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Autore: xchriss    18/05/2012    3 recensioni
Demetria Devonne Lovato, una giovane appena laureata alla Columbia University si ritrova a lavorare in una rivista di moda molto rinomata a New York, per cui deve scrivere un articolo. Il soggetto di quest'articolo è Zayn Malik, un modello londinese che all'inizio sembra un tipo con cui è impossibile trattare. Spero questa storia non vi deluderà!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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angolino dell'autrice. okay, allora, sono chiara e sto presentandovi una storia su cui mi sto concentrando davvero tanto in questa settimana! ci sto credendo veramente e spero non sarà una schifezzuola delle mie solite D:
in pratica, spero vi piaccia! lo so che i personaggi assieme sono un po' improbabili, ma tanto dovete solo immaginarli in tutta la loro bellezza, il tutto non c'entra niente con la carriera musicale di Demi Lovato né tantomeno quella dei One Direction (che poi, neanche mi piacciono! ma devo ammettere che Zayn è figo.)
Okay, ciao :*

"Un sorriso gentile"
Capitolo 1 - Demi

 

 
Demi cominciava a sentirsi assai stanca nel fare su e giù per gli uffici di Gorgeus, la rivista dove lavorava ormai da sei mesi. Ancora neanche aveva capito perché aveva presentato il suo curriculum vitae lì, all’inizio le veniva tutto difficile, perché non aveva idea di come comportarsi. Era ovvio per una che una volta uscita dalla Columbia University ed essersi laureata in giornalismo, diventare una semplice assistente di un redattore non era una cosa a cui era già preparata. E perlopiù in una rivista di moda. Voglio dire, non era mai stata una che si lasciava andare, che si vestiva come un clown, tipo Ugly Betty, ma di certo non era la solita aspirante modella che non riuscendo a sfondare aveva fatto qualche lavoretto agli uomini importanti di una rivista, convincendoli ad assumerla.
Aprì con un colpo di schiena la porta del bagno, felice di prendersi finalmente una piccola pausa da tutto quel su e giù. Il suo capo, Dianna, sembrava la prendesse in giro. Aveva avuto l’assurda idea di fare un articolo su Lindsay Lohan. Adesso, ammettiamolo, tutti su questo pianeta sappiamo che la Lohan ha qualche problema nel gestire i suoi impegni, ma soprattutto ad avere una normale conversazione con qualcuno. Ditemi voi come poteva, una giovane ragazza alle prime armi col suo primo lavoro, a convincere Lindsay Lohan a fare un’intervista e un servizio fotografico per una rivista che potrebbe facilmente fallire, portando al lastrico la maggior parte dei propri collaboratori.
Demi entrò in una cabina e si poggiò sul wc, prestando attenzione a non sporcare i suoi jeans Guess nuovi. Non è che fosse una così attenta alla moda, come ho già detto, ma di certo non era una stupida che spendeva chissà quanti soldi per i vestiti e poi li strappava o sporcava irreparabilmente il giorno dopo. Tirò fuori il cellulare -quello che usava per il lavoro- dalla sua borsa e lo spense, subito dopo aver chiuso a chiave la porta del bagno dove si trovava. Tante, troppe chiamate perse dalla sua stessa famiglia. Era come se stesse ignorando tutti, durante quei sei mesi.
«Demi, ci vediamo da Starbucks alle 10.20, non darmi buca. –Lea»
La ragazza lesse il messaggio, trovato sul suo altro cellulare, due o tre volte per elaborarlo. Guardò velocemente l’orologio: aveva 20 minuti per essere da Starbucks in centro per incontrarsi con la sua migliore amica. Glielo doveva, perché in tre settimane si erano viste quattro o cinque volte, una mezz’ora di tempo –massimo–  per volta. «Ovvio che ci sarò, ci vediamo lì fra 20 minuti. Ti voglio bene. –Demi» inviò velocemente il messaggio col suo personale iPhone e si alzò, uscendo finalmente dalla cabina. Andò davanti allo specchio che si trovava appeso sopra uno dei lavandini, lì in bagno. Si aggiustò in poco tempo il trucco e quando fu pronta per andare al suo appuntamento, giusto in tempo, il suo capo la chiamò sul Blackberry, che ovviamente dovette riaccendere.

  ******

Avrebbe potuto scommetterci la testa, anche questa volta in ritardo ad un appuntamento. Demi si trovò da Starbucks alle 10.37 esatte, 17 minuti in ritardo. Beh, di certo stava migliorando: i primi mesi arrivava ai suoi appuntamenti con due o tre ore di ritardo. Avere un lavoro del genere rovina i rapporti, se ne stava rendendo conto provandolo sulla propria pelle.
«Lea! Sono qui!»esclamò agitando le braccia, piene di pacchetti e buste che le avevano consegnato durante tutte le commissioni che l’avevano mandata a fare. Non era divertente girare con delle buste di boutique costose in quei casi. Anche perché non poteva permettersi scippi di cui aveva la costante paura di rimaner vittima. Facendosi strada fra la folla della caffetteria, riuscì dopo poco a raggiungere il tavolo dove l’amica aspettava con davanti una tazza di cappuccino mezza vuota e una ciambella mangiucchiata ai bordi. «Lea, tesoro, mi dispiace tanto per il ritardo!»
«Lo so, Demi, lo so. Non ti preoccupare, posso capire.»disse comprensiva, con un sorriso dolce. Subito dopo si alzò e da brava amica aiutò Demi a sbarazzarsi delle buste e del cappotto ingombrante, poggiandole sul pavimento e sulle due sedie libere; e poi, finalmente, la tirò in un lungo e tenero abbraccio che entrambe aspettavano ormai da tempo. Staccandosi, si sorrisero e presto si sedettero una di fronte all’altra, pronte ad aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti.
«Sai, forse è un po’ prematuro dirlo ma credo che Cory stia pensando di… chiedermi di sposarlo!»disse eccitata al solo pensiero, battendo vivacemente le mani. L’amica fece un gridolino isterico, finendo poi per ridacchiare assieme a lei.
«Dio! Da quando? Perché ancora non te l’ha chiesto chiaramente? Quando pensi che te lo chiederà?» chiese eccitata quasi quanto la sua amica. Lea ridacchiò di fronte alla curiosità di Demi e poi prese un bel respiro prima di rispondere alle sue tante domande. «Da una o due settimane e non ho idea del perché ancora non me l’abbia chiesto! In ogni caso, se dovessi fare una supposizione, direi che magari me lo chiederà al mio compleanno!» rispose con un’aria molto convinta, soprattutto all’ultima domanda. Ormai mancava poco al suo compleanno e dopo questa notizia la sua pignoleria sarebbe stata impossibile da placare. Si morse il labbro completamente eccitata dalle sue stesse notizie e poi si aggiustò i capelli. Demi si limitò a sorridere, veramente felice per la sua migliore amica.
Ogni cosa che accadeva a Lea era come se accadesse a lei, e viceversa. Se una era felice, lo era anche l’altra; se una era triste, lo era anche l’altra. Era un’amicizia vera, di quelle di cui si sentiva parlare spesso ma non era mai possibile trovarsi di fronte a “prove” plausibili.
«Ed ovviamente, amore mio, tu sarai la mia damigella d’onore.»disse Lea con un dolce sorriso, guardando Demi. Quest’ultima annuì ricambiando il sorriso. Di certo lo sarebbe stata, anche a costo di perdere il suo lavoro. Niente era più importante della sua amica. «Ovvio!» esclamò dolcemente.
Poco dopo, attaccata dalla fame, si alzò dal tavolo andando al bancone per ordinare e prendersi qualcosa, mentre Lea parlava al cellulare col suo Cory, approfittando di una pausa di lui dal lavoro. «Un Frappuccino al caramello maxi e due ciambelle col cioccolato sopra» disse con un sorriso smagliante al ragazzetto dietro al bancone. Okay, forse ordinare tutte quelle cose era un po’ esagerato considerando che erano in mattinata inoltrata, ma non metteva qualcosa di buono sotto i denti da settimane!
E appena la ragazza dai lunghi capelli color miele girò i tacchi con il suo cibo e un sorriso raggiante, si trovò la strada sbarrata da un qualcuno, a cui accidentalmente versò addosso il suo intero Frappuccino al caramello. «Oh mio Dio, scusa! Mi dispiace tanto!» trasferì prontamente le due ciambelle che aveva fra le mani su un tavolino lì vicino e prese alcuni fazzoletti di carta, cercando disperatamente di asciugare la macchia che aveva creato sulla maglietta chiara di un ragazzo, a cui era andata a sbattere. Questo stesso ragazzo, altrettanto prontamente, la fermò bloccandole entrambi i polsi. «Ti prego, stai solo peggiorando la situazione.» disse attirando l’attenzione di Demi, il quale alzando lo sguardo restò incantata per qualche secondo, incapace di dire una parola, negli occhioni nocciola di un ragazzo dalla carnagione scura e i capelli corvini, sistemati un po’ seguendo lo stile moicano, che andava così tanto di moda quest’anno in Europa, soprattutto.  «Io… io… mi dispiace, non volevo.» continuò a dire, balbettando confusamente sempre la stessa frase. Il ragazzo continuò a tenere la presa ben salda sui polsi della ragazza e poi, arricciando leggermente il naso, si sciolse in un tenero sorriso. «Non preoccuparti…» disse lui, lasciando finalmente la presa. Raccolse dalla sedia quel che presumibilmente era la sua borsa, poi afferrando ed infilando una giacca, abbottonandola in pochi secondi. «Sistemato!» disse, facendo un sorriso cortese. Demi era sul punto di dire un’ennesima volta che le dispiaceva dell’accaduto, ma proprio in quel momento il ragazzo rispose al cellulare e liquidò la ragazza con un cenno di mano a mo’ di saluto, uscendo poi dalla caffetteria e sparendo subito fra la folla dei marciapiedi di New York.
Demi rimase lì ferma per qualche minuto, imbambolata nel guardare un punto vuoto verso l’entrata. Non era confusa dall’accaduto, più che altro affascinata dalla gentilezza di quel ragazzo. Nel posto dove lavorava, era già tanto se ti mandavano a quel paese non avendo fatto un’accidenti, figuriamoci se fosse accaduta una cosa del genere! Altro che “Non preoccuparti, sistemato”.
«Demi, che accidenti è successo? Perché stai lì imbambolata? Chi era quello?»una Lea piena di domande e curiosità si avvicinò a Demi, bisognosa di informazioni. Scosse leggermente l’amica, poi scorgendo uno strano sorriso sulle labbra della ragazza vicina a lei. «Non ne ho idea, ma… vorrei saperlo.» rispose solo all’ultima domanda, essendo rimasta molto affascinata dal ragazzo. Ma probabilmente, non l’avrebbe mai più visto; perciò, fu pronta a lasciarsi l’accaduto alle spalle e tornò davanti al bancone della caffetteria, prendendo un nuovo Frappuccino, stavolta restando attenta a non andare a sbattere contro nessun’altro.
Quel ragazzo le aveva sconvolto la giornata con un semplice sorriso gentile.

  
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