Disclaimers:
Star Trek e tutti i suoi personaggi
appartengono alla Paramount e a chiunque altro ne detenga i diritti. La
seguente fanfiction non ha alcuno scopo di lucro.
Intro: Io amo McCoy. E anche Scotty, davvero. E' che si
prestano troppo a queste vicende comico-sfigate (ride).
ON HOLIDAY
"Diario del
capitano, data astrale 3058. L’Enterprise ha appena portato a
conclusione una
difficile missione diplomatica su Peliar Zel II, durante la quale
l’intero
equipaggio ha mostrato una non comune abnegazione ed ha contribuito a
sventare
un complotto ordito da una fazione terroristica locale. Sarà
mia cura proporre
un encomio per tutti loro alla Flotta Stellare."
Il capitano
Kirk restituì il diario di bordo ad un
guardiamarina e si voltò a guardare il dottor McCoy, che
aveva preso a
borbottare al di sopra della sua spalla destra.
“Qualcosa non va, Bones?”
“Dopo una missione diplomatica infinita tu proponi
all’equipaggio di stare a sentire un discorso solenne da
parte di un ammiraglio
della Flotta? Bel premio davvero.” il medico
incrociò le braccia sul petto
scoccando un’occhiata sarcastica al suo amico.
“E’ un grande onore.” ribattè
il capitano.
McCoy alzò gli occhi al cielo “Io la chiamerei
piuttosto
una punizione.”
Spock nel frattempo si era avvicinato ai due: non perdeva
mai l’occasione di studiare da vicino i bizzarri
comportamenti emotivi della
razza umana. Ciò che aveva proposto il capitano era logico,
inappuntabile e
molto appropriato alla situazione, pertanto non riusciva a capire
l’atteggiamento negativo del medico di bordo.
Inclinò leggermente la testa da
un lato “Lei cosa proporrebbe, dottore?”
“Una bella licenza di sbarco.”
“E dove? Le faccio presente che non ci sono pianeti di
classe M da qui a Exo I, nostra prossima meta, e dubito fortemente che
lei stia
suggerendo di far sbarcare l’equipaggio su un pianeta di
classe Y a fini
ricreativi.”
“Certo che no - sbuffò McCoy massaggiandosi le
tempie - ma
deviando leggermente dalla rotta c’è Stigos, un
pacifico pianeta di classe M
che è da poco entrato nella Federazione.”
Entrambe le sopracciglia di Spock saettarono verso l’alto
“Ciò che propone è altamente
irregolare, dottore.” e poi guardò verso Jim,
aspettandosi una analoga considerazione da parte sua. Tuttavia, prima
che il
capitano potesse articolare una sillaba, McCoy si piegò
verso la poltrona
“L’equipaggio è stanco, non mettiamo
piede su un pianeta da tre mesi, Jim. Tre
mesi.”
A sua volta, anche Spock si chinò verso il capitano, deciso
a far valere il suo punto di vista “La sezione scientifica
deve compiere
importanti esperimenti sull’atmosfera di Exo I.”
“Anche se ritardiamo di qualche giorno, il pianeta
sarà
sempre lì.” replicò il dottore,
drizzando la schiena e rivolgendosi
direttamente al Primo Ufficiale.
"Dottore, in tutta sincerità mi sfugge la logica della
sua insistente richiesta."
Il dottore sbottò "Semplice! Ho notato uno stato di
affaticamento emotivo in diversi membri dell’equipaggio,
specie tra quelli
della sicurezza e..."
Le sopracciglia del vulcaniano, se possibile, si arcuarono
ulteriormente “Emozioni umane, dovevo immaginarlo. - scosse
la testa - Ad ogni
modo una tranquilla missione scientifica offrirà
l’occasione adatta per purgare
le emozioni superflue...”
Fu la volta del dottore di interrompere il Primo Ufficiale
“Ma sentilo, Jim! ‘Purgare le emozioni’,
proprio il linguaggio che ti
aspetteresti da una macchina vulcaniana a sangue freddo...”
“Signori, vi prego - il capitano sollevò le mani
con fare
esasperato - di questo passo lo provocherete a me un sovraccarico
emotivo,
unito ad un gran mal di testa. Bones, la missione su Exo I è
importante...”
“E io sono il medico di bordo e posso diagnosticare uno
stato di stress nell'equipaggio ed imporre una licenza di sbarco. Posso
farlo e
lo farò, se è necessario.”
sentenziò, ignorando quell’ ‘altamente
illogico’
mormorato da Spock.
“E va bene - il capitano si passò una mano sulla
faccia -
se il nostro dottore vuole prescriverci a tutti i costi una vacanza
forzata,
così sarà: Uhura, annunci ventiquattrore di
licenza di sbarco su Stigos e
contatti il governo del pianeta. Resterà a bordo solo il
personale
indispensabile e recupereremo il tempo perso forzando i motori a
curvatura.
Signor Sulu, faccia rotta su Stigos."
“Sì, capitano - poi si piegò verso
Chekov - ma il signor
Scott non sarà affatto contento sul forzare i
motori.”
Il dottore
tornò in infermeria con aria molto soddisfatta:
l’equipaggio non metteva piede su un pianeta da una vita ed
era certo che tutti
fossero stanchi quanto lui di restare rinchiusi in quella scatola di
latta e
avrebbero apprezzato un diversivo a base di aria naturale, sole e
natura
lussureggiante.
Senza alcun dubbio.
Per questo fu più che sorpreso quando, messo piede in
infermeria, l’infermiera Chapel e una sua collega,
l'infermiera Tanaka, lo
guardarono preoccupate.
“Cos’è successo?” chiese il
dottore con apprensione, già
entrato nella modalità ‘devo dichiarare il decesso
di qualcuno, vero?’
"E' per la licenza di sbarco. Dottor McCoy - esordì
l'infermiera bionda - una parte del personale medico dovrà
restare a bordo per
ogni evenienza, è la prassi. A tal proposito..."
Il dottore sorrise "Ah, ho capito. Nessun problema,
redigerò una diagnosi di stress e farò in modo che voi due
possiate sbarcare. Può restare
a bordo lo staff del dottor Stromvik."
"Ecco... a dire il vero, dottor McCoy, noi speravamo
di poter restare a bordo." proseguì Christine con un sorriso
diplomatico.
"E perché mai?" domandò il medico confuso.
"Ho sentito che la zona dove sbarcheremo è un
altopiano in mezzo alle montagne." spiegò Tanaka.
"Precisamente: grandi spazi aperti per sgranchirsi le
gambe, panorami degni di questo nome, prati verdi che in questa
stagione
dell'anno saranno pieni di fiori..."
"... e di insetti. Io detesto gli insetti!"
borbottò l'infermiera asiatica.
"E io, l'ultima volta che sono sbarcata ho rimediato
un brutto eritema solare, quindi..." aggiunse
"Io sono convinto che un po' di aria fresca vi farebbe
bene, ma se proprio insistete..."
"Grazie mille, dottore!" esclamarono le due
donne, per poi dileguarsi nel laboratorio attiguo, lasciandolo
attonito. Oh,
pazienza! Il resto dell'equipaggio sarebbe stato felice della vacanza.
Certo.
Sei ore dopo
l'Enterprise si pose in orbita attorno a
Stigos e, nel frattempo, l'iniziale disappunto del Dottor McCoy si
andava pian
piano trasformando in una rabbia stupefatta.
I membri della squadra di sicurezza ai comandi del tenente
comandante Giotto mandata in esplorazione dal capitano avevano la
faccia di
condannati a morte e gli era giunta all'orecchio la voce che un paio di
loro
fossero andati dal capitano a fare testamento.
Che cosa ridicola! Ok, d'accordo... ultimamente le squadre
di sicurezza avevano subito delle perdite inaspettate, ma quali
pericoli
potevano mai nascondersi su un pianeta alleato, la cui popolazione si
divideva
tra l'amore per le scienze e pacifici riti religiosi?
Un'ora dopo la squadra mandata in avanscoperta era di
ritorno, intatta. Due guardiamarina si scambiarono un sorriso sollevato
mentre
scendevano dalla pedana del teletrasporto "Non vedo l'ora di finire
quella
partita di golf che ho lasciato in sospeso sul ponte ologrammi."
"Mi unisco a te volentieri." rispose l'altro.
"Non posso crederci, ragazzi! - sbottò il dottore, che
era in sala teletrasporto e aveva sentito tutta la conversazione -
avete la
possibilità di trascorrere qualche ora su un vero prato e vi
andate a
rinchiudere in un compartimento della nave."
"Senza offesa, dottore - gli rispose uno dei due
ragazzi con un sorriso gioviale - ma il terreno del pianeta
è troppo
accidentato per giocare a golf. Senza contare che non si può
regolare la
temperatura. No, grazie."
Il dottore si avvicinò al capo della sicurezza che stava
compilando il suo rapporto per il capitano "Giovani d'oggi. Troppo
abituati alle comodità, questa è la
verità. Lei che ne pensa, Giotto?"
L'altro si lasciò sfuggire una risatina "Ha
assolutamente ragione McCoy. Tra l'altro, il pianeta è
davvero bellissimo, ha
avuto un'ottima idea."
"Mi fa piacere sentirglielo dire. - disse il medico
rincuorato - Non le dispiacerà unirsi a me in una salutare
passeggiata, allora."
"Ah, questo è proprio impossibile: sono il capo della
sicurezza, non posso assolutamente sbarcare. Ora mi scusi, porto il
rapporto al
capitano."
McCoy si volse verso il tenente Leslie "Non guardi me,
dottore: oggi sono l'addetto al teletrasporto e devo far sbarcare e
risalire
l'equipaggio."
Non poteva crederci! Nessuno sembrava condividere il suo
stesso entusiasmo per l'inaspettata vacanza, che equipaggio di
ingrati... eh
no! Ora iniziava a diventare una questione di principio: avrebbe
trovato a
tutti i costi qualcuno con cui condividere quella giornata di pace e
relax.
Volente o nolente.
Scoprì, senza troppa sorpresa, che Jim era sbarcato per
primo, invitato ad una escursione a cavallo dal Primo ministro di
Stigos;
d'altronde il capitano amava moltissimo l'equitazione.
Di conseguenza il Primo Ufficiale avrebbe dovuto restare a
bordo per fare le veci del capitano... e ad ogni modo dubitava
fortemente che
una passeggiata tra i boschi in compagnia Spock sarebbe stata fonte di
relax.
Avrebbero piuttosto discusso su ogni cosa, con il vulcaniano che
avrebbe
bollato come 'illogica' o 'futile' ogni osservazione del dottore e lui
sarebbe
tornato a bordo con una gastrite ed il doppio dello stress.
Chekov
era sbarcato sì, ma con la giovane tenente Brisk attaccata
al braccio ed un
invisibile cartello sulla schiena "Si prega di non disturbare".
Sulu
e Uhura avevano
deciso di impiegare il loro tempo libero studiando le evoluzioni
linguistiche
dello swahili e del dialetto Ainu e non aveva alcun desiderio di unirsi
a loro.
Tuttavia
non gli sorrideva molto l'idea di passare la
giornata da solo... ma certo! Si batté la mano sulla fronte
ed entrò nel primo
turboascensore disponibile, diretto verso la sala macchine.
Scotty aveva
appreso con piacere la notizia della licenza di
sbarco: sarebbe stata l'occasione per dare una controllata al pannello
di Mees
H-75, ultimamente c'era qualcosa che non andava lì dietro.
Dato il permesso per lo sbarco a tutta la sua squadra, ora
si trovava carponi nel locale tecnico deserto, intento a sostituire un
circuito
difettato con evidente soddisfazione.
"Scotty! Cosa diavolo sta facendo qua?" esclamò
il dottore, materializzandosi alle sue spalle.
L'ingegnere sussultò per lo spavento e batté la
testa
contro il bordo del pannello, lasciandosi andare ad una colorita
imprecazione
in gaelico. "Potrei farle la stessa domanda, dottore."
borbottò
massaggiandosi il capo.
"Sono venuto a controllare un mio paziente."
"E chi sarebbe?" chiese il capo ingegnere,
lanciando uno sguardo scettico alla sala macchina deserta.
"Lei." il medico gli puntò l'indice contro.
"Io? Io non sono malato!" protestò Scotty.
Il dottore fece comparire la sua
cartella medica da dietro la schiena "Da qui risulta che lei non
usufruisce di una licenza di sbarco da quasi un anno!"
"Dottore, non posso
assentarmi, voglio approfittare della sosta per controllare questi
componenti."
"Gli
stessi che ha
completamente revisionato settimana scorsa?"
"Ehm..."
Il
dottore zittì
qualsiasi replica con uno sguardo severo.
"Come
vuole Bones,
finisco questo lavoro e vado nel mio alloggio a rilassarmi."
"Lei
non si
chiuderà nel suo cubicolo a leggere riviste tecniche sui
motori a curvatura,
questo non è staccare dal lavoro!"
"Ma
io mi rilasso
così - protestò il capo ingegnere - Per farla
contenta alla prossima licenza di
sbarco le prometto che scenderò dalla nave, ok?"
"Dove
ho già
sentito questo ritornello? Ah sì, in occasione delle ultime
due licenze che
abbiamo avuto. - il dottore batté il dito sulla scheda
medica di Scotty - Gli
esseri umani sono fatti per vivere sui pianeti, le astronavi servono
solo per
viaggiare da un punto all'al..."
"L'Enterprise
non
è un semplice mezzo di trasporto!" proruppe Scotty indignato.
"Ok,
ok, ha
ragione. Chiedo scusa - Bones alzò le mani in segno di resa,
sapendo quanto
fosse suscettibile lo scozzese sull'argomento - Ma non cambi argomento.
Come
suo dottore, le ordino di sbarcare con me e godersi una bella giornata
di
sole."
Montgomery
Scott si
alzò ed uscì dalla sala macchina con l'aria
allegra di chi deve assistere alla
rappresentazione dell'Anello dei Nibelunghi recitato in andoriano.
Venti
minuti dopo i due
uomini sbarcarono sull'altopiano. Il dottore si guardò
intorno ed annuì con
aria estremamente soddisfatta, poi guidò Scotty lungo un
ampio sentiero che
degradava appena verso sud e costeggiava un bosco fitto e
lussureggiante sulla
destra, mentre sulla sinistra lo guardo poteva liberamente vagare su
delle
imponenti vette di trachite rosa.
Inspirò
a pieni polmoni
l’aria frizzante e profumata di resina
“E’ un piacere respirare qualcosa di
diverso dell’aria artificiale dell’Enterprise.
Meraviglioso.”
“Uh sì: l’atmosfera è molto
simile a quella terrestre.” disse Scotty.
Il
dottore scrollò le
spalle sentendo l’osservazione asettica del suo compagno
“Guardi che
spettacolo, Scotty! Difficilmente ho visto montagne più
belle di queste.”
“Mmh.”
gli borbottò di
rimando il capo ingegnere.
“Che
forme
spettacolari! - insistette il medico - Mi ricordano le guglie degli
edifici di
culto di Metar III.”
“In
effetti la
composizione di quelle rocce è particolare. Mi chiedo se non
potremmo trovare
dei cristalli di dilitio.”
“Sono
qui per godermi
qualche ora di vacanza, non per fare il minatore.”
ribattè Bones, poi si girò
verso l’altro e lo trovò intento ad esaminare il
terreno circostante con
l’ausilio del tricorder: probabilmente non aveva alzato il
naso da
quell’aggeggio da quando erano sbarcati. “Insomma,
Scotty!” esclamò esasperato.
“Cosa
ho fatto adesso?”
“Provi,
per una volta,
a staccarsi da tutto quello che è meccanico e a dare
un’occhiata al panorama
circostante.” Detto questo gli sequestrò il
tricorder ed anche il comunicatore,
per essere più tranquillo.
L’espressione
di Scotty
mutò in quella di un bambino al quale il padre avesse per
castigo sottratto il
suo giocattolo preferito.
Il
sentiero compiva una
brusca curva a destra e si inoltrava nel bosco, perdendosi tra cespugli
e
muschi poco più avanti; in lontananza si udiva il
gorgogliare di un torrente.
"Andiamo
a
vedere." propose Bones.
"Io
non so se è
una buona idea, dottore: prima che mi sottraesse il tricorder ho visto
che il
sentiero si interrompe lì, dovremmo procedere alla cieca tra
la vegetazione."
Bones
alzò gli occhi al
cielo "Quante storie per quattro arbusti, dov'è finito il
suo spirito
d'avventura?"
"Teletrasportato
per sbaglio nel vuoto cosmico." borbottò Scotty, poi,
vistosi ignorato, si
risolse a seguire il dottore nel bosco. A suo modesto parere Bones
stava
tenendo un comportamento troppo imprudente: procedeva a spasso spedito
calpestando dei buffi cespugli contorti che costituivano il sottobosco,
senza
mai dare un'occhiata al tricorder ma orientandosi solo in base alla
direzione
del rumore dell'acqua. Né aveva notato che gli alberi
imponenti dal tronco
semicavo e le particolari conformazioni rocciose del pianeta potevano
distorcere i suoni. Più di una volta pregò il
dottore di consultare gli
strumenti che avevano con loro, ma questi si rifiutava categoricamente
"Lei ha proprio bisogno di disintossicarsi dalla tecnologia, Scotty e
questa è l'occasione ideale."
"Che
assurdità! Se siamo qui, su questo bel pianeta, a
migliaia di anni luce dalla Terra, lo dobbiamo proprio alla tecnologia,
quindi
non vedo perché non dovremmo servircene." Tuttavia
l'ingegnere
non era in vena di litigare e tenne per sé i suoi pensieri:
in fondo, prima
andavano a vedere quel corso d'acqua ("Oh,
quale emozione!" pensò con sarcasmo), prima quella
giornata si sarebbe
conclusa.
I
fatti stavano dando
ragione a Scotty: rimbalzando sulle pareti delle montagne e sui tronchi
cavi
degli alberi, il suono del torrente sembrava provenire da molto vicino,
ma dopo
più di un'ora di camminata ancora non si vedeva nulla.
"Non
è che
potremmo tornare indietro, vero?" sospirò l'uomo in divisa
rossa.
"Coraggio
Scotty, ormai
dovremmo esserci!" rispose cocciuto il medico con un sorriso esagerato,
che tuttavia non riusciva a mascherare la fatica che provava: aveva il
fiato
corto, era sudato e rosso nonostante non filtrasse troppo sole tra le
foglie
degli alberi. Ma l'ingegnere aveva capito che per il medico era ormai
una questione
di principio trovare quel dannato ruscello, potesse prosciugarsi
all'istante.
Quando, poco
dopo, Bones si fermò
sedendosi su una roccia per riposare, l'ingegnere si prese una piccola
rivincita "Coraggio dottore - lo canzonò - non mi
dirà che è già
stanco!"
"Ammetto di
essere un po'
fuori forma..."
"Se vuole
torniamo
indietro." buttò lì Scotty speranzoso.
"Ah no, non se
ne parla!"
McCoy balzò in piedi e riprese a camminare.
Qualche
centinaio di metri più in
là, il bosco si apriva su una radura che dava su una
scarpata scoscesa, sul
fondo della quale scorreva un anonimo ruscelletto di montagna, non
particolarmente bello. Nulla che valesse la sfacchinata, secondo il
modesto
parere di Scotty. "Ecco il suo torrente, dottore. Soddisfatto?"
McCoy si era
nuovamente seduto su
una roccia, dopo essersi sfilato la tracolla del tricorder, del kit
medico e il
comunicatore "Mi faccia riprendere fiato e le risponderò col
sarcasmo che
merita, Scotty." ansimò.
L'espressione
annoiata
dell'ingegnere si mutò rapidamente in preoccupazione: il
viso e le mani del
dottore erano rosse in modo anomalo e sulla fronte erano comparsi dei
puntini
bianchi "Dottore, lei non sta affatto bene."
Bones si
guardò le mani e scosse la
testa sconsolato "Quei cespugli dove sono passato... probabilmente sono
allergico ai semi o alle inflorescenze!" Si voltò, fece per
afferrare la
tracolla, ma le diede un maldestro urtone con il gomito, facendola
ruzzolare
giù per la scarpata.
"NO!"
esclamarono
all'unisono i due uomini, assistendo impotenti alla scena del tricorder
che
saltellava tra le rocce perdendo dietro di sé pezzi e
componenti come la
traccia di briciole di Pollicino, per finire la propria esistenza
schiantato su
un masso sulla riva del torrente. Il comunicatore, invece, decise di
mostrare
le proprie doti di tuffatore gettandosi direttamente nelle acque del
torrente e
sparendo veloce tra i flutti in compagnia di pigne e ramoscelli.
"Ok, ora
basta! La ricreazione
è finita, dottore, torniamo indietro e speriamo di
incontrare qualche altro
membro dell'equipaggio per poter tornare a bordo." proclamò
Scotty in un
tono che non ammetteva repliche.
"D'accordo -
si arrese l'altro
- anche perché questi puntini iniziano a prudere,
maledizione! Quindi... da
dove siamo venuti, da lì, vero?" e puntò la mano
alla sua sinistra, tra
due alberi isolati.
"Ehm... lo sta
chiedendo a me
o ne è certo, doc?"
"Ma
sì, dovrebbe essere da
quella parte. - sbuffò McCoy infastidito - Anche lei,
però, poteva guardarsi
attorno un po' meglio!"
"Io stavo
seguendo lei!
Camminava tra questi boschi come se fosse il mestiere suo."
"Sono un
dottore, non un
boy-scout." borbottò l'altro, risentito.
"Questo
significa che ci siamo
persi?" chiese allibito Scotty.
"Cerchiamo
bene, dovremmo aver
lasciato delle tracce."
Ma il terreno
non era molto
soffice, perché non pioveva da un po' e tra l'erba i due
uomini non riuscirono
a distinguere tracce chiare del loro passaggio.
"E adesso?" il
dottore si
coprì la faccia con una mano: che giornata orrenda, altro
che vacanza
rilassante!
"Beh -
iniziò Scotty
incrociando le braccia sul petto - le cose sarebbero molto
più facili se lei
non avesse suicidato tutta la nostra attrezzatura..."
"Me lo
rinfaccerà per almeno
un anno, vero?" lo interruppe il dottore.
"... ma non mi
chiamo più
l'ingegnere dei miracoli se non riesco a tirare fuori entrambi da
questa
situazione."
Apparentemente
Scotty si mostrava
infastidito quando qualcuno lo chiamava così, ma intimamente
era molto
orgoglioso della fiducia che tutti riponevano nelle sue
abilità tecniche "Se non funziona
portalo a Scotty. Se
non riesce a ripararlo, allora è da buttare."
amava ripetere il
capitano a tal proposito.
"Ma
è andato tutto in pezzi,
l'ha visto anche lei." obiettò McCoy.
"Prima di fare
una diagnosi,
visitiamo il paziente, dottore."
Scotty si
calò giù per la scarpata
e raccolse tutti i pezzi del tricorder che riuscì a
recuperare. Notò con
sollievo che gran parte delle parti finite in pezzi erano
dell'involucro
esterno, mentre lo strumento in sé non sembrava danneggiato
irrimediabilmente.
Provò ad accenderlo: il tricorder non diede alcun segno di
vita, ma Scotty non
era tipo da arrendersi per così poco. Durante l'ora
successiva e con mezzi di
fortuna (una piccola pietra molto affilata e la fibbia della cintura),
smontò
completamente lo strumento, fece alcuni bypass, scambiò tra
loro diversi
componenti ed alla fine e con enorme soddisfazione riuscì a
commutare il tricorder
in un comunicatore di emergenza, con il quale chiamò il
tenente Leslie perché
agganciasse la loro posizione e li riportasse a bordo.
"Sa una cosa
dottore? - disse
Scotty poco prima che il raggio del teletrasporto li agganciasse -
Questo è
stato davvero stimolante: non mi ero mai divertito così
tanto con un semplice
tricorder."
McCoy
uscì dalla sala teletrasporto
senza proferire una parola, ma nel corridoio incontrò Spock
"Allora,
dottore, com'è andata la sua licenza di sbarco?"
Il vulcaniano
fu certo che, se mai
avesse provato dei sentimenti, sarebbe stato oltremodo risentito e
sorpreso
della sequela di volgarità ed improperi che
snocciolò il loro medico di bordo.
Scosse
lievemente la testa: umani,
non li avrebbe mai capiti fino in fondo.
FINE
= <
> = < >=
NOTE (qualora
interessati al mio processo
creativo delirio mentale)
Il
technobabble presente in questa storia è tutto tratto da
"Memory Alpha", la wiki di Star Trek nonché santuario della
nerdosità. Se bazzicate questa sezione, probabilmente molte
cose vi saranno
chiare; ad ogni buon conto quella che segue è una
spiegazione dei termini più
tecnici che compaiono nella fanfiction.
La data
astrale dovrebbe collocarsi nell'anno 2267. Credo
di non aver ucciso a sangue la continuity della serie classica con
questa
fanfiction.
Peliar Zel II:
pianeta della Federazione che appare in TNG,
episodio 4x23 ed è palcoscenico di una crisi diplomatica. Ma
poiché nulla si
dice al riguardo, poteva essere conosciuto già
precedentemente.
Exo I: fa
parte del sistema solare Exo. Su Exo III si
svolge l'episodio della serie classica 1x09 "Gli androidi del Dr.
Kirby".
Classe M e Y:
In Star Trek i pianeti sono classificati con
delle sigle a seconda della loro composizione e atmosfera.
Pianeta
Stigos: Questo l'ho inventato io di sana pianta.
Ponte
ologrammi: L'holodeck compare per la prima volta in
TNG; nella serie classica non si vede mai, ma solo per una ragione di
budget (e
probabilmente perché richiedeva effetti speciali impensabili
per l'epoca). In
realtà, in diverse interviste, Roddenberry
dichiarò che l'idea dell'holodeck
gli venne già ai tempi della TOS e avrebbe voluto inserirlo.
Pannello di
Mees: pannello di servizio che si trova lungo
le paratie della nave o nei tubi di Jeffries e contiene relè
o circuiti. Deve
il suo nome all'arredatore del set Jim Mees, che si lamentava sempre
quando in
una sceneggiatura qualcuno doveva aprire un pannello e riparare
qualcosa perché,
non essendo una vera astronave, il pannello andava creato ed installato
da
zero.
"I'm a doctor,
not a..." non potevo non inserire
in qualche modo questa mitica frase!
"If
it
doesn't run, take it to Scotty. If he can't
fix it, it's irreparable." questa frase,
che compare su molte cards commemorative della serie a proposito di
Scotty, in
realtà non fu mai pronunciata nella serie classica ed
è tratta da uno script
della "Fase II", il seguito mai realizzato della TOS. Ma
indubbiamente, anche se mai pronunciata, è ciò
che tutti pensano dell'abilità
dell'ingegnere capo dell'Enterprise.