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Autore: cheekbones    16/05/2012    10 recensioni
[Spoiler 9.24]
L'ascensore. Il loro posto.
E una bomba.
- You and I will be safe and sound.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Safe and sound.





Buffo.
Già, buffo. A Tony veniva solo da ridere. La circolarità della vita, specialmente, lo faceva ridere.
Ziva era sopra di lui. Di nuovo. E, di nuovo, l'aveva protetto da una cosa molto molto brutta. Buffo, no? Sapeva che prima o poi ci avrebbe rimesso qualcosa, a comportarsi da stupida eroina incosciente.
E' lo shock. Si ripeteva come un mantra. Mi viene da ridere perchè sono sotto shock. Il suo sguardo era catturato solo dal rivolo di sangue che scendeva lungo la fronte di Ziva. Era rosso (almeno ricordava i colori), rosso e lucente. Gli sembrò quasi di sentirlo parlare: E' colpa tua.
"Ziva" articolò. Il sangue gli aveva fatto passare completamente la voglia di ridere. "Ziva" ripetè. Mosse una gamba: scoprì che almeno quella funzionava. L'altra non riusciva a muoverla, c'era su il peso di qualcosa. Ziva non rispondeva.
"Ziva" mosse una mano, stranamente tra i suoi capelli. Si accorse di non sentire assolutamente niente, eccetto un ronzio fastidioso che, poteva giurarci, gli avrebbe fatto venire un lungo e penetrante mal di testa.
Tony DiNozzo non è il classico uomo che va nel panico. Insomma, lui è andato in Somalia per una missione suicida, è entrato in una casa in fiamme, ha affrontato un serial killer. Tony DiNozzo semplicemente non può permettersi di andare nel panico più totale.
"Zee..." chiuse gli occhi, cercando di tenere su le lacrime. Poggiò la nuca sulla moquette dell'ascensore. Quando li riaprì, notò che il soffito era parzialmente crollato e che, volendo, poteva essere una via d'uscita.
Una via d'uscita. Devo portarci via. Si impose di mantenere la calma. Cosa farebbe Gibbs? Ma Gibbs non c'era, in ascensore. E, a dirla proprio tutta, Gibbs non avrebbe permesso a Ziva di rimanere nell'edificio. Gibbs l'avrebbe mandata fuori a calci nel sedere, ecco.
Ma Tony non era così forte. Non che non ci avesse provato, ma lo sguardo spaventato e insieme risoluto della sua partner l'avevano fatto capitolare velocemente: senza di lui non si sarebbe mossa.
"Ziva" lo disse più forte, o almeno quella era la sua intenzione. Non sentiva la sua voce, solo la mascella che dolorosamente si muoveva.
Tony alzò di nuovo lo sguardo al soffitto. Gli veniva da vomitare. Per la prima volta desiderò con tutto sè stesso che Ziva gli desse un calcio al ginocchio, come quando, anni prima, erano sotto copertura. Desiderò essere di nuovo vittima dei suoi insulti e delle sue prese in giro.
"Ziva" strinse i denti. "Ti prego"
"Non" il cuore di Tony perse un battito. "Non c'è bisogno di pregare, DiNozzo"
Solo in quell'istante, dopo che Ziva ebbe pronunciato l'ultima lettera, si accorse di non stare respirando. Rilasciò l'aria dai polmoni.
"Grazie a Dio" mormorò. Cercò di alzare la testa, ma non era affatto semplice: il soffitto gli era in parte crollato su una gamba e, sul resto del corpo aveva Ziva, probabilmente vittima di un trauma cranico. Mosse le dita della mano sinistra, tra i capelli di Ziva, spostando quel ciocca. Non era un medico, ma vedere l'entità della ferita era comunque un passo avanti.
"Ahia" biscicò Ziva.
"Scusa, guanciotte dolci. Ma è necessario" alzò la testa, sforzandosi di soffocare un principio di capogiro. La ferita era lunga, ma non sembrava profonda, anche se perdeva sangue. "Vivrai. Credo" tentò di scherzare. Cercò, nel frattempo, di muovere la mano destra: era sul fianco dell'altra, notò. Sembrava a posto.
"Dobbiamo muoverci. Ziva... devi alzarti per prima"
"Ok" lentamente, Tony tolse le mani dal suo corpo, permettendole di mettersi in piedi. Le sue gambe erano intatte, non si poteva dire lo stesso per tutto il resto: la ferita perdeva troppo sangue. I capelli, da un lato, si erano già impregnati del liquido rosso. Aveva il volto sporco, ma mai ricordò uno sguardo più sollevato del suo. Se ne chiese il motivo.
Ziva si accovacciò in un angolo dell'ascendore e, col piede, tolse il frammento di soffitto che era sulla gamba di Tony: l'uomo non potè fare a mene di sbiancare, dal dolore forte e improvviso. Però non disse niente.
"Credo si sia rotta" rantolò Ziva. Anche lei alzò lo sguardo al soffitto. "Non possiamo uscire da lì"
"Io no. Ma tu si" si guardarono per un lungo istante. "Ziva, tu puoi. Và"
"Scordatelo" rispose, tranquilla. Aveva lo sguardo perso sulla gamba di Tony. Altrettanto, Tony non faceva che guardare la ferita alla testa.
"Non mi farò infinocchiare da te un'altra volta, David. Ti ho detto esci"
"No"
"E' un'ordine"
"No"
"Ziva..."
"No" lo guardò, di nuovo, e gattonò verso di lui. Tony alzò gli occhi al cielo, spazientito.
"Vuoi che te lo dica in ebraico? Devi andare, Ziva. L'ascensore potrebbe cedere da un momento all'altro e chissà quando arriveranno i soccorsi. Non ho la minima intenzione di lasciarti morire inutilmente. Perchè morirai. Con me"
"Ne varrà la pena" si sistemò con la schiena alla porta dell'ascensore, di fianco a lui.
"Mi stai facendo irritare"
Ziva si voltò improvvisamente verso di lui, furiosa. "La smetti? Sei tu che stai facendo irritare me. Puoi parlare per ore, dirmi tutto quello che vuoi, insultarmi, darmi la colpa per essere finiti in questa specie di trappola mortale, ma non ti lascerò. Non lo farò mai" sospirò.
"Stai peggio di me. Quella ferita non ha un bell'aspetto"
"Tu non mi hai lasciata" continuò come se non l'avesse sentito. "Quando sono stata rapita in Somalia, tu non mi hai lasciata lì. Anche se credevi che fossi morta, anche se era palesemente una missione suicida... Tony, tu non mi hai lasciata" strinse le labbra.
"L'ho fatto perchè... " annaspò. "Te l'ho detto..." prese coraggio. "Non potevo vivere senza di te. Non devi ricambiare il favore per forza"
"Non sto ricambiando nessun favore" chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte, confusa. "Io... non ti lascio. Non voglio. Se proprio devo morire schiacciata, meglio farlo con te"
Tony si portò le mani al viso, impotente. "Ziva..."
"E smettila!" urlò. "Ti ho detto no!"
"D'accordo"
"Bene"
Restarono in silenzio, tutti e due con lo sguardo puntato in alto, verso la breccia aperta sul soffitto. Forse speravano di veder arrivare qualcuno, degli aiuti - qualsiasi cosa potesse portare via quella sentenza di morte che aleggiava pericolosamente sulle loro teste. Per l'ennesima volta.
"Era destino" sussurrò improvvisamente Ziva. Poggiò la testa sulla spalla di Tony che, preoccupato, la vide cedere secondo dopo secondo.
"Stai male" cominciò a respirare velocemente, cercando di sbirciarle il viso.
"Ho solo... sono solo stanca"
"Parlami" le prese una mano e cominciò a pregare, silenziosamente, dopo anni. "Era destino? Che stavi dicendo?"
"Dicevo..." si inumidì le labbra. "Che tu sei quasi morto perchè non potevi vivere senza di me. E ora sto quasi per morire perchè io non potevo vivere senza di te" ridacchiò brevemente.
"Avresti dovuto andare via quando te l'ho detto" chiuse gli occhi.
"E lasciarti qui? No, DiNozzo. Non è così che funziona"
"Non ho nemmeno completato la mia lista" Tony rise di sè stesso, per quel pensiero stupido.
"Mi dispiace" sussurrò Ziva.
"Ho ancora la possibilità di completare una cosa, però" riaprì gli occhi. "Sai qual'era il punto 28 della mia lista?"
"No"
"Baciarti. Ma stavolta non per finta. Per vedere cosa si prova"
"Hai ragione" Ziva sollevò lievemente la testa. "Puoi ancora farlo" gli sorrise tristemente e poggiò la fronte sulla sua. Si osservarono per un pò e Tony meditò seriamente l'idea di baciarla, dopo tanto tempo: aveva quasi dimenticato che sapore avessero le labbra di Ziva, di quanto fosse bello lasciarsi andare per qualche secondo, abbandonarsi completamente senza il terrore di perdere qualcosa per strada, darsi senza riserve a qualcuno che ti conosce meglio di chiunque altro al mondo. Tony poteva farlo. Poteva cancellare il numero 28 della sua lista.
"No" soffiò sulle sue labbra.
"Perchè?"
"Perchè lo farò fuori di qui"
"E se non ci arriviamo, fuori di qui?"
"Ci arriveremo. Ehi, David" sorrise. "Siamo sopravvissuti l'uno all'altra. Un ascensore pericolante è una sciocchezza"
Gli occhi di Ziva si inumidirono e ricambiò il sorriso, poggiando di nuovo la testa sulla sua spalla. "Oh, hai ragione"































Maia says:


Sono distrutta, sul serio. Scritta a caldo, perdonatemi! :(

Questa è per VooJDee... :') Lei sa perchè, :) <3

  
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