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Autore: Anonimous_    16/05/2012    5 recensioni
Tutto inizia in New Moon. Jacob, dopo la trasformazione ha allontanato Bella. Edward non è mai tornato da lei. Neppure Alice. Bella, sola, decide di farla finita. È un finale tragico, quello suo e di Edward. Ma, i Cullen? Potranno mai sopravvivere con questo enorme rimpianto? Riusciranno ad andare avanti in un futuro che, anche se iper-tecnologico è comunque totalmente diverso dal mondo che conoscevano?
Tutto sembra andare storto, eppure, Edward lo diceva sempre: Il futuro, può sempre cambiare.
Poteva essere vero? No, non era possibile. Non dopo tutte quelle morti. Non senza interferire con il passato.
Tutti loro, razionalmente, sapevano che il passato era l’unica cosa ad essere certa. Immutata ed immutabile, per l’eternità.
Lo sapevano, eppure erano già passati quaranta anni da quando avevano sperato, per la prima volta, di rendere in qualche modo possibile l’impossibile.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
Capitoli:
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----BACK TO THE FUTURE----
.Il futuro può sempre cambiare.


.Terza Parte.



Fuori dalla piccola abitazione del capo Swan, il pick-up rosso era l’unica macchina appostata. Charlie doveva essere già in centrale. Sapeva, dai suoi ricordi lontani, che Bella aveva del tutto abbandonato la scuola, negli ultimi mesi della sua vita. Charlie le aveva provate tutte ma, niente era riuscito a smuoverla.
Pensarci la faceva stare ancora male. Per decenni si era chiesta cosa sarebbe successo se solo fosse tornata da lei. Se solo le fosse stata vicino. Se l’avesse aiutata. Adesso, era arrivato il momento di scoprirlo.
Salì le scale, fermandosi ad un passo dall’uscio della porta, pregando che tutto andasse per il meglio. Prese un respiro profondo, e suonò il campanello.

Dopo qualche istante, la porta si aprì.
Difficile dire chi delle due fosse più sconvolta. Lei lo era perché, quella che era stata la sua migliore amica, adesso, era lo spettro di se stessa. Era magra. Molto magra. Troppo. Doveva aver perso una decina di chili. La pelle era grigia, priva di luce. E gli occhi... Gli occhi erano smorti, scuri e infossati, cerchiati da profonde occhiaie.
«A-A-A-li-ce» balbettò.
Sentire la sua voce, la scosse fin nel profondo, e temette di non avere tempo per spiegarle. Per chiederle scusa, per dirle quanto, tutti loro, l’amassero. L'ansia, la portò a muovere le braccia, stringendo le dita sulle esili spalle della ragazza che aveva di fronte.
«Bella! Oh Bella, ti prego, devi ascoltarmi! Scusami! Scusaci tutti! Noi non dovevamo. Quel cocciuto di mio fratello… lui non voleva destinarti alla nostra misera vita! Non ha mai finto, Bella, eccetto quel giorno, nella foresta. Lui ti ha amato tanto. E continuerà a farlo per il resto della sua esistenza. Voi siete legati bella, lo sai bene. E lo sa anche lui…  è solo troppo stupido per accettare che l’amore prevalga su tutto. Su ogni condizione… e… »

«Basta Alice - le rispose scostandosi. Fu come un colpo dritto al cuore. – se davvero mi avesse amata, non avrebbe avuto la forza di lasciarmi. Se davvero mi amasse, ci sarebbe lui qui, adesso, e non tu. Io sono solo una stupida umana Alice. Non mi vedi? Non valgo niente. Non conto niente. Non sono abbastanza. Mi vedi? Sono uno straccio. A chi dovrebbe interessare della mia vita?»

«Cosa… cosa stai dicendo?» era pronta a tutto. Aveva pensato ad ogni possibile scenario. Da quelli migliori a quelli peggiori, ma non si sarebbe mai, mai aspettata una simile risposta.
«La verità… Solo la verità. Cos’altro può esserci?» Le sue parole, i suoi gesti... tutto di lei urlava quanto ormai la sua autostima l'avesse abbandonata. Ogni volta che parlava, Bella non la guardava in faccia o, se lo faceva, lo sguardo non rimaneva incollato al suo per più di una manciata di secondi. Cosa ne era stato della sua migliore amica?
Non ci vide più. Non poteva sentirla mentre diceva simili assurdità.

«Vuoi la verità, Bella? Davvero, vuoi sapere cosa sta accadendo e cosa accadrà?» Urlò, arrabbiata. Di una rabbia che poche volte, nella sua vita, aveva provato.
Con Bella che credeva di non essere abbastanza per Edward.
Con Edward che, al contrario, credeva di non essere abbastanza per Bella.
E con se stessa, che non avrebbe dovuto andarsene.
Ma ora era lì, con lei, e le aveva chiaramente detto quanto tutti avessero sbagliato. Forse, però, per Bella quelle scuse erano arrivate troppo tardi. Forse, niente e nessuno avrebbe potuto fermarla.
«Tu.. non hai alcuni diritto di tornare qui, sbucando dal nulla, dicendomi "Scusa Bella, scherzavamo!" e poi, permetterti anche urlare in casa mia!» 
«No, infatti. Ma ho tutto il diritto di dirti che stai per fare una follia. Come puoi pensare di non essere abbastanza? Come puoi pensare di essere tu, quella sbagliata? Bella siamo noi gli sbagliati. Siamo noi, a non avere un cuore che batte ed una vera vita. Tu, una vita ce l’hai e non la puoi sprecare!» 
«Non so di cosa tu stia parlando»
«Oh, lo sai eccome, invece. E fra tre giorni lo saprà anche Charlie. E Reneè. Lo saprà tutta Forks. I tuoi compagni di scuola. Lo saprà E..»

«Smettila, basta, non voglio sentirti Alice! Lui ha preso la sua decisione mesi fa. Mi ha presa, usata, e poi gettata via come carta straccia. Come una bambola di cui non si ha più bisogno. Bè, sai una cosa? Nemmeno io, ho bisogno di vivere così. Non ce la faccio, non capisci? Non riesco ad andare avanti. Non riesco a far finta che tutti voi non siate mai esistiti, che lui, non sia mai esistito.»
«Lo so. Ed è per questo che sono qui» Per un attimo, Alice rivide una scintilla, nei suoi occhi. Forse, allora, non era tutto completamente perduto.
«Come?»
«So che non c’è altro modo per convincerti di quello che ti dirò se non facendotelo vedere. Per questo, sto infrangendo tutte le regole. Io non dovrei essere qui, Bella. Tutto sarebbe dovuto andare come è andato, ma non posso, non possiamo vivere con questo rimpianto. E non possiamo vivere senza voi» ammise, desolata.
«V-voi? Di cosa parli, Alice?»

A quel punto, non c’era altro da fare. Doveva raccontarle tutto, farle sapere la verità. Farle vedere con i suoi occhi quello che sarebbe accaduto, in seguito alla sua morte. Non poteva dire tutto così, però. Doveva farla sedere e, probabilmente, le sarebbe servita un bel po’ d’acqua per riprendersi dalla notizia, così, le prese le mani e la portò all’interno dell’abitazione, nella piccola cucina. Senza che Bella dicesse più una parola, prese un bicchiere d’acqua e glielo riempì, prima di sedersi accanto a lei.

«Bella, so bene che tra tre giorni ti saresti buttata da una scogliera…» iniziò.

Bella trattenne il fiato. In fondo, dalla prima volta che ci aveva pensato, aveva sempre immaginato - e sperato - che Alice vedesse a cosa l’avevano portata. Perché la rabbia le scorreva dentro, nonostante la voglia di rivederli, tutti.
Proprio come in quel momento.
Alice le era accanto, poteva finalmente rivederla. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia, piangere e chiederle, implorandola se necessario, di non lasciarla più. Ma il dolore, la rabbia e la consapevolezza - che le si era insinuata fin dentro l’anima – di non essere per loro nient’altro che un diversivo alla noia, le impediva di fare ciò che più di tutto aveva desiderato ed atteso in quei mesi. Era convinta delle parole di Edward. Avevano tutte, dannatamente, senso. Lei, lo aveva sempre saputo di non essere abbastanza. E quei mesi erano stati troppo insignificanti, per pensare di continuare quella sorta di vita ancora per molto.

«Immagino che tu abbia avuto una visione» sussurrò. Vide Alice serrare le labbra, fissandola come se nei suoi occhi potesse trovare una sorta di risposta ad una sua muta domanda. Poi, la vampira prese un respiro profondo, e si decise a risponderle.

«No.» Dritta, coincisa. Una sola sillaba, che, adesso, le vorticava nella mente.
No. Le aveva detto No.
No. Ma come era possibile? Per un attimo, ripensò alla loro conversazione, credendo di non avere capito. Ma, cosa c’era da capire? Aveva assunto che sapesse del suo piano grazie ad una sua visione. Cosa poteva significare quel no? Non aveva alcun senso!

Alice doveva avere intuito i suoi pensieri perché riprese a parlare prima ancora che potesse chiederle nulla. «Bella, devi vedere una cosa» le disse, mentre iniziava a cercare qualcosa nella sua tracolla.
Ne estrasse un plico di… «Giornali?» domandò, incerta.
«Sì. E per favore, leggi le date.»

Era tutto così strano. Perché Alice era tornata con dei vecchi giornali? Che significava la sua risposta negativa, poco prima? L’unico modo per capirci qualcosa era fare come lei le aveva chiesto, così, prese il primo giornale, la Forks Gazette, e rimase, letteralmente, senza fiato.

Tutti, presto o tardi, nella vita, si sarebbero chiesti chi ci sarebbe stato a piangere per una loro ipotetica morte. Nessuno, avrebbe mai avuto una risposta. Come se fosse scritto in una delle leggi supreme dell’universo. Nessuno, avrebbe mai dovuto sapere cosa avrebbero comportato le proprie azioni, le proprie scelte. Per lei, tutto questo non doveva valere, perché, a caratteri cubitali, al centro esatto del giornale del 14 marzo 2005, il titolo, in prima pagina, diceva:

“Ciao, Isabella”

Sotto quel titolo, grande quasi quanto l'intera pagina, la foto di una lapide bianca. Una lapide, con sopra il suo nome.
Come era possibile? A che gioco stava giocando, Alice? Perché le faceva questo, cosa voleva da lei? Un milione di domande le si riversarono nella mente. Dire che era rimasta shockata era un semplice eufemismo.
«Mi stai prendendo in giro?» Disse infine, acida. Si aspettò di tutto eccetto, l’espressione di Alice. Perché, era quel tipo di espressione contratta e torva tipica delle situazioni in cui ormai tutto è perduto.
«Non è finito. Ci sono altri giornali» rispose solo, atona.

Per un attimo, aveva avuto voglia di prendere e strappare via tutto. Cosa poteva essere successo di così catastrofico? Charlie? Reneè? O forse…
No.
Scartò quell’ipotesi prima ancora che si formasse nel suo cervello. Non era possibile. Lui aveva scelto mesi prima. E poi… quei giornali… quelle date... Nulla aveva senso, eppure, tutto le appariva perfettamente logico. Possibile ed impossibile si equivalevano e lei, temette di essere impazzita veramente.

Il secondo giornale, al contrario del primo non era un giornale locale. Era il New York Times. In prima pagina, le foto di una cittadina italiana, arsa dalle fiamme.

“Il cuore della toscana in fiamme, è tragedia” la data riportava il sedici marzo, due giorni dopo la sua presunta morte.

«Che vuol dire?»domandò, non capendo.
«Temo che questo dovrai leggerlo» le rispose ancora Alice, seria, senza alcuna inflessione nel tono della voce.

Il sottotitolo parlava dello scoppio a catena di una serie di macchine proprio nel giorno della festa patronale di una piccola cittadina della toscana. Sicuramente una tragedia, visto il numero delle vittime ma, cosa poteva farci, lei? Poi, finalmente, abbassando lo sguardo sul testo dell'articolo lesse il nome del paese, Volterra.

Le si gelò il sangue nelle vene.

Solo un’altra volta aveva sentito parlare di quella cittadina. Era stato lui, a spiegarle tutto. Dei Volturi, del loro potere e della loro influenza. Cosa poteva essere successo?
Di nuovo, quella terribile sensazione, si fece largo in lei.  Non voleva crederci. Non poteva.
«Dimmi che non è vero». Sussurrò.
Ma Alice non rispose.
«Dimmi che ho capito male. Che questo disastro non è avvenuto perché… » non riuscì a continuare. Un singhiozzo le spezzò ogni parola. Il pianto arrivò presto, con tutto il suo carico di terrore.
Edward…
Possibile, che avesse cercato la morte? Possibile, che avesse dato mostra di sé? Possibile, che si fosse fatto… un altro singhiozzo, più forte.
Non riusciva neppure a pensarci. Perché, nonostante tutta la rabbia, il rancore, il dolore… Anche solo pensare ad Edward, provocava qualcosa, all’interno del suo petto e, per un attimo, solo per un millesimo di secondo, prima che la coscienza dell’abbandono la sconvolgesse, riusciva a stare bene. In quel millisecondo, l’amore che provava per lui, vinceva ogni battaglia, la riportava in quella bolla di felicità che era solo loro e di nessun altro.
Per questo, non poteva crederci. Ed il pianto continuava a scuoterla, prepotente. Sentì un braccio posarsi sulla sua spalla.

«So che non è semplice. Anzi, è atroce» la voce di Alice continuava a parlarle, cercando di rincuorarla. Le sue parole, però, sembravano attraversarla senza riuscire ad attirare la sua attenzione. Edward sarebbe morto. Cos’altro poteva interessarle, ancora?
 «…ma tu puoi ancora salvarlo, cambiare tutto. Ed io sono qui per questo, Bella.» A quelle parole, il pianto, riuscì a placarsi. Distrutta dalla disperazione, aveva tralasciato il punto più importante. Quei giornali… riportavano eventi non ancora avvenuti!

«Come fai ad avere questi giornali, Alice?»

«Io… vengo dal futuro, Bella»

E fu il buio.



Voglio ringraziare ancora tutte le ragazze che mi hanno lasciato una recensione! Come ho già detto ad ognuna di voi, ero davvero convinta che a nessuno interessasse questa storia... e ci ero davvero rimasta male per questo! Poi, leggere le vostre parole mi ha risollevato, siete state tutte carinissime con me. Mi avete scritto veramente delle belle frasi ed io spero tanto che con questo capitolo non vi abbia deluso!

Finalmente Alice arriva da Bella! È la parte con più dialoghi in assoluto, infatti, sarò scema, ma sono stata almeno un'ora a pensare in quale punto mettere un 'a capo', tra i loro discorsi! Secondo me, ogni tanto ci vuole, per dare un po' d'aria nella lettura... speriamo di non aver fatto un macello!
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, se vi va! Io, come sempre, vi ringrazio ancora per essere arrivati fino a questo punto nella lettura.
Un abbraccio, Miky.
  
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