“Ti
ricordi cosa ti ho detto,
giusto?”
Sarah
guardò di brutto il
compagno, risistemando il piccolo Ben nel passeggino, e fece un grosso
respiro,
uno di quelli che indicava che non ne poteva più di ripetere
la stessa cosa
ancora e ancora. “Wayne, mi studio a memoria memorie legali
ed orazioni! Certo
che mi ricordo cosa devo dire e come mi devo comportare!”
“Lo
so, e, credimi, sei la
migliore quando si tratta dell’aula di tribunale, ma sai, qui
è il capo, e se
combino qualcosa, c’è la concreta
possibilità che per i prossimi sei mesi tu
non mi veda perché Lisbon deciderà di darmi il
turno di notte, o peggio, potrei
decidermi che è meglio la morte che dover passare goni
singolo minuto della mia
esistenza professionale accanto a Jane…”
Sarah
fece cenno di no col capo;
uomini, pensò, sempre così
melodrammatici…. E poi, cosa c’era di male in Jane
e
Lisbon? Lei aveva il buon senso di ammettere quando qualcuno
– lei – era una
vera dura, più dura della stessa poliziotta,
mentre Jane… beh, lui sapeva essere un vero cavaliere. E per
un ultra-quarantenne,
sapeva riempire quei completi davvero niente male. “Wayne, lo
so, me lo avrai
ripetuto oltre un centinaio di volte. Devo fingere che Lisbon e Jane
stiano
insieme anche se non è così.”
“Come
fai a dirlo con così
tanta…. Insomma, non è come pensare ai tuoi che,
sì, insomma, lo sai, no?”
“Eh?”
“Sul
serio, pensare a loro
insieme, non è un po’ come…. Pensare ai
tuoi insieme?”
Lei
sgranò gli occhi. Davvero
quell’uomo non era come sembrava. Grande, ma tanto, tanto
tenero, e sotto
sotto, un sempliciotto. Oddio, ma davvero aveva fatto un figlio con uno
degli
orsetti del cuore? E poi, va bene che lui a Lisbon ci teneva, ma
paragonarla a
sua madre? E cosa aveva quel gran figo di Jane a spartire col padre?
Qui, pensò
l’avvocato, Edipo ci cova.
Non
lo degnò nemmeno di una
risposta.
“Wayne!
Ma che bello
vederti! E tu devi
essere Sarah, e
questo, il piccolo Ben, giusto?” una bionda tutto pepe
aprì loro la porta
quando il dito era ancora per aria, pronto a suonare, e li
portò dentro,
praticamente trascinandoli. La donna quasi soffocò col suo
abbraccio Sarah, e
lasciò un bacio di rossetto scuro sulla guancia del neonato
che era talmente
scioccato da non riuscire più nemmeno a piangere; Sarah ebbe
pietà della sua
stessa creatura, facilmente scioccata per la vita.
“Sarah,
lei è Kate Jane, la
sorella maggiore di Jane… di Patrick… di Patrick
Jane, insomma.” Wayne
arrossì, mentre la bionda ridacchiava
sotto baffi metaforici e gli metteva a posto la giacca; davvero
quell’omone era
dolce, e talmente imbranato da non riuscire a chiamare suo fratello per
nome.
“Oh,
Kim! Sono arrivati… meno
male, iniziavo a sentirmi così a disagio! Quei due sono
più sdolcinati di noi
due!” esordì una voce femminile
nell’altra stanza, voce che presto divenne una
persona reale che si unì loro, sbaciucchiando il piccolo
Ben, che mordicchiava
il suo giocattolo con grossi lacrimoni agli occhi, tanto era scioccato;
la
madre, intanto, apriva e chiudeva i pungi,
stringendo i denti on de evitare di dire cose
eccessivamente cattive
mentre la bionda ossigenata con il ciuffo rosa sbaciucchiava il suo
piccolo.
“Sarah, tesoro, dovresti essere meno tesa! Benni potrebbe
rimanere sconvolto se
continui così!” e facendo ciao-ciao con la mano,
la bionda se ne andò, di nuovo
verso il suo “ragazzo”, a cui saltò
addosso senza troppi preamboli
sbaciucchiandoselo nemmeno fossero stati chiusi da soli in una camera
d’albergo.
Oh, sì, sdolcinata lei, questa
è buona. Io userei un altro termine, e
lo farei in un’arringa accusatoria. “Ma
che bello, c’è pure la prostituta!”
sibilò mentre disinfettava la faccia del figlio con una
salviettina. Dio solo sa dove sono state
quelle labbra…
Detestava
quella donna, davvero. Non
tanto per il piccolo particolare che si era intrattenuta in
attività illegali
in passato, quanto per il fatto che… beh, una donna come
Summer metteva sotto
pressione tutte le altre donne. Non aveva dubbi su Wayne, ma
quella… aveva una
cattiva influenza sugli altri (Cho). E poi, giravano voci in giro, sui
giri che
ancora frequentava, e temeva che se lei li avesse frequentati,
l’avrebbe fatto
anche Cho, e Cho, da migliore amico di Wayne, avrebbe potuto voler
vedere “mixate”
le compagnie, mettendo loro in mezzo.
Quasi
quasi era meglio Van Pelt,
che sarà pure stata l’ex di Wayne (di cui lui
parlava e parlava all’inizio
della loro relazione, in modo talmente soffocante che aveva pensato,
lì per lì,
di mollarlo), ma almeno la rossa aveva avuto il cervello di capire cosa
era meglio
per il suo (ex) ragazzo e farsi da parte per la di lui
felicità. Adesso, quasi
erano amiche. Anche se quasi era la parolina magica del caso…
“Sara!”
Sibilò Wayne, ma lei non
era certa che lui avesse detto il suo nome, dato che i denti stretti
lui li
aveva davvero, per non farsi sentire più di tanto.
“Che
c’è? E’ vero! Lo sai
benissimo. E qui noi non parliamo di illazioni. Ci riferiamo a precisi
fatti,
ai precedenti e infine anche flagranza di reato alla reiterazione dello
stesso,
a proposito del quale…”
E
lei andò avanti, ma mentre si
incamminavano verso la sala da pranzo, raggiungendo Kate e
“Kim” e la sua
ragazza, lui non sentì nemmeno mezza parola, impegnato
com’era a immaginare
pannolino sporchi e rigurgiti
di neonati
per smorzare la libido. Doveva davvero essere innamorato pazzo se, dopo
due
anni, ancora tutte le volte che faceva l’avvocato in sua
presenza lui si
arrapava e resisteva a stento al bisogno patologico e bestiale di
saltarle letteralmente
addosso, strapparle i vestiti a morsi, buttarla a terra e fare
l’amore con lei in
loco, al diavolo i presenti. Sfortunatamente, però, pensare
a cose da neonato
non aveva più effetto per lui, perché pensare a
Ben gli faceva pensare al fatto
che lei fosse rimasta incinta dopo che lei lo aveva preparato ad un
interrogatorio in tribunale, recitando la parte dell’avvocato
dell’accusa
bastardo; in particolare, ricordava molto bene lo stanzino
dell’unità, adibito
a magazzino, e l’ex divano di Lisbon, su cui
quell’angioletto era stato
concepito.
Ok,
magari immaginarsi vecchie
nonnine rugose in costumi da bagno comportarsi da femme fatale poteva
essere d’aiuto…
Andò
a sbattere contro qualcosa,
e si fermò di botto, arrossendo in volto come un bimbetto
colto sul fatto, e le
mani andarono immediatamente a coprire l’inguine, sperando di
non attirare
troppo l’attenzione, nel caso le nonnine non avessero ancora
sortito l’effetto
sperato; fortunatamente, chi contro cui era andato a sbattere- Sara
– non era
maliziosa come Summer. “Wayne, stai bene?”
“Uhm,
sì, scusa, stavo solo….sai,
io, ecco, vedi, il fatto è che…” era
sempre stato un pessimo bugiardo, ma
tuttavia lo aveva sempre fatto. Però, con Sara, la sua
capacità era ben lontana
dallo zero. Nel senso che proprio non ci riusciva a farlo. Non riusciva
nemmeno
a pensare di mentirle. Fortunatamente, Jane lo salvò
all’ultimo istante dall’ammettere
un’imbarazzante verità , dandogli una sonora pacca
sulle spalle.
“Wayne,
vecchio mio! Ehy, vedo
che hai di nuovo incontrato mia sorella, spero che si sia comportata
bene, sai,
Kate ha una certa idea delle relazioni tra uomini e donne,
molto… aperta.” Gli diede
un’latra pacca, ripesando al mattino del giorno precedente,
quando, senza
troppi convenevoli, la sorellina aveva messo gli occhi sul bruno,
infischiandosene
di informarsi prima se fosse libero o meno. “Anche se
tuttavia dubito che ti disturberà
ancora. Le ho sentito dire qualcosa a proposito di carne fresca e di
insegnare
ad un certo cocco di mamma com’è una vera donna e
come deve essere un vero uomo…”
“tua
sorella e Wainwright? Che schifo!”
“Oh,
andiamo, Wayne, lo sappiamo tutti
che sotto sotto sei un maschiaccio cattivo, cattivo, ed un gran
sporcaccione,
per giunta. Non dovresti fare la parte del puritano, sai? Non quando
tuo figlio
è stato concepito su un divano del CBI… non che
io abbia a che ridire, il
divano non era il mio, perciò…” Wayne
arrossì e simultaneamente rabbrividì
all’idea
del suo superiore e quella… mantide insieme, poi,
però, vide cosa Jane gli
stesse indicando col capo, e non
seppe
se ridere o compatire il suo superiore. Solo perché era un
cocco di mamma/
figlio di papà/ presuntuoso saputello bastardo e stronzo si
meritava di essere
LETTERALEMNTE messo all’angolo da una donna che gli si
strusciava addosso mordicchiandogli
il lobo dell’orecchio, mente
lui
rabbrividiva ad occhi chiusi, e non certo di piacere. Ok, si meritava
anche di
peggio, dopo tutte quelle che gli aveva fatto passare. Vabbè
che lui sospendeva
Jane se Jane faceva qualcosa, e non se la prendeva con loro,
però rimaneva uno
stronzo, perciò, sì, se lo meritava.
Sempre
che poi non avesse deciso
di vendicarsi di loro una volta che l’uragano avesse levato
le tende….
“Ehy,
Wayne, ciao! E’ bello
rivederti, Sara, e ciao anche te, cucciolo! “Lisbon si
chinò sul bambino e gli
diede un bacino e poi iniziò a giocherellare con lui, il
sorriso sul volto,
radiosa, e Jane si sciolse come neve al sole. Si ritrovò con
gli occhi un po’
umidi, un sorriso da idiota e a sospirare come una ragazzina
innamorata, preso
com’era da quella scena. Lisbon con un bambino? Una cosa
così meravigliosa che
non poteva fare a meno di volerla vivere di nuovo, ancora,
preferibilmente con
un figlio suo.
Il
lato neandertaliano del suo
cervello lo fece sogghignare come un vecchio pervertito
all’idea di metterla
incinta… lo yoga l’aveva resa molto,
molto…slanciata e flessuosa, e c’erano un
mucchio di posizioni che favorivano la fertilità, posizioni
che non vedeva l’ora
di sperimentare entro i confini della camera da letto, es e tutto fosse
andato
come diceva lui, una volta smammata Kate, entro
i confini… beh, dove avessero voluti. Kate
non era certo l’unica della famiglia ad essere di
mentalità aperta per quel che
riguardava il sesso, e se Lisbon aveva accettato di prendere in
considerazione
l’idea degli amici di letto, nemmeno lei,
perciò…c’era di che festeggiare.
Sara
intercettò il suo sguardo –
il rossore di risposta di Lisbon non appena anche lei quegli occhi li
aveva
visti - e strizzò gli
occhi con fare interrogativo,
mordendosi il labbro un attimo prima di afferrare il compagno per un
gomito
piuttosto energicamente, facendolo scattare. “Wayne, non
trovi che Jane sia
strano?”
“Jane,
strano? No, credimi, tu
non lo conosci ancora bene, ma è sempre il
solito.” Le rispose dandole un
pizzicotto sulla guancia nemmeno fosse stata una bambina sciocca. Sarà, pensò lei,
ma quei due sembravano
davvero una coppia.
Qui
gatta ci cova…
“…
c’è qualcosa di diverso da
quando sono venuta qui per il trasloco… non sembra anche a
te, Grace?” Come
Sara aveva precedentemente pensato, lei e van Pelt non erano
esattamente
amiche, ma erano civili, per lo meno. E poi, entrambe condividevano
la passione per i particolari. Perciò,
sì, ricordavano ogni singolo pezzo d’arredamento
che Jane aveva in casa al momento
della festa alcune settimane prima.
Grace
fece segno di sì, con fare
cospiratorio, mentre entrambe guardavano una scena che molto
probabilmente i “padroni
di casa” non sapevano essere spiata; Lisbon, in cucina, si
era messa sulle
punte per prendere una ciotola in uno scaffale piuttosto alto, e Jane
le si era
messo alle spalle, prendendola con una mano, mentre con
l’altra l’aveva
afferrata per un fiano, portandola contro il suo corpo, baciandole
malizioso il
collo, e lei non aveva dato segno alcuno di essere imbarazzata dal
gesto, anzi,
sembrava essersi spinta lei stessa verso l’abbraccio di lui.
“Sono
tutte cose che Lisbon aveva
a casa sua, e per giunta, hai visto come si muove per casa? Non faceva
così
nemmeno da lei. E questo” sibilò un po’
gelosa, ma con le lacrime agli occhi “E’
solo la punta dell’iceberg.”
“Oh,
e avresti dovuto vederlo mentre
Teresa aveva in braccio Ben! Se la stava mangiando con gli occhi!
Temevo che le
sarebbe saltato addosso per metterla incinta nel bel mezzo della sala
da
pranzo!”
“Dio
santo, è un crimine quanto i
loro figli saranno belli e perfetti! Ma ti rendi conto di che razza di
geni
erediteranno? Sexy manipolatori con una tendenza al comando ”
“Grazie
al cielo, allora non sono
l’unica a pensare che quei due stiano fingendo di
fingere!”
“Io
ho la visione romantica della
cosa, Cho crede che sia solo sesso. Wayne…”
“Oh,
per favore, Wayne prende per
oro colato tutto quelle che Jane dice, perciò crede che
stiano davvero
fingendo!”
Dalla
cucina, intanto, arrivò la
voce di Kate, squillante e argentina- e poterono perfino sentire il
respiro
affannoso del terrorizzato Luther, che sembrava essere scampato ad un
attentato
e non a un tentativo di molesta sessuale - “oh,
ragazzi, siete così teneri! Avete già
deciso la data delle nozze, poi? Perché i vostri amici
vorranno saperlo in
anticipo, e lo voglio sapere anche io. E poi ci vuole tempo per
prenotare nei
posti migliori, e non parlatemi delle prove degli abiti! Teresa, hai
poi deciso
se vuoi il bianco? Perché credo che….”
Grace sentì qualcosa cadere dalle mani
di Lisbon- una pentola o un pesante coperchio- e non poté
che pensare che in
ufficio Jane si sarebbe già beccato una piallatrice o un
fermacarte in testa.
Ma
soprattutto, che Jane in
smoking era uno schianto, e che Lisbon sarebbe stata un sogno in abito
bianco. Perché
di certo lo avrebbe scoperto da lì a poco, perché
non c’era via che credesse
che loro due stessero mentendo. Erano troppo perfetti per non essere
veri. Più veri
della finzione.