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Autore: Little Firestar84    15/05/2012    3 recensioni
Definizione di sorella maggiore: creatura impicciona incapace di non mettere il naso in faccende che non la riguardano. E la stessa definizione vale per Kate Jane, che ha un solo obbiettivo, quello di vedere, di nuovo, il fratellino sposato. Peccato che suddetto fratello non ne possa più di macchinazioni e appuntamenti al buio, obbligandolo a prendere seri provvedimenti quando evitare Kate diventa impossibile... perciò, cosa c'è di meglio che chiedere alla persona che meglio lo conosce, la sua migliore amica, Teresa Lisbon, di fingere per qualche giorno di essere sul punto di sposarlo? Peccato che Teresa sia terrorizzata all'idea di questa messinscena, perchè, per lei, fingere di amare Patrick Jane non sarebbe esattamente una bugia...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ti ricordi cosa ti ho detto, giusto?”

Sarah guardò di brutto il compagno, risistemando il piccolo Ben nel passeggino, e fece un grosso respiro, uno di quelli che indicava che non ne poteva più di ripetere la stessa cosa ancora e ancora. “Wayne, mi studio a memoria memorie legali ed orazioni! Certo che mi ricordo cosa devo dire e come mi devo comportare!”

“Lo so, e, credimi, sei la migliore quando si tratta dell’aula di tribunale, ma sai, qui è il capo, e se combino qualcosa, c’è la concreta possibilità che per i prossimi sei mesi tu non mi veda perché Lisbon deciderà di darmi il turno di notte, o peggio, potrei decidermi che è meglio la morte che dover passare goni singolo minuto della mia esistenza professionale accanto a Jane…”

Sarah fece cenno di no col capo; uomini, pensò, sempre così melodrammatici…. E poi, cosa c’era di male in Jane e Lisbon? Lei aveva il buon senso di ammettere quando qualcuno – lei – era  una vera dura, più dura della stessa poliziotta, mentre Jane… beh, lui sapeva essere un vero cavaliere. E per un ultra-quarantenne, sapeva riempire quei completi davvero niente male. “Wayne, lo so, me lo avrai ripetuto oltre un centinaio di volte. Devo fingere che Lisbon e Jane stiano insieme anche se non è così.”

“Come fai a dirlo con così tanta…. Insomma, non è come pensare ai tuoi che, sì, insomma, lo sai, no?”

“Eh?”

“Sul serio, pensare a loro insieme, non è un po’ come…. Pensare ai tuoi insieme?”

Lei sgranò gli occhi. Davvero quell’uomo non era come sembrava. Grande, ma tanto, tanto tenero, e sotto sotto, un sempliciotto. Oddio, ma davvero aveva fatto un figlio con uno degli orsetti del cuore? E poi, va bene che lui a Lisbon ci teneva, ma paragonarla a sua madre? E cosa aveva quel gran figo di Jane a spartire col padre? Qui, pensò l’avvocato, Edipo ci cova.

Non lo degnò nemmeno di una risposta.

“Wayne! Ma che bello vederti!  E tu devi essere Sarah, e questo, il piccolo Ben, giusto?” una bionda tutto pepe aprì loro la porta quando il dito era ancora per aria, pronto a suonare, e li portò dentro, praticamente trascinandoli. La donna quasi soffocò col suo abbraccio Sarah, e lasciò un bacio di rossetto scuro sulla guancia del neonato che era talmente scioccato da non riuscire più nemmeno a piangere; Sarah ebbe pietà della sua stessa creatura, facilmente scioccata per la vita. 

“Sarah, lei è Kate Jane, la sorella maggiore di Jane… di Patrick… di Patrick Jane, insomma.”  Wayne arrossì, mentre la bionda ridacchiava sotto baffi metaforici e gli metteva a posto la giacca; davvero quell’omone era dolce, e talmente imbranato da non riuscire a chiamare suo fratello per nome.

“Oh, Kim! Sono arrivati… meno male, iniziavo a sentirmi così a disagio! Quei due sono più sdolcinati di noi due!” esordì una voce femminile nell’altra stanza, voce che presto divenne una persona reale che si unì loro, sbaciucchiando il piccolo Ben, che mordicchiava il suo giocattolo con grossi lacrimoni agli occhi, tanto era scioccato; la madre, intanto, apriva e chiudeva i pungi,  stringendo i denti on de evitare di dire cose eccessivamente cattive mentre la bionda ossigenata con il ciuffo rosa sbaciucchiava il suo piccolo. “Sarah, tesoro, dovresti essere meno tesa! Benni potrebbe rimanere sconvolto se continui così!” e facendo ciao-ciao con la mano, la bionda se ne andò, di nuovo verso il suo “ragazzo”, a cui saltò addosso senza troppi preamboli sbaciucchiandoselo nemmeno fossero stati chiusi da soli in una camera d’albergo. 

Oh, sì, sdolcinata lei, questa è buona. Io userei un altro termine, e lo farei in un’arringa accusatoria. “Ma che bello, c’è pure la prostituta!” sibilò mentre disinfettava la faccia del figlio con una salviettina. Dio solo sa dove sono state quelle labbra…

Detestava quella donna, davvero. Non tanto per il piccolo particolare che si era intrattenuta in attività illegali in passato, quanto per il fatto che… beh, una donna come Summer metteva sotto pressione tutte le altre donne. Non aveva dubbi su Wayne, ma quella… aveva una cattiva influenza sugli altri (Cho). E poi, giravano voci in giro, sui giri che ancora frequentava, e temeva che se lei li avesse frequentati, l’avrebbe fatto anche Cho, e Cho, da migliore amico di Wayne, avrebbe potuto voler vedere “mixate” le compagnie, mettendo loro in mezzo.

Quasi quasi era meglio Van Pelt, che sarà pure stata l’ex di Wayne (di cui lui parlava e parlava all’inizio della loro relazione, in modo talmente soffocante che aveva pensato, lì per lì, di mollarlo), ma almeno la rossa aveva avuto il cervello di capire cosa era meglio per il suo (ex) ragazzo e farsi da parte per la di lui felicità. Adesso, quasi erano amiche. Anche se quasi era la parolina magica del caso…

“Sara!” Sibilò Wayne, ma lei non era certa che lui avesse detto il suo nome, dato che i denti stretti lui li aveva davvero, per non farsi sentire più di tanto.

“Che c’è? E’ vero! Lo sai benissimo. E qui noi non parliamo di illazioni. Ci riferiamo a precisi fatti, ai precedenti e infine anche flagranza di reato alla reiterazione dello stesso, a proposito del quale…”

E lei andò avanti, ma mentre si incamminavano verso la sala da pranzo, raggiungendo Kate e “Kim” e la sua ragazza, lui non sentì nemmeno mezza parola, impegnato com’era a immaginare pannolino sporchi e  rigurgiti di neonati per smorzare la libido. Doveva davvero essere innamorato pazzo se, dopo due anni, ancora tutte le volte che faceva l’avvocato in sua presenza lui si arrapava e resisteva a stento al bisogno patologico e bestiale di saltarle letteralmente addosso, strapparle i vestiti a morsi, buttarla a terra e fare l’amore con lei in loco, al diavolo i presenti. Sfortunatamente, però, pensare a cose da neonato non aveva più effetto per lui, perché pensare a Ben gli faceva pensare al fatto che lei fosse rimasta incinta dopo che lei lo aveva preparato ad un interrogatorio in tribunale, recitando la parte dell’avvocato dell’accusa bastardo; in particolare, ricordava molto bene lo stanzino dell’unità, adibito a magazzino, e l’ex divano di Lisbon, su cui quell’angioletto era stato concepito.   

Ok, magari immaginarsi vecchie nonnine rugose in costumi da bagno comportarsi da femme fatale poteva essere d’aiuto…

Andò a sbattere contro qualcosa, e si fermò di botto, arrossendo in volto come un bimbetto colto sul fatto, e le mani andarono immediatamente a coprire l’inguine, sperando di non attirare troppo l’attenzione, nel caso le nonnine non avessero ancora sortito l’effetto sperato; fortunatamente, chi contro cui era andato a sbattere- Sara – non era maliziosa come Summer. “Wayne, stai bene?”

“Uhm, sì, scusa, stavo solo….sai, io, ecco, vedi, il fatto è che…” era sempre stato un pessimo bugiardo, ma tuttavia lo aveva sempre fatto. Però, con Sara, la sua capacità era ben lontana dallo zero. Nel senso che proprio non ci riusciva a farlo. Non riusciva nemmeno a pensare di mentirle. Fortunatamente, Jane lo salvò all’ultimo istante dall’ammettere un’imbarazzante verità , dandogli una sonora pacca sulle spalle.

“Wayne, vecchio mio! Ehy, vedo che hai di nuovo incontrato mia sorella, spero che si sia comportata bene, sai, Kate ha una certa idea delle relazioni tra uomini e donne, molto… aperta.” Gli diede un’latra pacca, ripesando al mattino del giorno precedente, quando, senza troppi convenevoli, la sorellina aveva messo gli occhi sul bruno, infischiandosene di informarsi prima se fosse libero o meno. “Anche se tuttavia dubito che ti disturberà ancora. Le ho sentito dire qualcosa a proposito di carne fresca e di insegnare ad un certo cocco di mamma com’è una vera donna e come deve essere un vero uomo…”

“tua sorella e Wainwright? Che schifo!”

“Oh, andiamo, Wayne, lo sappiamo tutti che sotto sotto sei un maschiaccio cattivo, cattivo, ed un gran sporcaccione, per giunta. Non dovresti fare la parte del puritano, sai? Non quando tuo figlio è stato concepito su un divano del CBI… non che io abbia a che ridire, il divano non era il mio, perciò…” Wayne arrossì e simultaneamente rabbrividì all’idea del suo superiore e quella… mantide insieme, poi, però, vide cosa Jane gli stesse indicando col capo, e  non seppe se ridere o compatire il suo superiore. Solo perché era un cocco di mamma/ figlio di papà/ presuntuoso saputello bastardo e stronzo si meritava di essere LETTERALEMNTE messo all’angolo da una donna che gli si strusciava addosso mordicchiandogli il lobo dell’orecchio,  mente lui rabbrividiva ad occhi chiusi, e non certo di piacere. Ok, si meritava anche di peggio, dopo tutte quelle che gli aveva fatto passare. Vabbè che lui sospendeva Jane se Jane faceva qualcosa, e non se la prendeva con loro, però rimaneva uno stronzo, perciò, sì, se lo meritava.

Sempre che poi non avesse deciso di vendicarsi di loro una volta che l’uragano avesse levato le tende….

“Ehy, Wayne, ciao! E’ bello rivederti, Sara, e ciao anche te, cucciolo! “Lisbon si chinò sul bambino e gli diede un bacino e poi iniziò a giocherellare con lui, il sorriso sul volto, radiosa, e Jane si sciolse come neve al sole. Si ritrovò con gli occhi un po’ umidi, un sorriso da idiota e a sospirare come una ragazzina innamorata, preso com’era da quella scena. Lisbon con un bambino? Una cosa così meravigliosa che non poteva fare a meno di volerla vivere di nuovo, ancora, preferibilmente con un figlio suo.

Il lato neandertaliano del suo cervello lo fece sogghignare come un vecchio pervertito all’idea di metterla incinta… lo yoga l’aveva resa molto, molto…slanciata e flessuosa, e c’erano un mucchio di posizioni che favorivano la fertilità, posizioni che non vedeva l’ora di sperimentare entro i confini della camera da letto, es e tutto fosse andato come diceva lui, una volta smammata Kate,  entro i confini… beh, dove avessero voluti. Kate non era certo l’unica della famiglia ad essere di mentalità aperta per quel che riguardava il sesso, e se Lisbon aveva accettato di prendere in considerazione l’idea degli amici di letto, nemmeno lei, perciò…c’era di che festeggiare.

Sara intercettò il suo sguardo – il rossore di risposta di Lisbon non appena anche lei quegli occhi li aveva visti -   e strizzò gli occhi con fare interrogativo, mordendosi il labbro un attimo prima di afferrare il compagno per un gomito piuttosto energicamente, facendolo scattare. “Wayne, non trovi che Jane sia strano?”

“Jane, strano? No, credimi, tu non lo conosci ancora bene, ma è sempre il solito.” Le rispose dandole un pizzicotto sulla guancia nemmeno fosse stata una bambina sciocca. Sarà, pensò lei, ma quei due sembravano davvero una coppia.

Qui gatta ci cova…

“… c’è qualcosa di diverso da quando sono venuta qui per il trasloco… non sembra anche a te, Grace?” Come Sara aveva precedentemente pensato, lei e van Pelt non erano esattamente amiche, ma erano civili, per lo meno. E poi, entrambe  condividevano la passione per i particolari. Perciò, sì, ricordavano ogni singolo pezzo d’arredamento che Jane aveva in casa al momento della festa alcune settimane prima.

Grace fece segno di sì, con fare cospiratorio, mentre entrambe guardavano una scena che molto probabilmente i “padroni di casa” non sapevano essere spiata; Lisbon, in cucina, si era messa sulle punte per prendere una ciotola in uno scaffale piuttosto alto, e Jane le si era messo alle spalle, prendendola con una mano, mentre con l’altra l’aveva afferrata per un fiano, portandola contro il suo corpo, baciandole malizioso il collo, e lei non aveva dato segno alcuno di essere imbarazzata dal gesto, anzi, sembrava essersi spinta lei stessa verso l’abbraccio di lui.

“Sono tutte cose che Lisbon aveva a casa sua, e per giunta, hai visto come si muove per casa? Non faceva così nemmeno da lei. E questo” sibilò un po’ gelosa, ma con le lacrime agli occhi “E’ solo la punta dell’iceberg.”

“Oh, e avresti dovuto vederlo mentre Teresa aveva in braccio Ben! Se la stava mangiando con gli occhi! Temevo che le sarebbe saltato addosso per metterla incinta nel bel mezzo della sala da pranzo!”

“Dio santo, è un crimine quanto i loro figli saranno belli e perfetti! Ma ti rendi conto di che razza di geni erediteranno? Sexy manipolatori con una tendenza al comando ”

“Grazie al cielo, allora non sono l’unica a pensare che quei due stiano fingendo di fingere!”

“Io ho la visione romantica della cosa, Cho crede che sia solo sesso. Wayne…”

“Oh, per favore, Wayne prende per oro colato tutto quelle che Jane dice, perciò crede che stiano davvero fingendo!”

Dalla cucina, intanto, arrivò la voce di Kate, squillante e argentina- e poterono perfino sentire il respiro affannoso del terrorizzato Luther, che sembrava essere scampato ad un attentato e non a un tentativo di molesta sessuale -  “oh, ragazzi, siete così teneri! Avete già deciso la data delle nozze, poi? Perché i vostri amici vorranno saperlo in anticipo, e lo voglio sapere anche io. E poi ci vuole tempo per prenotare nei posti migliori, e non parlatemi delle prove degli abiti! Teresa, hai poi deciso se vuoi il bianco? Perché credo che….” Grace sentì qualcosa cadere dalle mani di Lisbon- una pentola o un pesante coperchio- e non poté che pensare che in ufficio Jane si sarebbe già beccato una piallatrice o un fermacarte in testa.  

Ma soprattutto, che Jane in smoking era uno schianto, e che Lisbon sarebbe stata un sogno in abito bianco. Perché di certo lo avrebbe scoperto da lì a poco, perché non c’era via che credesse che loro due stessero mentendo. Erano troppo perfetti per non essere veri. Più veri della finzione.

   
 
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