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Autore: MightyZuzAnna    16/05/2012    1 recensioni
Una figura misteriosa correva nel cuore della notte lungo le antiche mura della città rincorsa da un paio di guardie. La figura era avvolta in un lungo mantello nero, il cappuccio gli copriva gran parte del volto. Lo sconosciuto si fermò davanti al muro, si girò e si vide circondato da altre guardie, gli puntarono una forte luce ed egli abituato al buio della notte, si coprì per metà il volto col braccio, qualcosa da sotto l’arto e il cappuccio sbrilluccicò. Involontariamente scostò un po’ il tessuto rivelando in parte una maschera nera e bianca a forma di farfalla. Le decorazioni nere e argentee brillavano come piccoli diamanti. Lo sconosciuto ghignò nonostante non avesse vie di fuga, eppure la notte del 14 luglio 1766, la figura conosciuta come il ladro più ricercato del secolo detto anche ‘Butterfly’ scomparve lasciando al suo posto, come ricordo della sua esistenza, la maschera a farfalla. A più di tre secoli di distanza, la leggenda del ladro ‘Butterfly’ ritornò più viva che mai.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.3 “Compiti in classe ”



Sora si svegliò verso le cinque e mezzo del mattino con una strana agitazione, prese il cellulare e guardò la data. Sbiancò. Aveva dimenticato che quel giorno aveva verifica di algebra. Sentì quella sensazione di angoscia crescere. Si alzò con le gambe molli e si diresse verso la scrivania accendendo la lampada posta su di essa. Si inginocchiò davanti ad una pila di libri e osservò i titoli fino a scorgere il libro che le interessava sotto tutti gli altri. Senza tanti convenevoli buttò i libri e prese quello che le serviva e si mise sotto a studiare. I numeri la stordivano, i passaggi la confondevano e il risultato la deprimeva. Il suo folle studio fu interrotto da un bussare ritmico. La porta si aprì e la stanza fu illuminata dalla luce. Sora continuava a scrivere imperterrita e la figura che si stagliava nella luce camminò a grandi passi aprendo la finestra e le imposte. Ora la luce filtrava naturale tra le assi di legno.
«Muoviti! Siamo in ritardo!»
La ragazza mugugnò qualcosa di indistinto, smise di scrivere, si stropicciò gli occhi e sbadigliando iniziò a spingere fuori dalla porta Felix. Si cambiò rapidamente, infilò gli stivali e scese dalle scale, prese un toast, la giacchetta e uscì per andare a scuola.
Arrivò alla prima ora con qualche minuto di ritardo, il professore la guardò malamente ma non disse nulla, si limitò a segnare sul registro il ritardo. Le ore passavano lente e noiose. Ormai mancava poco alla terza ora ed a ogni secondo passato il cuore della ragazza perdeva un battito e l’ansia cresceva.
Una volta che tutti gli studenti ebbero preso posto dopo il cambio dell’aula il professore distribuì dei foglietti e il compito ebbe inizio. In un primo momento tutte le penne erano immobili sul banco mentre gli occhi degli studenti correvano frenetici e confusi sulle tracce e sui numeri. Poco a poco tutti ebbero in mano la penna e stavano scrivendo cercando di combinare qualcosa di buono. Sora cercava di risolvere delle equazioni e pregando con tutto il cuore che il risultato fosse giusto lo ricopiò su un altro foglio. Poi si mise a fare un’altra equazione e la campanella di fine ora suonò tra l’indifferenza di tutti gli esaminandi, consapevoli di avere un’altra ora disponibile. La rossa finì quell’esercizio e si dedicò ai problemi che in un primo momento le sembravano facili, ma arrivata ad un certo punto non seppe più che fare e si prese tra le mani i lisci capelli. E anche quell’ora terminò. Con la morte nel cuore Sora consegnò per poi cambiare aula e andare dritto a filosofia. Con rassegnazione la giovane ascoltava le parole della professoressa.
All’ora di pranzo si sedette in disparte da tutti a mangiare un insalata e del pesce. Aveva cercato le sue amiche invano e anche la sua ultima speranza di migliorare quella giornata andò in frantumi. Quella giornata finì così.
Malinconica si diresse verso l’auto, dove il moro l’aspettava impaziente. Arrivarono a casa e la rossa buttò con malagrazia lo zaino a terra per poi buttarsi a peso morto sul divano allungando la mano sul tavolino per prendere il telecomando. Felix si sedette sulla poltrona con la Red Bull nella mano sinistra, prese un sorso.
«Come mai oggi davanti alla televisione? Stanca di stare chiusa nella tua camera?» la voce leggermente roca e ironica, l’espressione immutabile, concentrato a seguire il canale messo dalla ragazza.
«Forse» rispose mesta l’interpellata.
Il silenzio piombò tra i due interrotto solamente dalle voci registrate di un programma TV. Sora si rigirò sul divano, lanciando il telecomando al coetaneo.
«Scegli tu, tanto non fanno niente di interessante» borbottò scocciata, osservando il soffitto.
Il ragazzo mise un incontro di wrestling, la ragazza non badò alle urla del telecronista per un bel po’, quando ormai stanca si alzò dal divano, che fu subito occupato da Felix, e se ne andò in camera. Non avendo voglia di studiare si mise seduta alla scrivania senza far nulla, guardando il muro, poi all’improvviso le arrivò la voglia di disegnare e lentamente prese tutto l’occorrente che le serviva. Finì qualche ora dopo il suo capolavoro, lo prese in mano e lo osservò soddisfatta, lo mise in un cassetto, insieme ad altri mille fogli, e scese di sotto. Si sedette sulla poltrona a guardare la televisione con il moro. Si stavano vedendo e commentando un reality quando tornarono i due adulti di casa. Li salutarono e andarono in cucina, dove fu subito pronto: avevano semplicemente riscaldato gli avanzi. Mike mise sul telegiornale e partì il servizio sul nuovo ladro in città.
«Ladro Butterfly ha colpito anche ieri ma ha commesso un piccolo errore, il suo travestimento ha fatto scoprire che Butterfly è una donna tra i 17 e i 25 anni. Un fotografo fortunato l’ha immortalata mentre scappava, purtroppo l’identità della ladra è ancora un mistero. Linea allo studio»
Sora aveva la bocca spalancata dallo stupore, Emy e Mike si contenevano mentre Felix sembrava non aver sentito. La rossa ingoiò con foga, rischiando di strozzarsi, e iniziò a commentare ad alta voce con parole sconnesse.
«Butterfly è una donna! Una donna! D-O-N-N-A! Nuuuuuuuuo!!! Il mio sogno si è infranto!! Buuuuu» fece Sora afflitta, deprimendosi a quella notizia.
Il coetaneo non perse tempo per prenderla in giro: «Avevi già programmato il matrimonio?»,  bevve un sorso d’acqua che gli andò di traverso quando la ragazza rispose affermativamente.
Mike li zittì ascoltando la cronaca nera.
Da allora passò una settimana, le giornate di Sora passavano piatte. Arrivò finalmente il giorno in cui sarebbe uscito il risultato del compito di matematica. La rossa incrociava le dita e sorrideva speranzosa alla compagna di banco che se ne fregava altissimamente di lei e la guardava con sufficienza. Arrivò il suo turno, andò a prendere il compito e tornò al posto senza dare un’occhiata al foglio. Una volta seduta chiuse gli occhi e aprì il foglio, lentamente socchiuse gli occhi che successivamente si spalancarono a vedere tutto il rosso della penna. Eppure aveva studiato come una matta, aveva capito tutte le spiegazioni del prof e allora perché il foglio era tutto rosso? Guardò il voto, era sconcertata, le era andata bene: un semplicissimo 4. La compagna di banco fece un sorrisino ironico, prese il suo compito e esultò per il sei che aveva preso. Un “puttana” uscì a denti stretti alla rossa, nessuno la sentì, gli altri erano troppo intenti ad urlarsi i voti che avevano preso. Si voltò indietro, due file più indietro stava Felix che la guardava con uno sguardo indecifrabile, la ragazza sorrise e gli mimò un quattro e attese la risposta dal ragazzo che non arrivò, sbuffando si girò davanti e andò a consegnare il compito al professore senza guardare gli errori, tanto non li capiva lo stesso. La mattinata passò e i due coetanei tornarono a casa senza fiatare. Entrambi si sedettero sul divano.
«Partita alla play?» chiese uno.
«Partita alla play!» concordò l’altra.
Entrambi presero un joystick e iniziarono a giocare a dragon ball. I due se le davano di santa ragione, chi eseguendo perfettamente le mosse, chi premendo tasti a caso e parandosi il sedere per un pelo.

 
 
L'angolo della Sadica:
Salve gente, vorrei scusarmi prima di tutto per il mio mostruoso ritardo dovuto a molti motivi personali, poi per seconda cosa il capitolo corto, ma è veramente corto e mi son sorpresa anch'io a vederlo, ma tranquilli i capitoli diverranno man mano sempre più lunghi, credo... Va beh! Lo scopriremo insieme XD
Ringrazio tantissimo le 53 persone che hanno letto la mia storia e spero che i visitatori aumenteranno o che lasceranno un commento. Spero a presto.
  
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