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Autore: cece95    19/05/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction ed essendo la prima ho scelto di scriverla su uno degli anime che preferisco: I pokemon.
Questa storia racconterà il mio viaggio a Kanto (e sperando che l'esperimento riesca anche nelle altre regioni).
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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“Finalmente, oggi tutti i miei sforzi saranno ripagati” penso “conquisterò la mia seconda medaglia”.
“Io sarò lì a fare il tifo per te”
“Lo so, grazie, a proposito mi dici, dove sei sparita questi giorni?”
“Facciamo così, te lo dirò solo se vincerai, va bene?”
“Certo, io vincerò, non c’è dubbio!”
Entro nella palestra
“Così sei qui per riprovarci eh? Non credere che andrà diversamente” mi accoglie Misty.
“Prendila a calci quell’oca presuntuosa!” questa volta Beatrice è lì che fa il tifo per me.
“E tu come mai sei qui? Sono ammessi solo gli sfidanti”.
“Perché ti senti forse minacciata dalla mia presenza?”.
“Certo che no! Sei solo una ragazzina che non sa quel che dice, e te lo dimostrerò battendo il tuo amico”.
“Cominciamo?” le chiedo impaziente.
“Hai fretta di perdere, bene”
“Staryu, scelgo te!”
“Pikachu, vai!”
“Staryu pistolacqua vai!”
“Pikachu evitalo usando attacco rapido e poi colpisci!”
Pikachu è talmente veloce che sparisce alla vista per una frazione di secondo prima di colpire Staryu e farlo volare lontano.
“Staryu tuffati in acqua per recuperare le energie!”
“Errore” dico senza scompormi, Pikachu, senza nemmeno bisogno di un mio comando lancia un Tuonoshock nell’acqua.
“Dove miri? Staryu è da tutt’altra parte”.
La scarica elettrica si propaga nell’acqua e finisce per fulminare Staryu che torna a galla esanime.
“Come? Staryu!”
“L’ho detto io che sei un’oca! Non sai nemmeno che l’acqua è conduttore di elettricità”.
“Può darsi ma non mi farò sorprendere due volte dallo stesso trucco!” dice furiosa Misty mentre richiama il suo Pokemon esausto.
“Starmie, vieni fuori!”
Mi guarda aspettando che io sostituisca Pikachu.
“Io combatterò ancora con Pikachu, non c’è nessuna regola che lo vieta”.
“Come vuoi”
“Prego fa la prima mossa” le dico in tono di sfida.
“Te ne pentirai! Starmie usa comete!”
“Pikachu Tuonoshock e poi Energisfera!”
Il Tuonoshock si scontra con Comete causando una forte esplosione e creando una nuova di fumo che permette a Pikachu di lanciare il suo secondo attacco senza essere visto, la mossa come prevedibile va a segno e Starmie viene scaraventato contro Misty, esausto. 
“E va bene, hai vinto, come prova ti consegno la medaglia goccia” mi dice Misty mentre mi porge la medaglia.
“Grazie” prendo la medaglia, il mio cuore si riempie di un misto di gioia e orgoglio.
“A quanto pare ce l’hai fatta davvero” mi dice Beatrice una volta usciti dalla palestra.
“Già, e ora tu mi devi rivelare il tuo segreto”.
“Che vuoi dire?”
“Voglio dire, dove sei sparita i giorni scorsi”.
“E va bene, te lo dico, io sono ecco diciamo... pressappoco ossessionata dai Pokemon leggendari, e siccome ho sentito che qui vicino c’è una grotta dove si nasconde un Pokemon fortissimo la stavo cercando”
“Ah sì? E cosa pensavi di farci dopo averlo trovato?”
“Pensavo di scattargli una foto, per provare al mondo la sua esistenza, mio padre ha dedicato la vita a questo ed io voglio continuare la sua opera”.
“Tuo padre?”
“Sì, è morto proprio mentre cercava questo Pokemon, Ha detto che è un Pokemon creato artificialmente, più di questo non so”
“E allora perché non l’hai detto prima?”
“In che senso?”
“Beh ti avrei dato una mano, siamo compagni in fondo”.
“Grazie Cece, però ormai ci ho rinunciato”
“E invece sbagli!”
“Perché? È chiaro che questa grotta non salterà fuori”.
“Non è vero, non devi mai smettere di crederci, e vedrai che insieme tu ed io la troveremo!”
“Anche se fosse, non sappiamo neanche da dove cominciare”.
“Ci sarà qualcuno a cui possiamo chiedere”
“in effetti, sì, un amico di mio padre vive qui vicino, lui è un tipo un po' eccentrico ma sicuramente ci sarà di grande aiuto”.
“E allora muoviamoci, come arriviamo a casa sua?”
“Da qui basta procedere a nord”
“Ottimo, forza dobbiamo trovarlo il prima possibile”
Ci incamminiamo, presto raggiungiamo un ponte, appena cerchiamo di attraversarlo una voce, mi chiama:
“Ma guarda chi si rivede, il moscerino”.
Mi volto, mi trovo davanti l'ultima persona che avrei voluto vedere
“Tu! Francesco, cosa ci fai qui?”
“Lo conosci?”
“Sì, ci siamo già scontrati una volta, e anche se ho vinto, ho idea che volesse solo mettermi alla prova”.
“Ti sei fatto un'idea corretta, comunque ora non sono qui per sfidarti, sono alla ricerca del Pokemon leggendario che si dice si nasconda qui vicino”
“Ah si? E quindi dove sei diretto?” gli chiede Beatrice cambiando improvvisamente espressione.
“Mi sto dirigendo a casa di Bill, si dice che lui sappia molte cose riguardo quel Pokemon”.
“Ti va di fare la strada insieme? Anche noi siamo diretti lì”.
“Bea, ma cosa ti sei fumata? Non sappiamo chi sia e nemmeno quali siano le sue reali intenzioni” le sussurro.
“Hai detto che si chiama Francesco no? Questo a me basta, in fondo non mi sono fatta troppi problemi nemmeno quando tu mi hai chiesto di viaggiare insieme”.
“Sì ma io sono una persona perbene”
“Ma io non potevo saperlo! Dagli tempo e forse diventerà un nostro caro amico”.
“No grazie non sono interessato” risponde lui freddo.
“Visto? Ti sei fatto tutti questi problemi per niente” mi dice Beatrice, intanto Francesco ha già lanciato una pokéball dalla quale è uscito un Pidgeot.
“Credo che arriverò a casa di Bill ben prima di voi!” e cosi dicendo vola via in groppa al suo Pokemon.
“Sbruffone...”
“Proseguiamo?” mi chiede Beatrice noncurante della mia affermazione.
“Sì, abbiamo cose più importanti a cui pensare”
Attraversiamo il ponte, giunti dall'altra parte un uomo ci ferma:
“Salve vi andrebbe di diventare membri del Team Rocket?”
“No grazie” gli risponde fredda Beatrice.
“Siete sicuri?”
“Ma cos'è il Team Rocket?” chiedo io ricevendo un'occhiataccia sia da Beatrice che dall'uomo.
“Semplicemente la più grande organizzazione al mondo mio caro ragazzo”.
“Wow, allora Bea perché hai rifiutato la sua offerta?”
“Perché il nostro amico qui ha dimenticato di aggiungere che il Team Rocket è un'organizzazione CRIMINALE!” Mi urlò.
“Ah beh mio caro signore questa cosa però è importante, non può mica dimenticarsene”.
“Cesare non fare l'idiota, su, proseguiamo”
Passiamo a fianco all'uomo che ci guarda confuso poi, si riprende improvvisamente e ci taglia la strada.
“Fermi! O vi unite al Team Rocket di vostra spontanea volontà o sarò costretto a obbligarvi!”
“Ma mi spiega cosa ve ne fate di reclute che si sono, come dire, arruolate, contro la loro volontà?” gli chiedo, confuso dalla sua affermazione, usando un tono provocatorio.
“Beh, ecco noi vedi...”
“No perché insomma, ci pensi, sprecate soldi e tempo per addestrare reclute che poi scapperanno alla prima occasione, un po' stupida come idea non crede?”
“Basta chiacchiere io eseguo solo gli ordini!” urlò, estraendo una sfera poké.
“Siamo solo due ragazzini e lei ci sfida in una lotta Pokemon piuttosto che usare la forza bruta? Un'altra idea geniale... ”
“La vuoi smettere di provocarlo Cesare? Capisco che la discussione con Francesco ti abbia turbato, ma sfogare la tua frustrazione su di un membro di un'organizzazione criminale non mi sembra una grande idea”.
“Hai ragione scusa” le dico come ritornando in me, avevo cercato di restare distaccato, ma l'incontro con Francesco mi aveva davvero turbato, più che altro perché l'idea che entrambi inseguiamo lo stesso obiettivo, mi fa pensare che ci scontreremo presto e l'idea non mi piace affatto.
“Cos'è mi state forse ignorando?! Vai Ekans, avvolgibotta!”
Il Pokemon esce dalla sfera e si lancia su di me prima che io abbia il tempo di estrarre una pokéball, per fortuna siamo due contro uno e, infatti, Beatrice estrae una sfera:
“Butterfree vieni fuori, usa sonnifero!”
“Cosa?” esclamo “Ti sei accorta che ci sono anch'io qui vero?” le dico con un fil di voce mentre la stretta di Ekans si fa sempre più soffocante.
“Trattieni il fiato e chiudi gli occhi svelto!”
Ovviamente faccio esattamente come mi ha detto, e dopo un po' sento la stretta che si allenta, apro gli occhi, faccio un respiro profondo e vado di fianco a Beatrice, estraggo anche una sfera poké pronto a combattere ma il reclutatore, rendendosi conto che la situazione per lui si è fatta pericolosa scappa con il suo Pokemon in spalla.
“E insomma abbiamo superato anche questa eh?” dico a Beatrice con un sorriso a trentadue denti.
“Sì, però prima di procedere dobbiamo parlare”.
“Perché?”
“Tu non sei tranquillo, e se non ti fidi abbastanza di me per parlarmene allora è meglio che...”
“Non c'è bisogno che tu continui, so che è una cosa stupida è che, avevo appena iniziato il mio viaggio, e l'aver battuto un ragazzo più grande di me mi aveva riempito di orgoglio, il brutto è stato  quando mi ha detto che quel Geodude l'aveva appena catturato e che non avevo nemmeno idea della forza degli altri suoi Pokemon, allora io mi ero detto che per quanto ci saremmo incontrati di nuovo sarei stato pronto e...”
“E?”
“Ci siamo incontrati ancora, ma io non credo di essere pronto”.
“Capisco, e cosa te lo fa credere? Sei migliorato molto rispetto a quando vi siete incontrati la prima volta, hai vinto due medaglie, hai catturato nuovi Pokemon e in più, ora non combatti più da solo”.
“Che vuoi dire?”
“Ricorda che ora hai una compagna di viaggio, e tra compagni ci si aiuta, no?”
“Hai ragione, io non sono solo, ho te e i nostri amici Pokemon, grazie per avermelo ricordato”.
“Di nulla, ora andiamo, non vorrai che Francesco arrivi prima di noi?”
“Sai che ti dico non m’interessa, lui ha la sua strada da percorrere e noi la nostra, sicuramente le due strade s’incontreranno alla fine ma ci penserò quando sarà il momento”.
“Capisco tuttavia non possiamo nemmeno restare qui a mettere radici” mi dice tirandomi per un braccio.
Proseguiamo e, mentre il sole tramonta, arriviamo in vista della casa di Bill, la raggiungiamo e, dal promontorio su cui si trova, ci godiamo la vista, la luce rosata ci illumina mentre il sole scende lentamente sotto la linea dell'orizzonte.
Appena il sole tramonta ci voltiamo verso la porta della casa.
“Buoi suonare tu il campanello?”
“Prima voglio essere sicuro che tu sia pronto per affrontare la missione che mi ha lasciato in ereditato da mio padre”.
“Anche se credo che il discorso che abbiamo fatto oggi sia una risposta più che valida te lo ripeterò un'altra volta” le dico in tono serio “sono pronto”
“Bene proprio la risposta che mi aspettavo” ribatte lei mentre suona il campanello.
Ci apre la porta, un signore dall'aria persa con i capelli neri tutti scompigliati.
“Ciao Bea, quanto tempo... cosa ti porta qui a quest'ora? E chi è il tuo amico?”
“Sempre a fare un sacco di domande eh Bill, preferirei entrare prima di rispondere, se non ti dispiace, sai comincia a far freddo qui fuori”
“Certo entrate pure” dice lui spostandosi e facendoci cenno di entrare; Una volta dentro ci fa accomodare su di un divano nel bel mezzo di quello che doveva essere il soggiorno, in mezzo a diverse pile di fogli in equilibrio precario.
“Scusa l'intrusione” riprende Beatrice “Eravamo a Celestopoli perché il mio amico Cesare ha affrontato la lotta in palestra, e così abbiamo pensato di fare un salto per salutarti, solo che abbiamo avuto un paio d’imprevisti lungo la strada”.
“Bea, non va bene così... sai bene che capisco quando uno mente e so per certo che la tua non è una visita di piacere”
“Non ti si può nascondere niente Bill, vorrà dire che andrò subito al punto: voglio che mi dica tutto quello che sai riguardo al Pokemon leggendario che si dice viva in una grotta qui vicina”.
“Ero certo che alla fine questo giorno sarebbe arrivato, fin dalla morte di tuo padre sapevo che prima o poi avresti desiderato seguire le sue orme”
“Non evitare la mia domanda, mi aiuterai o no?”
“Da quanto tempo hai iniziato il tuo viaggio?”
“Non lo so saranno circa tre settimane più o meno, tu te lo ricordi Cesare?”
“A me lo chiedi? Mi pare passata un'eternità da quando ci siamo incontrati”
“Quindi fammi capire, tu, dopo nemmeno un mese dall'inizio del tuo viaggio vuoi andare a caccia di un Pokemon leggendario che nemmeno tuo padre, con anni di esperienza è riuscito anche solo a vedere?”
“Sì, qualche problema?”
“Certo! Finirai per farti ammazzare e io questo non posso permetterlo”.
“Ma... e tu Cesare non dici niente?” mi chiede Beatrice in tono agitato e quasi rabbioso.
“Calmati!” le urlo, al che si ferma e mi guarda “Bea è evidente che se fossimo pronti ci avrebbe già dato tutte le informazioni in suo possesso, ma a quanto pare siamo troppo inesperti per affrontare un'impresa del genere”
“Forse hai ragione”
“Certo che ha ragione, hai un amico in gamba mia cara, facciamo così, io inizierò a fare ricerche approfondite riguardo quel Pokemon, voi intanto allenatevi e diventate sempre più forti, direi che potrete tornare da me quando il tuo amico avrà ottenuto la sua ottava medaglia”
“Bene, sarà meglio tornare a Celestopoli ora” dice Beatrice.
“Non mi sembra il caso, fermatevi qui per stanotte, cosa dici?”
“Accettiamo” mi affretto a dire prima che Beatrice possa trascinarmi fuori al freddo.
Bill ci mostra la nostra stanza, quello che in realtà doveva essere il suo studio.
“Aspettate, datemi un secondo che faccio un po' di ordine” dice imbarazzato mentre raccoglie tutti i fogli che sono per terra, apre un armadio da cui escono due letti
“Purtroppo dovrete dormire nella stessa stanza mi dispiace, questa è la camera dove dormono i miei genitori quando vengono a farmi visita”
“Non c'è problema” dice secca Beatrice
“Hai già fatto molto grazie” aggiungo io cercando di coprire il tono maleducato di Beatrice.
Ci sdraiamo subito ma siccome nessuno dei due riesce a prendere sonno, iniziamo a chiacchierare:
“Il tuo amico all'inizio mi è sembrato strano, poi conoscendolo mi sono reso conto che è una bravissima persona ed è anche intelligente”.
“Già, Cesare secondo te dopo che tu avrai ottenuto la tua ottava medaglia saremo davvero pronti?”
“Questo non lo so, so che di sicuro saremo più pronti di quanto non siamo adesso”
“Questo lo so anch'io”
“Beh più di questo non posso sapere, l'unica cosa che possiamo fare è aspettare e vedere che succede”
“Sì, lo penso anch'io, grazie”
“Di nulla, notte”
“notte”
“La sai una cosa Bea?”
“Cosa?”
“Mi sono appena reso conto che non abbiamo cenato”.
“Pazienza”
“Come? Ma io ho fame”.
“Non fare il bambino”
“Bambino? IO?”
“Sì, TU!”
“Io non sono un bambino e infatti posso resistere fino a domani mattina senza mangiare”
“Bene”
“Bene”
Prendiamo sonno poco dopo e, la mattina dopo ci svegliamo di buon ora, soprattutto perchè io sto morendo di fame.
“Giorno! Non vedo l'ora di mettere qualcosa sotto i denti” dico a Beatrice appena mi sveglio, lei è già in piedi e, a quanto pare, da un bel po'
“Non ti aspettare chissà cosa, c'è solo del pane tostato”
“Come SOLO ?! Io adoro il pane tostato la mattina e poi ora come ora mi mangerei anche delle scarpe da quanta fame ho”
“Beato te allora, sbrigati a fare colazione che dobbiamo rimetterci in viaggio”
“Sì, quanto credi che mi ci voglia a fare colazione?”
“Ah Bill” gli dico mentre sto facendo colazione “Per caso ieri sera prima di noi è venuto qui un ragazzo chiedendoti informazioni riguardo Tu-Sai-Cosa?”
“Sì, non ve l'ho detto perché non lo ritenevo importante, tanto più che non gli ho detto molto, avevo promesso al padre di Beatrice che nessuno oltre a lui avrebbe mai dovuto intraprendere quella ricerca, riteneva che fosse troppo pericoloso”.
“Capisco, è per questo che sei così restio a lasciare che Beatrice segua le orme di suo padre”
“Esatto, tuttavia sento che in qualche modo l'aiutare sua figlia, è il modo per onorare la sua memoria, poiché so che, quando sarà pronta, Beatrice potrà riuscire dove lui ha fallito”.
Faccio colazione e quando finisco, salutiamo Bill e ci dirigiamo verso Celestopoli.
 
 
 
   
 
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