La lieve brezza notturna la fa leggermente rabbrividire
mentre si siede sui gradini del portico. Jess fa altrettanto, poi per un attimo
piomba un silenzio che nessuno dei due sa come riempire.
"Mi dispiace di
averti svegliato."
"Me l'hai già detto."
"Sì, scusami."
"Rory, smettila
di scusarti." le dice in tono sereno, con un lieve sorriso. Lei sembra piuttosto
imbarazzata dalla situazione. Forse avrebbe fatto meglio a tornare a
letto.
Ma ormai era tardi.
"Te l'ha detto Lane, vero?" lei si volta con
aria sorpresa.
"Cosa?"
"Che ero al suo concerto."
"Oh. Beh, sì, diciamo
che... è stata lei a farmelo notare." risponde, e un lieve sorriso le si disegna
sulle labbra mentre fa scorrere lo sguardo sui gradini.
"Eri troppo impegnata
per guardarti intorno, eh?"
"Cosa? Oh, no, quello non è il mio ragazzo... è
solo uno che mi ha abbordato mentre ero al bancone a guardarmi intorno e..." Si
blocca un momento, e Jess si accorge di quello che si è fatto
scappare.
"Aspetta un attimo. L'hai visto insieme a me?"
"Fa un po'
freddo, vuoi che vada a prenderti una coperta?"
"Jess."
"Che importanza
ha?"
"Cosa?"
"Che ti abbia visto o no."
Accidenti a lui. Ci voleva così
poco a tenere la bocca chiusa.
"Perché avresti potuto venire a
salutarmi."
"Non volevo disturbarti." le risponde, in tono ironico. Gli
brucia così tanto essersi comportato da perfetto idiota quella sera.
"Allora
la tua rabbia nei miei confronti non era giustificata."
"La situazione era
ben diversa." risponde, cupo. Non ha voglia di litigare. Non ha voglia di
rientrare in una discussione che non li porterà da nessuna parte.
"Beh,
certo, quella era la tua ragazza." commenta lei, in tono sarcastico.
"Che ne
sai tu?"
"Che vuol dire che ne so io?"
"Sei ricomparsa dal nulla dopo tre
anni e pretendi anche di sapere tutto di me?"
"Io credevo che..."
"Forse
sei saltata alle conclusioni un po' troppo di fretta." Distoglie lo sguardo da
lei, mentre cerca di frenare l'impulso di fuggire. Ormai la discussione è
cominciata, che lui lo volesse o no, e deve imparare a giocare secondo le
regole.
"Quindi non state insieme." dice lei dopo un po', incerta. Jess si
stringe nelle spalle.
"Usciamo ogni tanto."
"E' una cosa seria?"
"Ehi,
non sto pianificando il mio matrimonio." le risponde, gettandole un'occhiata
scettica. La conversazione sta scendendo sul tono da interrogatorio, e la cosa
non gli piace per niente.
"Quindi, quando ti ha chiamato..."
"L'avrei
rivista se non avessi avuto niente di meglio da fare." risponde bruscamente.
Rory annuisce, mentre lui si maledice per quell'eccessivo slancio di
sincerità.
"Insomma, è una delle tante."
"Rory, la cosa è molto semplice
da capire: non ho voglia di impegnarmi." A lei scappa una risatina
ironica.
"Quando mai ne hai avuta?" Jess le getta un'occhiata gelida.
"Non
ti facevo così stupida." Lei si volta a guardarlo.
"In che
senso?"
"Andiamo, credevo di essere stato chiaro almeno una volta con te."
Lei si ferma, immobile, lo sguardo fisso nel vuoto.
"Mi dispiace."
"Non
c'è bisogno che ti scusi. La vecchia storia del giudicarmi superficialmente è
sempre stata in voga in questo posto."
"Jess..."
"Accidenti, Rory, non
devi sentirti in dovere di dispiacerti per quello che hai detto solo perché hai
ferito qualcuno per l'ennesima volta. Lo sai che non mi importa di quello che
pensano gli altri."
"Una volta ti importava di quello che pensavo io." Volge
lo sguardo verso di lei, e un breve sospiro gli sfugge dalle labbra.
"In un
certo senso mi è servito sentirmi odiato da te. Ho imparato tanto dalla vita, ma
solo tu sei riuscita a insegnarmi che cosa sia l'umiliazione." le dice, in un
tono cinico e freddo che non usava più da tanto tempo.
"Ormai era finita, mi
dispiaceva ma era finita, non sarei più riuscita a fidarmi di te..."
"Sì,
avrei dovuto prevederlo."
Rory lo guarda, e si accorge di quanto sia inutile
ogni difesa. Gli ha fatto del male, deve rendersene conto. Capisce solo ora
quanto lui fosse pentito per averla fatta soffrire.
"Jess, senti..."
"Ho
freddo, torno a dormire."
Prima che lei possa reagire in qualche modo, si è
già alzato ed è rientrato in casa. Ogni parola di quella conversazione gli sta
bruciando dentro inspiegabilmente. Tutta la situazione sta cominciando a pesare,
ed è meglio che si allontani in fretta da lei prima di esplodere. Ci sono troppe
incomprensioni, troppi problemi che non risolveranno mai, e tutti quei tentativi
di rivangare inutilmente un passato ormai sepolto gli stanno facendo venire il
voltastomaco.
Si sente afferrare per un braccio e si volta di scatto. E'
faccia a faccia con lei ora, l'ha rincorso, lo vede dai suoi occhi. Una fitta
gli attraversa il petto.
"Jess"
"Che c'è?" Per un momento sembra che lei
non sappia cosa dire.
"Smettila di comportarti così." Lui la guarda
allibito.
"Così come?!"
"Come se non mi volessi ascoltare."
"Non mi sto
tappando le orecchie."
"Mi hai ignorato."
"Scusa tanto." le risponde in
tono ironico. Rory lo guarda, ferita.
"Jess, accidenti, non lo capisci che mi
dispiace davvero?"
"Dispiaceva anche a me, Rory."
"Lo so."
"Ma hai
fatto finta di non capirlo. Tecnica efficace, eh? In teoria niente mi impedisce
di usarla anche contro di te."
Rory abbassa lo sguardo, mordendosi il labbro.
Si sta meritando tutto questo. Se lo sta meritando fino in fondo. Non ha nemmeno
la forza di arrabbiarsi. L'ha portato all'esasperazione più di una volta, e ora
può soltanto accettare l'idea di meritarsi una punizione.
"Non cambia proprio
niente tra di noi." Sussurra, senza il coraggio di guardarlo negli
occhi.
"Che cosa intendi?"
"Questo, questa situazione. Non ho mai saputo
come comportarmi con te quando eri arrabbiato con me." Jess la guarda, e gli
occhi gli fanno quasi male. Non riesce a metterci durezza o freddezza in
quell'occhiata. Solo un'assurda nostalgia riesce a bloccargli le parole in gola
per diversi secondi.
"Neanch'io." Sospira, e l'immagine di lei, con i capelli
più corti e l'odio negli occhi gli si ripresenta alla mente. Si era sentito un
idiota. Cosa avrebbe potuto fare? Chiederle scusa? Comportarsi da vittima?
Strisciare ai suoi piedi? Stava combattendo una battaglia persa, già da quando
se n'era andato sapeva che lei non l'avrebbe mai perdonato per quello che le
aveva fatto.
Sospira. Ora è tardi. Hanno ventiquattro anni, e tutto il tempo
trascorso da quando stavano insieme non può essere cancellato con qualche
semplice discussione.
"Mi sento un'idiota." le sente dire, mentre la osserva
passarsi una mano tra i capelli.
"Se vuoi migliorare la situazione,
suggerirei che mi lasciassi il braccio." osserva lui, inarcando un sopracciglio.
La vede arrossire di colpo, come non faceva più da tanto in sua presenza, poi
sente scivolare via la sua mano lungo il braccio, con una straniante e assurda
lentezza. Giunta alla sua mano, Rory si ferma. Lui riesce solo a trattenere il
fiato mentre lei intreccia le dita fra le sue.
Lo sguardo di Rory è sulle
loro mani intrecciate, sembra che abbia gli occhi quasi lucidi. Rimangono in
silenzio per qualche secondo.
"Sai, per quanto possa sembrare stupido, alle
volte mi manchi." No. Non esiste. Non può sentirsi dire quelle cose in quel
momento.
"Forse ti manca la mia metà con le ali e l'aureola." le risponde,
ironicamente. Lei alza lo sguardo.
"Che vuoi dire?"
"Che finché ero buono
e tranquillo ti andavo bene."
"Jess, quella parte di te non la conosceva
nessuno."
"Appunto, per questo ti piacevo. Ti sentivi la privilegiata perché
con te mi ero aperto e con gli altri no." Lo sguardo di Rory si
indurisce.
"Io ti amavo, ed è ben diverso." Niente esitazioni, niente
affermazioni in forse. Quello che era rimasto soltanto un dubbio tormentato
dentro di lui per tanti anni ora era stato chiarito alla perfezione. L'aveva
amato, sul serio.
"La sostanza non cambia."
"Perché credi che te la dessi
vinta tutte le volte che non mi chiamavi o che mi lasciavi a casa ad
aspettarti?"
"Io invece mi chiederei perché queste cose ti fanno ancora
rabbia."
"Perché non le abbiamo mai risolte, Jess. E la colpa è stata
tua."
"Ah, no, adesso non ricominciamo."
"Spiegami perché ti spaventa così
tanto. E' passato tanto tempo ormai."
"Sai che importanza ha."
"Ha
importanza! Non mi puoi accusare di arrabbiarmi ancora per queste cose quando
anche tu fai la stessa cosa!" risponde lei, irata. Jess sospira.
"In ogni
caso, non mi sembra che ci siano le premesse adatte per parlarne
tranquillamente." Fa per voltarsi, ma lei tiene ancora stretta la sua mano, e
gli impedisce di staccarsi con forza quasi disperata.
La guarda, e vede
soltanto qualcosa che non vorrebbe vedere: il volto bellissimo di una ragazza
che amava. L'unica che è riuscita a fargli provare un sentimento del genere.
L'unica di cui ha conservato ricordi intatti, da cui non è mai riuscito a
separarsi completamente.
"Rory, senti, io non volevo venire qui per fartela
pagare o cose simili, è stata solo una coincidenza..."
"Sì, lo so."
Rory
muove un passo verso di lui. Prova l'impulso istintivo di tirarsi indietro, ma
poi si accorge di non farcela. E' come bloccato a terra.
"Mi dispiace per
quello che è successo a Philadelphia."
"Me l'hai già detto."
"Sì, ma non
mi sembrava che mi avessi presa sul serio."
"Mi hai sottovalutato."
"Può
darsi. Ma poi ci sono arrivata."
"A che cosa?"
"Non dovevo scusarmi con
te."
"Ma davvero?"
"Già." Rory sospira, e lui la guarda sorpreso.
Possibile che abbia capito?
"Probabilmente ero gelosa sul serio."
"E' già
l'ora della verità?" commenta, in tono ironico. Rory fissa gli occhi nei suoi,
irata.
"Jess, possibile che sia così divertente interrompermi ogni secondo?
Sto facendo tutti gli sforzi possibili per fare un discorso serio, e tu come al
solito non collabori mai!"
La guarda, e quasi gli scappa un sorriso. Ha
cercato di lottare per non rivivere mai più quelle emozioni che ha provato
quando lei faceva ancora parte della sua vita, e ora si rende conto che si sta
lentamente arrendendo. E' assurdo ed inspiegabile, e sa di essere un idiota nel
credere inconsciamente che davvero un amore possa durare per sempre, ma per il
momento sembra che ancora quello che provava per lei non si sia spento del
tutto.
E' lacerante, ma è la verità.
"Che cosa c'è da ridere?" chiede lei,
incerta. Accidenti. Il sorriso gli è scappato senza che se ne
accorgesse.
"Che non mi hai ancora lasciato la mano." risponde, con una
sfacciataggine che quasi lo spaventa. La osserva arrossire, e per un attimo si
sente padrone della situazione.
"Non cambiare discorso." gli intima, tentando
di apparire minacciosa. Lui si stringe nelle spalle.
"Neanche tu
dovresti."
"Io... oh, accidenti, io avevo cominciato!"
Stavolta è lui a
fare un passo verso di lei.
"Trenta centimetri." dice, e la paura di quella
vicinanza così pericolosa riesce quasi a scomparire a quel dolce
ricordo.
Rory gli lancia un'occhiata scettica.
"Devo misurarli?"
"Se
non ti fidi, puoi sempre verificare." L'espressione di Rory cambia. Le brillano
gli occhi, di un'intensità tale che lui è costretto per un attimo ad abbassare
lo sguardo.
E' sufficiente un attimo di distrazione per essere colto di
sorpresa da quello che succede in quello stesso istante. In una frazione di
secondo Rory ha già annullato la distanza fra loro e ha raggiunto le sue labbra,
i suoi riflessi sono troppo rallentati dallo sbigottimento per poter elaborare
in tempo una qualche reazione. Mentre le sue labbra scivolano su quelle di Rory
si rende conto che forse, se anche avesse potuto, non avrebbe avuto la forza di
volontà necessaria per scostarsi. Non ha quasi il tempo di pensare mentre le
loro labbra si schiudono e i loro corpi si avvicinano fino a premere l'uno
contro l'altro, tutto quello che riesce a passargli per la testa è che ora sa di
non volersi più tirare indietro, nonostante sia tutto assurdo, nonostante loro
due insieme siano assurdi. E' così che avrebbe dovuto essere, sempre, per tutti
quegli anni che avevano trascorso impegnati a vivere vite separate, avrebbero
dovuto esserci le mani di Rory tra i suoi capelli e le sue a sfiorarle la
schiena con carezze nostalgiche, avrebbe dovuto sentirla sempre stringersi a lui
con una forza disperata che veniva soltanto dal cuore, avrebbe dovuto avere la
possibilità di non staccarsi mai dalle sue labbra, di tenerla stretta a sé
pensando che non l'avrebbe mai più lasciata andare, che perderla era troppo
doloroso, che non avrebbe più potuto sentirsi completo senza di lei. Era
riuscito a vivere imparando a fare a meno di lei, ma non tutto era andato per il
verso giusto. Stando separati era riuscito a controllarsi nel pensarle, nel
chiedere di lei, nell'immaginare come fosse la sua vita ora che lui non ne
faceva più parte. Ma dopo averla rivista, tutto era crollato, tutta quella
barriera che aveva faticosamente costruito in anni e anni di lontananza si era
dissolta nel nulla e ora è come se non sia mai esistita, non riesce a credere di
essere così debole ma è così, è davvero così e non ha la forza di opporsi a
tutto questo, è davvero troppo per lui.