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Autore: saraviktoria    18/05/2012    1 recensioni
"ehm... ciao... io sono Jackson e dovrei essere vostro zio"
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jackson Rathbone, Nuovo personaggio, Taylor Lautner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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GRAZIE di cuore a tutte le persone che hanno letto i capitoli precedenti! è bellissimo, per una donna (più o meno donna) che cerca di scrivere, vedere che una storia piace agli altri...
e scusate se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma in questo periodo il tempo non mi è amico...
buona lettura
baci,
SaraViktoria

$$$$$$$$$

Capitolo 7-crisi

Avevano appena finito di cenare -il grande tavolo del soggiorno era stato adattato per ospitare tutte quelle persone - quando tutte le bambine, sotto le minacce di Lizzy, avevano chiesto scusa ai 100Monkeys.

"zio" chiamò Mary dall'altra parte del tavolo "dov'è Cassie?"

"non lo so, Kendra" rispose lui. La ragazza non si diede nemmeno la pena di correggerlo, tanto non se lo sarebbe ricordato "magari non aveva fame" azzardò. Lizzy si intromise nella conversazione, anticipando la sorella

"Cassandrah non salterebbe mai un pasto" affermò "ma mi sembrava che stesse bene, fino a qualche ora fa" nessun altro si era accorto dell'assenza della ragazza, tanto erano preoccupati a tenere d'occhio le più piccole, perché non si ripetesse l'episodio degli indiani.

Dopo aver fissato stupito le Scarlett che, dopo cena, avevano messo in piedi una sorta di catena di montaggio umana per lavare, asciugare e riporre piatti e posate, Jackson andò a cercare Cassandrah. Gli stava a cuore quella ragazza , l'unica che aveva conosciuto anni prima e le aveva voluto bene subito. Era anche una delle poche di cui si ricordasse il nome. Riconoscere la più grande e la più piccola non era difficile nemmeno per lui. Tutte le altre lo mandavano in confusione. Guardò in quella che era la camera delle nipoti, nella sua stanza e in quella dei ragazzi, nei bagni, persino in cantina. Non avendola trovata, uscì in veranda per fumare -non gli sembrava carino fumare dove c'erano delle bambine piccole- e la trovò che piangeva, rannicchiata in un angolo. A saperlo prima avrebbe evitato di cercarla per tutta la casa. Gli faceva tenerezza, sembrava una bambina, con le ginocchia al petto e la testa abbassata. Non lo sentì avvicinarsi, e fece un salto indietro quando si sentì toccare la spalla.

"Cassie, cosa c'è?" non l'aveva mai chiamata così e lei se ne accorse.

"niente" mormorò in risposta, asciugandosi le lacrime con la mano. Jackson prese un sigaretta e la accese, prima di porgere il pacchetto alla ragazza "no, grazie" rispose lei

"ti aiuta a rilassarti" disse lui. Sapeva che fumare faceva male, e che era un male iniziare da piccoli. Ma a volte si dimenticava che la nipote aveva solo sedici anni, e, oltretutto, ricordava come era piacevole e rilassante fumare una sigaretta dopo aver litigato con Ashley o con la band o ancora quando le fan non gli lasciavano un attimo di pace. Cassandrah, titubante, prese una sigaretta

"sei capace?"

"si, ogni tanto fumavo, a casa … scusa, in Inghilterra, ma … "

"fa male e sei piccola. Per una sera non ci pensare" concluse per lei. Gliela accese e tirarono insieme una boccata. Jack buttò fuori il fumo bianco, prima di continuare a parlare

"perché piangevi?"

"non credo di farcela. A stare qui, intendo. Già è stato difficile traslocare, e hai visto cos'hanno combinato oggi le mie sorelle. Non voglio che dobbiate occuparvi di noi come bambini, non voglio che dobbiate stare tutto il giorno dietro alle mie sorelle. Forse aveva ragione la dottoressa Michigan, forse sarebbe stato meglio dividerci … loro non accetteranno mai di non essere più in Inghilterra , e nemmeno io. Stamattina ho guardato fuori dalla finestra credendo di vedere la torre di Ockendon …  "

"dov'è?"

"vicino alla foce del Tamigi, nella periferia di Londra. La vedevo tutte le mattine dalla finestra della nostra cameretta. Mentre oggi mi sono trovata davanti solo altri palazzi. Siamo solo un peso per voi, vi abbiamo scombussolato la vita senza chiedere nemmeno … "
"adesso basta" la fermò, agitando il braccio libero dalla sigaretta "voi non siete un peso. Vi ho voluto io qui e non me ne pento. Quanto alle tue sorelle, beh, credo che Jerad abbia ragione: hanno bisogno di tempo. Loro hanno sempre ascoltato solo te e la ragazza bionda, devono abituarsi a noi, così come noi dobbiamo abituarci a voi. È normale e vedrai che con il tempo tutto si sistemerà. Andranno a scuola, si faranno degli amici e poi, non è detto che non dovrete tornare a Londra. Quando compirai diciotto anni potrai portarle dove vuoi, non te lo impedirà nessuno, anche se a me piacerebbe tenervi tutte qui. Siete la cosa più simile che abbia a delle figlie, ho sempre desiderato essere padre, vedere i bambini correre per casa … " si interruppe, lasciando correre l'immaginazione. All'epoca, quando stava con la sua collega Ashley, ne avevano parlato tante volte. Ma le non ne voleva sapere di bambini, rovinano la linea diceva, e lui non era sicuro di volerli con lei. Alla fine, come previsto, si erano lasciati, vuoi per la gelosia possessiva di lei, vuoi perché lui si era accorto di non amarla veramente. Tempo qualche mese e lei si era fidanzata con un cantante, tale Joe. Lui aveva deciso di rimanere da solo, per un po'.

Si voltò a guardare Cassie e vide gli occhi verdi della ragazza, i suoi stessi occhi, che lo fissavano pieni di lacrime. In quel momento capì cosa voleva dire prima sua nipote. Era come guardarsi allo specchio, uno specchio che ti faceva cambiare sesso. Se Jackson fosse stato una donna, sarebbe stato come Cassandrah. Lei era tutto quello che lui cercava di nascondere di se stesso: la timidezza, la sincerità, le lacrime, ma anche quella determinazione che lui aveva a che raramente usava, il coraggio di fare cose diverse dagli altri. Se avesse avuto una figlia, l'avrebbe voluta come lei. In quel momento ebbe la conferma di aver fatto bene a lasciare Ashley. Spensero le sigarette nel portacenere lì vicino

"grazie" mormorò lei.

"grazie a te" rispose lui, senza guardarla. Era sconvolto, era tanto tempo -secoli a ben vedere- che non riusciva a pensare con tutta quella chiarezza. Gli era sembrato di vedere il mondo da altri occhi, in modo più distaccato del solito. Non lo credeva possibile, per questo ne era rimasto sconvolto. Il suo mondo, da qualche anno a quella parte, comprendeva problemi relativamente semplici, cose che si risolvevano con una guardia del corpo e tanto alcool in corpo. Guardando Cassandrah aveva visto che i suoi problemi erano ben più complessi, problemi da cui non potevi fuggire. Lui l'avrebbe fatto, lui non era in grado di badare a se stesso, lei si era presa carico di undici sorelle. Lui evitava di guardare in faccia i problemi, rifiutandosi di affrontarli, lei li prendeva di petto, senza preoccuparsi delle conseguenze. Strano a dirsi, ma era convinto che avrebbe avuto molto da imparare dalle piccole pesti.

   
 
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