti dell’esatto
contrario di quel che erano le sue convinzioni bastava
a fargli cambiare idea. Sono testardo io, lo so. Ma a confronto di James Potter resto pur sempre un dilettante.
Penso che James sarebbe anche morto, per Peter.
Era fatto così, lui. Quando voleva bene, lo
faceva senza misura, senza limiti o punti di rottura; una volta arrivato a
conquistarti la sua stima, potevi star certo che solo macchiandoti dei crimini
più gravi l’avresti potuta perdere, e forse nemmeno. Per James, Peter era un amico un
po’ imbranato da tenere d’occhio con una
premura che, lo ammetto, alle volte era un po’ svogliata. Ma pur sempre sincera.
Non lo so, non lo so
cos’abbiamo sbagliato, ma qualcosa dev’essere
stato. Perché non si ammazza un amico
così, non si condanna un amico all’ergastolo dentro Azkaban senza una buona ragione. Non si può.
Ci ho dormito su.
Non arriverò a capo di nulla se non analizzo
le questioni oggettivamente, con calma. Non è a questo che serve
scrivere?
Ma perché, del resto,
devo essere oggettivo? E’ Peter Minus, Merlino, ha preso la mia vita, l’ha fatta in
briciole e le ha gettate nel fango per poi calpestarle a dovere.
Quel gran bastardo non ha avuto nemmeno le palle di
farsi ammazzare come si deve, si è messo a strisciare intenerendo Harry, uno spettacolo raccapricciante.
Anche James
s’impietosiva facilmente.
Gli somiglia, molto. Ma, cosa realmente assurda, che
farà ridere chi legge –uno a caso, Lupin- somiglia molto anche a ME.
Noi ci fidavamo di Peter.
Ma è stata mia l’idea,
non me lo potrei perdonare nemmeno vivendo millenni interi.
James voleva me, come Custode,
me, me, me, me. Ho dovuto faticare per
convincerlo che Peter era l’uomo giusto. Lui voleva me, lui si fidava solo di me…
Non servono a niente neanche le lacrime. Quante ne ho già piante, non lo so.
Me lo ricorderò tutta la vita quel maledetto
momento, l’attimo in cui James ha annuito e ha detto
sì. E per tutta la vita mi ricorderò il
sorriso falso e ipocrita di quel ratto mentre la porta si chiudeva alle mie spalle
pochi minuti prima che effettuassero l’Incantesimo.
Ma si può essere
più stupidi di me? Spesso me lo chiedo, è
quasi imbarazzante. Penso a tutta la mia buona fede, dieci anni di amicizia, insomma, come ho potuto essere così
cieco così a lungo? E lo stesso vale per James.
Ma eravamo solo due ragazzi che amavano la vita e
volevano credere in essa. Volevamo pensare che nel
mondo ci fossero cose buone più forti delle cose
cattive. Peter Minus
è stata la nostra dimostrazione di errore.
Si possono passare cento anni a costruire un
Castello enorme e bellissimo come Hogwarts.
Può bastare un terremoto assestato nella giusta maniera a distruggerlo
in pochi attimi.
Noi volevamo vedere solo il
Catello, e non la scossa.
Forse, alla fin fine, non abbiamo capito chi davvero
fosse Peter Minus perché non abbiamo voluto, così come
non volevamo capire che non eravamo due migliori amici come gli altri.
Che teste di cazzo.
X Mixky:
Grazie per tutti quei complimenti su Beacuse. A me veramente non fa impazzire, anche se a tuttoggi
la confermo e sottoscrivo pienamente dal punto di vista di Remus.
Riguardo a marzo, invece, sto cominciando a notare
anche io una certa raccapricciante analogia con i fatti “reali” dei
Marauders.
Tu trovi Remus
noioso?... Ohibò… Non me l’aspettavo.
Ma il mio Remus o Remus come personaggio? Ma il mio Remus è noioso? Veramente? …
Strano. Temo di aver
sbagliato qualcosa allora perché non avevo intenzione di renderlo tale.
Ci lavorerò.
X sourcream:
… Da’ un’altra volta del limitato al mio can- ehm…
Uomo, e ti farò pentire di essere nata, serpe. Sei avvisata. Ma tu
davvero trovi che stiano bene insieme? Ma sai che più ci penso più mi spaventi?
X Elly: Guarda, ti capisco…
E’ lo stesso per me, questo pairing è
allucinante. Tuttavia è appunto un buon esercizio di stile, e
chissà, se riesco ad abituarmi un po’ all’idea va a finire
che mi diverto pure… (“diverto”, ho detto, NON “appassiono”)