un
nuovo fratello
Sfavillanti cristalli
risiedono sulle verdi foglie di ortensie e i bianchi
petali delle delicate margherite mentre il vento
porta con se, come piccole astronavi, i palmi di
alcuni fiori vaporosi, soprannominati da qualcuno
soffia - soffia- bla - bla. I genitori sono uguali
in tutto il mondo, prima prendono una decisione
irrevocabile e poi chiedono ai figli. Era questo
quello che pensava una bruna testolina ricciuta a
cui il sole donava filamenti rosso fuoco. Sua madre
l’aveva appena avvisata della sua nuova idea,
adottare un figlio, un ragazzo di sedici anni e
mezzo, due più di lei, di cui una sua amica,
assistente sociale, le aveva parlato. Aveva deciso
una cosa così importante senza chiedere a lei o a
suo padre e si infondo avrebbe dovuto chiederlo
anche alla piccola Noemi di soli nove anni. Come
aveva potuto, aveva già stabilito tutto, lei e Noemi
avrebbero dormito insieme mentre lui avrebbe preso
la sua stanza. Come le ribolliva ora il sangue nelle
vene e tre non molto lui sarebbe arrivato. Un
chiaro rumore di serratura, la porta si apre è la
mamma e ha con se un aitante giovane, dalle virili
prestanza fisiche, i biondi capelli, gli occhi di
cesio, fattezze di angelo il cui unico difetto era
lo sguardo truce e l’abbigliamento spavaldo.
- Questo è
Ireneo!
Esclamò lieta la
madre.
- Lince -
Controbeccò il
giovane.
- Sono Lince
–
- Si certo
Lince. E questi sono Costantino, Noemi e Stefania,
la mia famiglia, ed ora anche la tua-
- Uhmm… posso
vedere la mia cella -
- Eh? -
- La mia
stanza! –
- Ah si di qua
-
Il giovane restò
tutto il tempo nella sua nuova camera ad ascoltare,
sdraiato sul letto, una sua vecchia radiolina. Uscì
solo per la cena e rispose senza voglia ogni volta
che la signora Nicoletta o suo marito Costantino
gli rivolgevano la parola. Il secondo si irrigidì in
breve ma Nicoletta no e riuscì a strappare al
ragazzo, astioso a chiamarla mamma, la promessa di
chiamarla almeno per nome. La mattina seguente si
svegliò riposto, ma non con un carattere migliore e
con il suo modo di fare riuscì ad entrare ancora di
più negli odi di Stefania. Il tutto peggiorò grazie
a una nuova idea della madre, Ireneo nel suo vivere
in mezzo alla strada aveva perso due anni di scuola
e questo le fece decidere di iscriverlo nella stessa
calasse della figlia.
- Non conosce
nessuno da queste parti, ma con te si sentirà meno
emarginato –
Non erano valse a
nulla le parole di Stefania, le aveva gridato di non
voler avere nulla a che fare con un teppistello come
lui, un ladruncolo da quattro soldi che magari aveva
anche spacciato in qualche angolo di strada, tutto
ciò era riuscito solo a donarle una bella lavata di
capo. Una mattina passò e le cose non ebbero
sviluppi, a scuola Lince, come pretendeva di essere
chiamato, sedeva in fondo all’aula solitario si
comportava come se tutti lì gli dessero il volta
stomaco, per quanto riguarda Stefania poteva essere
d’accordo su questo punto ma lui esagerava. A casa
poi passava il suo tempo a sentire la radio in un
angolo. Quando poi la radiolina si ruppe
l’indisponente giovanotto fece sua quella del
salotto.
- La vuoi
smettere! –
Gridò Stefania
esasperata dal frastuono che le aveva quasi spaccato
i timpani.
- E perché
dovrei? –
- Perché io
sto cercando di studiare! -
- Sai quanto
me ne importa -
I passi della
giovane si sentirono pesanti e rabbiosi mentre si
affiancava allo stereo e lo chiudeva con decisione.
- Che fai! -
Gridò lui.
- Ascoltami
bene tu, se non vuoi studiare questi sono fatti
tuoi, se non ti piacciono i nostri compagni di
classe, lo accetto pure perché sono una mandria di
stupidi e accetto anche di darti la mia stanza ma…
non sopporterò più il tuo comportamento ipocrita
offensivo e villano nei confronti miei e della mia
famiglia. E’ chiaro? –
- Non sono
stato io a voler venire qui -
- Non sono
stata io a volerti qui -
- Già
dimenticavo, tu non sopporti la vicinanza di un
ladruncolo, uno spacciatore è così che mi hai
chiamato no? -
- Perché non
lo sei? -
- Io non ho
mai spacciato in vita mia -
- Ma hai
rubato -
- Sono stato
costretto -
- Nessuno è
costretto a fare qualcosa che non vuole -
- E tu che ne
sai, non hai per padre un ubriacone il cui unico
divertimento è prendere a bastonate te e tuo
fratello! -
……….
Un terremoto, un
terremoto improvviso che lascia un aspro strascico
di desolazione infinita, era rimasta immobile,
impalata come una statua, raggelata da ciò che aveva
udito, dalla sua vergogna, dal suo abominio. Per
tutto il resto della giornata non lo guardò più
negli occhi, non poteva.
- Dove vai? -
Chiese la mattina
successiva, quando lo vide allontanarsi.
- La scuola è
di là -
- Oggi non ho
veglia di andarci e poi perché dovrei? -
- Ti piace
ripetere questa frase è? -
Bofonchiò tra se
Stefania.
- Cos’è mi
parli di nuovo? -
Disse sarcastico.
- Sei un
cafone a farmelo notare -
Bofonchiò.
- Tu non sei
da meno, una ragazza educata mi avrebbe almeno
chiesto scusa -
- E tu
allora? -
- Io cosa? -
- Ti comporti
malissimo con tutti e non hai mai chiesto scusa a
nessuno -
- Non vedo
perché dovrei -
- Uh, ma non
sai proprio dire altro e poi se lo vuoi proprio
sapere lo devi fare perché devi scendere dal tuo
piedistallo non sei l’unico che ha sofferto in
questo svitato mondo! -
- Davvero? E
di un po’ tu quand’è che avresti sofferto! -
- Quando è
morto mio padre ad esempio! -
- Ma come
Costantino… -
- E’ il
padre di Noemi. Mia madre lo sposò due anni dopo la
morte del mio -
Calde lacrime
peserò a sgorgarle, non l’avrebbe mai pensato ma il
pensiero di suo padre le faceva ancora quell’effetto
e lei non poteva farci niente.
- Cosa ti
prende? -
- No… non è
niente è solo che queste stupide continuano a
scendere e io non so come fermarle, non ci riesco -
- Vieni
sarà meglio non rimanere qui -
Le strinse un
braccio attorno alla vita e la portò lontano,
aspettando con un tumulto nel cuore che si sentisse
meglio. Che strano posto che Ireneo aveva scelto per
fermarsi, proprio il campo sportivo, si sedettero su
alcuni gradoni mentre il torrente sul volto della
ragazza finalmente si assopiva.
- Grazie -
Disse la giovane
soltanto.
- Non c’è
bisogno che mi ringrazi, non volevo che qualcuno mi
vedesse con te che stridulavi -
- Non
preoccuparti -
Gridò lei.
- Non ti darò
più di questi disturbi -
Si alzò di scatto.
- Io vado a
scuola -
- E’ tardi
ormai non ti faranno entrare -
- Allora me
ne torno a casa -
- Ti
accompagno -
- So
cavarmela da sola -
- Se ti
accadesse qualcosa la mia adozione sarebbe
contromossa e non lo voglio -
- E pensare
che credevo che non ti piaceva la nostra famiglia -
- E’ così
infatti -
- E allora
perché vuoi entrarne a far parte? -
- Questi
sono fatti miei -
- Tieniteli
stretti -
Tornarono a casa e
per la prima volta Stefania mentì a sua madre, le
disse di essersi sentita male per strada e che
Ireneo dopo averla fatta sedere un po’ e calmare
l’aveva riportata a casa. Mentì ma i sensi di colpa
che provò furono caustificati, dal fatto che la
verità avrebbe potuto ferire la donna. Il ragazzo
che tanto detestava in tanto riceveva vari
ringraziamenti e poi si mise, come al suo solito, ad
ascoltare la sua adorata radio. Stefania ne
approfittò per intrufolarsi nella sua vecchia
cameretta, smosse la lignea scrivania vi era un buco
dietro, accarezzò la sua sagoma poi si decise ad
estrarre ciò che vi celava dentro, un cofanetto, un
cofanetto di legno duro e liscio al cui centro vi
era un’artigianale incisione, sul lato vi era
rappresentato un fiore dalle foglie alterne,
lanceolate e vellutate e dai splendidi fiori a
cinque punte. Stefania lo sfiorò ed immagino il loro
bellissimo colore azzurro poi aprì lo scrigno e
percorse con lo sguardo il suo contenuto, lo
richiuse in fretta anche se sul suo volto si dipinse
un’acida sofferenza. Lo riposò, rimise al suo posto
la scrivania e uscì dalla
stanza.
Come fu sparita in una delle altre camere qualcun
altro entrò. Dalla porta semi aperta Ireneo aveva
visto tutto e ripetendo i gesti della ragazza guardò
nello scrigno.
Salve a tutti spero
che questa mia storia vi sia piaciuta e mi auguro
che continuiate a seguirla nei prossimi capitoli.
Spero che vorrete darmi anche un vostro giudizio
recensendo questo capitolo, logicamente accetterò
sia recensioni positive che negative.
Arrivederci a tutti e al prossimo capitolo.
Fey |