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Autore: havingthetimeofmylife    20/05/2012    0 recensioni
Lei desiderava solamente il suo ritorno e la verità.
Lui era scappato, come al solito, e lei ha semplicemente perso se stessa.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarto incontro: • ero rannicchiata, avvolta in una calda e blu coperta, sulla mia solita poltrona rossa nella solita stanza arancione, aspettando come al solito il dottore.  Suonò una specie di campana e lo vidi varcare la porta, in tutta la sua bellezza. Si tolse la giacca pesante e fradicio, fuori pioveva ininterrottamente da almeno tre giorni, si spostò i capelli con le dita e sistemò gli occhiali nuovi con un gesto composto ed elegante. Mi ricordava incredibilmente qualcuno.  Mi tirai su, con molta fatica poiché la ferita al braccio doleva ancora, e lo guardai compiere quel semplice ma significativo rito. Sorrisi e risi sottovoce quando notai che anche lui faceva lo stesso. Ridemmo un po' più forte ma immediatamente una fitta mi ricordò quanto fosse sbagliato giocare con il fuoco e mi accasciai con un gemito. Lui corse per soccorrermi, ormai salvarmi era il suo vero compito, e mi baciò la fronte per sentire quanto fosse calda la mia fronte e si allontanò lentamente, per poi iniziare a girare per la stanza.  Aveva gli occhi vacui e pareva davvero preoccupato e titubante mi chiese di cosa volessi parlare, lasciandomi ovviamente spiazzata. Balbettai.  • "non ricordo molto di H.  Ricordo i suoi capelli corvini e l'effetto che mi provocavano, i suoi occhi ambrati e la dolcezza che esprimevano, la sua voce calda ma ancora immatura, il suo talento tennistico e le sue battute.  Quando ero con lui, mi sentivo protetta e al sicuro. Anche durante l'ultimo periodo dove lui era cambiato moltissimo e le nostre dolci chiacchierate erano divenute solamente disperati monologhi; io lo rivolevo indietro ma lui era come morto, il suo sguardo era divenuto vacuo e si leggeva palese la sua sofferenza. Aveva perso il suo smalto.  Io ho alcuni ricordi piacevoli come spiacevoli della nostra turbolenta amicizia, che forse nemmeno questo era. Le persone intorno pensavano che lui provasse qualcosa, forse lo pensavo anche io ma non ho ricordi chiari riguardo ciò. " Furono queste le confuse parole che utilizzai quel piovoso pomeriggio di marzo durante il colloquio con il dottore. Era passata una settimana dopo lo strano incidente, dove lui era corso in mio aiuto e mi aveva salvato due volte.  Lui mi aveva chiesto come mi sentissi e io garbatamente ma imbarazzata avevo risposto che gli ero molto grata e lui dolce mi offrì delle caramelle alla mela, le mie preferite. Spinta da uno strano ed irrefrenabile desiderio di confessare la verità, poiché stavo finalmente cominciando a ricordare a detta del dottore, decisi di parlare, avevo fiducia in lui ora, di quelle brevi immagini di H. che mi avevano fatto visita durante questi ultimi giorni.  Mi era solamente apparsa la sua figura, intenta a giocare a tennis, che pronunciò le stesse parole che io in seguito utilizzai. Avevo molti dubbi e non sapevo nemmeno chi fosse questo H.  Ricordavo solamente che era il mio migliore amico e che eravamo molto legati, che giocavamo a tennis insieme e che il nostro rapporto era incredibilmente burrascoso. Chiedevo spesso di H., volevo sapere ma nessuno mi dava mai riposte concrete e la più comune era:" un giorno ricorderai, inutile cercare di accelerare questo lento e delicato processo".  Che sciocchezza.  Avevo chiesto di poter vedere qualche sua foto, una richiesta a mio parere innocente ma scatenò sul volto di alcune infermiere terrore. Molte cose parevano insensate all'interno di quella clinica: vi erano dodici pazienti ma io non ne avevo mai visto uno, nessuno mi parlava apertamente,- eccezion fatta per il dottore-, e io non ricordavo nulla della mia vita. I miei pensieri affollavano la mia mente, si sovrastavano e così improvvisamente come erano venuti se ne andavano, lasciandomi particolarmente dubbiosa. 
  
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