Il silenzio fa paura, quando
hai quarant’anni e sei solo come un cane.
#095.
Warmness of the soul
Se tu volessi potrebbe
essere così, esattamente così, per sempre.
{Jack Twist, I segreti di Brokeback Mountain}
Il silenzio fa paura, quando
hai quarant’anni e sei solo come un cane e il grande – forse l’unico amore della tua vita – è morto
da tempo. E fa paura anche una figlia che a vent’anni lo interrompe,
chiedendoti di tornare nella sua vita. Ma ciò che fa davvero paura, quando hai quarant’anni e alla felicità hai
strappato solo un’estate e qualche altra briciola qui e là, è rendersi conto
che se tu l’avessi voluto, potrebbe
essere stato così, esattamente così, per sempre.
Se l’avessi voluto.
Cristo santo, Jack è morto pensando
che non lo volessi, quando l’unica
cosa – la sola cosa che volevi, oltre alla buona salute di Alma e delle ragazze
– che desideravi era il suo respiro ed i suoi baci, le sue mani e la sua pelle,
i suoi occhi fissi su di te e la sua perspicacia, quel suo modo di capirti anche
quando non dicevi una parola. Cristo santo, lo
volevi.
Il silenzio fa paura, adesso
che tua figlia ha lanciato il sasso e battuto in ritirata senza nemmeno
controllare l’effetto che ha avuto. E fa paura trovarsi solo, a quarant’anni,
senz’altro da abbracciare che una camicia stinta, senza odore, senza un uomo
che possa riempirla. La tiri fuori dall’armadio, la guardi penzolare immobile
sotto la tua, e ti chiedi perché tu
non abbia avuto il coraggio di dirlo, vent’anni fa, e poi quindici, e poi dieci
– perché non gli hai detto che lo volevi,
che lo volevi da morire, e che volevi solo lui?
DECEDUTO, ecco cosa diceva il timbro rosso sulla cartolina che ti sei visto
rispedire. Deceduto, che vuol dire morto, che vuol dire che tu, adesso, come sempre, sei rimasto solo. Solo, senza un amico, senza tua
moglie e senza le tue figlie – perché andiamo,
Alma jr. non può davvero volerti di nuovo
della sua vita – e senza tutto ciò, ti senti morto, come Jack.
Fa paura sentirsi morto,
soprattutto quando cammini, e respiri, e scendi tra la gente e cerchi di essere
normale – anche se, te lo senti, normale non sei. Ti senti vuoto, freddo,
come se quelli che hanno ammazzato Jack – Cristo santo, vorresti sapere chi
sono soltanto per fare a loro ciò che loro hanno fatto a lui – ti avessero
succhiato via l’anima, lasciandoti dentro qualcosa che sembra ghiaccio, che
oltre ad essere freddo fa male da morire.
Ti siedi sul letto, le
camicie ancora strette tra le mani gelide, e cerchi di ricordare quando sia
stata l’ultima volta che al posto dell’anima ti sei sentito qualcosa di caldo, di simile a un fuoco, invece del
ghiaccio che senti da quando hai saputo della morte di Jack – da quando hai
saputo che non l’avresti visto, mai più, nemmeno per un istante. Ti chiedi quando
sia stata l’ultima volta che ti sei
sentito caldo, e vivo, ma ti viene in mente solo la
prima – era l’estate del 1963, eri a Brokeback Mountain, e con te c’era
Jack – e all’improvviso ti ricordi che è in
quell’istante che sei nato, tra le braccia di Jack, ed è in quest’istante che muori, ogni volta che
abbracci la sua camicia e la senti vuota, inerme tra le tue braccia, che più sole di così non sono mai state.
[534 parole.]
Note dell’Autrice
Che c’è da annotare, a parte il fatto che mi
ostino a voler scrivere senza esserne in grado?
Spero di aver reso giustizia a questa coppia,
pur senza aver mai visto l’intero film.