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Autore: lil_eveline    16/05/2012    5 recensioni
Quando furono abbastanza vicini, l’essere si girò verso di loro, mostrando un viso appena abbozzato. La forma, ovale, era già perfetta, ma entro quei confini così ben definiti la pelle si muoveva creando bozzi e fessure in posti casuali, come a voler provare varie alternative prima di decidere quale fosse il punto giusto per il naso. Non aveva ancora occhi, eppure aveva voltato verso di loro, quasi per guardarli, quell’ammasso informe che voleva assomigliare ad un viso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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 Questa storia nasce da una buona idea. Un’ottima idea. Un’idea così geniale che ancora mi chiedo come sia possibile che sia venuta proprio a me. Ma non avrebbe mai visto la luce senza l’aiuto di una validissima beta reader, Veronica, con la quale ho discusso di Silente, di Severus, di rimpianti, di scelte passate e di seconde occasioni. Di vita, insomma. Le sono sempre stata molto grata per il lavoro che svolge e che, ogni volta, rende presentabili i miei scritti. Oggi ho un motivo in più per esserle grata: ha portato un raggio di sole in un momento davvero buio. Ed anche se entrambe -come tutti, credo- affrontiamo continuamente metaforici Mollicci e sporadici Dissennatori, la sua mano tesa, proprio in questi giorni, ha significato davvero tanto per me. Grazie di cuore.

E dopo le romanticherie tra vecchiette, vi lascio al racconto. La storia è ambientata un anno dopo la morte dei Potter; mi preme ricordarvi che, appena finita la guerra, Severus Piton è stato assunto, all’età di 22 anni, come docente di Pozioni. Nel caso qualcuno dovesse trovare un po’ OOC Silente, sappiate che si è discusso a lungo di quanto questo personaggio fosse realmente il mago buono e giusto che vediamo attraverso gli occhi di Harry. Io continuo a sostenere che, se non fosse stato per la morte della sorella, sarebbe diventato il mago oscuro più potente della storia, e sarebbe senza dubbio riuscito nell’intento di dominare il mondo insieme al suo amato Grindelwald. Ho tentato di mitigare questo aspetto del suo carattere, ma non so se ne sono stata davvero capace e sarei curiosa di conoscere il punto di vista dei lettori. Commenti, critiche o suggerimenti sono sempre ben accetti.

Buona lettura.

 
 
-Vi ho convocati tutti qui- esordì Silente, la voce decisa e profonda che catturò l’attenzione dei presenti e spense in un attimo tutti i mormorii – perché sta succedendo qualcosa di estremamente singolare tra le mura di questo castello.-
Il corpo docente di Hogwarts al completo sedeva attorno ad una lunga tavola di legno. Erano presenti anche quei professori che, di solito, preferivano rimanere nei loro appartamenti; Severus Piton e Sibilla Cooman, due di quelli assolutamente contrariati dall’idea di abbandonare le loro stanze, si lanciavano occhiatacce cariche di disprezzo. 
-Ho motivo di supporre- continuò il preside – che uno dei nostri studenti sia stato aggredito da un Molliccio.-
La frase sollevò un leggero brusio, innanzitutto perché un mago del calibro di Silente non suppone di aver visto un Molliccio, ma lo elimina con un gesto rapido della bacchetta; la cosa più singolare, però, era che ognuno di loro era stato convocato con la massima urgenza in sala professori, e un Molliccio non era affatto un’emergenza che richiedesse una tale mobilitazione. Prima che qualcuno potesse realmente dar voce a queste perplessità, però, Silente alzò una mano ed ottenne, nuovamente, la completa attenzione di tutti i presenti. 
-La vittima è il signor Jones, brillante alunno del primo anno, ahimè impreparato ad affrontare una simile creatura. Tuttavia il processo a cui ho assistito è… penso di poterlo definire quantomeno singolare. Ciò che ha aggredito il ragazzo aveva assunto una forma quasi umana, ma prima che riuscisse a concretizzarsi in qualcosa di reale, il signor Jones è svenuto. A quel punto ero già pronto ad intervenire. Tutto si è svolto in pochi secondi: invece di prendere di mira me, come mi sarei aspettato da un comune Molliccio, il mostro è rimasto immobile, continuando la sua trasformazione. Ora, se la situazione non è cambiata, e non credo affatto che lo sia, questa strana creatura si trova ancora accanto al nostro studente, nella Sala dei Trofei. Per il momento non abbiamo ragione di pensare che il ragazzo sia in pericolo. Non c’è ostilità nei gesti di quell’essere. Lo so perché l’ho osservato a lungo prima di convocarvi. Per quanto mi vanti di  avere una completa conoscenza di ogni possibile forma di vita, magica e non, presente sul pianeta, temo che questo fenomeno vada ben oltre la mia comprensione. Dunque ho bisogno del vostro aiuto. Ogni persona, ogni contributo, può essere importante.- 
Il preside concluse il discorso tendendo le braccia verso di loro, come a volerli stringere in un abbraccio. Severus detestava la mimica di quell’uomo: aveva guardato i professori negli occhi, uno ad uno, durante il suo discorso, aveva allargato le braccia in gesti ampi, aveva mantenuto la testa alta, lo sguardo fiero, il sorriso rassicurante. Ogni movimento, ogni sguardo, ogni parola erano attentamente calcolati per ottenere un determinato effetto. Severus conosceva bene questi trucchi. Prima di trovarsi alle dipendenze di Silente aveva seguito ben altro padrone, e più tempo passava, più Severus faticava a trovare differenze tra i due. Il messaggio poteva essere diverso, ma lo scopo era identico.
-Vogliate seguirmi, prego.- 
Silente condusse i professori per i corridoi di Hogwarts, fino alla Sala dei Trofei.
Il sole, basso all’orizzonte, illuminava della sua luce rosata le vetrine, le coppe, le medaglie che ricoprivano quasi completamente le pareti di quell’enorme stanza, creando un gioco di luci e riflessi che la faceva risplendere come un colossale diamante.
La cosa di cui parlava Silente era in piedi, di fronte all’ultima finestra della sala, e dava loro le spalle. A prima vista sembrava una normale ragazza, e chiunque, da quella distanza, l’avrebbe scambiata per una qualsiasi studentessa, sebbene completamente nuda. I capelli neri e mossi le arrivavano fino alle spalle in un groviglio di forme innaturali e, notò subito Severus, erano parzialmente fusi con la pelle del collo. Da lontano poteva sembrare un essere umano, ma più il gruppo di professori si avvicinava, più alcuni dettagli assolutamente disumani diventavano visibili. Le mani, ad esempio: la creatura continuava a muoverle, stringendo i pugni e stendendo le dita in maniera disarmonica. Sembrava che ogni pezzo del suo corpo vivesse di vita propria.
Poi, quando furono abbastanza vicini, l’essere si girò verso di loro, mostrando un viso appena abbozzato. La forma, ovale, era già perfetta, ma entro quei confini così ben definiti la pelle si muoveva creando bozzi e fessure in posti casuali, come a voler provare varie alternative prima di decidere quale fosse il punto giusto per il naso. Non aveva ancora occhi, eppure aveva voltato verso di loro, quasi per guardarli, quell’ammasso informe che voleva assomigliare ad un viso. Il dettaglio non sfuggì a nessuno dei presenti: anche senza organi sensoriali umani, quella cosa poteva percepire la loro presenza, sebbene non fosse chiaro a che livelli arrivasse questa sorta di consapevolezza. 
Ai piedi del mostro, steso sul pavimento, giaceva privo di sensi Tommy Jones, il Corvonero del primo anno. Svenendo aveva battuto la testa, ed era evidente dalla macchia scura sul pavimento che doveva aver sanguinato un po‘, prima che Silente intervenisse per curarlo. A quel punto la situazione, per quanto paradossale, era in stallo: la creatura rimaneva ferma sul posto, dimostrando un apparente disinteresse per tutte le persone che la circondavano, ma si frapponeva fra Tommy ed il corpo docente al completo, e nessuno riusciva ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere se avessero provato ad avvicinarsi al bambino. Alcuni professori erano spaventati, e rimanevano indietro, facendosi scudo con i corpi dei colleghi; altri erano concentrati sul loro alunno, pronti ad intervenire a qualsiasi segno di pericolo e a difenderlo anche a costo della vita; altri ancora erano impegnati a riepilogare tutte le creature magiche a loro note, cercando di classificare quella cosa che si trovavano davanti. Dare un nome al nemico, infatti, avrebbe permesso loro di elaborare una strategia per combatterlo.
Infine vi erano due sole persone così affascinate dal fenomeno a cui stavano assistendo da non riuscire a provare altro che curiosità: Severus Piton e Albus Silente.
-Non sembra un Molliccio, Albus. Non è mai capitato che uno di quegli esseri rimanesse concentrato su un soggetto incapace di provare paura. Guardaci: siamo tutti qui, lo circondiamo, ognuno di noi è una possibile preda, eppure lei… lui… questa cosa rimane immobile. Non ha senso. No, mi sento di escludere categoricamente il Molliccio. Senza ombra di dubbio.- disse il professore di Difesa contro le Arti Oscure, un mago dalle grandi capacità, ma dall’aspetto minuto e fragile e con una voce flebile e quasi femminile che irritava tremendamente Severus.
-Dunque, che facciamo?- chiese la professoressa di Babbanologia.
-Osserviamo.- rispose Severus, gli occhi scintillanti di curiosità, e per un attimo gli sembrò di intravedere un sorriso complice sul volto di Silente.
Quel mostro, intanto, sembrava adattarsi rapidamente alla nuova forma: dopo alcuni tentativi era riuscito a piegare correttamente braccia e gambe, e le dita delle mani non avevano più una strana angolazione. Ancora incapaci di reagire, sebbene per motivazioni diverse, i professori assistevano alla creazione di un mostro antropomorfo che in pochi minuti era riuscito a  controllare perfettamente il suo nuovo corpo. I codardi erano terrorizzati, i più saggi solo spaventati. Ad ammirare, estasiati, il fenomeno, erano sempre e solo in due.
Con una rapidità tale da far saltare dallo spavento tutti i professori, su quella che si supponeva essere una testa apparvero tre cavità: la pelle che avrebbe dovuto coprire gli occhi fu risucchiata all’interno del corpo, lasciando soltanto due fessure nere. Il che, riuscì a pensare Severus, era quantomeno assurdo: quei buchi sembravano profondi, e completamente vuoti, mentre il corpo dell’essere non era spesso che pochi centimetri. Non riuscire a vedere all’interno del cranio era fisicamente impossibile, eppure quelle cavità sembravano una finestra su un vuoto colossale.
La terza fessura, un tentativo di bocca, era nata da un processo diverso: la pelle si era liquefatta ed era colata giù dal mento, fino a lasciare uno spazio vuoto. Ancora privo di labbra, denti o lingua, quell’orrore iniziò ad emettere dei versi. Inizialmente si trattò di rumori metallici, stridii, suoni gutturali e cavernosi, provenienti dall’interno del suo corpo. Poi la cosa, in qualche modo, capì di aver bisogno di altri organi per emettere suoni; tutti i presenti riuscirono a distinguere bene i movimenti che, lentamente, portarono alla nascita di polmoni e corde vocali. Pur volendo, nessuno di loro era capace di distogliere lo sguardo da quell’orrore. La creazione di un essere umano da qualcosa di indefinito ed estraneo calamitava la loro attenzione. Le costole si formarono una ad una, sporgendo lievemente dalla pelle tesa del torace per poi trovare la loro posizione naturale. Ancora una volta, Severus fu orgoglioso al pensiero di essere arrivato ad una nuova conclusione prima dei suoi colleghi più anziani ed esperti: la cosa che avevano davanti imparava a velocità esponenziale. Se le ci erano voluti decine di minuti per riuscire a coordinare le ossa della mano, non le erano serviti che pochi secondi per sviluppare e imparare ad usare i polmoni, le costole e le corde vocali. Il giovane mago non immaginava che i suoi colleghi erano concentrati sullo stesso pensiero. A quel punto, col corpo quasi completo, grazie a lingua, denti ed un accenno di labbra, la creatura riuscì ad emettere un grido che aveva molto di umano, dalla voce, alla tonalità, al senso di disperazione che racchiudeva. 
Quello fu il primo contatto che stabilì con un essere umano.
Al suono di quella voce, Silente sbiancò ed uscì a passo svelto dalla sala. 
  
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