Piccole
Bugie Fra Compagni di
Squadra
Quando
entrò nell’ufficio di
Lisbon senza bussare, come suo solito, fu per puro miracolo che Jane
evitò, con
grande maestria ed abilità dettata da anni ed anni di
esperienza, di essere
beccato in piena testa da quello che sembrava un romanzo russo formato
rotocalco; fu con altrettanta maestria che Jane mostrò la
sua migliore interpretazione
degli occhi da cucciolo abbandonato a Lisbon, che con quel mattone
aveva appena
tentato di farlo fuori.
“Sei
morto” lo minacciò,
indicandolo con un dito accusatorio,
furibonda, rossa in volto per la rabbia, col fiatone. Lui
non batté
ciglio, anzi: Lisbon arrossata in volto col fiatone e con quella voce
rauca non
lo intimidiva affatto, perché gli ricordava
un’altra certa situazione in cui
lei era rossa, col fiatone e la voce rauca, una situazione in cui
nell’ultima
settimana si erano
trovati almeno una
volta ogni notte, una situazione molto, molto gradevole; allo sguardo
predatorio del suo consulente, Lisbon, stranamente, arrossì,
guardando da
un’altra parte col broncio, conscia che, se mai avesse posato
gli occhi su di
lui, i suoi propositi omicidi sarebbero svaniti, insieme alla sua
credibilità.
E comunque, era stata chiara: niente sveltine in ufficio.
“Allora,
sentiamo, cosa ho fatto
stavolta? Perché mi sono comportato piuttosto bene nelle
ultime settimane.
Nessuna vedova assassina o presunta tale
sedotta, niente ricatti o manipolazioni estreme, non mi
sono fatto
rapire né ho rapito nessuno, non ho sparato né mi
sono fatto sparare, nessuno,
compreso il sottoscritto, è stato sospeso. Ritengo che alche
il numero delle
lamentele nei miei confronti sia diminuito, merito della tua benigna
influenza,
non c’è dubbio. Perciò te lo
chiederò di nuovo, mia cara: cosa avrei fatto di
così grave da meritare la morte, o peggio ancora, di essere
esiliato dal nostro
talamo nuziale?”
Lui
ridacchiò, lasciandosi andare
contro lo schienale della sedia davanti alla scrivania di Lisbon, e
lei,
arrossendo ancora di più, si limitò, a tirargli
un sacchetto delle brioches
accartocciato addosso, che lui finse essere un’arma di
distruzione di massa,
massaggiandosi il gomito colpito nemmeno fosse stato preso nel mezzo di
due
fuochi di mitra. “Oh, donna, fai attenzione! Sono solo un
consulente, non un
rude poliziotto come voi! Sono molto delicato, dovresti avere maggiore
cura di
me!”
“Sta
zitto, idiota!” gli rispose
lei, ma Jane sapeva già che qualsiasi cosa lui avesse fatto,
qualunque fosse
stato il motivo per cui lei ce l’aveva con lui, ormai era
tutto risolto ed era
stato perdonato. Il sorriso di Teresa la diceva tutta in materia.
“E’ tutta
colpa tua. Sai, non so se sarò mai capace di
perdonarti…”
“Oh,
ma, Lisbon, io conosco
alcuni modi molto efficaci per farti rilassare… modi che
sono certo mi faranno
guadagnare il tuo perdono. Ma sono curioso: dimmi, cosa avrei fatto di
così
terribile da meritarmi la morte o un sempiterno odio?” allo
sguardo allusivo,
Lisbon, non potendo arrossire di più, si limitò a
mordicchiarsi il labbro, borbottando
un altro sta zitto a denti
stretti e indicando, a braccia conserte, il tomo gigante che lei gli
aveva
lanciato contro appena messo piede in ufficio: “Southern
California Bride
Magazine”, raccolta completa dei numeri
dell’anno precedente, più un sottile
volumetto della stessa rivista
sulla scrivania di Teresa, con in copertina il corrente mese ed anno.
“Considerato
che mia sorella non
ha messo piede in ufficio oggi, devo forse dedurre che Van Pelt stia
tentando
di cambiare, seppure temporaneamente, professione?” Jane,
ridendo, e non certo
sotto i baffi, fece scorrere veloci le pagine del mattone,
soffermandosi su
quelle che la rossa aveva messo in evidenza con una serie di post-it;
Come scegliere un abito da damigella che non ti faccia
odiare dalle tua
amiche, e Sposarsi per la prima
volta
a 40 anni in California, fra le altre cose, tentarono di
rubate la sua
attenzione prima di finire dove
sarebbero dovuti essere fin dal principio: il cestino
della spazzatura,
spirito ecologista al diavolo per una volta. Certo, però,
che il fatto che lei
avesse effettivamente guardato quel giornale lo faceva sentire
leggermente… su
di morale. Il fatto che Lisbon si interessasse di matrimoni significava
forse
che desiderasse sposarsi? Era lui, come voleva sperare, il papabile
candidato?
E se non lo era, come passare dalla mera seduzione fisica di tipo
sessuale a quella
ben più complicata di tipo emozionale-affettivo?
“Andiamo,
Lisbon, non
prendertela. So che è stressante e difficile da digerire, ma
come ti ho detto,
Van Pelt tutta questa energia la deve buttare da qualche parte, e dato
che di
sesso sembra non parlarsene…”
“Cosa,
le facciamo organizzare il
nostro matrimonio perché lei non è in grado di
vivere con le conseguenze delle
sue azioni e di rifarsi una vita perché si lascia
ossessionare dal passato e
crede che ci siano giusto due uomini decenti sulla faccia della
terra?”
“Dai,
cosa ti costa lasciare che
sogni un po’? Nessuno si fa male, lo hai detto tu che siamo
due adulti che
potevano benissimo gestire la cosa…”
“Jane,
qui non si tratta solo di
farmi avere delle riviste. Qui si tratta di Van Pelt che mi fa avere
una lista
delle date disponibili in tutte le chiese ed uffici pubblici abilitati
alla
celebrazione di matrimoni in Sacramento nei prossimi sei mesi, con tanto di annesso elenco
dei documenti
necessari per procedere alla cerimonia, per, usando sue parole,
arrivare
preparata alla fatidica data prima che arrivino i fatidici
40.” Dimmi Jane,
questo ti preoccupa?” gli chiese, con le mani in grembo,
tentando di sembrare
il più tranquilla possibile. Il che, lui lo sapeva,
significava che era
davvero, davvero furiosa, e che l’omicidio non era poi
così difficile da
contemplare come ipotesi.
“Ah”
“Già,
Jane, ah. E sai a cosa dico
ah io? Lo dico al fatto che stasera dobbiamo cenare tutti da n… da te, e che
quelle due pazze sono capaci
di farci trovare un giudice di pace seduto al tavolo con noi,
cosicché io possa
sposarmi prima dei fatidici 40!” continuò lei con
falsa calma, anche se Jane
poteva vedere il polso battere sul suo collo, il battito del cuore
accelerato
dalla furia e gli occhi splendenti e infuocati come nel bel mezzo di
una
battaglia.
“Beh,
dopotutto non sarebbe
nemmeno contrario al regolamento interno …”
borbottò lui sottovoce, sperando
che lei non lo avesse sentito. Purtroppo per lui, il silenzio che era
calato su
di loro, unito allo sguardo omicida e la mano che stringeva il
fermacarte di
ottone, gli disse che sì, lei lo aveva sentito, e che non le
importava nemmeno
che lui avesse effettivamente letto il regolamento interno del CBI.
“Jane,
non è per nulla
divertente. Ci tengo al mio lavoro, e Bertram e Ardilles sono
già convinti che
io mi lasci comandare a manetta da te, perciò non ho alcuna
intenzione di dar
loro ulteriore ragione di dubitare della mia pro… delle mia
capacità come
agente capo, cosa che, lascia che te lo dica: accadrebbe se voci di un
imminente matrimonio tra noi due
giungessero alle loro orecchie, perciò adesso
stammi a sentire: tu alzi
le tue chiappe dalla sedia e vai di là a spiegare a tutti
perché non ci stiamo
per sposare, o giuro su Dio che farò in modo che tu
trascorra anche solo
qualche ora in galera con gli amici del padre di Rigsby, presente quei
motociclisti grandi, grossi e violenti che tu hai fatto arrestare e ti hanno giurato
vendetta?” Lui,
ingoiando la saliva, fece segno di sì –
a tutto – e lasciò la stanza senza proferire
ulteriore parola.
Ok,
magari la faccenda della seduzione avrebbe richiesto un po’
più di energie del
previsto, se Lisbon era davvero così contraria
all’idea di sposarlo, ma non
avrebbe certo demorso. Il primo passo, averla nel suo letto, era stato
fatto,
adesso aveva solo da far sì che rimasse lì con
lui vita natural durante.
Prima,
però, doveva fare in modo di rimanere vivo….
“Chiedo
scusa, signori e signore,
potrei avere la vostra attenzione? Dovrei fare un
annuncio….” Con
il suo impeccabile fare da showman, Jane
si mise al centro della piccola sala conferenze, squadrando col suo
sorrisetto
da so tutto io gli altri 4 membri della sua unità, intenti a
scambiarsi carte
riguardanti l’ultimo caso che avevano chiuso solo poche ore
prima, in tempo
record. Cho non tradiva nessuna emozione, come suo solito, mentre
invece Lisbon
continuava ad avere quel luccichio omicida negli occhi, e
Grace… Grace sembrava
il personaggio pazzo di qualche cartone animato giapponese degli anni
’80, con
gli occhioni enormi e le mani incrociate a preghiera come a sperare che
il vero
amore dovesse vincere da un secondo all’altro. Iniziava a
capire sia sua
sorella che, soprattutto, Lisbon: quella donna era davvero, davvero
terrificante. Avrebbe dovuto iscriverla ad un sito per incontri
piccanti e
organizzarle qualche appuntamento. Rientrare in contatto con la
realtà con un
po’ di sano, vecchio sesso non avrebbe certo potuto farle
male. “No, van Pelt,
non sto per annunciare la data del matrimonio.”
La
rossa si mise a singhiozzare
in silenzio con grossi lacrimoni, quasi avesse voluto convincerlo a
farlo
davvero quel dannato annuncio. Davvero
non sapeva che il manipolatore non poteva essere manipolato? Poi,
l’uomo prese
un grosso respiro, e chiudendo gli occhi- perché una piccola
bugia la stava per
dire, in un certo senso, e non se la sentiva di mentire troppo a quelli
che
troppe, troppe volte gli avevano salvato le chiappe, e soprattutto non
era
certo di poter resistere agli occhioni tristi di Grace –
disse quello che gli premeva
di ammettere senza indugiare, tutto di un fiato. “Lisbon ed
io non stiamo
insieme”
Il
silenzio cadde nella stanza,
sguardi inquisitori vennero mandati all’indirizzo della
presunta coppia, e,
sorpresa delle sorprese, a rompere il silenzio non fu nessun altri se
non
Rigsby. “Ma perché, i matrimoni di interesse si
danno ancora?”
“No,
Rigsby, i matrimoni di
interesse, generalmente, non si fanno più. Non tra le
persone normali, almeno.”
Sbuffò Lisbon tenendo gli occhi chiusi per meglio
controllare il suo pessimo
umore, che andava via via peggiorando col passare dei secondi.
“Allora
vi sposate perché Jane ti
ha messa incinta! Ah! Lo sapevo che sa la spassavano! Pagate,
miscredenti!”
“Non
sono incinta!” urlò Lisbon-
senza negare la parte relativa allo spassarsela col consulente - interrompendo il giubilo del
subordinato che
stava collezionando una caterva di banconote dai due colleghi, che
guardavano
l’uno con aria da “vergognati, cosa hai
fatto”, l’altra con “non credo che
potrò resistere all’idea-che il vero amore non
possa trionfare e voi siete così
perfetti insieme”… mentre invece Jane guardava
verso l’alto, con aria attenta e
concentrata, mezza sognante, già immaginandosi una biondina
con gli occhi verdi
o un moretto con gli occhi azzurri. Che poi, non era così
impossibile… Ok,
Teresa prendeva la pillola, ma c’era una finestra tra lo 0,1
ed il 5% di
possibilità che qualcosa fosse andato storto e il
contraccettivo non avesse
funzionato…. Chissà se una gravidanza avrebbe
giocato a suo favore. L’idea di farsi
una famiglia avrebbe fatto desiderare - ammettere- a Lisbon che tra
loro c’era
ben più di una semplice amicizia, di una
relazione da “amici di letto”?
“Tutto
quello che avevo scommesso
che però vanno comunque a letto insieme”
“Noi
non andiamo a letto
insieme!” sbottò Lisbon, sibilando a denti
stretti, imbarazzata e incapace di
guardare gli altri negli occhi per la colossale bugia che stava
raccontando, mentre il denaro continuava ad
essere scambiato tra
Cho e Rigsby, ed i due non sapevano più cosa spettasse a
chi. E Jane, intanto,
si nascondeva la bocca dietro una mano, sperando di apparire naturale e
che nessuno
si rendesse conto che se la stava ridendo della grossa
perché la sua dolce
Teresa, da buon poliziotto che era, non sapeva come mentire
decentemente- un
particolare che a Cho, se il suo sguardo suggeriva qualcosa, non era
passato
inosservato.
“Quello
che Lisbon sta tentando
di dirti, Grace, è che dovresti smetterla di organizzarci il
matrimonio, perché
non ci sarà nessun matrimonio. Lisbon ha accettato di
fingere di essere la mia
fidanzata perché Kate era preoccupata che io fossi
solo…” io suoi occhi si
abbassarono, a la tristezza calò su di lui e sulla sua voce,
la maschera che
ancora una volta cadeva per un attimo, lasciando intravedere, sotto, il
vero
uomo – e a Lisbon quasi vennero le lacrime agli occhi,
credendo che stesse pensando
alla scomparsa dell’amata moglie,
e non al difficile
compito che lo
attendeva, quello di conquistare la donna che ora lui amava.
“Perciò
stasera niente cena? Ma
io ci contavo! E Sarah è stufa di stare chiusa in
casa!”
Lisbon
scoppiò a ridere, incapace
di controllare la testa che cadde sul tavolo con un sonoro “thund” mentre le amni
stringevano il
ventre. “Tranquillo, Rigsby, per te c’è
sempre cibo disponibile. A patto che tu
finga di non sapere che è tutta una
falsa…” Per
ora pensò Jane, mangiandosi Lisbon con gli occhi
neanche fosse stato il
lupo cattivo di Cappuccetto Rosso con davanti nonna e nipote con tanto
di mela
in bocca.
Cho alzò gli
occhi al cielo, facendo cenno di
no col capo e sospirando davanti a quella plateale bugia da parte del
suo
superiore- e la manifesta incapacità di Rigsby e van Pelt di
rendersi conto che
il capo non stava dicendo loro tutto. Quelli
erano davvero incredibili.