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Autore: Inuyasha89    19/05/2012    2 recensioni
Tratto dal capitolo 1: Allo scadere del terzo anno dalla grande disgrazia una nuova minaccia si abbatterà sugli eroi. Il futuro incontrerà il passato e tenterà di sottometterlo. Solo la prima guerriera del bene e colei che dà e toglie la vita con un cenno rimarranno a difendere il passato. Nuovi alleati si uniranno a vecchi nemici convertiti. L’ultima battaglia deciderà le sorti del mondo intero.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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HELENA POV
“Ora basta! Non è colpa mia se Touga ha deciso di mandare all’aria il proprio matrimonio per stare con me! Non avevo fatto nulla per attirare la sua attenzione quindi non vedo il motivo per cui devo prostrarmi ancora ai vostri piedi Lady Kagaya! Mi sono sentita in colpa per mesi prima che Touga mi dicesse che il vostro era un matrimonio politico e che quindi lui provava solo affetto per voi, ma niente di più! Se ne eravate innamorata me ne dispiace profondamente, ma sono passati quasi 250 anni e voi avete trovato un nuovo compagno, quindi vi chiedo di smetterla!”
Non era la prima volta che sentivo mia madre ripetere la stessa richiesta a mia suocera negli ultimi due giorni, ma era, invece, la prima volta che il suo tono raggiungeva questo livello di alterazione. Era decisamente un bene che avesse finalmente trovato sufficiente coraggio per dire in faccia alla madre di Sesshomaru quello che pensava, ma la scelta del momento per una simile confessione non poteva essere più sbagliata.
Ci trovavamo nel cortile principale del Tempio Higurashi, pronti a dirigersi verso il pozzo per tenare la traversata verso l’Epoca Sen Goku. Ci servivano tutti i nostri sensi all’erta per portare a termine il piano e, soprattutto, le due donne dovevano collaborare.
“Signore vi prego! ADESSO BASTA! Come ha detto mia madre sono passati 250 anni e la morte di mia madre, se non altro almeno il tempo avrebbe dovuto contribuire a smorzare i toni di questo odio infernale!”
“Ragazza stanne fuori! Quello che stiamo dicendo non ti riguarda assolutamente e per quanto tu possa essere la nuova Signora dell’Ovest, mi devi ancora del rispetto visto che sono più anziana di te!”
“Oh ma sono affari miei Lady Kagaya! Specialmente se il vostro orgoglio ferito contribuisce ad ammazzarci tutte! Non pretendo che diventiate migliori amiche, ma non potreste almeno sopportarvi fino a che non riusciamo a liberare tutti quanti? Poi potete saltarvi alla gola quanto vi pare e nessuno vi dirà nulla!”
“Mi rispieghi Heleiana perché devo collaborare, addirittura proteggere, questa donna? Non sarebbe meglio se andassi da sola? Rischieremmo meno di mandare tutto all’aria a causa dell’incapacità cronica degli esseri umani…”
“Ancora questa storia? Lady Kagaya, se non vi conoscessi direi che la vecchiaia sta colpendo anche voi! Credo di aver già fatto questo discorso almeno altre tre volte…”
Dovetti chinarmi in fretta per mancare, letteralmente per un pelo, la frusta velenosa che era diretta al mio collo. Decisamente avevo scoperto da quale ramo della famiglia Sesshomaru aveva preso la passione per i veleni.
Il commento che le avevo fatto non era esattamente un complimento, anzi sapevo benissimo che mia suocera avrebbe tentato di uccidermi per essermi permessa una tale insinuazione, ma non ne potevo proprio più! Due ragazzine del liceo innamorate dello stesso ragazzo non facevano così tanto disastro come due donne di ottima famiglia come quelle che avevo davanti.
-Certo che non avrei mai pensato che due donne così distinte potessero dare un così pessimo spettacolo di sé al mondo! Alla fine la Lady di ghiaccio ha avuto 250 anni per mettersi l’anima in pace…diamine si è pure trovata un nuovo compagno!-
-Credimi non è facile accettare di non essere l’anima gemella dell’uomo di cui sei follemente innamorata…-
-Ma lei non ha trovato in un altro demone cane la sua anima gemella? Non dovrebbe essere felice?-
-Non ti preoccupare, è perfettamente felice con il nuovo compagno, ma credo che sia il suo orgoglio che ancora brucia. Alla fine è stata cresciuta per diventare la compagna del Grande Demone Cane, anche se non era la sua anima gemella è un grosso colpo all’autostima scoprire di essere stata superata da una banalissima umana.-
-Banalissima umana? Ma che stai dicendo Helena? Tua madre era una principessa…di sicuro non era banale!-
-Era una principessa UMANA, Kay! Il solo fatto di non essere un demone la rendeva, e la rende una creatura inferiore. Compatiscila e non odiarla: è stata educata  in modo molto severo, in un mondo in cui l’amore non esisteva, anzi si chiamava Ragion di Stato. Anche se ora lo ha trovato  non sa come comportarsi.-
Sospirando troncai la conversazione con Kagome e tornai a concentrarmi sul problema del momento. Dovevo risolvere, in un modo o nell’altro, lo screzio tra le due nobildonne o tutte noi rischiavamo di non vedere una nuova alba.
Due giorni prima avevo spiegato a tutti il mio piano per trovare i nostri amici e per interrompere quello che era previsto essere un duello all’ultimo sangue tra padre e figlio. Ero abbastanza convinta che Kiseki avrebbe fatto assistere al duello Yasha e gli altri, esattamente come avremmo dovuto avere un posto d’onore anche noi. Il nostro vantaggio era che eravamo riuscite a scappare. Kiseki mi voleva per sé, tanto era chiaro, e sicuramente non mi avrebbe fatta uccidere. Kagome sarebbe stata un bersaglio fin troppo facile, ma era potente, molto potente, e anche se il nostro nemico sembrava conoscerci alla perfezione, ero convinta che la mia migliore amica avrebbe saputo sorprenderlo. Il fatto che fossimo fuggite ci metteva in posizione vantaggiosa perché avrebbe costretto quell’essere immondo a giocare a carte scoperte. Se davvero voleva che io assistessi alla morte del mio adorato compagno tutto questo non avrebbe potuto svolgersi in segreto e ci avrebbe permesso di trovare l’arena dello scontro.
Il piano era molto semplice: saremmo entrate e ci saremmo divise. Kagome avrebbe dovuto dirigersi verso il punto in cui i nostri compagni erano tenuti prigionieri e liberarli. Nel frattempo mia madre avrebbe dovuto ragionare con Touga per tentare di farlo ragionare, mentre mia suocera doveva proteggerla da due demoni cani adulti e completamente impazziti. Io avevo un compito allo stesso tempo complicato e delicato. Dovevo riportare Sesshomaru alla ragione, ma anche scoprire che cosa stava tramando Kiseki e che non ci aveva detto.
“Lady Kagaya siate ragionevole vi prego! Anche voi madre! Non abbiamo molto tempo e più rimaniamo qui allo scoperto maggiore è il rischio che ci scoprano!”
Mi rivolsi per prima a mia suocera: “So che ritenete mia madre la sola responsabile del vostro matrimonio fallito e che il vostro orgoglio vi impedisce di aiutarla, ma considerate anche il ruolo di Touga in tutto questo! È un demone cane: non avrebbe potuto ignorare i propri istinti nemmeno se lo avesse voluto! E se anche questo non vi convince ricordate una cosa: se mia madre muore questo non riporterà Touga nelle vostre braccia, anzi lo ucciderà di nuovo! Se proteggerete la sua compagna avrete la sua eterna gratitudine e affetto, ma se lei muore lui la seguirà odiandovi! Davvero volete che l’ultimo pensiero nei vostri confronti sia di odio?”
Sapevo di stare giocando molto sporco, ma il tempo correva e noi eravamo sempre più in pericolo. La vidi chinare la testa e valutare attentamente le mie parole e nel momento in cui i suoi occhi tornarono a incrociare i miei seppi di aver vinto.
-Sai che hai giocato molto sporco Helena? Hai giocato con i suoi sentimenti…-
-Lo so Kagome! Credimi se ti dico che non volevo farlo, ma non c’era un’altra soluzione!”
-Non ti preoccupare amica mia! Tutto è concesso in guerra  in amore e noi siamo decisamente in guerra!-
Sospirai, maledicendomi mentalmente per essere stata costretta a ricorrere a metodi così biechi, come giocare con il cuore di una donna innamorata, ma Kiseki non ci aveva lasciato molta altra scelta.
“Dobbiamo andare ora! Non è sicuro rimanere qui ancora e mi sembra che non ci sia nessuno. La via è libera!”
Attraversammo lo spiazzo correndo, i nostri poteri –per chi li aveva – tenuti dormienti apposta, per evitare di far scattare delle trappole lasciate apposta per stanarci. Raggiungemmo il pozzo senza intoppi e con un ultimo sguardo indietro, per assicurarci che non vi fosse nessuno, Kagome aprì la porta del magazzino e ci infilammo dentro.
“Bene, siamo arrivate! Suggerisco di passare dall’altra parte a scaglioni, di modo da attirare la minore attenzione possibile. Lady Kagaya, madre, mettetevi questo intorno al collo, impedirà agli altri demoni di captare il vostro odore, o il vostro youki. Sapete quello che dovete fare! Ci vediamo all’interno dell’arena. Buona fortuna e che i Kami vi proteggano!”
La loro unica risposta fu un abbraccio da parte di mia madre e un’occhiataccia lanciatami da mia suocera mentre faceva esplodere la propria youki per avere i propri poteri a portata di mano.
Con una faccia disgustata la demone argentea afferrò mia madre e con una grazia innata si lanciò nel pozzo. Trattenendo il fiato io e Kagome rimanemmo a fissare il passaggio finché una familiare luce blu non ci avvisò della loro scomparsa.
“Per un attimo ho temuto che non avrebbe funzionato. Non avrei proprio voluto vedere la faccia della Lady di ghiaccio se si fossero schiantate sul fondo fangoso…”
“Non mi ci far pensare Kagome ti prego! Almeno non è la madre del tuo compagno! Temo che mi odierà a vita per quello che l’ho costretta a far oggi!”
Attendemmo un minuto in un silenzio carico di tensione.
“Ti prego Helena fai attenzione! So che il tuo potere è immenso e che hai già fatto quello che stai per fare, ma questo non lo rende meno pericoloso. Specialmente con il marchio svanito il rischio di perdere la tua identità è altissimo. Per favore non prendere rischi inutili!”
MI resi conto che Kagome stava piangendo e l’attirai a me abbracciandola.
“Shh tesoro! Non ti preoccupare per me! Se tutto andrà come abbiamo previsto non perderò la mia identità, ma se qualcosa andasse storto e non riuscissimo a salvare Sesshomaru sai bene che sarebbe inutile per me continuare a vivere. E no Kagome! Ti prego non chiedermi di continuare a vivere per te, Rin, mio fratello o gli altri. Senza Maru la mia vita non varrebbe la pena! Se dovessimo fallire ti chiedo di promettermi che non mi impedirai di seguirlo per favore! Promettilo!”
La sentii inspirare, come se volesse dirmi qualcosa o farmi cambiare idea, ma dopo qualche secondo espirò piano e annuì. Sapevo che quello che le avevo chiesto non era giusto e non sarebbe stato facile per lei, ma non avrei permesso a nessuno di ritardare il mio ricongiungimento con il mio compagno.
“Anche tu Kagome mi devi promettere di fare attenzione! Avrei voluto che Ayame potesse venire con noi per poter avere qualcuno che potesse proteggerti, ma non potevo forzarla a lasciare la bambina. Ho fiducia in te sorellina e so che hai abbastanza potere per difenderti, ma Kiseki conosce ogni nostra debolezza e ho paura che possa succederti qualcosa mentre io non ci sono…”
Era il mio turno di preoccuparmi per la mia migliore amica. Per la primissima volta da quando era nata la stavo spedendo nel bel mezzo del pericolo, senza alcuna protezione e sapevo che se le fosse successo qualcosa il senso di colpa non mi avrebbe mai abbandonato.
“Non crucciarti Helena! Non succederà nulla! Devo solo passare inosservata fino ai nostri amici e poi saremo di nuovo insieme! E se anche dovesse succedere qualcosa, prometti che non ti punirai per il resto della tua esistenza per qualcosa che NON sarà colpa tua!”
In quel momento realizzai pienamente quello che avevo chiesto poco prima a Kagome stessa. Riluttante, come se stessi firmando la mia condanna a morte, diedi il mio assenso alla sua richiesta.
Apparentemente soddisfatta dalla mia risposta la sacerdotessa mi abbracciò un’ultima volta e si allontanò da me per richiamare a sé la propria mikoki. I suoi lunghi capelli neri volteggiarono nel vento creato dal suo potere, mentre apparivano la sua armatura e le sue spade. Il marchio non si attivò e nessuna delle sue caratteristiche demoniache apparve. Finché non avesse concluso la cerimonia con Yasha la sua mikoki non avrebbe permesso allo youki di manifestarsi, a meno di non usare una grossa dose di concentrazione e potere.
Sorridendomi un’ultima volta, appoggiò una mano alla paratia e si lanciò nel vuoto.
Un altro lampo di luce blu mi avvisò dell’avvenuto passaggio.
Sospirai, cercando di liberare la mente dalla preoccupazione per la salute della mia protetta, cercando di concentrarmi su quello che dovevo fare.
Richiamai i miei poteri e li rilasciai intorno a me mentre ali e coda apparivano nell’aria stantia del magazzino. Richiamai la tiara dovendone usare il potere e mi preparai a fare qualcosa che avrebbe facilmente potuto costarmi la vita.
Iniziai un incantesimo e mi concentrai per richiamare alla superficie quella parte di me stessa che proveniva da mia madre e la portai alla superficie. Avrei preferito avere ancora i miei poteri inu, derivati dal marchio, ma non avevo tempo di rimpiangere quello che avevo perduto. Una volta che ebbi raccolto tutta la mia essenza umana la espulsi dal mio corpo. Immediatamente mi sentii onnipotente! Niente avrebbe potuto fermarmi! Senza la mia parte umana ero una Kami a tutti gli effetti. Con molta fatica mi imposi di tornare a concentrarmi sul problema principale e fissai il mio sguardo sulla mia parte umana di fronte a me. Era uguale alla mia forma canonica in tutto e per tutto tranne la presenza di ali e coda, ma in questo caso non avevo creato un clone di me senziente. Avrei potuto farlo, ma non mi sarebbe servito a nulla in questo caso.
Creai dal nulla un pugnale intarsiato e lo posi in mano alla mia sosia.
“Vai e scopri i piani di Kiseki! Non farti scoprire, non farti catturare e soprattutto non farti uccidere!”
Senza risposta – non che me ne aspettassi una – il mio clone umano si gettò nel pozzo.
Mentre aspettavo il tempo necessario per non attrarre troppa attenzione sul pozzo notai una pozzanghera in un angolo. Mi avvicinai e mi specchiai per vedere la mia forma divina.
Rimasi a bocca aperta. La dea che mi stava fissando non potevo essere io! Non mi ero mai considerata brutta nemmeno nella mia forma demoniaca, ma in questo caso i miei capelli erano striati d’oro esattamente come i miei occhi. Su tutti il mio corpo, sempre in oro, era disegnato lo stesso tribale che componeva il marchio che io avevo lasciato a Sesshomaru. Portavo un kimono che mi arrivava appena a metà coscia quasi trasparente da tanto era bianco. Non avevo né artigli né zanne. Non avevo nemmeno coda e ali, ma sapevo che, se avessi voluto, avrei potuto volare. Feci un passo indietro e questo mi portò a fissare l’attenzione sui piedi: avevo addosso un paio di sandali, bianchi e oro, con un tacco stiletto alto e fine, agganciati al mio piede mediante sottili fili d’oro purissimo.
Curiosa, guardai sotto il kimono: il marchio mi era rimasto, ma si era trasformato per cui sembrava fatto di tanti piccolissimi diamanti. Ora erano opachi, ma sapevo che quando si fosse attivato sarebbe stato luminosissimo.
La tiara risplendeva sulla mia fronte e mi concentrai per richiamare la mia arma. Quando apparve non potei trattenere un fischio di ammirazione: anche lei si era trasformata e ora era di oro purissimo con le lame di diamante.
-Ora sembro davvero la figlia di un Kami!-
Un rumore improvviso all’esterno mi riscosse dalle mie fantasie e senza frapporre tempo in mezzo, per paura che qualcuno potesse scoprirmi, mi gettai nel pozzo.
-Resistete amici miei! Stiamo arrivando!-
 
KAGOME POV
 
Non appena i miei piedi tornarono a toccare terra, come avevo fatto moltissime altre volte, alzai lo sguardo e il mio cuore saltò un battito per la gioia di essere tornata a fissare il cielo sopra la mia testa. Ero tornata a casa.
Ero ancora umana, senza poteri visibili perché Helena, in un eccesso di prudenza a mio parare, me li aveva fatti schermare, quindi l’unico modo per uscire dal pozzo era arrampicarmi. Presi saldamente in mano uno dei rampicanti che si calavano nel pozzo e mi issai sperando che reggesse il mio peso.
Una volta uscita, dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno nella immediata prossimità del pozzo – se non avessi controllato e fossi incappata in qualche imboscata ero abbastanza convinta che Helena mi avrebbe resuscitato per uccidermi personalmente – mi guardai intorno per cercare qualche indizio che potesse indicarmi la direzione da prendere. Quello che vidi mi lasciò di sasso.
La bellissima radura che io ricordavo non esisteva praticamente più, deturpata dall’abbattimento di alberi per fare posto a torrette di avvistamento e cannoni che, per mia fortuna non erano né attivi né guardati a vista da soldati.
Richiamando i miei poteri per rendermi invisibile per tutti coloro che non possedevano poteri spirituali o demoniaci, cominciai ad uscire dalla radura per dirigermi verso l’Albero Sacro.
Temendo il peggio, trattenni il respiro prima di entrare al cospetto del Goshimboku. Una volta alla sua presenza esalai un sospiro di sollievo: non ne avevo idea del motivo, ma sembrava che Kiseki e i suoi uomini non fossero stati in grado di profanarlo.
Mi avvicinai al trono dell’Albero Sacro, a quella ferita nella corteccia che stava a indicare il luogo esatto in cui Kikyo aveva sigillato Inuyasha tanti anni prima.
Come se fosse successo appena il giorno prima ricordavo ogni singolo particolare della prima volta che avevo visto il mio adorato promesso. La sua aria pacifica, con il vento che giocava con i suoi lunghi capelli argentei, la freccia conficcata sul cuore, destinata a tenerlo in quel sonno magico per l’eternità. Ma i Kami avevano un altro piano e il maleficio fu spezzato.
Sorrisi ripensando alla nostra prima conversazione a cui era seguito il suo unico attacco consapevole, gli altri non contavano perché era stato posseduto, alla mia persona. L’ultima volta che ne avevamo parlato mi aveva detto che ancora si sentiva in colpa per avermi attaccato, ma io avevo risposto che sapevo che non mi avrebbe fatto del male, d’altra parte avevo imparato che non mancava mai un bersaglio così ravvicinato.
“Non avrei mai potuto farti del male Kagome-koi! Nemmeno allora!”
Mi riscossi violentemente dai ricordi. Non era decisamente quello il momento di perdersi nel passato. Se avessi voluto di nuovo sentire quelle parole avrei prima dovuto liberarlo!
Con passo deciso mi rivolsi verso la direzione in cui sapevo trovarsi il villaggio e cominciai la mia discesa verso Musashi. Non avevo idea se Kiseki avesse deciso di tenerli lì, ma era l’unico luogo di partenza che avevo.
Quasi alla fine della foresta e in vista del villaggio mi fermai. Non avrei mai saputo spiegare il perché, ma qualcosa mi stava spingendo nella direzione del fiume, lontano dalle case. Negli ultimi tre anni i miei poteri spirituali si erano sviluppati completamente e, grazie all’allenamento con Helena, avevo imparato a non sottovalutare mai un presentimento del genere.
Rientrai nella foresta e mi diressi verso il fiume. Sempre spinta da questa forza soprannaturale, che più tardi avrei scoperto essere il mio legame con Inuyasha, costeggiai il fiume per quelle che mi sembrarono ore, ma che, in realtà, non erano più di 20 minuti.
Più mi allontanavo dal villaggio meno riconoscevo i luoghi – non ero mai stata da questa parte della foresta, ma non ne avevo nemmeno mai avuto il tempo – ma l’aumento del cemento e delle torrette di guardia mi facevano pensare di essere sulla strada giusta.
L’unica cosa che mi rendeva inquieta era la totale mancanza di guardie. Non riuscivo a credere che Kiseki non ci stesse aspettando quindi il fatto che non avesse schierato dei soldati sulle torrette mi portava a temere che fosse tutto una grossa trappola. Con il senno di poi sarei dovuta ritornare indietro immediatamente, contattare Helena e mandare all’aria il piano, ma in quel momento il mio unico pensiero era quello di poter rivedere Yasha e i miei amici e la mancanza di guardie mi sembrava una benedizione.
Dopo l’ennesima ansa del fiume mi ritrovai di fronte al più mostruoso edificio di cemento che avessi mai visto: la mia destinazione.
Era un edificio grigio, squadrato e triste. Aveva due piani e la facciata aveva poche, pochissime finestre per la sua estensione. Telecamere ad ogni angolo controllavano ingressi e uscite – non che nel mio caso avrebbero posto particolari problemi – e filo spinato ne decorava i muri.
Anche agli occhi medievali del contadini del luogo quel palazzo poteva essere solo una cosa: una prigione.
Forte del fatto che le telecamere non avrebbero registrato la mia presenza e dalla evidente mancanza di guardie in giro, entrai nel blocco di cemento.
L’interno non era molto migliore dell’esterno in quanto a colorazione, il grigio reso ancora più lugubre dalla presenza di torce per l’illuminazione, che riempivano di fumo nero e irrespirabile nei corridoi.
Richiamai i miei poteri per eseguire una veloce ricerca del palazzo per trovare i miei amici, ma dentro l’edificio non sembrava esserci nessuno.
Con i sensi all’erta, consapevole che tutta la situazione puzzava di trappola, espansi il raggio di azione per arrivare dall’altra parte del blocco di cemento.
Come uno schiaffo mi colpì la presenza di migliaia di persone. C’era un’arena dietro la prigione, probabilmente la stessa che Helena aveva visto nel futuro, pensai con orrore.
All’interno del marasma delle varie essenze, una in particolare mi colpì: Inuyasha!
Senza pensare alle conseguenze delle mie azioni scattai in avanti.
Corsi alla cieca per i corridoi, con l’unica indicazione di direzione fornitami dal fuoco rosso che era l’essenza del mio hanyou.
Senza che me ne accorgessi le porte davanti a me si spalancarono e io mi ritrovai dentro un’arena. Con un veloce sguardo intorno notai la presenza di Sango, Miroku, Shippo, Rin, Kaede, Kohaku, tre bambini che con conoscevo…e lui…Inuyasha!
Prima che potessi correre verso di lui una voce mi gelò sul posto:
“Benvenuta mia dolce Kagome! Ora che sei arrivata la festa può cominciare!”
Kiseki!!
Alle sue parole mi guardai intorno con più attenzione. Eravamo al centro dell’arena, circondati dalle guardie che non erano sulle torrette, umane e demoniache. Notai anche la presenza di Lady Izaioy e Lady Kagaya e al quel punto ne ebbi la certezza.
Eravamo in trappola!
 
  
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