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Autore: Hellionor    14/05/2012    1 recensioni
Si dice che Deimos, un giorno, quando l'attrazione di Marte diventerà troppo forte, si schianterà sul pianeta stesso; mentre Phobos scivolerà verso gli inesistenti confini dell'Universo.
Altri, invece, ipotizzano che anche il secondo, dopo l'impatto del primo, finirà a collidere con Marte.
E così, i due satelliti verranno divisi e distrutti proprio dallo stesso che li aveva avvicinati.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi!
Vi chiedo scusa per il ritardo allucinante con cui ho aggiornato, ma, oltre ad essere stata via quattro giorni all'isola d'Elba con la scuola, ho ritrovato il modem fuori uso al mio ritorno, e quindi non mi è stato davvero possibile lasciarvi un capitolo.
Spero quindi di recuperare al più presto e di mettermi a scrivere decentemente, appena riesco a prendere un attimo di fiato dalle verifiche e interrogazioni dell'ultimo mese (mi aspetta un fantastico libro di chimica, ora!).
Buona lettura a tutti, mi auguro che questo capitolo, sebbene sia un po' di passaggio, vi piaccia.
Un bacio,
Nora





Capitolo 17
Umane



Chiunque, quando 'le cose' cambiano, si aspetta di poter cogliere una differenza nel suo momento di stacco netto. E invece, il più delle volte, il passaggio avviene in sordina, nascosto in noi e in ciò che ci circonda, rincorrendo i secondi che scorrono senza la nostra attenzione. Non c'è un istante da inchiodare al tempo, alla parete, da poter ricordare in quanto tale. Non c'è un prima o un dopo, solo la consapevolezza di essere cambiati.
A questo pensava Nimhea, in aereo, mentre tornava a casa sua. A questo e a tante altre cose che non riusciva ancora a definire.
La maglietta di Shannon era in valigia, nascosta insieme alle altre, e sperava, anche se tacitamente, che non ci fossero problemi con l'arrivo del bagaglio. Non voleva perderla.
“Nim...”
“Sì?” si voltò lei verso l'amica, sorridendo.
“Grazie.” rispose Andrea sollevandosi piano dalla posizione in cui era sprofondata e avvicinandosi Nimhea.
“Per cosa? Sarei io a doverti ringraziare.”
L'altra sorrise e l'abbracciò ancora, per quanto potesse permettere la loro posizione.
“Su, passami il diario. Almeno lasciamo tutta questa dolcezza e ci rendiamo utili alla società.”
“Utili alla società con il diario?” domandò Nimhea scoppiando a ridere. Gli occhi, contratti e divertiti, proiettavano i loro colori e sembravano protrarre nel tempo il suono tintinnante della sua voce.
“No, hai ragione. Noi saremmo utili alla società in qualsiasi caso.” disse Nare scintillante, prendendole di mano il quaderno e cercando una penna in borsa.
Ultimo giorno
Oggi iniziamo così, mettendo ben in chiaro che questa è l'ultima volta che potremo scrivere qui, o, ad ogni modo, questa è l'ultima volta che ti scriveremo a causa di questa vacanza.
Le foto di Nimhea sono meravigliose, te l'ho detto? E, ovviamente, andremo insieme anche all'esposizione a Roma. Tornare in quella città sarà destabilizzante (ci siamo conosciute lì, sai?), ma sarà bellissimo, io ne sono sicura. E poi senza di me sarebbe persa, diciamolo pure. Servo io, a salvarla.
A parte il fatto che devo essere assolutamente con a lei quando esporranno le sue foto perché sì, devo (e poi voglio: chi sarebbe tanto folle da non voler vedere qualcosa di così splendido e meraviglioso?).

“Nare, ti prego! Non esagerare, tu sei di parte!” disse e, come se volesse dare maggiore rilievo e credibilità alle sue parole, prese a scrivere al posto dell'amica.
Lei è di parte (e io le voglio bene perché è oh, la mia migliore amica/sorella/tutto quello di cui qualcuno può avere bisogno). Saranno gli altri a giudicare, però.
“Nimhea, io non sono di parte.” scandì lentamente Andrea, per nulla rassegnata a doverlo ripetere per l'ennesima volta. Poi si impossessò nuovamente del diario e continuò.
Appunto, saranno gli altri a giudicare e a darmi ragione.
Io avrò una nuova foto profilo su facebook, perché ne ho approfittato, va ammesso. A proposito di facebook e social network in generale... chissà se Shannon tenterà di ritrovare la mia adorabile migliore amica da qualche parte.

“Non sa qual è il mio cognome.” la ammonì Nim, dopo aver letto le ultime parole scritte sul foglio.
“Tu però sai il suo.”
“Oh, no! Non pensarci! Figurati, poi è impossibile che lui controlli le richieste di amicizia, sempre che abbia facebook. Chissà quante gliene avranno inviate. No, non se ne parla.”
“Se ti aggiungesse lui?”
“L'ho detto, non sa il mio cognome. E poi sopravviverò, se non lo farà.”
“Giusto, tanto ha il tuo numero di telefono.”
Nimhea sospirò rassegnata, mentre l'amica sorrideva in segno di trionfo e riprendeva a scrivere.
Potremmo fare come nei libri/film e metterci a scrivere tutti i ringraziamenti possibili, ma non ne abbiamo voglia, oltre al fatto che questo farebbe molto finale strappa lacrime da 'ommioddio non ci rivedremo mai più' e pianti, urla, gente che si strappa i capelli e... ma anche no, ecco.
Quindi, cosa vuoi che ti racconti? Parliamo di ieri sera?
No, metterebbe troppa tristezza anche questo. Però c'è da dire che siamo uscite e ci siamo divertite, godendoci il clima meraviglioso, la notte illuminata dalle luci dei palazzi, la vita e... tutto quello a cui ci siamo abituate in queste due settimane.
Sottolineerei comunque che almeno questa volta abbiamo trovato un taxista intelligente (ovviamente loquace e cordiale come i tre quarti delle persone che fanno questo mestiere. Credo sia uno di quei mestieri per cui devi amare la gente incondizionatamente: devi saper parlare, ma allo stesso tempo mettere da parte te stesso, saper stare in silenzio e accogliere gli altri. Ma comunque, lasciamo perdere le mie riflessioni filosofiche, ecco.)... stavo dicendo? Ah, sì, che abbiamo trovato un taxista simpatico e intelligente e che siamo arrivate qui velocemente. Forse fin troppo, a dire la verità. Ma stiamo cadendo ancora nella tristezza, quindi

Nim distolse lo sguardo e si affacciò di nuovo sui suoi pensieri, sempre più rovinosi. E la cosa peggiore era che era tipicamente 'da lei' fare una cosa del genere, per cui non c'era alcuna via di scampo.
-Non è strano che ci sia un ritorno, se c'è una partenza. Non è strano, è solo estremamente triste.- si disse un'ultima volta, prima di osservare l'amica ancora intenta a scrivere. Intorno a loro, gli altri passeggeri sembravano rilassati, diversi. Sembravano tranquilli, quasi avessero fermato il tempo prima di partire e adesso stessero semplicemente tornando a prendere il loro posto nel mondo, quello giusto. Ecco qual era un altro dei problemi: a Nimhea sembrava che il posto giusto fosse quello che aveva appena lasciato. E, per quanto contasse poi il suo ritorno e sapesse che fosse ovviamente una cosa giusta, intuiva (se per intuire si può intendere il rendersi conto di aver qualcosa di inciso sulla pelle) che quello che era accaduto in quei giorni sarebbe rimasto dentro di lei e, ancora di più, l'aveva ormai completamente intaccata.
Ma forse temeva inoltre quello che non voleva ancora ammettere: Shannon le sarebbe mancato maledettamente; Shannon sarebbe stato troppo lontano; Shannon... già questo era motivo di difficoltà. Vederlo protagonista dei suoi pensieri non era concepibile per la sua mente stanca e schiacciata dalla pressione.
“Nim, io non riesco a vederti così. Vuoi parlarne?”
La voce dell'amica la riportò al mondo reale, quello in cui i problemi ci sono, ma si nascondono per riuscire a vivere.
“Non c'è molto da dire.” sorrise l'altra.
“Odio quel sorriso! È una coltellata, e lo sai. È un sorriso arreso e triste e tutto il resto. No, non va bene.” riuscì a rincuorarla.
“Va bene, la smetto. Non mi vedrai disperata. Però sai che sono fondamentalmente nostalgica e che quando finisce qualcosa inizio a pensare a tutto quello che è passato e sì, insomma, boh, sono così.” rispose, spostando i capelli mossi da una spalla all'altra con un gesto veloce e gettando i suoi occhi stanchi e chiari in quelli profondi e rigeneratori di Andrea.
“Film?”
“Sì, direi proprio di sì.” rispose Nimhea con il volto molto più rasserenato. Andava tutto bene. Andava tutto bene perché erano insieme.
“Potremmo farci un'ipermaratona di boh, qualche film idiota.” propose con un sorriso incoraggiante Nare. Sapeva benissimo che l'amica, poi, avrebbe seguito ben poco il film e si sarebbe lanciata in commenti su qualsiasi cosa le saltasse all'occhio.
“Potremmo, sì. Di sicuro evitiamo qualsiasi cosa c'entri con l'amore o la tragedia. Ancora peggio la tragedia d'amore, credo.”
“Esiste?”
“Hai presente Titanic? O Giulietta e Romeo, per tornare ai classici, ecco.”
“Giusto.” rise, scrutando tra gli altri titoli disponibili.
“Nimhea!” urlò, fissando un nome sull'elenco. Alcuni passeggeri si voltarono increduli e disturbati, mentre Nim si lasciava sfuggire una risatina divertita e volgeva intorno a lei occhi di scusa.
“Sherlock Holmes.” sillabò con calma agitata Andrea, abbassando la voce. “Non l'abbiamo visto all'andata. Adesso noi dobbiamo vederlo. Dobbiamo, capisci?”
“Ovvio che dobbiamo!”
Il viso di Andrea si aprì in un sorriso estatico e prese momentaneamente in mano il diario. Non aveva poi scritto molto, da quando l'amica aveva iniziato a distrarsi.
Ti abbandoniamo per quel grand... uomo (e tanto altro, ma concedici un po' di reticenza)
Nimhea scrollò le spalle e prese con un gesto sinuoso la penna dalla mano dell'amica.
Quella qui sopra chiamata 'reticenza', in realtà, è un modo carino per dire che ci auto-censuriamo.
Scritto questo, riconsegnò il tutto a Nare.
Comunque, parlavamo di Robert e Jude che ecco, parliamone! Sì, Nim, so benissimo che tu sei schieramento Rob e che blablabla, però cioè, oddio.
“A proposito di Robert...” disse Nim, lasciando la frase in sospeso, quasi volesse godersi la risposta nello sguardo dell'altra prima ancora di aver posto veramente la domanda.
“Sì?” chiese titubante.
“Robert. Quello della serata in piscina. Quello carino da cui sono venuta a rubarti per salire in camera.”
“Ah, Robert.” annuì lei, sollevando la mano destra e lasciandola cadere, quasi il ricordo di quel volto fosse arrivato in contemporanea al gesto. Poi, con tutta tranquillità, riprese: “Quello della sera in cui tu ti sei lanciata in acqua per scappare a Shannon per poi finire a ballargli addosso?”
Nim arrossì leggermente, serrando la mandibola con convinzione: l'argomento Shannon doveva rimanere lontano, come d'altronde era ormai l'uomo, a chilometri e chilometri da lei. “Non c'è bisogno di cambiare l'oggetto della conversazione.”
Andrea ridacchiò e si arrese. “Comunque non l'ho più visto.”
“Ma come?”
“Ebbene sì. Non ti preoccupare, sopravviverò. Non ricominciamo con la storia dell'amore e tutto. Sai bene cosa penso dell'amore e del sesso maschile. Inutilità.”
“Non fare la dura, tu!” la prese in giro Nim. “Anche perché gli uomini ti sembrano inutili finché non iniziano a piacerti.”
“Credi potremo iniziare a vedere il film?”
Nare, contenta del silenzio dell'amica, riprese a scrivere velocemente.
Va bene, dopo questa chiarissima delucidazione sui nostri punti di vista riguardo ai due attori in questione, ti abbandoniamo per stare un po' in loro compagnia. (Ma che cavolo, non potevamo incontrarli? -da leggere con tono disperato e straziante, tipo 'non potevamo incontraaaaaaaaaarli?'-)
Addio diario, ti abbiamo voluto bene (?)

“Ti abbiamo voluto bene?” domandò ridendo Nimhea, che sembrava aver cancellato non solo la conversazione appena conclusasi, ma anche tutti i suoi tristi e confusionari pensieri dei minuti precedenti.
“Be', sì, nel caso l'aereo precipiti. Pensa, magari potrebbe rimanere per anni sott'acqua e potrebbero trovarlo degli studiosi nel futuro, sì. Stiamo facendo un favore all'umanità, io e te, qui. Sempre che l'aereo precipiti, ecco.”
“Prospettiva positiva! Vai così Nare!” andò avanti la milanese in un eccesso di crisi d'identità che la stava portando ad assimilarsi ad una cheerleader particolarmente convinta dei suoi inni.
“Tu sei pazza!” disse con una risata Andrea, fingendo sconvolgimento e scrollando le spalle.
“Ragazze, potete abbassare la voce?”
Una hostess si era avvicinata loro con fare minaccioso, per poi allontanarsi subito dopo aver lasciato in aria quella domanda. Eppure, in realtà, sembrava sotto sotto divertita da quelle due ragazze che stavano stravolgendo la calma noiosa di sempre, dipingendo allegria colorata sulle pareti crema dell'aereo. Portavano amicizia, spensieratezza, serenità. Portavano quello che la gente trovava fastidioso nel momento in cui, troppo impegnata, provava a lavorare, oppure, stanca, si dedicava alla lettura o ad altro. Portavano umanità, a 11000 metri d'altezza, lontane dall'acqua, dalla Terra, da tutto ciò che in realtà era da sempre etichettato come umanità. E davano fastidio all'uomo, loro che erano umane.
Le due ragazze si concentrarono sullo schermo, ridacchiando e vociferando ogni due per tre.
“Comunque è evidente: questi due stanno insieme. Sono troppo... aaaaah, sono troppo!”
Andrea, con gli occhi brillanti, proseguì più o meno in questo modo per tutta la durata del film, ad annotare (e far notare) all'amica quanto fossero incredibilmente complementari Holmes e Watson e quanto un gesto, o un altro, lasciavano trasparire una certa intesa.
Nimhea, ridendo, si mostrava ascoltatrice attenta e ottima stanatrice di dettagli infinitesimali, che fecero perdere loro il senso del tempo, della lontananza, e di tutta la crudeltà che la vita normale comporta.
   
 
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