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Autore: Sophie Hatter    05/12/2006    2 recensioni
Jess la guarda per un po', serio in volto. La guarda e riesce solo a pensare a quanto sia stupenda in quel momento. Ha ritrovato qualcosa che aveva perso tanto tempo fa: la sua Rory. La Rory diciassettenne che era riuscito, forse, a far innamorare, e che aveva fatto seriamente innamorare lui di lei. Una Rory che non aveva più creduto possibile ritrovare: ormai usciva con i miliardari, spassandosela con ragazzi che guidano le porsche. Viveva un'altra vita in un altro mondo. E ora è lì, seduta di fronte a lui, è sparito tutto, l'aria altezzosa, quella da ricca ragazzina viziata, quella da adulta distante. E' soltanto la sua Rory. Quella che non credeva più di poter riavere. E per un attimo non gliene frega di capire che cosa sono lì a fare, se sono amici o meno, se potranno ritornare ad esserlo o meno.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jess Mariano, Lane Kim, Lorelai Gilmore, Luke Danes, Rory Gilmore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La lieve brezza notturna la fa leggermente rabbrividire mentre si siede sui gradini del portico. Jess fa altrettanto, poi per un attimo piomba un silenzio che nessuno dei due sa come riempire.
"Mi dispiace di averti svegliato."
"Me l'hai già detto."
"Sì, scusami."
"Rory, smettila di scusarti." le dice in tono sereno, con un lieve sorriso. Lei sembra piuttosto imbarazzata dalla situazione. Forse avrebbe fatto meglio a tornare a letto.
Ma ormai era tardi.
"Te l'ha detto Lane, vero?" lei si volta con aria sorpresa.
"Cosa?"
"Che ero al suo concerto."
"Oh. Beh, sì, diciamo che... è stata lei a farmelo notare." risponde, e un lieve sorriso le si disegna sulle labbra mentre fa scorrere lo sguardo sui gradini.
"Eri troppo impegnata per guardarti intorno, eh?"
"Cosa? Oh, no, quello non è il mio ragazzo... è solo uno che mi ha abbordato mentre ero al bancone a guardarmi intorno e..." Si blocca un momento, e Jess si accorge di quello che si è fatto scappare.
"Aspetta un attimo. L'hai visto insieme a me?"
"Fa un po' freddo, vuoi che vada a prenderti una coperta?"
"Jess."
"Che importanza ha?"
"Cosa?"
"Che ti abbia visto o no."
Accidenti a lui. Ci voleva così poco a tenere la bocca chiusa.
"Perché avresti potuto venire a salutarmi."
"Non volevo disturbarti." le risponde, in tono ironico. Gli brucia così tanto essersi comportato da perfetto idiota quella sera.
"Allora la tua rabbia nei miei confronti non era giustificata."
"La situazione era ben diversa." risponde, cupo. Non ha voglia di litigare. Non ha voglia di rientrare in una discussione che non li porterà da nessuna parte.
"Beh, certo, quella era la tua ragazza." commenta lei, in tono sarcastico.
"Che ne sai tu?"
"Che vuol dire che ne so io?"
"Sei ricomparsa dal nulla dopo tre anni e pretendi anche di sapere tutto di me?"
"Io credevo che..."
"Forse sei saltata alle conclusioni un po' troppo di fretta." Distoglie lo sguardo da lei, mentre cerca di frenare l'impulso di fuggire. Ormai la discussione è cominciata, che lui lo volesse o no, e deve imparare a giocare secondo le regole.
"Quindi non state insieme." dice lei dopo un po', incerta. Jess si stringe nelle spalle.
"Usciamo ogni tanto."
"E' una cosa seria?"
"Ehi, non sto pianificando il mio matrimonio." le risponde, gettandole un'occhiata scettica. La conversazione sta scendendo sul tono da interrogatorio, e la cosa non gli piace per niente.
"Quindi, quando ti ha chiamato..."
"L'avrei rivista se non avessi avuto niente di meglio da fare." risponde bruscamente. Rory annuisce, mentre lui si maledice per quell'eccessivo slancio di sincerità.
"Insomma, è una delle tante."
"Rory, la cosa è molto semplice da capire: non ho voglia di impegnarmi." A lei scappa una risatina ironica.
"Quando mai ne hai avuta?" Jess le getta un'occhiata gelida.
"Non ti facevo così stupida." Lei si volta a guardarlo.
"In che senso?"
"Andiamo, credevo di essere stato chiaro almeno una volta con te." Lei si ferma, immobile, lo sguardo fisso nel vuoto.
"Mi dispiace."
"Non c'è bisogno che ti scusi. La vecchia storia del giudicarmi superficialmente è sempre stata in voga in questo posto."
"Jess..."
"Accidenti, Rory, non devi sentirti in dovere di dispiacerti per quello che hai detto solo perché hai ferito qualcuno per l'ennesima volta. Lo sai che non mi importa di quello che pensano gli altri."
"Una volta ti importava di quello che pensavo io." Volge lo sguardo verso di lei, e un breve sospiro gli sfugge dalle labbra.
"In un certo senso mi è servito sentirmi odiato da te. Ho imparato tanto dalla vita, ma solo tu sei riuscita a insegnarmi che cosa sia l'umiliazione." le dice, in un tono cinico e freddo che non usava più da tanto tempo.
"Ormai era finita, mi dispiaceva ma era finita, non sarei più riuscita a fidarmi di te..."
"Sì, avrei dovuto prevederlo."
Rory lo guarda, e si accorge di quanto sia inutile ogni difesa. Gli ha fatto del male, deve rendersene conto. Capisce solo ora quanto lui fosse pentito per averla fatta soffrire.
"Jess, senti..."
"Ho freddo, torno a dormire."
Prima che lei possa reagire in qualche modo, si è già alzato ed è rientrato in casa. Ogni parola di quella conversazione gli sta bruciando dentro inspiegabilmente. Tutta la situazione sta cominciando a pesare, ed è meglio che si allontani in fretta da lei prima di esplodere. Ci sono troppe incomprensioni, troppi problemi che non risolveranno mai, e tutti quei tentativi di rivangare inutilmente un passato ormai sepolto gli stanno facendo venire il voltastomaco.
Si sente afferrare per un braccio e si volta di scatto. E' faccia a faccia con lei ora, l'ha rincorso, lo vede dai suoi occhi. Una fitta gli attraversa il petto.
"Jess"
"Che c'è?" Per un momento sembra che lei non sappia cosa dire.
"Smettila di comportarti così." Lui la guarda allibito.
"Così come?!"
"Come se non mi volessi ascoltare."
"Non mi sto tappando le orecchie."
"Mi hai ignorato."
"Scusa tanto." le risponde in tono ironico. Rory lo guarda, ferita.
"Jess, accidenti, non lo capisci che mi dispiace davvero?"
"Dispiaceva anche a me, Rory."
"Lo so."
"Ma hai fatto finta di non capirlo. Tecnica efficace, eh? In teoria niente mi impedisce di usarla anche contro di te."
Rory abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro. Si sta meritando tutto questo. Se lo sta meritando fino in fondo. Non ha nemmeno la forza di arrabbiarsi. L'ha portato all'esasperazione più di una volta, e ora può soltanto accettare l'idea di meritarsi una punizione.
"Non cambia proprio niente tra di noi." Sussurra, senza il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Che cosa intendi?"
"Questo, questa situazione. Non ho mai saputo come comportarmi con te quando eri arrabbiato con me." Jess la guarda, e gli occhi gli fanno quasi male. Non riesce a metterci durezza o freddezza in quell'occhiata. Solo un'assurda nostalgia riesce a bloccargli le parole in gola per diversi secondi.
"Neanch'io." Sospira, e l'immagine di lei, con i capelli più corti e l'odio negli occhi gli si ripresenta alla mente. Si era sentito un idiota. Cosa avrebbe potuto fare? Chiederle scusa? Comportarsi da vittima? Strisciare ai suoi piedi? Stava combattendo una battaglia persa, già da quando se n'era andato sapeva che lei non l'avrebbe mai perdonato per quello che le aveva fatto.
Sospira. Ora è tardi. Hanno ventiquattro anni, e tutto il tempo trascorso da quando stavano insieme non può essere cancellato con qualche semplice discussione.
"Mi sento un'idiota." le sente dire, mentre la osserva passarsi una mano tra i capelli.
"Se vuoi migliorare la situazione, suggerirei che mi lasciassi il braccio." osserva lui, inarcando un sopracciglio. La vede arrossire di colpo, come non faceva più da tanto in sua presenza, poi sente scivolare via la sua mano lungo il braccio, con una straniante e assurda lentezza. Giunta alla sua mano, Rory si ferma. Lui riesce solo a trattenere il fiato mentre lei intreccia le dita fra le sue.
Lo sguardo di Rory è sulle loro mani intrecciate, sembra che abbia gli occhi quasi lucidi. Rimangono in silenzio per qualche secondo.
"Sai, per quanto possa sembrare stupido, alle volte mi manchi." No. Non esiste. Non può sentirsi dire quelle cose in quel momento.
"Forse ti manca la mia metà con le ali e l'aureola." le risponde, ironicamente. Lei alza lo sguardo.
"Che vuoi dire?"
"Che finché ero buono e tranquillo ti andavo bene."
"Jess, quella parte di te non la conosceva nessuno."
"Appunto, per questo ti piacevo. Ti sentivi la privilegiata perché con te mi ero aperto e con gli altri no." Lo sguardo di Rory si indurisce.
"Io ti amavo, ed è ben diverso." Niente esitazioni, niente affermazioni in forse. Quello che era rimasto soltanto un dubbio tormentato dentro di lui per tanti anni ora era stato chiarito alla perfezione. L'aveva amato, sul serio.
"La sostanza non cambia."
"Perché credi che te la dessi vinta tutte le volte che non mi chiamavi o che mi lasciavi a casa ad aspettarti?"
"Io invece mi chiederei perché queste cose ti fanno ancora rabbia."
"Perché non le abbiamo mai risolte, Jess. E la colpa è stata tua."
"Ah, no, adesso non ricominciamo."
"Spiegami perché ti spaventa così tanto. E' passato tanto tempo ormai."
"Sai che importanza ha."
"Ha importanza! Non mi puoi accusare di arrabbiarmi ancora per queste cose quando anche tu fai la stessa cosa!" risponde lei, irata. Jess sospira.
"In ogni caso, non mi sembra che ci siano le premesse adatte per parlarne tranquillamente." Fa per voltarsi, ma lei tiene ancora stretta la sua mano, e gli impedisce di staccarsi con forza quasi disperata.
La guarda, e vede soltanto qualcosa che non vorrebbe vedere: il volto bellissimo di una ragazza che amava. L'unica che è riuscita a fargli provare un sentimento del genere. L'unica di cui ha conservato ricordi intatti, da cui non è mai riuscito a separarsi completamente.
"Rory, senti, io non volevo venire qui per fartela pagare o cose simili, è stata solo una coincidenza..."
"Sì, lo so."
Rory muove un passo verso di lui. Prova l'impulso istintivo di tirarsi indietro, ma poi si accorge di non farcela. E' come bloccato a terra.
"Mi dispiace per quello che è successo a Philadelphia."
"Me l'hai già detto."
"Sì, ma non mi sembrava che mi avessi presa sul serio."
"Mi hai sottovalutato."
"Può darsi. Ma poi ci sono arrivata."
"A che cosa?"
"Non dovevo scusarmi con te."
"Ma davvero?"
"Già." Rory sospira, e lui la guarda sorpreso. Possibile che abbia capito?
"Probabilmente ero gelosa sul serio."
"E' già l'ora della verità?" commenta, in tono ironico. Rory fissa gli occhi nei suoi, irata.
"Jess, possibile che sia così divertente interrompermi ogni secondo? Sto facendo tutti gli sforzi possibili per fare un discorso serio, e tu come al solito non collabori mai!"
La guarda, e quasi gli scappa un sorriso. Ha cercato di lottare per non rivivere mai più quelle emozioni che ha provato quando lei faceva ancora parte della sua vita, e ora si rende conto che si sta lentamente arrendendo. E' assurdo ed inspiegabile, e sa di essere un idiota nel credere inconsciamente che davvero un amore possa durare per sempre, ma per il momento sembra che ancora quello che provava per lei non si sia spento del tutto.
E' lacerante, ma è la verità.
"Che cosa c'è da ridere?" chiede lei, incerta. Accidenti. Il sorriso gli è scappato senza che se ne accorgesse.
"Che non mi hai ancora lasciato la mano." risponde, con una sfacciataggine che quasi lo spaventa. La osserva arrossire, e per un attimo si sente padrone della situazione.
"Non cambiare discorso." gli intima, tentando di apparire minacciosa. Lui si stringe nelle spalle.
"Neanche tu dovresti."
"Io... oh, accidenti, io avevo cominciato!"
Stavolta è lui a fare un passo verso di lei.
"Trenta centimetri." dice, e la paura di quella vicinanza così pericolosa riesce quasi a scomparire a quel dolce ricordo.
Rory gli lancia un'occhiata scettica.
"Devo misurarli?"
"Se non ti fidi, puoi sempre verificare." L'espressione di Rory cambia. Le brillano gli occhi, di un'intensità tale che lui è costretto per un attimo ad abbassare lo sguardo.
E' sufficiente un attimo di distrazione per essere colto di sorpresa da quello che succede in quello stesso istante. In una frazione di secondo Rory ha già annullato la distanza fra loro e ha raggiunto le sue labbra, i suoi riflessi sono troppo rallentati dallo sbigottimento per poter elaborare in tempo una qualche reazione. Mentre le sue labbra scivolano su quelle di Rory si rende conto che forse, se anche avesse potuto, non avrebbe avuto la forza di volontà necessaria per scostarsi. Non ha quasi il tempo di pensare mentre le loro labbra si schiudono e i loro corpi si avvicinano fino a premere l'uno contro l'altro, tutto quello che riesce a passargli per la testa è che ora sa di non volersi più tirare indietro, nonostante sia tutto assurdo, nonostante loro due insieme siano assurdi. E' così che avrebbe dovuto essere, sempre, per tutti quegli anni che avevano trascorso impegnati a vivere vite separate, avrebbero dovuto esserci le mani di Rory tra i suoi capelli e le sue a sfiorarle la schiena con carezze nostalgiche, avrebbe dovuto sentirla sempre stringersi a lui con una forza disperata che veniva soltanto dal cuore, avrebbe dovuto avere la possibilità di non staccarsi mai dalle sue labbra, di tenerla stretta a sé pensando che non l'avrebbe mai più lasciata andare, che perderla era troppo doloroso, che non avrebbe più potuto sentirsi completo senza di lei. Era riuscito a vivere imparando a fare a meno di lei, ma non tutto era andato per il verso giusto. Stando separati era riuscito a controllarsi nel pensarle, nel chiedere di lei, nell'immaginare come fosse la sua vita ora che lui non ne faceva più parte. Ma dopo averla rivista, tutto era crollato, tutta quella barriera che aveva faticosamente costruito in anni e anni di lontananza si era dissolta nel nulla e ora è come se non sia mai esistita, non riesce a credere di essere così debole ma è così, è davvero così e non ha la forza di opporsi a tutto questo, è davvero troppo per lui.

   
 
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